4 : oa A er net Sean nd pui Piccin x lai apra de dla sen È mez e Ep fo a 077” EER e nt: fg de st da olgage e gare «gio parc aio ra - < eee ne ue ——___ << —«— i ——T rrrrrrrT——1R1ÎnoIGEGSÈ@SÈSÈ EEE rn CERRI ATTIE DELLA REALE ACCADEMIA DEI LIN CEI ANNO" CGIEXDTXV. -#888 Spe tASE Arni RENDICONTI | &É PUBBLICATI PER CURA DEI SEGRETARI Volume IV.° — Fascicolo 1° 2° SEMESTRE Li fa & e FA sé pi ic et la DA. PL. | FE Comunicazioni pervenute all Accademia sino al 1° si 1888. oe i ANTUDNODAR.OIOAI Cnk ve ESTRATTO DAL REGOLAMENTO INTERNO PER LE PUBBLICAZIONI ACCADEMICHE 1. I Rendiconto della R. Accademia dei Lincei si pubblicano regolarmente due volte al mese; essi contengono le Note ed i titoli delle Memorie presentate da Soci e estranei, nelle due sedute mensili dell’ Accademia,nonchè il bollettino bibliografico. Dodici fascicoli compongono un volume, due volumi formano un’annata. 2. Le Note presentate da Soci o Corrispon- denti non possono oltrepassare le 12 pagine di stampa per la Classe di scienze fisiche, ma- tematiche e naturali, e 16 pagine per la Classe di scienze morali, storiche e filologiche. Le Note di estranei presentate da Soci, che ne assumono la responsabilità, sono portate a . 8 pagine di stampa per la Classe di scienze fisiche, e a 12 pagine perla Classe di scienze ‘© dà per queste comunicazioni “rispondenti, e 25 Sato) II. 1. Le Note che oltrepassino i limiti indi cati al paragrafo precedente, e le Memorie pro- priamente dette, sono senz’ altro inserite nei Volumi accademici se provengono da Soci o da Corrispondenti. Per le Memorie presentate da estranei, la Presidenza nomina una Com- missione la quale esamina il lavoro e ne rife- risce in una prossima tornata della Classe. 2. La relazione conclude con una delle se- guenti risoluzioni. - @) Con una proposta di stampa della Memoria negli Atti dell’Accade- mia o in sunto o in esteso, senza pregiudizio dell’ art. 26 dello Statuto. - 2) Col desiderio di far conoscere taluni fatti o ragionamenti contenuti nella Memoria. - c) Con un ringra- ziamento all’ autore. - d) Colla semplice prò- posta dell'invio della Memoria agli Archivi dell’ Accademia. 8. Nei primi tre casi, previsti dall’ art. pre- cedente, la relazione è letta in seduta pubblica, nell’ ultimo in seduta segreta. 4. A chi presenti una Memoria per esame è —uta con lettera, nella quale si avverte <= vengono restituiti agli lato dall'art. 26 ve Jago DELLA REALE ACCADEMIA DEI LINCEI ANNO CCLXXXV. li38s pro ERE O NUIAREO E CA LRENDICONII. (1 ii 00 PUBBLICATI PER CURA DEI SEGRETARI © x VOLUME IV. 2° SEMESTRE ROMA PROPRIETÀ DEL CAV. V. SALVIUCCI fs RENDICONTI DELLE SEDUTE DELLA R. ACCADEMIA DEI LINCEI MEMORIE E NOTE DI SOCI 0 PRESENTATE DA SOCI pervenute all’ Accademia sino al 1 luglio 1888. Fisica terrestre. — Alcuni risultati di uno studio sul terre- moto ligure del 23 febbraio 1887. Nota del Corrispondente T. TaRrA- MELLI e del prof. G. MERCALLI. « Il rapporto, di prossima pubblicazione, da noi presentato al R. Mini- stero circa le osservazioni e le ricerche, che abbiamo eseguite sul terremoto ligure, è riuscito assai voluminoso e ci parve quindi opportuno quanto sino ad ora la natura analitica di tali ricerche ne ha obbligato a differire: cioè il raccogliere in brevi parole le principali risultanze, alle quali ci trovammo da esse ricerche condotti. « La struttura geologica della regione di massimo scotimento, tra Nizza, Genova e Torino, era abbastanza nota, in particolare pei lavori di Pareto, Sismonda, Issel, Mazzuoli e Zaccagna, perchè a noi, che abbiamo percorso a più riprese quasi tutta questa regione, rimanesse poco più che il compito di una compilazione avente per mira quelle condizioni litologiche e stratigrafiche e quelle particolarità orogenetiche, le quali fossero in più stretto rapporto col fenomeno esaminato. Abbiamo rilevato, tra le cose principali, come questo tratto della cerchia alpina risulti dalla Justaposizione di tre elissoidi, del M. Viso, del Mercantour e dei monti da Mondovì a Savona. Il primo elissoide SER risulta essenzialmente di un anteclinale, coricato a levante e quindi da questo lato destituito dell'orlatura dei terreni mesozoici ed eocenici; ma gli altri due elissoidi, sebbene mostrino le loro molteplici curve secondarie in vario modo inclinate, tuttavia presentano questi terreni al loro contorno ed in una striscia intermedia, fortemente compressa e sollevata, che partendo dal colle di Tenda attraverso la valle della Stura di Cuneo e pel passo dell’Argentera si dirige verso la valle dell'Ubajette, presso Barcellonette, in Savoja. L'elissoide di Savona è tronca verso il mare, là dove la spiaggia da Albenga a Savona piega più fortemente a nord-est, e quivi vengono bruscamente troncati i terreni eocenici, i quali più a ponente si allargano in uno spazio triangolare tra Albenga, il Colle di Tenda e Ventimiglia. Verso sud-ovest i terreni mesozoici ed eocenici più regolarmente declinano verso l'area di confluenza delle valli del Varo, quindi si innalzano dolcemente, per appoggiarsi all'altro elissoide di rocce antiche, in gran parte sommerso, dei monti dell'Estèrel. « Il massimo sconcerto nella direzione delle rocce secondarie ed eoceniche per la regione litoranea si avverte nelle adiacenze di Monaco e di Mentone; altri complicati rovesciamenti e salti si offrono verso Noli e sopra Savona; un campo di fratture, che però sono soltanto approssimativamente intravedute, esiste con ogni probabilità lungo l'alta valle della Stura. Come appare anche dalle sezioni di recente pubblicate dal signor Zaccagna, le forti curve di terreni secondari ed eocenici sono coricate nelle Alpi liguri da un lato verso la pianura padana e dall'altro verso il Tirreno; alcuni particolari, che noi abbiamo più minutamente esaminato nelle vicinanze di Mentone, dimostrano quanto queste curvature siano complicate e compresse. E da così tormentato corrugamento provenne anche il fatto dell'enorme sollevamento, che in alcuni punti ha subìto l’eocene, che-al M. Bertrand, presso il Colle di Tenda tocca l'altitudine di 2482", e verso il confine savoiardo rimane poco sotto la vetta dell’Encastraje (2928"). I terreni, che costituiscono la regione, si ripartono per epoche come segue: « Al protozoico spettano i gneiss a due miche, con quarzo rossiccio, di Cannes e delle alte valli del Varo, il gneiss granitico lungo la Varaita e forse talune delle rocce scisto-cristalline presso Savona. Secondo il signor Zaccagna, sono presiluriani anche gli scisti cristallini, quarzosi, cloritici, talcosi, e le rocce serpentinose, comprese o sopraposte, delle quali il massimo sviluppo, paragonabile a quanto si osserva nella catena andalusa di Ronda, avviene a nord di Varazze e di Voltri. Invece i signori Mazzuoli ed Issel ritengono triasiche le serpentine e le rocce annesse; a noi, parvero comprese nella grande zona del paleozoico recente. Comunque sia, è importante il notare come in quella stessa guisa che la massa di serpentine antiche della Serrania di Ronda ha limitato a ponente l'area di scotimento rovinoso nel terremoto anda- luso del 25 dicembre 1884, così pel terremoto ligure l’area del disastro si arresta ad Albissola, al limite occidentale della massa serpentinosa di Varazze PALI a pure essendosi la scossa comunicata con violenza ai terreni terziari, che cir- condano le serpentine antiche e comprendono le serpentine recenti, a tramon- tana ed a levante di Genova. i « Al paleozoico appartengono i conglomerati e gli scisti argillo-talcosi di Demonte, Calizzano e Mallare, con filliti sicuramente carbonifere; arenarie e calcoscisti, e le quarziti talcose, passanti a gneiss, di quel tipo di roccia detta dal signor Zaccagna Besimaudite, che è identica al gneiss verde dello Spluga e delle Alpi Orobiche. Sonvi porfidi quarziferi, al Colle del Sabbione presso Tenda e nel versante orientale del Mongioje (2631"); e conglomerati analoghi al verrucano, assai sviluppati nelle valli della Tinea, della Vesubia, della Roja e della Neria, presso Erli e Zuccarello. « La divisione inferiore del 77/4s a noi parve rappresentata soltanto da scisti argillo-talcosi e da quarziti rosee e bianche, alla base delle dolomie e dei calcari cerei, riferibili al trias medio o superiore. Tali calcari, più o meno magnesiferi, offersero fossili nelle valli di Vinadio e del Gesso, nonchè nei dintorni di Mondovì, Finale e Noli; recentemente furono dal signor De-Stefani osservate delle giroporelle nel calcare del Gezzo presso a Sestri. Con molta continuità, il trias contorna l’elissoide delle montagne del Varo e quello del- l’Estèrel, si insinua tra il primo e quello del Viso con altri terreni più recenti; contorna a sud e ricopre con lembi assai intralciati le Alpi marittime, dalla Stura alle origini dell'Erro. Nella valle del Varo i terreni triasici sono spesso gessiferi, con. marne variegate e dolomie cariate; la quale condizione di terreno, unitamente ad addossamenti morenici, rese per alcuni paesi ancora più fatali le scosse. « Una zona molto distinta di terreno :n/ra/zassico si è riscontrata in più siti del Nizzardo; ma non si conosce se e come si continui più a levante, dove vanno anche gli altri terreni g/uresi e cretacei, fossiliferi, gradatamente attenuandosi. Un lembo di calcare giurese esiste nella catena del Mongioje ed è coperto direttamente dal nummulitico. I calcari della creta inferiore e media nel Nizzardo sono irregolarmente compatti e formano delle montagne aspre e incolte; i terreni della creta superiore passano invece per gradi al carattere dell'eocene appenninico e sono perciò rivestiti di bella vegetazione. « Il terreno cocenico, oltre a costituire, come si disse, l'area triangolare tra Albenga, Ventimiglia ed il Colle di Tenda, sì accompagna in lembi più o meno frastagliati e sempre molto contorti attraverso le valli della Bevera, del Paglione, della Vesubia, del Varo e dell’Esterone. Esso è fosilifero, con banchi calcari soltanto nella parte inferiore, sopra due zone; l'una più antica a Nummulites Lucasana e N. perforata, e l'altra con prevalenza di orbitoidi. Più in alto, consta di macigno o di calcari marnosi, con fucoidi e qualche accenno alla formazione del ga/estro, presso Albenga e nella valle dell'Impero, probabilmente al livello delle rocce ofiolitiche recenti. Queste compaiono sol- tanto nei dintorni di Genova; poi si sviluppano, come è noto, nella Liguria % e I{) eni orientale o nell'Appennino pavese ed emiliano. La concordanza dell’eocene colla creta sembra perfetta; così di questa cogli altri terreni mesozoici. Per modo che la coltre dei terreni più recenti del permiano, per quanto pieghet- tata e dilacerata presenta per vaste aree una continuità di massa certamente non estranea alla varia modalità di trasmissione del fenomeno sismico. « Invece le rocce o/zgoceriehe 0 del miocene inferiore, composte di fram- menti rotolati, più o meno grossolani, delle rocce preesistenti, comprese le eoceniche, riposano con discordanza su queste; e sebbene fortemente sollevate sino presso a mille metri ed a luoghi assai inclinate, non sono giammai così contorte e rigettate come le eoceniche. Rappresentano un antico periodo conti- nentale della Liguria, che in quell'epoca quivi presentava un’orografia di arci- pelago corallino. Poi tutto si sommerse, tranne forse le aree centrali degli elissoidi, sotto al mare in cui si deponevano le marne e le arenarie del miocene medio (/arghiano e serravalliano); ma verso il Tirreno presso le spiagge di una terra, che ora male si saprebbe definire, depositavasi il calcare grossolano a Clipeaster detto Pietra di Finale, dell'epoca medesima che le arenarie ad Amphiope di Vence. « Il terreno /or/ornzano, collo strato pontico, appena accennato a sud, si svolce con sufficiente continuità alle falde padane, esso pure rappresentando una sommersione seguita da sollevamento. Il terreno pliocernzco, ultimo dei depositi marini liguri, astrazione fatta di limitatissimi cordoni litoranei, formava certamente una non interrotta spiaggia, con sedimenti argillosi di mare alquanto profondo nella parte inferiore; ma fu smembrato in molti lembi litoranei, ad alcuni dei quali, come a Diano Castello, Castellaro, Bussana, Massabovi, Vigne e Piani di S. Remo ecc., corrispondono delle località dove fu massimo il disastro. Il lido pliocenico sulla Liguria occidentale trovasi al presente sollevato secondo un piano, che declina da circa 600 a 100 metri, dallo sbocco del Varo presso La Gaude sino a Genova. Stante l'importanza di questi lembi pliocenici, essi furono accuratamente distinti e delineati nella tavola geologica, che accompagna la nostra relazione. « Così abbiamo indicato le più evidenti morene, presso Limone, S. Dal- mazzo, S. Salvatore in Val Tinea, Lantosca in V. Vesubia, Briga e Sospello nel bacino della Roja; e gli accumuli di frane di Clanzo, da Scarena al Toetto, ed altrove, i quali furono causa, non meno delle morene e delle dolomie cariate, di una maggiore intensità di rovine, presentantesi così saltuaria da non potersi altrimenti spiegare se non ponendo mente alla natura geologica. Del pari abbiamo distinto, anche se di piccola estensione, i limitati depositi di alluvioni recenti, perchè con essi si connettono altre località funestamente privilegiate, lungo la spiaggia. AL contrario, verso la pianura padana, le più potenti alluvioni quaternarie, riposanti di solito sopra un conglomerato plioce- nico, sebbene profondamente incise dai confluenti della Stura, hanno trasmesso Sri la scossa in modo più uniforme ed i danni vi furono minori che a Torino e per entro alle valli del Piemonte meridionale. « I terreni qui brevemente ricordati costituiscono una regione quasi tutta montuosa e che declina rapidamente al mare, degradando meno abrupta ma sempre alpestre verso la molto vasta zona di colli terziari alla destra del Po; alcune vette cospicue quali il Viso (3843), l'’Encastraje (2928), il Mongioje (2631), vi impartono coll’ampia corona che loro si assiepa d'intorno un carat- tere alpestre. Ma quello fu il tratto meno funestato dalle scosse; dalle quali il maggior disastro fu causato appunto dove è maggiore l'amenità, per meno aspro carattere orografico e per più abbondante vegetazione. Ovunque, le valli sono profondamente incise, intaccando anche se di breve corso il lido solle- vato pliocenico per uno spessore sino oltre 500 metri, a brevissima distanza dalla spiaggia. Come risulta dalle recenti esplorazioni batimetriche della nostra regia marina, queste incisioni proseguono ben marcate sotto al mare sino a grandi distanze formando dei veri /y07ds, sommersi. Il valore geologico di questo fatto, che è comune al golfo di Marsiglia, ma che non si verifica per la regione ligure orientale, venne diversamente considerato da noi e dall’egregio collega, professore Issel. Questi giudica l'incisione di tali valli ora sommerse di data anteriore al pliocene, e la sommersione avvenuta del pari in questo periodo ; noi pensiamo invece che tanto l'incisione come la sommersione siano avvenute dopo il pliocene, del quale come abbiamo detto, i depositi lungo la spiaggia sono così smembrati e verso occidente profondamente incisi. L'area occidentale del golfo Ligure non sarebbe nello stesso modo plasmata dall'erosione fiuviatile, perchè dopo il pliocene essa o rimase sempre sommersa od emerse per minor tempo e per breve zona presso la spiaggia attuale. Vi sarebbe adunque stato, a nostro avviso, per la Liguria occidentale una grandiosa oscillazione, prima di sollevamento poi di sommersione, con ampiezza sempre minore verso levante, di cui il risultato si rappresenta per la posizione del lido pliocenico, che da Ventimiglia a Genova si abbassa di quasi di mezzo chilometro. Vi si aggiunsero però anche dopo l'epoca archeolitica oscillazioni secondarie, di assal minore ampiezza, avvenute con misura varia e forse anche in senso differente anche a breve distanza. Presso Genova, secondo il signor Issel, la zona delle Foladi quaternarie si eleva a 18 metri sul livello marino; mentre alla grotta di Bergeggi abbiamo evidenti prove di una sommersione della breccia ossifera, contenente ossa umane; pure essendo le pareti della grotta traforate da foladi, le quali, se non erriamo, intaccano anche la breccia ossifera. In tal caso noi avremmo una doppia oscillazione; ed è probabile che i feno- meni sismici nel tempi antropozoici non sieno stati estranei a questi mutamenti di posizione delle sconnesse masse litoranee di rocce, rispetto al livello marino. In ogni modo, se non siamo nel falso, interpretando come abbiamo fatto le sommerse valli della Liguria occidentale, intravediamo in esso una riprova della instabilità di questa regione e quindi meno ci meravigliamo di vederla E E anche nei secoli storici assai esposta ai terremoti, a differenza della Liguria orientale. « Trattando di questi fenomeni endogeni, ci parve di grande interesse anche la determinazione cronologica dell'attività vulcanica, rappresentata dalle andesiti della penisola di Antibo, di Biot, Rochefort, Vence, La Gaude, Beaulieu e dintorni di Monaco; il signor Cossa, colla collaborazione di un suo allievo in litologia, il sig. dott. Montemartini, ha assunto il compito di esaminare le rocce da noi raccolte. Dai fatti che esponiamo nella nostra relazione risulta che queste andesiti augitiche, a feldispato labradoritico, contengono quasi sempre anche dell’amfibolo; che furono eruttate certamente dopo l’eocene e prima del pliocene, forse anche prima del deposito delle molasse mioceniche di Vence; che hanno qualche analogia colle andesiti degli Euganei, con taluna delle quali sono certamente coetanee. Per essere questa regione vulcanica così ristretta presso al lido, può ritenersi molto probabile che si estendesse nell’area ora sommersa; forse presentava qualche rapporto colle andesiti del- l'Isola Capraja. La eruzione di questa lava fu certamente conseguente al corru- gamento orogenetico, nel quale furono implicate tutte le formazioni anteriori al miocene inferiore, ed appartiene ai primi cicli della attività vulcanica tirrena. \ « Terremoti passati. — È noto come i terremoti sogliono replicare sulle medesime aree e cogli stessi caratteri. Premettiamo quindi allo studio del terremoto ligure attuale uno sguardo ai terremoti passati della regione. Eccone alcune conclusioni : « 1° La Liguria occidentale è soggetta ai terremoti molto più di quella orientale e di quasi tutte le altre parti dell'Alta Italia; infatti essa venne colpita da terremoti più o meno dannosi nei seguenti anni: 1222, 1494, 1586, 1556, 1564, 1612, 1643, 1752, 1818, 1819, 1831, 1854. Sicchè nel terremoto recente rovinarono case già più o meno gravemente danneggiate nei terremoti passati. Ed è certo che gran parte delle rovine e specialmente delle vittime umane si sarebbero risparmiate, se dopo i terremoti violenti del 1818 e del 1831 si fossero presi serî provvedimenti per rendere le case della Liguria più solide e più resistenti all'urto di nuovi movimenti sismici. «2° (Quasi tutti i movimenti più violenti della Liguria si devono all'at- tività di tre focolari sismici proprî a questa regione ed allineati da est ad ovest, il I° nel mare di Oneglia, il II° a sud di S. Remo e Taggia, il III° nel Nizzardo o nel mare vicino. « 3° Nei terremoti liguri le rovine furono quasi sempre limitate entro una zona ristretta della costa ligure compresa tra Nizza e Savona. Anche nel ter- remoto presente i danni gravi non escirono da questa zona, che già uno di noi aveva tracciato nel suo Saggio di Carte sismiche d'Italia sotto il nome di distretto sismico della Riviera di ponente. « 4° Si verificarono rapporti cronologici degni di nota tra i terremoti BAI ya liguri e quelli di altri punti del bacino mediterraneo: ricorderemo solo che, tanto nel 1818 come nel 1887, lo scoppio dei terremoti liguri fu preceduto di pochi giorni da scosse alla base dell'Etna e che i terremoti del 1831 e del 1887 furono ambedue preceduti dai periodi sismici andalusi del 1828-29 e del 1884-85. Lo, « Per lo studio monogratico del terremoto ligure del 23 febbraio abbiamo raccolto il maggior numero dei fatti e di notizie che ci fu possibile, visi- tando noi stessi quasi tutti i paesi più fortemente colpiti e mandando appo- sita Cercolare-questionario in tutte le località che non potemmo visitare perso- nalmente. Ebbimo in tal modo notizie dettagliate sul modo con cui si è sen- tito il terremoto in più di 1100 paesi. Questo ricco materiale, opportunamente ordinato e discusso, forma la parte principale di una nostra Relazione sul terremoto ligure del 23 febbrajo, che è in corso di pubblicazione negli Annalz dell'Ufficio centrale della Meteorologia italiana. Per ora, in questa breve Nota, non possiamo che riassumere le conclusioni principali a cui siamo giunti con tale studio. « Fenomeni precursori. — Diverse scossette precursori o preparatorie non mancarono di precedere di poche ore î terremoti liguri del 1752 e del 1854 non che quello del 23 febbraio 1887. Infatti nella notte del 22 al 23 febbraio ebbero luogo non meno di 4 scosse leggere, ma sentite precisamente su quasi tutta l’area colpita poco dopo dalla scossa disastrosa. Evidentemente il focolare sismico ligure era già in piena attività durante la notte del 22 al 25, ma nessuno vi aveva fatto caso, mancando affatto istrumenti ed osservatorî sismici su tutta la Riviera di ponente. Poco prima del terremoto, molti notarono nel mare una calma straordinaria ed una estrema magra ed in alcuni luoghi si afferma di aver visto nell’ aria luci straordinarie. Quasi generalmente nel- l'area più colpita si avvertì l'inquietudine degli animali, prima che l'uomo si accorgesse della scossa. Poche invece sono le località dove prima del terremoto si siano notate alterazioni nelle sorgenti. Nulla di straordinario si osservò nell’andamento della temperatura e della pressione atmosferica. « Area sismica, sua forma e divisione. — La scossa principale venne avvertita sensibilmente su un'area subcircolare di 568000 chilom. q. circa ter- minata a sud presso Roma ed in Sardegna al monte Ferrù, ad est presso Pordenone, verso ovest a Perpignano, infine verso nord a Digione ed a Ba- silea. Il terremoto si mantenne più sensibile nel propagarsi verso nord, in Francia e nella Svizzera occidentale, che non a sud nella penisola italiana. Entro l’area descritta, distinguiamo le seguenti zone dsosismiche : a) Area centrale 0 mesosismica dove sono comprese tutte le grandi rovine e le disgrazie personali: è una zona estesa per circa 100 chilom. lungo il littorale, tra Mentone ed Albissola, ed assai ristretta entro terra per due ragioni principali, che sono: 1° la posizione del cez/ro in mare, per cui anche ReENDICONTI. 1888, Vor. IV, 2° Sem, 2 AT) l’area mesomisica sì estese in gran parte su questo; 2° lo sviluppo delle rocce cristalline antiche nell'Appennino ligure, le quali hanno rimandato per rifles- sione ovvero trasmesso senza urti il movimento sismico. Questo ci sembra pure il motivo per cui cessano quasi improvvisamente le rovine ad est di Albissola, ad ovest di Nizza ed a nord verso Tenda ed Ormea. b) Zona isosismica quasi rovinosa: essa presenta un maggiore svi- luppo a nord verso la regione collinesca del Piemonte denominata le Zanghe, dove si spinge fino all’Astigiano. c) Zona isosismica fortissima, la quale offre il massimo sviluppo un po' più verso nord-nord-ovest in confronto colla precedente, estendendosi fino a Torino e nel basso Canavese, dove il terremoto pare sia stato rinfor- zato dalle onde riflesse dall’elissoide gneissica del Gran Paradiso, e dallo spessore non molto grande che ivi hanno le alluvioni recenti o quaternarie. d) Zona isosismica forte dove il terremoto fu avvertito ancora quasi generalmente, ma senza lesioni di sorta. Passa a nord per Como ed Arona, ad est per Parma e Livorno, ad ovest per Marsiglia ed a sud comprende quasi tutta l'isola di Corsica. « Forma e durata della 1° scossa. — In tutta l’area più danneggiata la 1* scossa durò circa 30 secondi e risultò dalla successione quasi imme- diata di due scosse, in ciascuna delle quali il movimento parve prima sussul- torio poi ondulatorio. Siccome però in nessun paese anche dei più colpiti il movimento sismico fu prettamente verticale, ma più o meno sensibilmente inclinato all’ orizzonte, è facile intendere come esso, decomponendosi, abbia potuto agire, a seconda delle circostanze, in alcuni luoghi più sensibilmente colla componente verticale in altri con quella orizzontale; onde la scossa parve molto differente anche in località molto vicine tra loro. La 2* fase fu la più forte, specialmente per il sussulto, eccettuato però nel Nizzardo ed in Francia dove parve più sensibile la 1% fase. Dapertutto poi la 2 fase si complicò pel sopraggiungere di movimenti 2nd77e// cioè riflessi ovvero par- tenti dal verticale sismico, scosso pel primo e più fortemente, ovvero, infine suscitate da cause locali messe in attività dal primo scuotimento. Così si spiega perchè molti nella 2* fase della scossa ebbero l'impressione di m20vimzento vorticoso del suolo e perchè in molte località, per esempio a Mentone, siano stati straordinariamente numerosi i movimenti rotatori degli oggetti poggiati liberamene sulle basi. Passando alle zone isosismiche /ortissima e forte, la scossa andò diminuendo abbastanza regolarmente nell’intensità e specialmente nella componente verticale, poco variando però negli altri suoi caratteri. Nella zona isosismica forte od appena sensibile si notò durante la prima scossa la particolare lentezza, regolarità ed ampiezza delle oscillazioni, le quali misero in movimento di preferenza i pendoli di 1 metro e più di lunghezza. « Velocità di projezione. — In diverse località abbiamo potuto calco- lare la velocità oriesontale di projezione, deducendola dall'osservazione di Rf] oggetti lanciati a distanza. Ad Oneglia la forza impulsiva della scossa fu tale da essere capace di imprimere ad un grosso pezzo di cornicione di una casa del peso di circa 2500 chilog. una velocità orizzontale di m. 9,4, lan- ciandolo alla distanza di 6 metri, mentre si abbassava di circa 2. Allontanan- dosi dal centro di scuotimento la velocità orizzontale di projezione diminuì; infatti per Taggia abbiamo trovato m. 3,53 e per Nizza m. 4,7 al secondo. « Rombi sotterranei. — In molte località della regione, dove il terre- moto fu più violento, si asserisce di aver sentito il rombo distintamente prima del movimento del suolo. Ad alcuni parve il rumore di un treno in marcia; più generalmente però viene paragonato al sibilo di un vento impe- tuoso, ovvero al fracasso di veicoli trascinati sul selciato ovvero di tuono lontano. Anche in tutta la sona isosismica fortissima sono molte numerose le località dove venne sentito il rombo prima o durante la scossa; invece pochissimi l’avvertirono nelle parti più esterne dell'area sismica. « In alcune località, non molto numerose però, della provincia di Porto Maurizio e del Circondario di Albenga si sentirono pure rombi sotterranei non accompagnati nè seguiti da movimenti del suolo; ciò specialmente nel giorno 23, dopo la 1? scossa. « Direzione delle scosse. — Epicentro. — Abbiamo posto ogni cura nel determinare colla massima esattezza la direzione della 1* scossa per mezzo degli effetti che essa produsse, cioè: — 4) Oscillazioni di lampade e di altri oggetti sospesi; 2) Arresto di orologi a pendolo; c) spostamento e caduta di oggetti; 4) esame delle parti maggiormente lesionate degli edifizî in rapporto colla loro orientazione ed architettura. I principali risultati a cui siamo giunti con questo studio delle direzioni sono i seguenti: « 1° In tutta la parte dell'appennino ligure maggiormente scossa non esiste una direzione dominante, la quale accenni ad un epicentro lineare parallelo alla costa ligure, come alcuni hanno supposto. Invece, nelle località ad est del meridiano di Oneglia dominano le direzioni comprese tra est-nord-est ovest-sud-ovest e nord-est sud-ovest; in quelle invece ad ovest dello stesso meridiano le ondulazioni furono in grande maggioranza comprese tra est-ovest e sud-est nord-ovest. «2° In molte località durante la 1* scossa cambiò due e forse più il piano di oscillazione del movimento sismico; sicchè in esse abbiamo potuto distinguere la principale direzione della scossa, ossia quella dovuta alle onde sismiche provenienti con minore deviazione dal centro e dal verticale sismico principale, da quelle secondarie di altra origine. Spesso poi tra le diverse direzioni ne trovammo due dominanti sensibilmente normali tra loro. «3° Fuori dell’area centrale, specialmente nella valle padana, la dire- zione accennante al centro principale di scuotimento dominò solo verso la fine della scossa, mentre al principio pare che le rocce cristalline delle alpi occi- dentali, scosse qualche istante prima dei terreni recenti limitrofi, abbiano la deviato il movimento sismico verso l’asse della valle padana con direzione prossima ad est-ovest. « 4° Riportando tutte le direzioni più attendibili sopra una carta topo- grafica della Liguria occidentale, si vede che in grande maggioranza conver- gono in mare, fra Oneglia e S. Remo e tra 15 e 25 chilom. circa a sud della spiaggia. Ivi riteniamo doversi collocare il centro superficiale od epi- centro principale del terremoto, come viene confermato specialmente dalla forma generale delle curve isosismiche sensibilmente concentriche ad un'area situata appunto circa 20 chilometri a sud di P. Maurizio. Vedremo come questa determinazione venga confermata dagli altri fatti che più avanti accenneremo, e come sia probabile l’esistenza di un cenzro secondario nel mare nizzardo. « Ora della scossa. Velocità di propagazione. — Dal confronto delle indicazioni più attendibili per l'ora della scossa principale abbiamo concluso che le località del littorale lioure comprese tra Nizza e Loano furono col- pite dalla grande scossa verso le 6°,20" ant. Onde ne consegue, che all’epi- centro la scossa dev'essere cominciata qualche poco prima delle 6,20, molto probabilmente verso 6,19" ant. « Confrontando poi quest'ora con quelle dell'arrivo della scossa nelle sin- gole località, si trova: 1° che tutte, in generale, aumentano gradatamente par- tendo dal supposto epicertro, il che conferma la determinazione dell’epicentro stesso; 2° che il movimento sismico si propagò con velocità un poco diversa nelle diverse direzioni a partire dal centro di scuotimento: per esempio, la velocità di propagazione fu maggiore verso ovest, ossia verso Nizza e Mar- siglia (valore medio m. 1452) e minore verso Genova (media m. 584). « Però questa grande differenza di velocità in parte è forse solo appa- rente, poichè la maggiore intensità della 1* fase della scossa nel Nizzardo, mentre altrove si verificò il contrario, induce a credere che la 1% scossa abbia cominciato con un movimento partito non dal centro principale sopra indicato, ma da un altro centro sismico secondarzo situato nel mare di Nizza; centro, la cui esistenza ci è già nota dallo studio dei terremoti passati (del 1564 e del 1752). « Angolo d'emergenza, profondità del centro — In pocchi luoghi ci fu possibile determinare con qualche precisione l'angolo d'emergenza della scossa, però ci parve abbastanza sicuro il valore di 40° circa per diverse località comprese tra S. Remo ed Albenga. Basandoci poi su questi dati e sulla meno rapida diminuzione dell'angolo d'emergenza coll’allontanarsi del centro, nel terremoto ligure in confronto con quello andaluso del 25 dicem- bre 1884, abbiamo concluso che la profondità del cerzzo principale può ritenersi di circa 18 chilom., ed un poco minore quella del centro secon- dario del mare nizzardo. Forse le scosse precursori e la maggior parte delle repliche ebbero pure origine nel centro principale; le prime ad una profon- dità maggiore, le seconde ad una minore di quella della scossa disastrosa, Ma ossia il cexiro si sarebbe spostato avvicinandosi alla superficie, dopo i primi suoi conati sismici della notte 22-23. « Effetti del terremoto in mare. — La grande scossa del 23 febbraio venne sentita in mare tra la Corsica e la Riviera di ponente da diversi basti- menti, i quali vennero scossi in tutti i sensi come avessero battuto contro un fondo duro. Sulla spiaggia in quasi tutti i paesi della Riviera il mare, al momento della 1* scossa, si è alquanto abbassato, ritornando subito dopo al livello primitivo, senza però quelle ondate violente che seguirono le grandi scosse in altri terremoti littorali. In alcune località però si afferma che l’ab- bassamento del mare sia perdurato parecchi giorni dopo il terremoto ed in altri (Loano e P. Maurizio) che sia stato permanente. « Ma, più ben accertato ed assai importante è il fatto che a Nizza, a S. Remo ed a Savona si raccolsero pesci morti sulla spiaggia dopo il terremoto. Secondo il dott. C. Bellotti, i pesci morti raccolti in questa circostanza a Nizza sono abitatori di notevoli profondità. Ed il medesimo dott. Bellotti pochi giorni dopo il terremoto, trovò nel mare di Nizza molti esemplari di Alepocephalus rostratus, pure pesce di grandi profondità e rarissimo nella stagione invernale. Pare adunque che nelle profondità del mare presso la Li- guria, in coincidenza col terremoto, siano avvenuti fenomeni violenti, i quali vengono un'altra volta a confermare la posizione già definita del centro di scuotimento. « Effetti nel suolo e nell'atmosfera. — Il terremoto cagionò nel suolo solo alterazioni superficiali e di poco rilievo, le quali non mostrano nessuna intima relazione colla causa endogena del fenomeno, altro non essendo evi- dentemente che effetti dinamici cagionati dal propagarsi del movimento si- smico nei terreni più superficiali e meno solidi, i quali si fratturarono o subi- rono leggeri spostamenti alterando variamente la circolazione delle acque poco profonde. Questa mancanza di fenomeni importanti nel suolo, come sogliono X verificarsi presso l'epicentro di un grande terremoto, persuade sempre più che il centro di scuotimento non deve porsi sul continente presso i paesi più rovinati, ma in mare, come sopra si è detto. « In seguito alla scossa del 23 febbraio mancarono quei fenomeni me- teorici attestanti una straordinaria produzione di elettricità atmosferica, come noi stessi ebbimo occasione di verificare essere avvenuto dopo il grande terremoto andaluso del 1884. Si è invece ben constatato lo sviluppo di forti correnti telluriche al momento della grande scossa del terremoto ligure. Con minore sicurezza si sono pure verificate perturbazioni negli aghi calamitati ma solo locali e di poca importanza, ed, in ogni modo, da considerare come conseguenze indirette del fenomeno sismico e senza connessione evidente colla causa endogena del terremoto. « Repliche. — Circa 9 minuti dopo la 1* scossa, ne seguì una 2* pure for- tissima e prolungata che aumentò le rovine, poi verso le 8,53" (t. m. di Roma) SE. una 3* breve ma più forte della 2% e meno della 1* che fu la più violenta di tutte. Per la 8* scossa, a Diano Marina, Bussana ecc. rovinarono altri edifici e vi furono altri morti e feriti. Molto leggermente la 2% e special- mente la 3* scossa si avvertirono su quasi tutta l’area su cui fu sensibile la 1*. Nell'area mesosismica furono assai numerose (circa 22) le repliche leggere durante tutto il giorno 23 e nella notte del 23 al 24: una sola fu forte (verso le 22.20" a.); poi le repliche leggere continuarono diminuendo a mano a mano di frequenza, ma ripetendosi ancora numerose fino all’ 11 marzo, quando avvenne la più forte di tutte le repliche, dopo le prime tre. A Savona dal 23 febbraio all'11 marzo si contarono circa 50 scosse sensibili. « Complessivamente per le prime tre scosse, le sole rovinose, vi furono 640 morti e quasi altrettanti feriti. I danni accertati da perizie tecniche per la sola provincia di Porto Maurizio ascendono a quasi 13 milioni di lire e pei circondarî di Albenga e di Savona ad 8 milioni e 4 complessivamente. I danni furono molto gravi anche nel nizzardo ma ci mancano dati precisi sul loro valore. « Distribuzione dei danni. — In questo terremoto, come e più che in altri, fu saltuaria ed apparentemente capricciosa la distribuzione delle rovine. La natura delle rocce profonde e superficiali, i loro rapporti tectonici e l'orografia locale, sono, a nostro modo di vedere, le cause principali che in duplice modo avranno agito nell'ingrandire o nello sminuire a seconda delle circostanze gli effetti rovinosi del terremoto. Anzitutto, siccome nei diversi punti dell’area sismica più colpita giunsero tre serie di onde si- smiche, cioè, oltre quelle dette dei due centri principali, quelle varia- mente 7//lesse da punti che diventarono quasi altrettanti centri secondarî, è facile intendere come nell'interno del suolo talvolta queste onde di differente provenienza abbiano potuto rinforzarsi, talvolta invece elidersi a vicenda. Il primo caso, per esempio, crediamo siasi verificato a Mentone, dove l’arrivo di onde in diverse direzioni è attestato dal gran numero dei movimenti rota- torî. In secondo luogo, a parità dell'intensità del movimento sismico mole- colare, esso si sarà trasformato presso la superficie del suolo in movimento di massa più o meno disastroso a seconda delle condizioni litologiche e mec- caniche che incontrò. Al quale proposito abbiamo constatato che la massima intensità corrisponde, a seconda delle località, ad una od a diverse delle se- guenti circostanze: « 1° Ristretti lembi di conglomerati pliocenici ed in generale terreni recenti poco consistenti e di piccolo spessore poggianti su rocce compatte più antiche, come a Diano Castello, Bussana, Castellaro ecc. « 2° Ristrette alluvioni e chiazze di terreno argilloso recente (Diano Marina, Nizza); i « 3° Terreni recenti di notevole spessore ma formati dalla ripetuta e — alternanza di strati di marne incoerenti e di arenarie o calcari compatti (nelle Langhe); « 4° Elevati lembi di alluvioni grossolane come a Clanzo (Val di Tinea); « 5° Regioni del gesso e relative dolomie cariate, come alla Bollena: « 6° I bruschi cambiamenti di allineamento tectonico, come a Mentone; « 7° La posizione topografica: 4) alla cima di alture coniche, isolate, molto corrose dalle acque (Bussana, Bajardo, Castel Vittorio ecc.): è) sopra creste allungate ed assai ristrette come Castiglione e Prelà; c) sul pendìo ripido delle montagne specialmente se coperto da terreno di sfacelo, dove in gene- rale soffrirono più che dal fondo delle valli sottoposte come a Glori in Val di Taggia ed a Torria e Chiusanico in Val dell'Impero ece. » « Indipendentemente poi dalle precedenti circostanze geologiche o topogra- fiche, che aumentarono localmente la violenza del terremoto, è certo che gran parte delle rovine, e specialmente delle vittime umane, si deve al cattivo stato degli edificî ed in particolare modo alle seguenti cause : « 1.° Le volte in muratura, molto usate in Liguria anche ai piani superiori, le quali furono le prime a crollare, danneggiando anche i muri laterali per la spinta esercitata sopra di essi; tanto che si può ritenere che il 90 per cento delle vittime nelle case e tutte assolutamente quelle nelle chiese, perirono sotto la rovina di vòlte troppo vaste e mal costrutte ; «2° L'altezza esagerata delle case sproporzionata allo spessore dei muri ed alle fondamenta, specialmente per l'aggiunta di nuovi piani ad edi- ficî già vecchi e mal sicuri; «3.0 La mancanza 0 l'insufficienza di chiavi e di catene di ferro, e la poco omogeneità di costruzione, per cui al momento della scossa, oscil- lando le diverse parti con notevole dissincronismo, più facilmente si stacca- Tono e si sfascinarono : «4° I pessimi materiali, cioè la scarsità o la mancanza di buon cemento e l'impiego di pietre pesanti e non squadrate, quali abbiamo visto nella véòlta rovinata di Bajardo; .° Le lesioni mal riparate dei terremoti precedenti, specialmente nei dintorni di Taggia, dove erano stati maggiori i guasti del terremoto del 1831. « Infine minore influenza, ma non trascurabile, hanno esercitato sull’en- tità dei danni la forma ed orientazione dei fabbricati, la loro posizione re- lativa ecc. Al quale proposito, abbiamo notato che, a parità di altre circo- stanze: 1.° rovinarono di preferenza le case isolate o quelle formanti la parte libera di una serie di edificî; 2.° negli edificî rettangolari venne maggior- mente danneggiato il fianco normale alla direzione principale della scossa, specialmente se era il più lungo; non mancarono però paesi dove sì osservò il contrario ; 3.° le case colpite parallelamente ad una diagonale ebbero gli angoli più lesionati ma, in generale, resistettero maggiormente. SE SE « Se i Liguri non vogliono preparare a sè stessi od ai loro nepoti altri disastri sismici, come imprudentemente hanno fatto i loro avi, noi raccoman- diamo che, nel ricostruire i paesi più danneggiati, I.° scelgano il terreno più opportuno, evitando le condizioni di suolo da noi sopra indicate come più sfavorevoli, specialmente quelle segnate col n. 1° e 7°; IT° le case siano basse, senza vòlte, neppure al terreno e tanto meno ai piani superiori, con tetti leggeri e solide fondamenta, con muri di sufficiente spessore fatti di mattoni o di pietre squadrate ed abbondante cemento calcareo, col minore numero di aperture, di canne fumarie od altre interruzioni nei muri, infine tutte le parti ben connesse con chiavi e catene di ferro. Teoricamente sa- rebbe pure utile orientare gli edificî rettangolari in modo che essi abbiano a ricevere l'urto sismico nella direzione di una diagonale; ma in pratica questo criterio non è di facile applicazione, essendo necessario conoscere la direzione dominante del movimento sismico in ciascuna località ». Fisica. — Dj alcuni nuovi fenomeni elettrici provocati dalle radiazioni. Nota V del Corrispondente Augusto Rini. « a) Nella mia prima Nota su questo soggetto (') annunciai che le radia- zioni emesse dall'arco voltaico, specialmente se ad uno dei carboni è sosti- tuito un pezzo di zinco, non solo riducono allo stesso potenziale due metalli diversi posti a piccola distanza fra loro, ma possono ancora generare delle cariche elettriche in corpi allo stato naturale, od almeno che furono antece- dentemente posti per un istante in comunicazione col suolo (?). Trovai allora infatti, che un disco metallico isolato e comunicante coll’elettrometro, si elet- trizzava positivamente allorchè sulla sua superficie cadevano le radiazioni. In seguito ho riconosciuto (*) che anche alcuni coibenti danno fenomeni ana- loghi a quelli presentati dai metalli, e che in particolare un disco di solfo o di ebanite si carica positivamente, allorchè riceve le radiazioni ultraviolette. « Bra naturale che cercassi di considerare questa azione elettrizzante delle radiazioni, come conseguenza della proprietà che esse possiedono di far (1) Seduta del 4 marzo 1888. (2) Ricevo adesso il numero 8° degli Annali di MWriedemann (1888), e vi trovo una Memoria di Hallwachs, nella quale descrive come nuovo ilfenomeno della carica positiva d’un conduttore che riceve radiazioni, evidentemente senza sapere che il fenomeno stesso era stato da me dimostrato per primo, e descritto nella Nota del 4 marzo. Questa Memoria di Hallwachs è stata la prima volta pubblicata nel Gòttinger Nachrichten, maggio 1888. Però alla fine della sua prima pubblicazione sull’influenza della luce sopra i corpi elet- trizzati (1888. Wied. Ann. n. 2) il sig. Hallwachs disse essere probabile il caricarsi dei conduttori sotto l’azione delle radiazioni. (3) Nota IV, Seduta del 3 giugno 1888. gg disperdere la carica dei corpi elettrizzati negativamente. Basta perciò ammet- tere, che i metalli messi in esperienza sieno negativi per rapporto ai conduttori circostanti (muri, legno ecc.). Infatti mettendo il disco metallico in comuni- cazione col suolo, esso resterà rivestito di una piccolissima carica negativa; l'azione delle radiazioni su questa, produrrà l'apparente caricarsi positiva- mente del disco. « Per rendermi conto dell’attendibilità o meno di questa ipotesi, ho isti- tuito l’esperienza seguente, basata sul fatto che il solo mezzo di ridurre a zero la carica superficiale di un conduttore, è quello di introdurlo in un con- duttore cavo, la cui superficie interna sia di natura identica alla sua, e di porlo con esso momentaneamente in comunicazione. « Il disco di rame su cui volevo sperimentare venne perciò posto entro una scatola cubica di rame. L'asta di rame che regge il disco esce dal cubo passando per un foro praticato in una delle faccie, senza toccarne il contorno, La faccia opposta è nella parte centrale minutamente traforata onde le radia- zioni possano cadere sul disco. « È chiaro, che la densità elettrica è zero sul disco, dopo che per un mo- mento è stato messo in comunicazione col cubo che lo circonda; perciò le radiazioni non devono, stando alla precedente ipotesi, determinare alcuna devia- zione nell’elettrometro comunicante col disco. « Al contrario, eseguita ripetutamente l’esperienza, ho ottenuto sempre deviazione positiva. Dunque: le radiazioni agiscono sui metalli anche quando sono allo stato naturale, ed in tal caso li elet- trizzano positivamente. « È chiaro poi, che siccome le radiazioni continuano nella loro azione pnche quando il corpo già ha cominciato a caricarsi positivamente, così può disi che: le radiazioni cadendo sopra un corpo debolmente carico di elettricità positiva, vi producono un aumento di carica. « Si constata il fatto direttamente, dando al disco una lieve carica posi- tiva, inferiore ad un dato limite, prima di far cadere su di esso le radiazioni. « È verosimile poi, per analogia, che questa carica si formi in seguito ad un trasporto di particelle elettrizzate negativamente, sotto l’azione delle radiazioni. « La deviazione massima che si ottiene è tanto maggiore quanto più il disco è lontano dalle pareti del cubo che lo circonda; ma è in pari tempo tanto più lenta a formarsi. « Queste ed altre esperienze in corso di esecuzione mi hanno condotto ad ammettere, che: l’azione elettromotrice delle radiazioni cessa solo allorchè la densità elettrica superficiale posi- tiva del disco (e quindi la forza elettrostatica presso la su- perficie), ha raggiunto un determinato valore. « Siccome più è vicina al disco l'opposta parete del cubo, maggiore BuLLETTINO-RENDICONTI, 1888, Vor. IV, 2° Sem. 3 SAR diviene la capacità di questo, e minore per conseguenza il potenziale cui deve essere portato perchè la densità raggiunga il valore limite, così resta spie- gato come la deviazione diminuisca al crescere della suddetta capacità. La più forte deviazione si ottiene dunque con un disco isolato lontano da ogni con- duttore; la deviazione diviene invece trascurabile, quando il disco è vicinis- simo ad altro conduttore della stessa natura. « Se colla disposizione della mia prima esperienza (!), e cioè avendo un disco parallelo ad una rete metallica di diversa natura, il disco si pone di più in più lontano dalla rete, la deviazione elettrometrica che sì ottiene, cambia in pari tempo di valore, divenendo maggiore se era positiva e mi- nore in valore assoluto se era negativa. Furono anzi queste lievi variazioni che mi misero sulla via di studiare l'azione delle radiazioni sui conduttori isolati; esse si devono appunto alla circostanza che la convenzione elettrica cessa solo quando sul corpo che riceve le radiazioni (o su quello che ne ri- ceve con maggiore intensità), la densità elettrica ha un valore non già nullo, ma positivo. « Perchè la deviazione raggiunta nel caso della mia prima esperienza (disco e tela metallica), misuri esattamente la differenza di potenziale. di contatto fra i due conduttori, bisogna dunque che la distanza fra disco e tela metallica sia minima. « Il valore della densità elettrica superficiale positiva pel quale l’azione elettromotrice delle radiazioni è equilibrata, è diverso pei diversi corpi. Dalle prove finora fatte mi risulta che è massima nell’oro, platino, carbone di storta ecc. e gradatamente minore negli altri corpi, discendendo nella scala di Volta verso i metalli più ossidabili. «“ Anche la rapidità con cui sotto l’azione delle radiazioni si disperde una debole carica negativa, è diversa pei vari conduttori, e dalle poche prove da me fatte in proposito, sembra variare, contrariamente a quanto accade per le cariche più forti nello stesso ordine precedente, tanto da essere p. es. maggiore coll’oro che collo zinco. «) Sono giunto a rendere più forte e più rapida a formarsi la carica positiva d'un conduttore isolato sotto l’azione delle radiazioni ultraviolette, riunendo tutte le circostanze che tendono a favorirla. Così, avendo posta una lastra di carbone di storta, assai estesa, a pochi centimetri dall'arco voltaico (ottenuto nel solito modo), ho avuto una deviazione elettrometrica pronta e forte. Nel campo del cannocchiale l'immagine della scala si spostava dap- principio colla velocità di 60 o 70 particelle al minuto secondo, essendo un Volta rappresentato da circa 300 particelle. « c) Ho constatato infine, che alcuni gas, anche sotto piccolo spessore, assorbono abbondantemente quelle radiazioni ultraviolette (probabilmente le (1) Nota del 4 marzo 1888. - ra O il il | | i | Il | Î i | TOR più rifrangibili di tutte), che valgono a provocare i nuovi fenomeni di cui qui è parola. Basta una scatola a pareti opposte di gesso trasparente, grossa non più di 5 centimetri, posta sul cammino delle radiazioni, e che si riempie successivamente di diversi gas, per ottenere effetti di assorbimento assai note- voli. L’idrogeno, l'anidride carbonica, introdotti nella scatola al posto del- l’aria, non producono mutazione apparente. Ma il gas illuminante, l’aria ca- rica di vapori di benzina, o di vapori di solfuro di carbonio, introdotti nella scatola, arrestano in gran parte le radiazioni attive ». Fisica. — Sulla dilatazione termica di aleume leghe binarie allo stato liquido. Nota III (') di G. VicenTINI e D. OmoDEI, pre- sentata dal Socio BLASERNA. « Nella presente Nota continuiamo a comunicare i risultati dello studio della dilatazione delle leghe, fatto col metodo dilatometrico e colle norme date nella Nota antecedente. IV. Lega. Biz Cd». « Si è introdotto un peso P= gr. 39,8516 di lega Bi; Cd, nel dilato- metro VII per il quale W34.9 = 4,24286 w= 0,0024093. « Allo stato solido essa arriva sino alla divisione 25,8. Ha quindi una densità D-° = 94021. « In altro dilatometro n. VIII per il quale Wo,=4,86327 0 = 0,002396 un peso di lega P = 46,0978 arriva alla divisione 26,0 per cui D.î = 0,4115. « Il valore medio risulta quindi D.° = 9,4063. « È col dilatometro VIII che si sono fatte due serie molto estese di determinazioni, in giorni diversi, e dopo ripetute fusioni e solidificazioni della lega nell'interno di esso. « Ad onta del fatto notato nello sudio del raffreddamento delle lega Bi Cd, quello cioè dello spostamento del punto «', il quale ci ha fatto sup- porre la separazione della lega in parti di diversa composizione, i numeri che danno la densità alle diverse temperature sono concordantissimi per le due serie di misure. «“ Per questa lega la curva della densità (curva 4, fig. I, Nota II), ha una forma molto diversa da quella delle altre leghe studiate finora. (1) V. pag. 718 e 805, vol. IV, 1° semestre. ON «La densità della lega a 147°,2 diminuisce fino ai 178°, quindi cresce rapidamente sino e raggiungere un massimo valore a 221°,5 circa, per poi diminuire un'altra volta pure rapidamente, mostrando una dilatazione uni- forme dai 230° in su. i « La tabella IX dà i risultati delle due serie di determinazioni fatte col dilatometro VII. I numeri progressivi indicano l'ordine col quale sono state eseguite le misure. TABELLA IX. 1° Serie | 2° Serie L'rTeckee 1| 1541| 9,8413||12| 1558 | 9,541 2| 1696 | 9,8369 ||11| 169,9 | 9,3388 3| 177,7 | 9,8837118] 1781) 9,3877 4| 187,0 | 9,8896 ||14| 187,3 | 9,339 5| 2060 | 93517 ||15] 2146| 9,8576 6| 2205 | 9,3635 |17| 2227 | 9,8634 7| 229,6 | 9,577 16] 227,0) 98604 || 8! 2413! 9,344 ||18| 2490! 9,339 9| 263,0 | 9,3158 | 19| 2782 | 9,2992 10|] 298,6 | 92776 ||20| 8172 | 92512 « Dalla curva togliamo i valori della seguente tabella : TABELLA X. Densità della lega Bis Cds fra 147°.2 e 320°. i D t D t= 14702 9,3430 210 9,3550 150 9,9422 tai 20105 9,3640 massimo 160 9,3402 230 9,3570 170 0,3378 250 9,3330 178 9,3574 minimo 270 9,3083 180 9,3375 290 9,2837 190 9,9408 320 9,2470 200 9,9470 « La curva IV mostra un'andamento assai strano e di difficile inter- pretazione. « Mentre si comprende come al disotto della temperatura #,, la lega diminuisca di densità, per il fatto che il bismuto contenuto in eccesso sulla RESERO E lega chimica, deve solidificarsi e quindi aumentare di volume, non è altret- tanto facile spiegarsi l'aumento di densità che ci mostra al disotto dei 178°. « Avendo prolungata la curva sino alla temperatura di fusione (r = 1479,2) si ha che i DI —19:343 per cui AF_100058: vale a dire all'atto della solidificazione la lega diminuisce di volume; par- tecipa così in grado maggiore alla proprietà del cadmio il quale fra i me- talli da noi studiati è quello che solidificando soffre maggior aumento di densità. « Alla temperatura 2, = 2219,5 alla quale l'eccesso di bismuto è tutto disciolto, corrisponde la massima densità della lega liquida D = 9,964. « Approfittando della densità della lega a 230° e 320° si ricava x = 0,0001333 quale coefficente di dilatazione della lega perfettamente liquida. Quello cal- colato risulta invece ec, = 0,000120 notevolmente minore. « Impiegando la solita formula che dà la densità della lega in base a quella dei metalli liquidi si ha D É calcolata trovata differenza 230° 9,4841 9,3570 — 0,1271 318 9,3607 9,2995 — 0,0612 « L'unione dei due metalli liquidi che formano la lega è accompagnata da notevole aumento di volume. « Così la densità del Cd che si può calcolare è Di —7,6841 minore di quella data dalla misura diretta. « Il coefficente @" che si calcola per il cadmio è a" = 0,0001618 di poco più piccolo del coefficente trovato. V. Lega. Bi, Pb. « La lega Bi, Pb è stata studiata coi dilatometri IX e X. Avendo in- trodotto nel primo, pesi di lega dati rispettivamente da P = 43,7281, P—=43,7123, è risultata per essa la densità D-° 10,395 e 10,393; valore medio 10,394. Nel secondo dilatometro un peso P= 48,9942 ha dato per la lega solida a 7 la densità 10,456. « Facendo la media dei valori ottenuti coi due dilatometri si ha: D.°= 10,425. Moon « Quantunque la temperatura di fusione della Bi, Pb sia molto bassa (126°,6) nullostante per il fatto che essa si mantiene pastosa anche a tem- perature abbastanza elevate, le indicazioni dei dilatometri dapprincipio sono molto incerte. Nella tabella XI dove sono raccolti i risultati delle osserva- zioni fatte coi due dilatometri si vede difatto che i valori delle densità temperature vicine ed inferiori ai 200° (esperienze 1 e 7, 2 e 8) non sono molto concordanti, mentre ciò si mostra per le temperature elevate. TABELLA XI. Dilatometro IX. Dilatometro X. Woss=4,16539 20 =0,002396 | W,.=4,65629 2 =0,002799 P—43,7981 P — 48,9942 t D | [ot D 1 1877 10,3434 7 175,8 10,3565 9 201,4 10,3284 8 197,9 10,3446 3 998,2 10,3107 9 296,3 10,3160 4 958,0 10,2694 10 257,2 10,2722 5 286,5 10,2286 11 979,4 10,2411 6 306,9 10,1972 19 298,9 10,2147 « La linea che passa più vicina ai punti che rappresentano le densità qui sopra notate (curva 5) è, per le temperature superiori ai 215°, una retta, la quale come per le altre leghe mostra che allo stato di perfetta fusione anche la Bi, Pb si dilata uniformemente. Per le temperature più basse, alle quali, com'è accennato sopra, non abbiamo trovata tutta la concordanza desidera- bile, si è trovato opportuno fare le medie delle esperienze 1-7, 2-8 e si hanno così valori che segnati sulla carta danno due punti che individuano una retta, che incontra l’altro tratto a 216°,5 in corrispondenza alla densità 10,328 della lega. La retta che unisce i due punti a temperatura più bassa, è molto meno inclinata della prima sull'asse delle ascisse; indizio che questa lega di piombo e di bismuto è una lega contenente un eccesso di bismuto il quale si trova completamente disciolto in essa alla temperatura Uoi_i2il005E « Dalla curva deduciamo i seguenti valori della densità della lega liquida. TABELLA XII. Densità della lega Bis Pb fra 170° e 325°. t=170 D = 10,356 t=271 D= 10,251 200° 10,338 280 10,238 216,5 10,328 310 10,196 220 10,323 325 10,175 250 10,281 IO Oa « Il coefticente di dilatazione della lega liquida è «= 0,0001362 mentre quello della lega allo stato postoso a'= 0,0000581 « Se si suppone che la variazione di volume della lega fusa, al disotto di 170° si mantenga uniforme, allora sia dall'esame della curva opportuna- mente prolungata sia in base al valore di «', si ricava che la densità di essa alla temperatura di fusione è data da D. = 10,382 per cui risulta d=0,42. « La lega aumenta di densità solidificando. « Calcolando alla solita maniera la densità della lega, con quella dei metalli si ha D É calcolata trovata differenza 220° 10,317 10,323 -+ 0,006 271° 10,253 10,251 — 0,002 325° 10,185 10,175 — 0.010 « A temperature relativamente basse, la formazione della lega liquida è accompagnata da piccolissima contrazione; per le temperature più elevate da leggera dilatazione. Le variazioni sono però così piccole, che cadono entro il limite degli errori possibili di osservazione. « Calcolando anche qui il coefficente di dilatazione del bismuto in fun- zione di quelli della lega e dello stagno risulta a" = 0,0001396 analogamente la densità del bismnto liquido alla temperatura di fusione la quale è riuscita: D- = 10,0336. VI. Zega. 90 Pb + 10 Sb. « Alle leghe finora studiate ne abbiamo aggiunte altre cinque; due di piombo e antimonio, e tre di cadmio e zinco. « Scopo delle nostre ricerche si era di determinare almeno approssima- tivamente la densità posseduta dall’antimonio e dallo zinco allo stato liquido: e ciò senza ricorrere alla misura diretta che riuscirebbe difficilissima col metodo dilatometrico. « Dai risultati che ora comunichiamo si vedrà sino a qual punto siamo arrivati nella soluzione del problema propostoci. « La lega VI l'abbiamo studiata con un dilatometro, col quale è stata sottoposta a tre serie di determinazioni. Dalla posizione alla quale la lega, allo stato solido, arrivava nel cannello, abbiamo trovato per essa D.°= 10,3059. SR one « La tabella XIII contiene i risultati delle esperienze. TABELLA XIII. Dilatometro XI. Wi;.o= 4,55937 w== 0,00479 P= 47,0965 1% Serie 2% Serie 8 Serie t D 7 | D t D 260,4 | 10,1380 || 265,1 | 10,1162 || 25574 | 10,1515 293,7 | 10,0790 || 293,6 | ‘10,0809 || 271 | 10,1086 317,5 | 10,0589 || 321,0 | 10,0466 346 | 10,0149 | 351,5 | 10,009 « Rappresentando graficamente la densità della lega alle varie tempera- ture si ottiene una curva costituita da due tratti rettilinei; il primo va da 255°,4 sino a 265°; l’altro da 265° a 350° ed è meno inclinato del primo rispetto all'asse delle ascisse. Non diamo la figura di tale curva essendo essa molto semplice e avendo forma simile a quella delle leghe di piombo e stagno contenenti un eccesso di uno dei due metalli, sopra la lega chi- mica Pb Sn. « La temperatura 7, = 265° alla quale la lega è satura del metallo che vi si trova in eccesso è poco diversa dal valore #! = 258,8 trovata collo studio del raffreddamento ‘della lega medesima. « Dalla curva si ricavano i seguenti valori della densità della lega fusa. TABELLA XIV. Densità della lega 90 Pb +10 Sh fra 250° e 350°. t D t D 2500 10,171 300 10,0735 265 10,116 325 10,0425 280 10,098 350 10,0115 « Il coefficente di dilatazione della lega perfettamente liquida è «= 0,0001228. | « Nel periodo nel quale la lega non è perfettamente fusa fra 7 e 265° i] coefficente di variazione di volume è | e' = 0,0003653 | col quale si calcola la densità della lega fusa a 7 D: = 10,1846. RIO (91 « Ne viene da ciò che la lega solidificando subisce l'aumento percen- tuale di densità Ad = 1,094. « Il calcolo del coefficente di dilatazione dell’antimonio dà per esso a'"=0,000088. « A 350° ricorrendo alla solita formola si ricava per densità dell’an- timonio liquido D= 6,6368 per cui ammessa eguale a 432 la temperatura del metallo Di = 6,59 ». Fisica terrestre. — Sulle correnti telluriche. Nota preliminare di AnGeLO BATTELLI, presentata dal Socio BLASERNA. « Riferisco brevemente in questa Nota preliminare i risultati delle espe- rienze che ho fatte sulle correnti telluriche nei mesi di agosto, settembre e - ottobre 1387. La Memoria completa comparirà negli « Annali di Meteorologia Italiana ». « Alla massima parte dei lavori che antecedentemente erano stati eseguiti intorno a questo soggetto esisteva l'inconveniente di aver fatto uso di linee telegrafiche, nelle quali le correnti telluriche restavano spesso coperte da correnti dovute ad azioni chimiche o ad azioni termoelettriche. E nei rari lavori (di Lamont, di Galli e di Wild), non furono soddisfatte che in parte soltanto le condizioni necessarie per ottenere dei risultati sicuri, come mostrerò nella Memoria completa. Inoltre anche in questi lavori era ignoto il valore della forza elettromotrice dovuto al contatto delle lamine col terreno, ed era pure ignoto, tranne in quello di Lamont, il valore della polarizzazione delle lamine per effetto della corrente tellurica. « Per ovviare principalmente a questi ultimi due difetti, io ho fatto delle esperienze preliminari in laboratorio per scegliere il metallo da porre sotterra: e avuto riguardo a tutte le circostanze, ho preferito la stagnola. Con questa ho rivestite delle lastre di legno quadrate di un metro e mezzo di lato, e poi le ho ricoperte da ogni parte con cuscini alti 50 centimetri e formati di terra tolta dalla fossa dove dovevano essere sepolte le lamine, e ben compressa su di esse, e tenutavi aderente mediante robusti reticolati, fatti con aste di legno e con funi. « Sovra un tavolato ben isolato dal suolo, feci poi disporre un alto strato della stessa terra, e alle due estremità vi feci scavare due fosse che potes- sero contenere due delle lastre colla loro copertura. Indi congiunti i fili isolati, che uscivano dai cuscini di terra e che erano saldati alla stagnola, con un apparecchio che serviva a misurare col metodo di compensazione la forza RenpIcoNTI. 1888, Vor. IV. 2° Sem. 4 TOR elettromotrice della coppia così formata. Queste misure furono ripetute più volte in diverse circostanze, prima e dopo delle osservazioni sulle correnti telluriche, e si ottennero sempre risultati discretamente concordanti. « Furono così studiate due coppie di lamine; quelle costituenti la prima coppia furono poi collocate nella direzione del meridiano magnetico, alla distanza di un chilometro l'una dall'altra, e alla profondità di metri 3, 20 sotto il suolo; quelle costituenti la seconda coppia furono collocate nella dire- zione perpendicolare al meridiano magnetico, alla stessa profondità, e alla stessa distanza fra di loro. Il luogo delle esperienze era una vasta pianura senza inclinazione sensibile, nel comune di Riva presso Chiesi. « I fili isolati che uscivano dalle fosse venivano posti in comunicazione col filo della linea rispettiva, mediante larghi bicchieri pieni di mercurio, e ben difesi dal sole e dalla pioggia. Il filo costituente ciascuna linea, era for- mato di due fili di ferro zincato del diametro di tre millimetri, il quale partendo dai bicchieri di mercurio, andava ad un casolare appositamente costruito, dove veniva messo in comunicazione con un galvanometro. I fili erano sostenuti da pali da telegrafo, ma da essi perfettamente isolati, ed erano interi (senza alcuna congiunzione) dalle fosse al casolare. Così sì evi- tarono forze termoelettromotrici. « Per conoscere hene il comportamento delle correnti telluriche era neces- sario prendere in considerazione non i valori delle correnti osservate nei fili della linea, ma quelle delle differenze di potenziale fra i due punti del suolo in cui erano sepolte le lastre. Per ottenere una formola che mi desse queste differenze per mezzo delle correnti indicate dai galvanometri, ho fondato il ragionamento sulla supposizione che la terra per linee brevi, quali erano le mie, potesse considerarsi come un conduttore piano indefinito, e che la sua resistenza rimanesse costante nel tempo della misura. Chiamando E la diffe- renza di potenziale che sarebbe esistita fra due punti 4 e 4 della terra quando non vi fosse stata la diramazione del filo esterno; e la forza elettromotrice dovuta al contatto delle lamine col suolo; R la resistenza opposta alla corrente del terreno fra le due lamine stesse, 7 quella del filo che le congiungeva, ho trovato che l'intensità della corrente che effettivamente percorreva il filo che era dato da I E-+e RHr « Inserendo poi nel filo una resistenza @ sì aveva I E+e i Riano « Da queste due eguaglianze essendo conosciuta e si potevano ricavare E ed R. Però ho fatto generalmente ambedue queste misure soltanto due volte la settimana: e del resto facevo le letture del galvanometro di 5 in 5 minuti DOTI tutti i giorni dal 6% del mattino alle 10° di sera, e da tali letture deducevo diret- tamente i valori di E, recandovi la correzione dovuta alla polarizzazione, e quella dovuta ai mutamenti di 7 ed anche talvolta di R. Ho trovato così che nel luogo, in cui avevo riposte le mie esperienze, la differenza di potenziale fra due punti della terra distanti un chilometro nella direzione del meridiano magnetico era compresa fra 0,000680 Volta e 0,000810 Volta e nella dire- zione perpendicolare era compresa fra 0,00150 Volta e, 0,00185 Volta nei tempi in cui la corrente stessa aveva un andamento regolare. Ma in momenti di rapide ed improvvise variazioni, assumeva valori molto più grandi. « La direzione delle correnti telluriche nella linea del meridiano magne- tico, era da Nord verso Sud e nella linea a questa perpendicolare da Est verso Ovest. Cosicchè la vera direzione della corrente tellurica era da N-E verso S-0; e l'angolo di questa direzione col meridiano magnetico era di circa 66° da Nord verso Est. Tale angolo, considerando il meridiano come fisso, variava in modo uniforme nei giorni in cui la corrente si manteneva calma: al mattino andava crescendo finchè raggiungeva un massimo circa le 7° 30 ant., poi dimi- nuiva fino a raggiungere un minimo circa le 11" ant.; dopo di che riprendeva ad aumentare fino a un nuovo valore massimo circa le 7° pom. e finalmente a dimi- nuire fino a nuovo valore minimo poco dopo le 10° pom. Sarebbe risultato dalle mie esperienze un andamento abbastanza regolare anche per le medie giornaliere di tali angoli, le quali andrebbero ora aumentando ora diminuendo, passando successivamente per valori massimi e minimi. Nei tempi in cui la corrente tel- lurica soffriva variazioni irregolari non si aveva alcuna legge intorno al senso della corrente stessa, e intorno ai mutamenti a cui esso poteva andar soggetto. « Ho calcolato poi i valori della caduta del potenziale nella direzione stessa in cui la corrente tellurica passava nel luogo delle mie esperienze, e ne ho determinato le variazioni giornaliere, e sono giunto alla conclusione che la forza elettromotrice di tale corrente, che ho chiamato principale, aveva un andamento giornaliero regolare; a cominciare dal mattino andava diminuendo fino a raggiungere un minimo circa le 9° ant. poi cominciava a crescere e raggiungeva un massimo circa le a 3° !/, pom. e finalmente riprendeva a diminuire senza che generalmente alle 10 pom. si fosse raggiunto ancora un minimo. Pare che anche le medie giornaliere della forza elettromotrice della corrente tellurica principale avessero un andamento abbastanza regolare; ma l’esperienze fatte non sono ancora sufficienti per poterlo decifrare. Avendo inoltre determinato esattamente la caduta del potenziale nelle due direzioni SESO, i valori ottenuti concordavano molto bene coi valori ricavati dalle proiezioni della caduta di potenziale a cui è dovuta la corrente tellurica principale sovra le due direzioni stesse. « Ho anche fatto ricerca delle relazioni che le correnti telluriche hanno coi fenomeni meteorologici, e cogli elementi del magnetismo terrestre. Ecco i risultati a cui sono giunto rispetto alle prime: oe «a) Non passa alcuna relazione fra lo stato igrometrico dell'aria e le correnti telluriche. « b) La rugiada e la brina non alterano nè l'andamento, nè i valori delle correnti telluriche. « c) Generalmente durante la pioggia le correnti telluriche non soffrono alterazioni sensibili, se si eccettuino quelle piccolissime che possono essere prodotte dalla variazione di resistenza del suolo le quali però non nascondano affatto l'andamento delle correnti stesse; e soltanto al vedere delle prime goccie si osservano variazioni repentine dovute probabilmennte a irregolare mutamento del potenziale elettrico nei diversi punti del suolo, per effetto di elettricità comunicata dalla pioggia stessa, o per effetto dell’induzione eser- citata dall'elettricità delle nubi. Si ha pure una variazione repentina ad ogni lampo, dovuta certamente all'effetto prodotto nel suolo dalla scarica elettrica. « d) Nei tempi in cui le correnti telluriche hanno un andamento rego- lare, le :loro variazioni non hanno alcun rapporto con quelle della differenza dei potenziali elettrici dell'atmosfera fra le due estremità della linea in cui sì osserva la corrente. Sembra invece che esista una relazione fra i mutamenti irregolari della corrente tellurica, e quelli della differenza dei potenziali elettrici dell'atmosfera. «“ e) L'evaporazione alla superficie della terra non esercita un'influenza sensibile sulle correnti telluriche. « /) Non si riscontrò alcuna relazione fra l'andamento giornaliero e mensuale delle correnti telluriche e quello della temperatura dell’aria e della pressione atmosferica. « I risultati poi ottenuti intorno alle relazioni fra le correnti telluriche e gli elementi del magnetismo terrestre sono: « m) Le correnti telluriche non possono avere influenza senza la compo- nente verticale del magnetismo terrestre. « n) Così nei tempi di calma, come in quelli di burrasca magnetica, le variazioni giornaliere e mensuali della corrente N S, concordano molto bene con quelle della declinazione e le variazioni della corrente E O con quelle della intensità orizzontale del magnetismo terrestre. « p) Le variazioni delle correnti telluriche precedono quasi sempre di alcuni minuti le variazioni corrispondenti degli elementi magnetici rispettivi. Cosicchè si è indotti a credere che le correnti telluriche siano la cagione delle variazioni regolari ed irregolari del magnetico terrestre colle nostre latitudini. « Chiudo questa Memoria ringraziando vivissimamente il prof. Nac- cari il quale ha Jasciato a mia disposizione tutti gli apparecchi che in queste esperienze poteva porgermi il gabinetto di fisica dell'Università di Torino. « Io ho cercato d'impiegare tutti gli scarsi mezzi di cui potevo disporre per contribuire alla soluzione di questo oscuro problema, che andrebbe affron- tato con mezzi potenti su vasta scala. Se il mio studio avrà giovato ad È — 29 — aggiungere alcun che alle nostre conoscenze su questa importantissima parte della fisica terrestre, avrò sufficente compenso alle gravi spese ed ai sacrifici di più sorta che ho dovuto sostenere ». PRESENTAZIONE DI LIBRI Pervennero all'Accademia le seguenti pubblicazioni di Socî e di estranei : A. De Ziano. Antracoterio di Monteviale. — Quelques observations sur les Siréniens fossiles. G. Paris. Za Littérature francaise au moyen ige (XI-XIV® siècle). G. CASTELLI. L'età e la patria di Quinto Curzio Rufo. Vol. I. Pre- sentato dal Socio FERRI. G. BerRNARDI. Tavole dei quadrati e dei cubi dei mwmneri interi da 1 a 1000, ecc. Presentata dal Corrispondente Stacor. C. MaracoLa. Statuti delie Università e dei Collegi dello studio Bo- lognese. Inviati in dono dall'Università di Bologna. PERSONALE ACCADEMICO ll Socio straniero F. C. DonpERS inviò una lettera di ringraziamento per le felicitazioni e gli auguri che l'Accademia gl’indirizzava in occasione del suo 70° anniversario. CORRISPONDENZA Ringraziarono per le pubblicazioni ricevute : La R. Accademia di scienze e lettere di Copenaghen ; la Società di storia naturale di S. Ottawa; l'Accademia delle scienze di Nuova York; la Società filosofica di Cambridge; l'Istituto nazionale di Ginevra; la R. Biblioteca di Berlino; il Collegio navale di Cambridge; l' Istituto meteorologico rumeno di Bucarest; il Comitato geologico russo di Pietroburgo. Annunciarono l'invio delle proprie pubblicazioni : La Società antropologica di Vienna; la Società di fisica e di medicina di Erlangen; la Società di storia patria di Breslau; l’Istituto Smithsoniano di Washington; il Collegio degl’ingegneri ed architetti di Palermo. PSSBs DIC: REALE ACCADEMIA DEI LINCEI BULLETTINO BIBLIOGRAFICO [L'asterisco * indica i libri e i periodici ricevuti in dono dagli autori o dagli editori; il segno | le pubblicazioni che si ricevono in cambio]. Pubblicazioni non periodiche pervenute all'Accademia nei mese di maggio 1888. Pubblicazioni italiane. * Bertini E. — Sopra alcuni teoremi fondamentali delle curve piane algebriche. Milano, 1888. 8°. ‘ Biblioteca storica italiana pubbl. per cura della r. Deputazione di storia patria. IV. (Relazioni diplomatiche della monarchia di Savoia — Francia. Part. III, vol. II). Torino, 1888. 4°. *Castelli D.— Storia degli Israeliti dalle origini fino alla Monarchia secondo le fonti bibliche. Milano, 1887-88. 8°, vol. I, II. *Chiappelli L. — Lo Studio bolognese nelle sue origini e nei suoi rapporti colla scienza pre-irneriana. Pistoia, 1888. 8°. *Ciofalo S. e Battaglia A. — Sull'ippopotamus Pentlandi delle contrade d'Imera. Termini, 1888. 4°. * Costetti P. — Discorso commemorativo del prof. comm. Francesco Magni se- natore del regno. Bologna, 1888. 8°. *De-Vit V. — Adria e le sue antiche epigrafi illustrate. Firenze, 1888. 2 vol. 8° (acg.). *Giovanni V. di — Giordano Bruno e le fonti delle sue dottrine. Palermo, 1888. 8°. * Martone M.— Dimostrazione della trascendenza del numero. Napoli, 1888. 8°. *Id. — Nota ad una dimostrazione di un celebre teorema del Fermat. Napoli, 1888. 8°. * Minghetti M. — Discorsi parlamentari. Vol. I. Roma, 1888. 8°. * Moroni C.— Vent'anni prima. Impressioni e ricordi di Roma papale. Perugia, 1888. 16°. *Norsa C. — Sur le projet de loi uniforme en matière de lettres de change BuLLETTINO-RENDICONTI, 1888, Vor. IV, 2° Sem. 1 RARI Sa au Congrès international de droit commercial tenu è Anvers en 1885. Rome, 1888. 8°. “Relazione su le condizioni economiche della provincia di Reggio di Calabria. 1887. Reggio, 1888. 4°. ‘ [tivalta V. — Discorso sopra la scuola delle leggi romane in Ravenna. ed il Collegio dei giureconsulti ravennati. Ravenna, 1888. 8°. ‘ Taramelli T. — Relazione alla r. Sottocommissione geodinamica sulla distri- buzione delle aree sismiche nell'Italia superiore e media. Roma, 1888. 4°. ‘ Vadaià-Papale G. — La dottrina filosofico-giuridica di Schopenhauer e di Hartmann. Trani, 1888. * Ville A. de la — Poesie. Roma, 1887. 8°. ‘ Zigno A. de — Nuove aggiunte alla ittiofauna dell'epoca eocena. Venezia, 1888. 4°, Pubblicazioni estere. i {Albrecht E. — Anatomische, histologische, physiologische Untersuchungen weber die Muskulatur des Endocardium bei Warmblitern. Greifswald, 1887. 8°. i Arendt W. — Zur Casuistik der Nephrektomie. Greifswald, 1887. 8°. i Bierbawm G. — Ein Fall von totaler Extirpation der Scapula wegen eines Fibrosarcoms. Greifswald, 1887. 8°. ' Bodenstein P. — Beitrag zur Casuistik von Deckung grosser Defekte am Arm durch einen Bauchlappen. Greifswald, 1887. 8°. * Bòttcher O. — Ueber die Anwendung des Antipyrin mit besonderer Beriick- sichtigung des Gelenkrheumatismus. Greifswald, 1887. 8°. * Brunk A. — De excerptis sreoì roù 10v r000v xa4 “Ourgov Biov ab Athe- naeo servatis. Gryphiswaldiae, 1887. 8°. * Busch E. — Laut- und Formenlehre der Anglonormannischen Sprache des XIV Jahrhunderts. Greifswald, 1887. 8°. ‘ Cohnstidt E. — Ueber die osteoplastische Fussresection nach Mikulicz. Greifswald, 1887. 8°. ' Delgado J. F. 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Ù Johgfisen Chr. — Die nordfriesische Sprache nach der Fohringer und Am- rumer Mundart. Kiel, 1862. 8°, ae * Jingst Th. — Bxperimentelle Unterucauasen ueber Sedum acre. Greifswald, 1887. 8°. * Katalog der Bibliothek des Kais. Leop.-Carol. Deutsch. Akademie der Natur- forscher. Lief. 1. Halle, 1887. 8°. ! Kessler R. — Eimige Fiille von Echinococcus hepatis mit Berucksichtigung der Actiologie und Therapie. Greifswald, 1887. 8°. * Ketel K. F. — Anatomische Untersuchungen ueber die Gattung Lemanea. Greifswald, 1887. 8° * Kiessling A. — Coniectaneorum spicilegium IV. Gryphiswaldiae, 1887. 4°. i Klinke G. — Quaestiones Aeschineae criticae. Lipsiae, 1887. 8°. i Klitekowski F.— Ueber die integration der m.'" Wurzel aus einer rationa- len Function. Greifswald, 1887. 8°. * Koch W. — Die conforme Abbildung des hyperbolischen Paraboloids auf einer Ebene. Greifswald, 1887. 8°. i ! Kokscharow N. v. — Materialien zur Mineralogie Russlands. Bd. X, S. 1-96. St. Petersburg, 1888. i Kòppler F. — Ueber das Antifebrin. Greifswald, 1887. go, i Kozusskiewice Y. — Ueber Pseudolenkaemie. Greifswald, 1887. 8°. .*Aruse A. — Ueber die Beziehungen des Kohlensauren Ammoniaks zur Uraemie. Greifswald, 1887. 8°. * Laspeyres. — Ueber Zeitalter und Entstehung des Cronicon Sclavicum quod vulgo dicitur Parochi Suselensis. S. L e a. 8°. * Lemlowski J. — Beitrag zur Behandlung primàrer perinephritischer Abscesse. Greifswald, 13887. 8°. # Lobert M.— Ein Fall von Thrombose der Pfortader. Greifswald, 1887. 8°. *Macks R.— Ueber den Zusammenhang zwischen psychischen Stérungen und Abpahme des Kéorpergewichts. Greifswald, 1887. 8°. * Martens F. — Geschichte der franzòsischen Synonymik. Teil I. Die Anfange der franzòsischen Synonymik. Stralsund, 1887. 8°. ' Mevs W. — Zur Legation des Bischofs Hugo von Die unter Gregor VII. Greifswald, 1887. 8°. * Michelsen A. L. J. — Urkundenbuch zur Geschichte Landes Dithmarschen. Altona, 1834. 4°. #Id. — Sammlung altdithmarscher Rechtsquellen. Altona, 1842. 8°. *Moerlin J. — Ueber indirecte Sternalfracturen. Greifswald, 1887. 8°. ' Niesel M.— Ueber die Wirkung fortgesetzter Kleiner Dosen von Schwefel beim gesunden Menschen. Greifswald, 1887. 8°. t Nitesch K. W. — Das Taufbecken der Kieler Nicolaikirche. Kiel, 1857. 89. :Observations de Pulkova publiées par O. Struve. Vol. XII. St. Pétershourg, 1887. 4°. i *Olbrich O. — Zwei Fille einer Complication von Carcinoma uteri mit Gra- viditit. Greifswald, 1887. 8°. = We * Pasche F. — Ueber Toluol- und Toluidindisulfosàuren und weber die Con- stitution der sechs isomeren Toluoldisulfonsiuren. Greifswald, 1887. 8°. t Pernice L. — Ueber die Wirkung localer Blutentziehungen auf acute Haut- entzindungen. Greifswald, 1887. 8°. tPfennig R. — De librorum quos seripsit Seneca « de ira » compositione et origine. Gryphiae, 1887. 8°. ' Philipsen H. — Ueber Wesen und Gebrauch des bestimmten Artikels in der Prosa Kéonig Alfreds auf Grund des Orosius (hs. L.) und der Cura Pastoralis. Greifswald, 1887. 8°. *Proske A. — Ein Fall von Dermoideyste des linken Ovariums. Greifswald, 987180. *Quellensammlung der Schleswig-Holstein-Lauenburgischen Gesellschaft fi vaterlindische Geschichte. Bd. I-IV. Kiel, 1962-1835. 8°. i Rahmer S.— Der gegenwirtige Stand der Lehre von den Lungenerkrankungen und von der Todesursache nach doppelseitiger Vagusdurchschneidung am Halse und experimentelle Beitrige zu dieser Frage. Greifswald, 1887. 8° * Ratjen H. — Verzeichniss der Handschriften der Kieler Universitàtshiblio- thek welche die Herzogthiimer Schleswig und Holstein betreffen. Kiel, 1858-1866. 8°. ‘Register ueber die Zeitschriften und Sammelwerke fir Schleswig-Holstein- Lauenburg-Geschichte. Kiel, 1872-73. 8°. * Report (Summary) of the operations of the geological and Natural history Survey to 31 Dec. 1887. Part III. Ottawa, 1888. 8°. # Roche W.la — Experimentelle Beitrige zur Eisenwirkung. Greifswald, 1887. 8°. *Sauer A. — Ein Beitrag zur Lehre von der Perspiratio insensibilis. Greifs- wald, 1887. 8°. t Schinke C. — Zur Casuistik der Leberkrankheiten. Greifswald, 1887. 8°. *Schirmer O. — Experimentelle Studie weber reine Linsencontusionen. Greifs- wald, 1887. 8°. — # Sehleich C. — Ueber einen Fall von pulsirenem Knochensareom des Ober- schenkels &. Greifswald, 1887. 8°. Schlesinger L. — Ueber lineare homogene Differentialgleichungen vierter Ordnung, zwischen deren Integralen homogene Relationen héòheren als ersten Grades bestehen. Berlin, 1887. 4°. (4c9.). * Schmidt 0. — Rousseau und Byron. Ein Beitrag zur vergleichenden Litte- raturgeschichte. Teil III. Rousseaus und Byrons schriftstellerische Eigen- art. Greifswald, 1887. 8°. ' Schòomann O. — Ueber Leukaemie in verschiedenen Lebensaltern mit beson- derer Beriicksichtigung eines Falles im 755° Jahre. Greifswald, 1887. 8°. ' Sehròder M. — Die Mitchell-Playfair' sche Mastkur in den Irren-Anstalten. Greifswald, 1887. 8°. * Schulze G.— Quaestionum Homericarum specimen. Gryphiswaldiae, 1887. 8°. — VI — * Seyler E. — Zur Casuistik der Hodensarcome. Greifswald, 1887. 8°. i Steîn E. — Ueber die Virkung fortgesetzter kleiner Dosen von Kampher beim gesunden Menschen. Greifswald, 1887. 8°. i Steinhausen G.— De Legum XII Tabularum patria. Gryphiswaldiae, 1887. 8°. i Susemihl 1. — De Platonis Phaedro et Isocratis contra Sophistas oratione dissertatio cum appendice aristotelica. Gryphiswaldiae, 1887. 4°. i Thimmel G.— Ueber einen Fall von allgemeiner Carcinose mit besonderer Bericksichtigung des klinischen Verlaufes. Greifswald, 1887. 8°. Ullrich V. — Zu Casuistik der Unterbindungen des truncus anonymus. Greifswald, 1887. 8°. 'Urkundensammlung der Gesellschaft fir Schleswig-Holstein-Lawenburgische Geschichte. Bd. IV. Kiel, 1874/75. 4°. î Wehner O. — Ueber zwei Denkschriften Radetzkys aus dem Frihjahr 1813. Greifswald, 1887. 8°. î Weinert M.— Zur Casuistik der Leukaemie bei Frauen. Greifswald, 1887. 8°. i Wendland S. — Ueber die Total-Exstirpation des Carcinomatoòsen Uterus. Greifswald, 1887. 8°. * Westphal O. — Ueber einen in akute Leukaemie ibergehenden Fall von Pseudoleukaemie. Greifswald, 1887. 8°. Wibel F. — Die Cultur der Bronze-Zeit Nord- und Mittel-Europas. Kiel, 1865. 8°. * Zielstorff :H. — Ein Fall von Unterleibscyste (Pancreascyste ?). Greifswald, 1887. 8°. Pubblicazioni periodiche pervenute all'Accademia nel mese di maggio 1888. Pubblicazioni italiane. ‘Annali di agricoltura. 1888, n. 142, 144, 148. Roma. 142. Atti della Commissione consultiva per la fillossera. — 144. Concorso di distil- latrici e di apparecchi enotecnici di saggio in S. Miniato (Firenze). — 144. Consiglio di agricoltura. Sess. 1887 dic. *Annali di chimica e di farmacologia. 1888. N. 4. Milano. Ciamician e Stilber. Ricerche sull’apiolo. Nota preliminare. — Sestini. Del rame negli esseri viventi. *Annali di statistica. Ser. IV, n. 16 e 20. Roma, 1888. 16. Statistica dei pensionati civili e militari dello stato. — 20. Notizie sulle condizioni industriali della provincia di Livorno. tArchivio della r. Società Romana di sto:la' patria. Vol. XI, 1. Roma, 1888. Cugnoni. Memorie della vita e degli scritti dal cardinale Giuseppe Antonio Sala. — Parisotti. Evoluzione del tipo di Roma nelle rappresentanze figurate dell’antichità clas- sica. — Z'omassetti. Della campagna romana. ‘Archivio storico italiano. Ser. V, t.I, 2. Firenze, 1888. Bertolini. Statuti della città di Concordia del MCCCXLIX. — Villari. Nuove que- stioni intorno alla « Storia di G. Savonarola e de’ suoi tempi » a proposito d’uno scritto del prof. F.C. Pellegrini. — Zini. Le Memorie del Duca di Broglie. *Archivio storico lombardo. Anno XV, 1. Milano, 1888. Sommi Picenardi. Le commende e i commendatori di S. Giovanni -di Persichello. — Intra. Il castello di Goito. — (€. Diarj di Marin Sanudo. — Calvi. Il poeta Giambattista Martelli e le battaglie fra classici e romantici. — Novati. Di un Codice sforzesco di Fal- coneria. — J/otta. Suicidî nel quattrocento e nel cinquecento. — Ghizzoni. Usi e costumi nuziali principeschi. Gerolamo Riario e Caterina Sforza (1473). — Beltrami. Il pavimento del duomo di Milano. *Archivio storico per le provincie napoletane. Anno XIII, 1, Napoli, 1888. Barone. Notizie storiche tratte dai Registri di Cancelleria del re Ladislao di Du- razzo. — Maresca. Memoria degli avvenimenti di Napoli nell’anno 1799 scritta da Amedeo Ricciardi napoletano. — Gaudenzi. Le vicende del Mundio nei territorî longobardi dell’Italia meridionale. — Bonazzi. Dei veri autori di alcuni dipinti della chiesa di S. Maria della Sapienza in Napoli. — Pèrcopo. La morte di Don Errico d’Aragona, Lamento in dialetto calabrese (1478). — Elenco delle Pergamene già appartenenti alla famiglia Fusco ed ora acquistate dalla Società di Storia patria. *Archivio storico siciliano. N.S. Anno XII, 4. Palermo, 1888. Salinas. Escursioni archeologiche. III. I Monastero di S. Filippo di Fragalà. — Starrabba. Catalogo ragionato di un protocollo del notaio Adamo de Citella dell’anno di XII indizione 1298-99, che si conserva nell'Archivio del Comune di Palermo. — Carini. Aneddoti siciliani. — Starrabba. Documenti per servire alla Storia delle condizioni degli ‘ abitanti delle terre feudali di Sicilia. — Za Mantia. Su i libri legali bruciati in Palermo per mano del boja. — Starrabba. Di un Codice Vaticano contenente i privilegi dell’archi- mandrita di Messina. — /d. Lettera al dottor Giuseppe Lodi, direttore dell’« Archivio sto- rico siciliano ». ‘Ateneo (L’) veneto. Ser. XII, vol. I, 1-3. Venezia, 1888. Martini. Filippo Cecchi. — Fabris. Sonetti. — Fradeletto. Pietro Aretino. — Boni. Monumenti d’architettura della Dalmazia. — Occioni-Bonaffons. Dell’abolizione dei premî scolastici (Breve studio). — Aiccoboni. Realismo e verismo. — Castellani. La stampa a Venezia, dalla sua origine alla morte di Aldo Manuzio seniore. Atti della r. Accademia delle scienze di Torino. Vol. XXIII, 9-10. Torino. 1888. Ferraris. Rotazioni elettrodinamiche prodotte per mezzo di correnti alternate. — Ovazza. Sul calcolo delle deformazioni dei sistemi articolati. — Morera. Sul problema della corda vibrante. ‘Atti della r. Accademia econ.-agraria dei georgofili di Firenze. 4* ser. vol. XI, 1. Firenze, 1888. Luciani. Sui fenomeni respiratorî delle uova del bombice del gelso. — Bargagli. Ri- cerche sulle relazioni più caratteristiche tra gli insetti e le piante. — Sestizi. Della com- posizione chimica dei cardi per la lana (Dipsacus fullonum). — Velvassori. Sulla scuola di pomologia e di orticultura alle Cascine. — Villari. Il lavoro manuale nelle Scuole elementari. — Varnuccini. Sulla legge di restituzione in agricoltura. — Passerini. Sulla quantità di olio contenuto nelle olive delle più comuni varietà delle campagne fiorentine. — Id. Ricerche chimiche sulla cenere di Coke e uso che potrebbe farsene in agricoltura. - tec-Wcsecor--=—E:<:REERCE IRE IT eee pi icone fran - — VII — ‘Atti del r. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti. Ser. 6, t. VI, 4, 5. Venezia, 1888. 4. Brizio. Il più recente metodo del Bechi per iscoprire l’olio di cotone nelle mi- scele. — Morsolin. Un umanista del secolo decimoquarto pressochè sconosciuto. — Spica. ricerche sulla diosma crenata (IL comunicazione). Sulla diosmina. — Castelnuovo. Sulle congruenze del terzo ordine dello spazio a quattro dimensioni. Seconda Memoria. — Martini. Esperienze di confronto fra varî tipi di accumulatori elettrici. — De-Z'oni. Intorno ad al. cune diatomee rinvenute nel tubo intestinale di una Trygon violacea pescata. nel- l'Adriatico. — 5. Lorenzoni. Eclisse totale della luna e contemporanee occultazioni di stelle osservate a Padova nella notte del 28 gennaio 1888. — Deodati. Della medicina legale, dei suoi ufficî e dei suoi limiti. — Z'amassia. Il progetto del Codice penale, presentato dal ministro Zanardelli, nei suoi rapporti con la giurisprudenza medica. Appunti. — Z'urazza. Introduzione ad un corso di statica dei sistemi variabili. — Spica. Studio chimico sui principî attivi dell’Abrus precatorius (Jequirity). -—— Wlacovich. Sulle fibrille del tessuto congiuntivo. — Zevi. Studî archeologici su Altino. I. Altino. II. Antichità altinati, raccolte nella Reali a Dosson. IMI. Assaggi eseguiti in Altino. #Atti e Memorie della r. Accademia di scienze, lettere ed arti in Padova. N. S. vol. III. Padova, 1887. Favaro. Seconda serie di scampoli galileiani. — Berti. Dale della natura col soggetto principale del dramma. — Orsolato. Appunti alla statistica medica di questa casa degli Esposti. — Crescini. Sul ritmo cassinese. -— Gloria. Difesa e desiderî a proposito degli ordinamenti delle pubbliche biblioteche e del Civico museo di Padova. — Tosatto. Sulla difterite cutanea. — Lorenzoni. Viaggio compiuto dall'astronomo Santini in Germania nell'autunno del 1843. — rigo. La rabbia e sua cura profilattica col metodo Pasteur. — De Leva. Della vita e delle opere di G. Cittadella. — Manfredini. Concetto scientifico della procedura civile. ' Bollettino dei Musei di zoologia ed anatomia cone della r. Università di Torino. Vol. III, n. 39-42. Torino, 1888. 39. Rosa. Sui generi Pontodrilus, Mierascolex e Photodrilus. — 40. /d. Sul Geoscolex maximus Lenck. — 41. /d. Nuova classificazione dei Terricoli. — 42. Camerano. Ricerche sopra i Gordî d’Europa e descrizione di due nuove specie. ! Bollettino della Commissione speciale d’igiene del Municipio di Roma. Anno VIII, 10-12. Roma, 1887. * Bollettino della Società generale dei viticoltori italiani. Anno III, n. 9-10. Roma, 1888. i Bollettino della Società geografica italiana. Ser. 3*, vol. I, 5. Roma, 1888. Hugues. Sul nome «America». —Porena. La geografia in Roma e il Mappamondo vaticano. — JI/illosevich. Intorno ad alcuni problemi geografici e cronologici collegati coi movimenti della terra. Conferenza. ‘Bollettino delle casse di risparmio. Anno III, 2° sem. 1886. Roma, 1887. Bollettino delle nomine (Ministero della guerra). 1888. Disp. 18-22. Roma. * Bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampa dalla Bi- blioteca naz centr. di Firenze. N. 57-58. Firenze, 1888. : Bollettino del Ministero degli affari esteri. Parte 1*, vol. I, 4; parte 2°, pag. 359- 538, Roma, 1888. Pubblicazioni della R. Accademia dei Lincei, Serie 1 — Atti dell’Accademia pontificia dei Nuovi Lincei. Tomo I-XXIII. Atti della Reale Accademia dei Lincei. Tomo XXIV-XXVI. Serie 22 — Vol. I. (1873-74). Vol. II. (1874-75). Vol. III. (1875-76). Parte 1% TRANSUNTI. 2% MEMORIE della Classe di scienze fisiche, matematiche e naturali. 3* MEMORIE della Classe di scienze morali, storiche e filologiche. WelbIVAGVSEVI VII. VIII. Serie 3* — TransuntI. Vol. I-VIII. (1876-84). MEMORIE della Classe di scienze fisiche, matematiche e naturali. Vol. I. (1, 2). — II. (1, 2). — III-XIX. MeMmorIE della Classe di scienze morali, storiche e filologiche. Vol. I-XIII. Serie 4° — RenpIcoNTI Vol. I, II. (1884-86). ’ Vol. III (1887). ” Vol. IV. (1888) Fase. 1°. MEMORIE della Classe di scienze fisiche, matematiche e naturali. Vol. I-IV. MemoRIE della Classe di scienze morali, storiche e filologiche. Vol. I-II. Vi. CONDIZIONI DI ASSOCIAZIONE AI RENDICONTI DELLA R. ACCADEMIA DEI LINCEI I Rendiconti della R. Accademia dei Lincei si pubblicano due volte al mese. Essi formano due volumi all’anno, corri- spondenti ognuno ad un semestre. Il prezzo di associazione per ogni volume è per tutta l’Italia di L. 10; per gli altri paesi le spese di posta in più. Le associazioni si ricevono esclusivamente dai seguenti editori-librai: Ermanno Lorscner & C.° — Roma, Torino e Firenze. ULrIco Horrri. — Milano, Pisa e Napoli. RENDICONTI — Luglio 1888. INDICE Comunicazioni pervenute all'Accademia sino al 1° Luglio 1888. MEMORIE E NOTE DI SOCI 0 PRESENTATE DA SOCI Taramelli e Mercalli. Alcuni risultati di uno studio sul terremoto ligure del 23 febbraio 1887. Pag. Righi. Di alcuni nuovi fenomeni elettrici provocati dalle radiazioni. Nota V. . . .. D) Vicentini ed Omodei. Sulla dilatazione termica di alcune leghe binarie allo stato liquido. da III (presentata dal Socio Blaserna) . . PM) Battelli. Sulle correnti telluriche (pres. 700 MPA E i AU PRESENTAZIONE DI LIBRI Pubblicazioni inviate in dono dai Soci: A. De Zigno e G. Paris; e dai signori: G. Castelli, G. Bernardi e C. Malagola 0 0 e i eee e] PERSONALE ACCADEMICO Lettera di ringraziamento inviata dal Socio straniero HM. €. Donders. 0/00» CORRISPONDENZA Corrispondenza relativa ali cambio el AT: BULLETTINO BIBLIOGRAFICO 29 0] REALE ACCADEMIA DEI LINCEI ANNO CCLXXXV. sl 888 SEC DEURAES: LL A- RENDICONTI I PUBBLICATI PER CURA DEI SEGRETARI | I Volume IV.° — Fascicolo 2° | 2° SEMESTRE Comunicazioni pervenute all'Accademia sino al 15 luglio 1888. | | | | I I | ROMA | TIPOGRAFIA DELLA R. ACCADEMIA DEI LINCEI PROPRIETÀ DEL CAV. V. SALVIUCCI 1888 ZE = ZE x È 5 2a == DIETE EEN ae RAI ELISA NI E E IE = | PENRYN OF CONA —Y | P, ì\ x GA L_N EN CUP PIRS ARA | e , N } | fi N° | Y nr 3 S Xu \ MARÉ6 1914 | FSONIAN-DLI ESTRATTO DAL REGOLAMENTO INTERNO PER LE PUBBLICAZIONI ACCADEMICHE l. 1. I Rendiconto della R. Accademia dei Lincei si pubblicano regolarmente due volte al mese; essi contengono le Note ed i titoli delle Memorie presentate da Soci e estranei, nelle due sedute mensili dell’ Accademia,nonchè il bollettino bibliografico. Dodici fascicoli compongono un volume, ‘ due volumi formano un'annata. 2. Le Note presentate da Soci o Corrispon- denti non possono oltrepassare le 12 pagine di stampa per la Classe di scienze fisiche, ma- tematiche e naturali, e 16 pagine per la Classe di scienze morali, storiche e filologiche. . Le Note di estranei presentate da Soci, che ne assumono la responsabilità, sono portate a 8 pagine di stampa per la Classe di scienze fisiche, e a 12 pagine perla Classe di scienze morali. 3. L'Accademia dà per queste comunicazioni 50 estratti gratis ai Soci e Corrispondenti, e 25 agli estranei; qualora l’autore ne desideri un numero maggiore, il sovrappiù della spesa è posta a suo carico. 4. I Rendiconti non riproducono le discus- sioni verbali che si fanno nel seno dell’Acca- demia; tuttavia se i Soci, che vi hanno. preso parte, desiderano ne sia fatta menzione, essi sono tenuti a consegnare al Segretario, seduta stante, una Nota per iscritto. ilo 1. Le Note che oltrepassino i limiti indi- cati al paragrafo precedente, e le Memorie pro- priamente dette, sono senz’ altro inserite nei Volumi accademici se provengono da Soci o da Corrispondenti. Per le Memorie presentate | da estranei, la Presidenza nomina una Com- missione la quale esamina il lavoro e ne rife- risce in una prossima tornata della Classe. 2. La relazione conclude con una delle se- guenti risoluzioni. - 4) Con una proposta di stampa della Memoria negli Atti dell’Accade- mia o in sunto o in esteso, senza pregiudizio dell’ art. 26 dello Statuto. - 3) Col desiderio di far conoscere taluni fatti o ragionamenti contenuti nella Memoria. - c) Con un ringra- ziamento all’ autore. - d) Colla semplice pro- posta dell'invio della Memoria agli Archivi dell’ Accademia. 8. Nei primi tre casi, previsti dall’ art. pre- cedente, la relazione è letta in seduta pubblica, nell’ ultimo in seduta segreta. 4. A chi presenti una Memoria per esame è data ricevuta con lettera, nella quale si avverte che i manoscritti non vengono restituiti agli autori, fuorchè nel caso contemplato dall’art. 26 dello Statuto. 5. L'Accademia dà gratis 75 estratti agli au- tori di Memorie, se Soci o Corrispondenti, 50 se estranei. La spesa di un numero di copie in più che fosse richiesto, è messa a carico degli autori. 0] RENDICONTI DELLE SEDUTE DELLA R. ACCADEMIA DEI LINCEI MEMORIE E NOTE DI SOCI 0 PRESENTATE DA SOCI pervenute all’ Accademia sino al 15 luglio 1888. ANNA Archeologia. Il Socio FroRELLI trasmette il fascicolo sui rinvenimenti di antichità per lo scorso mese di giugno e lo accom- pagna con la Nota seguente: « Il nuovo fascicolo comincia con l’ultima parte del lavoro del prof. Ghi- rardini intorno all’antichità del fondo Baratela presso Este (Regione X). Vi si discorre delle epigrafi euganee quivi rinvenute, di altri titoli pure euganei dell’agro atestino, e di altri lavori di arte non conosciuti per lo innanzi. « Succedono alla monografia del Ghirardini notizie intorno ad un ripo- stiglio di monete imperiali scoperte a Lizzano nella provincia di Novara (Regione XI), quindi altro rapporto sopra un sepolcro con bronzi di tipo etrusco e vasi dipinti esplorato nel territorio di Bibbiano in provincia di Reggio d'Emilia (Regione VIII); poscia varie relazioni sopra urne con leggende etrusche dissot- terrate nel territorio di Perugia (Regione VII); sopra nuove indagini della necropoli volsiniese in contrada Cannicella sotto Orvieto; e sopra un'iscrizione funebre latina del territorio di Bolsena. « Dal suolo di Roma (Regione I) continuarono a ritornare in luce fram- menti epigrafici. Un pezzo di lapide iscritto, scoperto presso la chiesa di s. Martino ai Monti, portava i nomi di Severo e Caracalla, e spetta all'anno 203 delle. v. Due altri pezzi scavati nel luogo medesimo appartengono ad un antico calendario inciso con belle lettere di età augustea, su grande tavola RexDICONTI. 1888, Vor. IV, 2° Sem. 5 i pi di marmo. Il primo di questi si riferisce ai primi tre giorni di aprile ed ai quattro primi giorni di maggio; il secondo ai giorni dal 18 al 29 di aprile. Ii luogo del trovamento, le particolarità della paleografia, il numero dei giorni danno fondato motivo per credere che cotesti frammenti spettino a quei mede- simi fasti calendari che si chiamano £sguz/zni, e che contengono le indicazioni proprie dei giorni 20-31 maggio, 18-30 giugno (cfr. C. Z. Z. I, p. 310 n. VII. « Nell'area del Castro Pretorio sopra un pavimento in musaico si è sco- perto un cippo votivo con iscrizione alla Fortuna restitutrice, dedicato da un tribuno il cui nome venne abraso. « Ma la scoperta più importante è avvenuta nei lavori del Tevere. De- molendosi un vecchio muro di rincontro al vicolo del Polverone, nell’area già occupata dal giardino del Palazzo Farnese, sono stati recuperati nei giorni ultimi di giugno quattordici pezzi della pianta marmorea capitolina. Non è necessario ricordare come questi avanzi preziosissimi della topografia urbana dissotterrati nel Foro Romano nel secolo XVI, fossero rimasti nel palazzo Farnese fino al 1742, quando sotto il pontificato di Benedetto XIV passarono in Campi- doglio. Nè anche è questo il luogo per trattare la lunga questione intorno ai pezzi della detta pianta che andarono smarriti, questione che potrà in molte parti essere sciolta con lo studio di quelli ora recuperati, e che senza dubbio, tolti dal numero degli altri che si conservarono nella casa farnesiana fino al 1742 vennero adoperati per l’uso ignobile, nel muro del giardino sulla sponda si- nistra del Tevere. Mi basti per ora dare l'annunzio della pregevolissima sco- perta, ed aggiungere che per disposizione del Ministero dell'Istruzione Pub- blica i pezzi recuperati sono stati destinati alle raccolte antiquarie del Cam- pidoglio, per essere esposti unitamente agli altri della famosa pianta capitolina. « Nuove indagini si fecero nel tempio di Diana nemorense presso il lago di Nemi, e vi si scoprirono altri avanzi della solita stipe votiva, cioè monete in bronzo di coniazione campana, lucerne fittili ed utensili comuni. Va notata una iscrizione votiva a Giunone, recuperata in questi nuovi scavi, e che di- mostrerebbe come anche la regina degli dei avesse avuto nel santuario ne- morense un particolare sacello. « Varie epigrafi latine si ebbero dalla Marsica. Una, scoperta presso il villaggio le Case Santa Croce nel comune di Canistro, nella valle del Liri, non lungi dal luogo ove sboccano in questo fiume le acque del Fucino per l'antico emissario, porta una dignità municipale di Antino de Marsi, e giova allo studio dell'antica topografia. « In Regio di Calabria (Regione III) fu aggiunto al Museo civico un bel frammento d'iscrizione greca agonistica recuperato nelle demolizioni del muro medioevale presso la Candelora. Si ebbe pure un piccolo avanzo di iscri- zione greca-bizantina forse di qualche sacello dedicato alla Madonna. « Copiose notizie di rinvenimenti appartengono alla Sardegna. In Ca- gliari si esplorarono parecchie tombe nel fondo /a dofanica, dove estendevasi DO la necropoli Calaritana. La suppellettile funebre recuperata è in generale di età romana, salvo alcuni oggetti che accennano ad età anteriore. Tra questi è un cippo con iscrizione probabilmente fenicia, esposto ora nelle raccolte di quel Museo. « In Portotorres si recuperarono parecchi antichi marmi nei lavori del porto, e dal suolo dell'antica Oblia in Terranova Pausania provennero vari frammenti lapidari latini, e mattoni con bolli di fabbrica. « Dal territorio stesso di Olbia e precisamente dal villaggio di Telti si ebbero infine alcune iscrizioni, ed antichità varie, che confermano doversi quivi collocare un centro abitato dell'età romana ». Etnografia. — Collezione etnografica dell’ isole dell’Ammira- qliato esistente nel Museo Preistorico di Roma. Nota del dottore G. A. CoLini, presentata dal Socio PIGORINI. « L'arcipelago dell'Ammiragliato situato ad O. della Nuova Annover fra 1° 40’ e 3° 30" lat. S. e 145° 30' e 148° 30' long. E., si compone di una grande isola chiamata generalmente nelle carte col nome dell’ Arcipelago (!), e di molte altre piccole fra le quali la principale è quella di Gesù e Maria. « Scoperto nel 1616 da Le Maire e Schouten che lo chiamarono Ven- ticinque isole, fa veduto nel 1767 dal capitano Filippo Carteret da cui rice- vette il nome attuale, e dopo di lui fu visitato nel 1781 dal capitano Fran- cesco Maurelle e nel 1792 dal D'Entrecasteaux e dal Labillardière (*). Tut- tavia le informazioni più complete e più particolareggiate intorno a quegli in- digeni si debbono al Miklucho-Maclay e al prof. Moseley: il primo visitò quelle isole dal 1876 al 1883; l'altro, che fece parte come naturalista della spe- dizione scientifica inglese sullo Challenger, si trattenne alla costa N-0. del- l'isola dell’Ammiragliato a Nares Harbour dal 3 al 10 marzo 1875 (8). « Le popolazioni dell'Ammiragliato sono melanesiane. Il Turner nei crani (1) Il capitano Francesco Maurelle la chiamò Bosco (Meport on the scientific results of the voyage of H. M. S. Challenger during the years 1873-76. — Narrative, vol. I, parte 2, 1885, cap. XVII, p. 699). I nativi dell’isola Agomes o Hermit, discendenti dalla popolazione dell’ Ammiragliato, la riconoscono sotto il nome di Taui: è quindi molto probabile, secondo l'opinione del Miklucho-Maclay, che questo sia il nome indigeno non ancora dimenticato dagli emigranti ( Verh. d. Berliner Gesellsch. f. Anthr. ece., 1878, p.109). (2) Meinicke C., Die Inseln des Stillen Oceans, Lipsia, 1875-76, parte I2, lib. II, sez. 2, cap. I, p. 142-43; Pep. cit., vol. I, parte 2, p. 696-9. (8) Moseley, Journ. Anthr. Inst. of Great Britain ecc., vol. VI, p. 379; Miklucho Maclay, Verh. d. Berliner Gesellsch. f.. Anthr. ecc., 1876, p. 290-1, con tav.; 1878, p. 109, con tav.; 1882, p. 576; Arch. per l’Antr. e la Etn. del prof. Mantegazza, vol. XII, p. 383. Per altre comunicazioni fatte dal Miklucho-Maclay all’ imp. Società russa di geo- grafia confr. i riassunti nell’Ausland, 1883, p. 644; Rev. d’Anthr., di Parigi, 1883, p. 484. gg o portati dallo Challenger trovò in modo notevole pronunziati i caratteri distin- tivi di questa razza (!). Nel loro linguaggio è singolare che i vocaboli pei numeri 8 e 9 sono formati per sottrazione, detraendo cioè rispettivamente da 10 i numeri 2 ed 1, sistema seguito da alcuni Indiani dell'America settentrionale, dagli Aino di Yesso e dai Micronesi dell'isola Yap (Caroline Occidentali). Il loro cibo vegetale consiste specialmente nel sagu e nella noce del cocco, ma col- tivano inoltre in piccole quantità il Caladium esculentum (taro) e i banani, ed hanno una canna da zucchero di qualità superiore a quella della Baia di Humboldt. Allevano un numero notevole di porci; i cani invece sembrano scarsi, poichè riuscì al Moseley di vederne solamente due (?). « Confrontando i racconti dei primi viaggiatori coi risultati delle più recenti esplorazioni, pare che questi Melanesi nel lungo spazio di tempo decorso dopo le prime relazioni con gli Europei abbiano poco modificato i loro usi, e che la civiltà abbia esercitato sopra i loro costumi un’infuenza molto limitata. Infatti all’epoca della visita dello Challenger mostravano la più alta meraviglia nell'osservare la bianchezza degli Europei sotto gli abiti, non com- prendevano l'uso del tabacco, nè delle pipe, ‘nè degli specchi; cercavano di adattare questi ultimi sulla testa e sul petto a guisa di ornamenti. Possede- vano asce di ferro, ma non sapevano lavorare questo metallo; perciò ricusa- vano i pezzi che non potevano immediatamente essere messi in uso, e preferivano specialmente i piccoli frammenti di cerchi per farne teste di asce. Si mo- stravano desiderosi di commerciare, offrendo tartaruga di varie qualità, di cui conoscevano il valore relativo. Non avevano però molta conoscenza delle merci europee, così che accettarono vecchi giornali tedeschi credendoli stoffe di maggior pregio, finchè cadde la pioggia. Avevano già imparato a fabbricare pel commercio asce di conchiglia e modelli di canotti, i quali erano così male lavorati come gli oggetti che ricevevano in cambio (5). « Fra i prodotti industriali di quelle isole da lungo tempo attirarono spe- cialmente l'attenzione dei viaggiatori e degli studiosi i giavellotti. Già il Carteret osservò, che avevano la punta d'una pietra turchiniccia, e 11 Labil- lardière ne diede poi la figura e una particolaroggiata descrizione (‘). Ai giorni nostri furono più volte illustrati nelle opere di Etnografia generale e nei Ca- taloghi dei Musei, ma siccome gli esemplari venuti pei primi in Europa erano, almeno in gran parte, acquistati a Capo York dai commercianti di ma- dreperla e di tartaruga, così non si avevano idee molto esatte intorno alla (') TurnER, Rep. cit., vol. I, parte 2, p. 730; Zoology, vol. X, parte 29, Report on the human skeletons. — The Crania, 1884, p.51; Journ. Anat. and Physiol., vol. XVI, p. 135. (2) Moseley, p. 382, 390-3, 402. (3) Moseley, p. 406-7, 412, 417-9. (4) Carteret, Voyages autour du monde dell'Hawkesworth, trad. frane., Parigi, 1774, vol. II, cap. VII, p. 182; Labillardière, Rel. du voy. à la recherche de La Pérouse, Parigi, anno VIII, vol. I, p. 263-4, Atlante, tav. XXXVIII, fig. 25. maori E loro provenienza. A prova del fatto basti ricordare, che nel celebre lavoro del Lubbock: / tempi preistorici e l’origine dell’incivilimento (p. 72, fig. 95-6), uno di tali giavellotti è attribuito ai Neo-Caledoni ('). « Il Museo Preistorico di Roma ne possiede una bella serie: alcuni fu- rono inviati nel 1873 alla Società geografica italiana dal Beccari, che indub- biamente li ricevette dal capitano Redlich, il quale visitò l'arcipelago del- l'Ammiragliato nel settembre del 1872 (?); altri erano compresi nelle colle- zioni acquistate recentemente dal dott. Finsch e sono dell’isola Gesù e Maria (?). « Le parti più importanti di questi giavellotti sono le lame consistenti in grandi schegge di ossidiana, con una faccia liscia più o meno concava, e con una costa tagliente in rilievo nel mezzo dell'altra. Le punte ed i lati sono per lo più leggermente ritoccati per renderli affilati, ma le facce e gli an- goli sono lasciati rozzi nello stato originale, e perciò queste cuspidi sebbene sieno in generale di forma triangolare, pure presentano notevoli differenze ed irregolarità. Qualche scheggia poi essendo per se stessa tagliente, è stata messa in uso senza punto ritoccarla. L'orlo inferiore, secondo il Moseley, è sempre arrotondato per adattarlo all'asta. I diversi esemplari variano al- quanto nella grandezza. Uno dei più grandi, senza la parte conficcata nel- l'asta, misura 20 centimetri di lunghezza con 4 di larghezza alla base: un altro è lungo 175 millimetri e largo 45, mentre il più piccolo ha 45 mil- limetri di lunghezza e 40 di larghezza. Tali cuspidi sono accuratamente conservate entro guaine coniche fatte con foglie secche di banani, e sono ta- glientissime ed appuntite. I nativi indicano le montagne dell’ interno del- l'isola principale come luogo di provenienza dell'ossidiana (4). « Le punte sono unite alle aste di legno o di canna, fiessibili e leg- gere, mediante un apparecchio intagliato nel legno, e i varî pezzi sono quindi (1) Wood, The nat. hist. of man, Londra, 1880, p. 302; Tylor, Anthropology, Londra, 1881, p. 191, fis. 58 4; Ratzel, Vòlkerkunde, Lipsia, 1885-88, vol. II, p. 240, tav., fig. 1 e 18; Catal. of the objects of ethn. art in the national Gallery publish. by direct. of the Trustees of the public Library and Museums of Victoria, Melbourne, 1878, p. 111-4, nn. 153 A, 153 B, 153 C, 153 D; Schmeltz e Krause, Die ethnogr.-anthr. Abtheil. des Mus. Godeffroy in Hamburg, Amburgo, 1881, p. 77-8, nn. 3035-6, p. 445, n. 3479-81; Moseley, p. 408-9, tav. XX, fig. 1-10; Rep. cit., vol. I, parte 2, p. 718-20, tav. G e tav. H, fig. 1. (2) Bollet. Soc. Geogr. Italiana, 1873, fasc. IV-V, p. 64; 1874, p. 481-2; Journ. R. Geograph. Soc. di Londra, 1874, p. 82. (3) Original-Mitth. aus d. ethn. Abtheil. d. Kgl. Museen zu Berlin, anno I, fase. 2 e 3, p. 62. (4) Sarebbe di grande importanza conoscere come sono preparate le schegge di ossi- diana dai Melanesi dell’Ammiragliato, ma non si trova in proposito alcuna notizia. Gli antichi Messicani, che usavano largamente dell’ossidiana per fare armi, utensili ed orna- menti, ottenevano mediante la pressione magnifiche schegge, con cui facevano anche col- telli e rasoi. Il Cortes vide i barbieri nel gran mercato di Tlatetolco radere i nativi con simili rasoi (Torquemada citato dal Lubbock, / tempi preistorici, ecc., p. 72-4; Tylor, Anahuac, Londra, 1861, p. 97, e Appendice, p. 331-2). Mon — legati insieme con sottili cordoncini e fermati solidamente con un mastice tenacissimo estratto dal frutto del Parinarium laurinum. La maggior parte dei giavellotti hanno l'intero congegno e i fili nascosti sotto uno spesso strato di questo mastice colorito di rosso, sopra cui spiccano figure geometriche nere circoscritte da linee incise, generalmente dentellate, riempite di bianco. In altri, decorati con maggiore ricchezza e con migliore gusto, il mastice è usato più parcamente, e i fili delle legature lasciati scoperti formano figure rom- boidali, triangolari ecc. colorite di bianco, rosso e nero e ornate con semi di Coix lacryma attaccati simmetricamente. « Gli indigeni dell'’Ammiragliato possiedono un'enorme quantità di queste armi e le cedono in cambio con facilità. Si usano gettandole con la mano, tanto in guerra, quanto nella caccia dei porci. La loro lunghezza negli esemplari del Museo varia da m. 1,49 a 1,93. Uno solamente, più lungo degli altri, mi- sura m. 2,38, e si distingue per la grande cuspide di ossidiana quasi come foglia di lauro, accuratamente ritoccata, e per una seconda punta di spina di pesce conficcata dietro la prima. L'asta, intagliata e colorita con ricerca- tezza ed abilità, rappresenta nella parte superiore una figura di donna alta 9 centimetri. « I nativi dell’isole dell'Ammiragliato si servono altresì delle teste dei giavellotti a guisa di coltelli, rompendole poco sotto -il punto d'inserzione nelle aste. Generalmente però quando le schegge di ossidiana sì destinano a quest'uso, sono adattate in un breve manico di legno. Nella collezione del Finsch abbiamo uno di tali utensili, proveniente dall'isola Low a S-E. di quella di Taui. Ha il manico di legno, conico, spalmato con mastice, colo- rito di rosso ed ornato, come la parte superiore dei giavellotti, con incisioni bianche e fasce nere. L'intera lunghezza è di 26 centimetri. La lama è trian- golare, lunga 13 centimetri, e larga 5 alla base. Simili coltelli essendo ta- glientissimi, sì adoperano dagli isolani per tatuarsi, o come rasoi per radersi i peli del viso, compresi quelli dei sopraceigli (!). « L'uso che quegli indigeni fanno delle schegge di ossidiana, richiama alla mente uno dei caratteri principali delle industrie umane nella loro in- fanzia. In questo periodo le armi e gli utensili non erano spesso distinti, ed un medesimo strumento serviva egualmente a rompere i crani e le noci, e a tagliare i rami degli alberi e le membra degli uomini. La somiglianza poi che vi è fra queste punte e le cuspidi di selce del tipo di Moustier (?), pre- senta grande interesse per gli studiosi dell'Archeologia primitiva, perchè serve a mostrare il diverso uso a cui tali cuspidi potevano essere destinate, adat- tandole o ad un breve manico, o ad una lunga asta di canna o di legno. (1) Labillardière, vol. I, p. 254; Moseley, p. 386, 401, 407, tav. XXI, fig. 10; Rep. cit., vol. I, parte 2%, p. 717, tav. I, fio. 1 e 2; Miklucho-Maclay, Verh. cit., 1878, p.111; Ratzel, p. 240, fig. 9-11. (2) De Mortillet, I/usée Préhist., Parigi, 1881, tav. XI, fig. 62-4; XII, fig. 67-73. e gr > _Òmm_m_m_mm I DIOR È « Nelle collezioni del Finsch è compreso inoltre un curioso pugnale pro- | veniente dall'isola Gesù e Maria, il quale ha la lama di spina di 77yg0r (2), unita mediante mastice al manico di legno leggero, elegantemente intagliato (1). Tali armi sono ricordate nella relazione della spedizione scientifica inglese, ma non vi si accenna in alcun modo al loro uso (?). Pugnali poco differenti si trovano nell'isole Palau, ove forse servono, scrive il Ratzel, per tormen- tare i prigionieri e per infliggersi ferite in segno di lutto (3). « Fra gli oggetti del Museo Preistorico che probabilmente spettano al- l'isole dell’ Ammiragliato, vi ha pure una piccola ascia con testa di 7ere- bra maculata, donata dal sig. Luciano Manara. Sappiamo dal Moseley che anche all’epoca della sua visita, mentre le asce di 7ridacna è di HMippopus . e le accette di pietra erano rarissime, le piccole asce invece di Teredbra s'incontravano abbastanza di frequente in quell’'isole, e che ciascun’ uomo ne portava una appesa sulla sinistra spalla, sebbene nella maggior parte dei casi la conchiglia fosse stata sostituita da un pezzo di cerchio di ferro (4). L'esemplare del Museo è benissimo conservato, e si distingue specialmente per la copia e pel gusto degli ornamenti del manico, che consistono in in- tagli a traforo e in una figura di coccodrillo. Malgrado però che la gran- dezza, la forma e sopratutto le decorazioni richiamino alla mente gli uten- sili simili e le arti delle isole dell'Ammiragliato, tuttavia mancando indi- cazioni precise, è difficile con sicurezza determinare la provenienza di que- st oggetto, poichè asce poco differenti sono usate eziandio negli arcipelaghi vicini (?). « Non sono rappresentate nel Museo di Roma le stoviglie, di cui questi Melanesi si servono per cucinare e per l’acqua; vi hanno invece due dei vasi di legno che usano per mangiare. Sono compresi nella raccolta del dott. Finsch e provengono dall'isola Gesù e Maria (5). Uno, piccolo ed ovale, come i vasi di Porto Finsch e della Baia Astrolabio sulla costa N-E. della Nuova (1) Original-Iitth. cit., p. 62. (2) Moseley, p. 407; Rep. cit., vol. I, parte 2° p. 718. (3) Pao. 154, 157, 158. 3 (4) Moseley, p. 407, tav. XXI, fio. 8; ep. cit., vol. I, parte 2* p. 716, fig. 246: itatzel, p. 246. (5) Nel Museo di Roma si conserva una testa di Zerelra per ascia dell’isola Nu- guoro (Monteverde) (Caroline Centrali), ed il Finsch riferisce che nella Nuova Irlanda erano ancora usate nel 1885 asce di Terebra per scavare canotti, e per questo lavoro erano preferite a quelle di ferro. Il dott. Martens inoltre ne descrive una che proverrebbe, se- condo la sua opinione, dalla Nuova Guinea, ma questa provenienza dev'essere accettata con qualche riserva. (Original-Mlitth. cit., pag. 68; Verh. cit., 1887, p. 25-6, fis. 6: Zeitschr. f. Ethn., 1872, p, 82; Schmeltz e Krause, Die ethnogr-anthr. Abtheil. ecc., p. 337-9, n. 653, 662, 3332). i (6) Original-Ifitth. cit., pas. 62 ogni Guinea (/), richiama alla mente per la forma un canotto, mentre l'altro, più grande, è quasi emisferico. Ambedue posano sopra quattro piccoli piedi, partico- larità che si trova comunemente nei vasi di quelle isole. Sono ornati con ele- ganti intagli sotto l'orlo: oltrechè il primo ha anche figure umane scolpite alle due estremità. I nativi sono espertissimi nell’ arte d'intagliare il legno, e della loro abilità fanno mostra specialmente nella lavorazione dei vasi da mangiare, notevolissimi per le loro graziose forme e pei manichi delicata- mente scolpiti (*). Ai vasi va unita una coppa per l’acqua, fatta col guscio della noce del cocco, la quale merita attenzione solamente pel lungo manico intagliato nel legno. « È comune presso gli indigeni dell'Ammiragliato l’uso di masticare la noce di areca insieme alla calce ed alla foglia del dezel. Conservano la calce talora in astucci di bambù, ma più comunemente si servono di zucche singo- lari per la forma che ricorda un orologio a polvere, e per le decorazioni a linee curve e spirali eseguite mediante il fuoco. Ve ne hanno nel Museo due esemplari, provenienti dall'isola Gesù e Maria insieme ad alcune spatole di legno con cui la calce si porta alla bocca. Queste in generale sono lisce, una solamente ha il manico intagliato (3). « Gli ornamenti personali di quell’ arcipelago non presentano quasi al- cuna originalità : la maggior parte, compresi i magnifici dischi di 7ridacna e tartaruga che si portano sulla fronte o pendenti sul petto, trovano perfet- tamente il loro riscontro in quelli dell’isole vicine. Merita invece attenzione il modo di vestire, che sotto qualche aspetto è caratteristico. Le donne hanno per unico vestimento una cintura intorno la vita, a cui sono fermati due pugni di erbe, o forse di foglie di Pandanus preparate, l'uno dei quali pende davanti e l'altro più lungo dietro. Gli uomini usano una fascia di stoffa di corteccia d'albero, probabilmente della 7hespesta populnea, lunga m. 1,52 e larga 15 centimetri, che adattano intorno alla vita, facendola poi passare fra le gambe. Talora si dispensano anche di questo vestito embrionale, ed allora si limitano ad introdurre l'estremità del pene entro una conchiglia Ovula ovum. « Il Labillardière per primo diede su tale costume particolareggiate no- tizie, che poco differiscono dalle informazioni dei recenti viaggiatori più degni di fede. La conchiglia si usa solamente dagli adulti, che in generale v'intro- ducono il membro fin sotto il glande. La portano di rado sotto la fascia di (1) Finsch, Catal. d. ethn. Samm. d. Neu Guinea Compagnie ecc., n. 117, 237; Ori ginal-Mitth. cit., p. 97, 99. (2) Moseley, p. 406,, 410; Rep. cit., vol. I, parte 2°, p. 718, 720.1, fig. 252-5 e tav. M.; Ratzel, p. 256. (8) Original-Mitth. cit., p. 62; Rep. cit., vol. I, parte 2°, p. 712, fig. 241 e tav. K, fi. 2, 2a, 2b, 3; Labillardière, vol. I, p. 262-3, Atlante, tav. III; Moseley, p. 402, 406, 418, 421-2, tav. XX, fig. 14. Cit | matoo _M stoffa. Per lo più quando si mettono questa, ripongono quella in un sacchetto pendente dal collo. Il Labillardière riferisce che la pressione della conchiglia produce sul prepuzio infiammazione e tumori, ma questa notizia non è stata confermata dai recenti viaggiatori. Sono invece tutti concordi nel descrivere la grande ripugnanza e la vergogna che manifestano gli indigeni nel mostrarsi al pubblico senza la fascia o la conchiglia, in modo da far credere che il senti- mento della decenza sia in questa popolazione molto sviluppato (1). « Nelle collezioni del Museo esiste una di simili conchiglie dell’isola Gesù e Maria (?). Ha la bocca alquanto allargata con la rottura di una parte delle labbra, ma non tanto da potervi introdurre comodamente il dito mi- gnolo. È decorata artisticamente con incisioni annerite, che formano figure romboidali, triangolari ecc. ». Fisica. — Sulla dilatazione termica di alcune leghe binarie allo stato liquido. Nota IV (?) di G. VIcENTINI e D. OMODEI, pre- sentata dal Socio BLASERNA. VII. Zega. 82 Pb + 18 Sb. « Per questa lega si è trovata la necessità di ricorrere a dilatometri con cannello relativamente largo; e ad onta di ciò abbiamo incontrate delle difficoltà a studiarla a temperature inferiori ai 300°, causa la pastosità che essa assume. Con un poco di lega di gr. 51,9226 introdotta nel dilatometro XII si è trovato che allo stato solido possiede la densità D-° =9,9658. « Qui sotto non registriamo che la densità della lega liquida a tempe- rature superiori a 300° omettendo quelle avute a temperature più basse perchè alquanto incerte causa l’accennato inconveniente. (1) Labillardière, vol. I, p. 259-60, Atlante, tav. III; Moseley, p. 397-9, tav. XXIII, fig. 4-5; Rep. cit., vol. I, parte 2°, p. 709, tav. XXIX; Schmeltz e Krause, Die ethn.-anthr. Abtheil. ecc., p. 445, n. 3525; Miklucho-Maclay, Verh. cit., 1878, p. 113 e nota; Redlich, Journ. R. Geograph. Soc. cit., p 32; Meinicke, p. 145. L’uso di coprire solo in parte gli organi genitali, e sopratutto il glande, non è speciale agli indigeni dell’ Ammiragliato, ma è stato osservato in molte isole della Melanesia, e trova riscontro nella vergogna e nella repugnanza che manifestano alcuni Polinesi nel mostrare il glande nudo (Ratzel, p. 231; Miller F., Allgemeine Ethnographie, 2.* edizione, Vienna, 1879, p. 130; Waitz-Gerland, Anthr. d. Naturvòlk., vol. VI, p. 28, 561, 562, 565, 567; Finsch, Cat., cit., fasc. II, n. 887, 934-5). Per la spiegazione e l’imporanza di questo costume confr. Moseley, p. 398-9. (2) Original-Mitth. cit., p. 62. (3) V. pag. 19. RenpICONTI. 1888, Vor IV, 2° Sere. 6 BU) — TaBELLA XV. Densità della lega 82 Ph 4 18 Sh fra 300° e 350°. Dilatometro XII s4-6= 5,25878 w= 0,004214 P = 53,0933 1% Serie | 2* Serie (® Ia 303° | 9,6305 || 3000 | 9,634 BE 326 | 96007 || 325 | 9,602 348 9,5718 ||. 350 9,570 320 9,6048 « La curva che riunisce i valori della serie 1 è una retta dalla quale si sono tolte le densità da 300 a 850°, raccolte nella seconda parte della tabella XV. « Abbiamo provato a studiare la lega con altri dilatometri, ma non avendo cannelli abbastanza larghi, tutti i tentativi fatti con tubi a piccolo diametro non riuscirono a nulla. Crediamo però sufficienti i dati segnati sopra, per fare i soliti calcoli i quali portano ai risultati seguenti : « Coefficenti di dilatazione della lega liquida a = 0,0001834. «“ Coefficiente di dilatazione dell’antimonio 0,000155. « Densità dell’antimonio liquido a 350° D'—=>6:615: «< Densità dell'antimonio liquido alla temperatura di fusione Di=-1053! « Discuteremo in altro luogo i risultati ottenuti colle due leghe di piombo ed antimonio. Qui notiamo solo che abbiamo . cercato di combinare in lega l’antimonio collo stagno nella proporzione Sn Shy ma non siamo riu- sciti ad ottenere una lega tale da poter essere assoggettata allo studio, con sicurezza di risultati, separandosi essa con facilità in parti di diversa com- posizione. i VIII. Lega. 90 Cd 4- 10 Zn. « La lega VIII è stata studiata col dilatometro XIII per il quale si ha: Wors=9,87711 w= 0,00273. « Causa la grande variazione di volume che subisce la lega nel fon- dere, era necessario introdurre nel dilatometro una tal quantità di essa, che allo stato solido non giungesse nel cannello. e e rgfivJsSS>3= 4 « Col dilatometro XIII contenente un peso di lega P= 30,5757 si sono fatte due serie di determinazioni a tre sole temperature, superiori ai 300°; i risultati ottenuti nelle due serie per temperature corrispondenti essendo molto concordanti, si sono fatte le medie dei dati di osservazione prima di calcolare con essi la densità. Ciò per brevità di calcolo. Si ebbero così i seguenti valori: t = 308.8 D= 7,8358 323.5 1,9174 346.2 7,7906 e l'altro (cioè la diossitionaftalina) preparato dalla ditta Dahl e C. e da me, corpo della formola (C,0 H+ OH)» S ». PRESENTAZIONE DI MEMORIE DA SOTTOPORSI AL GIUDIZIO DI COMMISSIONI F. RanIERrI. Sui diagrammi degli sforzi lungo le aste delle travature reticolari indeformabili non triangolari soggette a carichi mobili. Presen- tata dal Socio CREMONA. PRESENTAZIONE DI LIBRI Pervennero all'Accademia le seguenti pubblicazioni, inviate in dono da Socî e da estranei: E. LevasseuR. Lsquisse de l'Ethmographie de la France. G. A. Hirn. Za Thermodynamique et l’étude du travail chez les étres vivants. — Construction et emploi du métronome en musique. — Theorie et application du pendule à deux branches. J. LeNHossEk. Varie Memorie d'anatomia, di cui l'elenco sarà inserito nel Bullettino bibliografico. Studi editi dalla Tniversità di Padova a commemorare l'ottavo cen- tenario dalla origine della Università di Bologna. Vol. I-III, inviati dal- l’Università di Padova. ELEZIONI DI SOCI Colle norme stabilite dallo Statuto e dal Regolamento, si procedette dal Presidente alla elezione di Socî e di Corrispondenti nelle due Classi del- l'Accademia e si ebbe il risultato seguente: Classe di scienze fisiche, matematiche e naturali Fu eletto Socio nazionale: Nella Categoria III, per la Geologia e Paleontologia: ACHILLE DE Zieno. Furono eletti Socî stranieri: Nella Categoria I, per la Matematica: GruLio ENRICO PoIrNncARE ed HERMANN ScHwaRZ; per la Meccanica: Gustavo ApoLro HIRN e Mau- rIZIO Levy; per l'Astronomia: A. AuwERS; per la Geografia matematica e fisica: GioRGIO AUGUSTO SCHWEINFURTH. Nella Categoria II, per la iséca: GrorGIo GABRIELE STOKES. Nella Categoria IV, per la Zoologia: ALESSANDRO AGASSIZ; per l’Agronomia: Luci PastEUR; per la Patologia: Lurcr RANVIER e Ro- BERTO KocH. Queste nomine saranno sottoposte all'approvazione di S. M. il Re. Furono inoltre eletti Corrispondenti: Nella Categoria I, per la Matematica: Viro VoLTERRA; per la Meccanica: GiusePPE CoLoMBo. E Nella Categoria II, per la Chimica: Giacomo CIAMICIAN e FRAN- cesco MauRO. Nella Categoria IV, per la Botanica: GIOVANNI ARCANGELI; per la Zoologia: GrusEePPE BELLONCI; per l'Agronomia: ApoLro TARGIONI-Toz- ZETTI; per la Fiszologia: PieTRo ALBERTONI; per la Patologia: Pro Foà. Queste nomine furono proclamate dal Presidente con Circolare del 14 luglio 1888. Classe di scienze morali, storiche e filologiche Furono eletti Socî nazionali: Nella Categoria II, per l'Archeologia: GiuLIio DE PETRA. Nella Categoria IV, per le Science filosofiche: CARLO CANTONI ed AuGUusto CONTI. Nella Categoria V, per le Scienze giuridiche: CarLo FRAN- cESCO GABBA. Furono eletti Socî stranieri: Nella Categoria I, per la Filologia: FRANZ MikLOSICH. Nella Categoria 1I, per l'Archeologia: WoLFrAaNGO HELBIG. Queste nomine saranno sottoposte all'approvazione di S. M. il Re. Furono inoltre eletti Corrispondenti: Nella Categoria I, per la Y/ologia: GIo. BATTISTA GANDINO e FRANCESCO RossI. Nella Categoria II, per l’Archeologia: GrusePPE GATTI e PomPEO CASTELFRANCO. . Nella Categoria III, per la Sforza e Geografia storica: Tommaso BeLeRANO e Giuseppe De BLasus. Nella Categoria IV, per le Scienze filosofiche: ALESSANDRO CHIAPPELLI. Nella Categoria V, per le Scienze giuridiche: ERRICO PESSINA. Nella Categoria VI, per le Sezenze sociali: Giuseppe Ricca- SALERNO. Queste nomine furono proclamate dal Presidente con Circolare del 14 luglio 1888. PERSONALE ACCADEMICO Giunse in dono all'Accademia una medaglia coniata in ricordo del giu- bileo del Socio straniero F. C. DonpeRs, celebrato ad Utrecht nei giorni 27 e 28 maggio del 1888. LI Ta CORRISPONDENZA Ringraziarono per le pubblicazioni ricevute: La R. Deputazione di storia patria in Modena; l'Accademia delle scienze di Nuova York; la R. Società zoologica di Amsterdam; la Società Reale di Londra; la Società filosofica e l' Università di Cambridge; la Società archeolo- gica di Londra; la Società geologica di Manchester; il Museo Britannico di Londra; il Museo di zoologia comparata di Cambridge Mass. Inviarono le proprie pubblicazioni : La Società olandese delle scienze di Harlem; la Società di scienze na- turali di Boston Mass. | Di C. PB! *Bollettino del r. Comitato geologico d’ Italia. Ser. 2*, vol. IX, n. 3-4. Roma. 1888. Sacco. Studio geologico delle colline di Cherasco e della Morra in Piemonte. — Portis. Sul modo di formazione dei conglomerati miocenici della collina di Torino. — Mascarini. Le piante fossili nel travertino ascolano. — Cortese. Appunti geologici sull’isola di Mada- gascar. — Silvestri. Sopra alcune cave antiche e moderne del vulcano Kilaznea nelle isole Sandwich. *Bollettino di legislazione e statistica doganale e commerciale. Anno V, aprile 1888. *Bollettino di notizie agrarie. Anno X, 1888, n. 20-29. Rivista meteorico- agraria. Anno X, n. 11-13. Roma, 1888. *Bollettino di notizie sul credito e la previdenza. Anno VI, 6. Roma, 1888. *Bollettino mensuale dell’Osservatorio centrale del r. Collegio C. Alberto in Moncalieri. Ser. 2%, VII, 4. Torino, 1888. Hildebrandsson. Principali risultati delle ricerche nelle correnti superiori dell’atmo- sfera fatte nella Svezia. *Bollettino meteorico dell'Ufficio centrale di meteorologia. Anno X. Maggio. Roma, 1888. *Bollettino sanitario della Direzione della Sanità pubblica. Aprile 1888. Roma. *Bollettino settimanale dei prezzi di alcuni dei principali prodotti agrarî e del pane. Anno XV, 16-18. Roma, 1888. *Bollettino ufficiale dell'istruzione. Vol. XIV, 3. Roma, 1888. *Bullettino della Commissione archeologica comunale di Roma. Anno XVI, 4. Roma, 1888. Lanciani. Notizie del movimento edilizio della città in relazione con l’archeologia e con l’arte. — (Gatti. Trovamenti risguardanti la topografia e la epigrafia urbana. _ “Bullettino della r. Accademia di scienze, lettere e belle arti di Palermo. Anno 1886-1888. Palermo. *Bullettino della r. Accademia medica di Roma. Anno XIV, 2-3. Roma, 1888. Tassi. Resezione di cinque ossa del piede. — Durante. L’ano artificiale come mezzo di cura dell’enterite ulcerosa cronica. — Postempski. Resezione circolare del tenue per ernia inguinale destra cangrenata. — Azenfeld. Contributo alla fisiologia degli organi di senso. — Tassi. Neuroectomia del cubitale. — Postempski. Nefractomia addominale per rene mo- bile. — Bastianelli. Il valore fisiologico del succo enterico. — /edell. Emorragia cere- brale. — Colasanti. Una nuova reazione dell’acido solfocianico. *Bullettino delle scienze mediche. Ser. 6*, vol. XXI, 3-4. Bologna; 1888. Coen. Contribuzione alla cura degli ascessi freddi mercè le iniezioni d’una miscela di iodoforme con glicerina e alcool. — Poggi. Disarticolazione di coscia per voluminoso osteosarcoma del femore destro. — Franceschi. Sul peso dell'encefalo, del cervello, degli emisferi cerebrali, del cervelletto e delle sue metà, del midollo allungato e nodo, e dei corpi striati e talami ottici in 400 cadaveri bolognesi. — Oddi. Effetti dell’estirpazione della cistifellea. *Bullettino dell’Istituto storico italiano. N. 1-4. Roma, 1886-1888. *Bullettino del vulcanismo italiano. Anno XIV, 8-12. Roma, 1887. BuLLETTINO-RExDIcONTI. 1888, Vor. IV, 2° Sem. 2 — X — De Rossi. Concetto e classificazione degli osservatorî geodinamici in generale e de- scrizione scientifica del r. Osservatorio dinamico di Rocca di Papa. *Bullettino di bibliografia e di storia delle scienze matematiche e fisiche. Tomo XX, agosto 1887. Roma. i Henry. Lettre sur divers points d'histoire des mathématiques. — Marre. Théorème du carré de l’hypoténuse. +*Bullettino di paletnologia italiana. Ser. 2%, t. IV, 3-4. Parma, 1888. Gnoli e Pigorini. Stazioni dell'età della pietra nel Camerinese. — De Stefani. Sta- zione litica a Giare Veronese. *Cimento (Il nuovo). Ser. 3*, t. XXIII, gen.-feb. 1888. Pisa. Morera. Intorno alle derivate normali della funzione potenziale di superficie. — Gri- maldi. Sulla resistenza elettrica delle amalgame di sodio e di potassio. — /aè. Influenza del magnetismo sulla resistenza elettrica dei conduttori solidi. — Padova. Sopra un teo- rema della teoria matematica della elasticità. — Righi. Di alcuni nuovi fenomeni elettrici, provocati dalle radiazioni. — Battelli. Sull'annullarsi del fenomeno Peltier al punto neutrale di, alcune leghe. *Circolo (Il) giuridico. Anno XIX, 3-4. Palermo, 1888. Maiorana. Sull’art. 1128 Cod. civ. — Sampolo. La capacità del fallito dopo la chiu- sura delle operazioni per mancanza di attivo. — Gisira. I figli legittimati anche per sus- seguente matrimonio non succedono in Sicilia nei titoli di nobiltà. tGazzetta chimica italiana. Anno XVIII, f. 2. Appendice, vol. VI, 3-6. Palermo, 1888. Ciamician e Silber. Ricerche sull’apiolo. — /d. e Magnanini. Sintesi di acidi me- tilindol-carbonici. — Nasini e Scala. Sulle solfine e sulla diversità delle valenze dello zolfo. — Ciamician e Magnanini. Sulla formazione dei due tetrabromuri di pirrolilene. — Bellucci. Sulla formazione dell'amido nei granuli di clorofilla. — Bardaglia. Azione dello zolfo sull’aldeide paraisobutirrica. — Campani. Azione dell’ossicloruro di fosforo sull’acido colalico. — Gazzarrini. Intorno all’azione dello zolfo sull’aldeide benzoica. — De Varda. Sopra un acido solfoisovalerianico. — Magnanini. Sui derivati acetilici del metilchetolo e dello scatolo. — Montemartini. Sulla composizione chimica e mineralogica delle roccie serpentinose del colle di Cassimoreno e del monte Ragola (valle del Nure). #Giornale d'artiglieria e genio. Anno 1888, disp. III. Roma. *Giornale della reale Società italiana d'igiene. Anno X, 4. Milano, 1888. Bonfiglio. Sulle condotte medico-chirurgiche della provincia di Girgenti. — YMratini. Acqua potabile ed ileo-tifo (Epidemia di Fiere, 1887). — osotti. Ancora della possibile trasmissione della tubercolosi degli animali all'uomo per le vie digestive e dei mezzi per impedirla. * Giornale della Società di letture e conversazioni scientifiche di Genova. Anno XI, 3-4. Genova, 1888. Accame. Psicologia razionale. — De Marzi. Cenni critici sull'attuale condizione del- l'insegnamento della Musica nelle scuole e proposte per renderlo efficace, razionale e pro- duttivo. — Panizza. Su alcune somme di potenze e di prodotti. — Basteri. Flora Ligu- stica. — Mazzarelli. Sulla fondamentale analogia tra l’endoscheletro degli Artropodi e l’esoscheletro dei Vertebrati. — /d. Sulla diversa direzione dello sviluppo Ontogenetico e Filogenetico dello scheletro nei Vertebrati e negli Artropodi. *Giornale di matematiche. Vol. XXVI, marzo-aprile 1888. Napoli. Marcolongo. Sull’analisi indeterminata di 2° grado. — Zugli. Sul numero dei numeri primi da 1 ad x. — Loria. Sul concetto di volume in uno spazio lineare qualunque. — Pirondini. Sulle linee a doppia curvatura. * Giornale medico del r. Esercito e della r. Marina. Anno XXXVI, 4. Roma, 1888. Lucciola. I feriti di Dogali e Saati. *Giornale militare ufficiale. 1888. Parte 1%, disp. 17-21; parte II, disp. 18-22. Roma, 1888. tIngegneria civile (L') e le arti industriali. Vol. XIV, 4. Torino, 1888. Lanino. I nuovi ponti costruiti sul Malone e sull’Orco per la strada provinciale da Torino a Milano. — Crugnola. Dei ponti girevoli in generale e di quello recentemente costruito per l’arsenale di Taranto. — Bertolino. Usi diversi del catasto e relativo grado di approssimazione. *Mélanges d'archéologie et d'histoire. Année VIII, 3-4. Mai 1888. Rome. Grandjean. Ponoît XI avant son pontificat. — Ze Blant. D'un nouveau monument relatif aux fils de sainte Feélicité. — Battiffol. Librairies byzantines è Rome. — Diehl. Notice sur deux manuscrits è miniatures de la Bibliothèque de l’Université de Messine. — Pélissier. Les amis d’Holstenius. III Aléandro le Jeune. — Marucchi. Un antico busto del Salvatore trovato nel cimitero di san Sebastiano. — JI/ichon. L’administration de la Corse sous la domination romaine. — Zsmein. Un contrat dans l’Olympe homérique. — Bibliographie. * Memorie della Società degli;spettroscopisti italiani. Vol. XVII, 1-4. Roma, 1888. Riccò. Protuberanze solari osservate nel r. Osservatorio di Palermo nel 1887. -- Tacchini. Osservazioni spettroscopiche solari fatte nel r. Osservatorio del Collegio romano nel 4° trim. 1887. — /d. Sulle macchie solari osservate nel r. Osservatorio del Collegio romano nel 4° trimestre 1887. — /d. Facole osservate nel r. Osservatorio del Collegio romano nel 4° trim. 1887 e 1° trim. 1888. — /d. Sulle eruzioni metalliche solari osser- vate nel r. Osservatorio del Collegio romano nel 1887. — Vogel. Ueber die Bestimmung der Bewegung von Sternen im Visionsradius durch spectroscopische Beobachtung. — Janssen. Sur les spectres de l’oxygène. *Rassegna (Nuova) di viticoltura ed enologia. Anno II, n. 9. Conegliano, 1888. Comboni. Enoglucosio o zucchero al fegato di solfo? — Swcci. Azione del ferro sulla vegetazione. Cettolini. La questione dei vermouth e la produzione dei vini bianchi. — Soncini. L’ibridazione. *Relazione e bilancio industriale dell'Azienda dei tabacchi per l'esercizio 1886-87. *Rendiconti del reale Istituto lombardo di scienze e lettere. Ser. 2*, vol. XXI, 8, 9. Milano, 1888. Merlo. Le radici e le prime formazioni grammaticali della lingua ariana. — Zucchi. Il settimo progetto di legge sanitaria. — I/aggi. Di alcune condizioni patologiche negli organismi superiori analoghe a condizioni fisiologiche negli organismi inferiori. — Bertini. Sopra alcuni teoremi fondamentali delle curve piane algebriche. — Scarenzio. Di un caso di rinoplastica totale a lembo frontale cutaneo-periosteo. — Somigliana. Sopra alcune rap- presentazioni delle funzioni per integrali definiti. — Aschieri. Del legame fra la teoria dei complessi e quella delle corrispondenze univoche multiple nello spazio. — Taramelli. Di una vecchia idea sulla causa del clima quaternario. — Zoja. Caso di polianchilopodia in un esadattilo. — Buccellati. Progetto del Codice penale pel Regno d'Italia del ministro Zanardelli. — Strambio. Da Legnano a Mogliano Veneto. Un secolo di lotta contro la pel- lagra. Briciole di storia sanitario-amministrativa. — Ascoli, Graziadio. Glossarium' palaeo- hibernicum (a-ath). _———_——_—_——————————r,y»+»T"<@é@|@ ||] I IALIA Il * Rendiconto dell’Accademia delle scienze fisiche e matematiche. Ser. 2* vol. II, 3. Napoli, 1888. i Ciringione. Sopra alcune alterazioni degli strati ganglionari dell'intestino del cane. — Palmieri. Significato delle forti tensioni elettriche nell'aria, con cielo perfettamente sereno. — Tria. Recerche sulla cute del negro. * Rivista critica della letteratura italiana. Anno V, 2. Firenze, 1888. Rivista di artiglieria e genio. Marzo-aprile 1888. Roma. Marzo. Parodi. Sulla condotta del fuoco per le artiglierie da campagna. — occhi. Le forme ed i materiali della nuova fortificazione. — Messina. Il canale navigabile fra la rada ed il mare piccolo di Taranto. — Marciani. Puntamento indiretto per l'artiglieria da campagna. — APRILE. /ngari. Nota sulla formola empirica della spinta dei terrapieni pro- posta dal signor generale Cerroti. — Rocchi. Le forme ed i materiali della nuova fortifi- cazione. — Guarducci. Nota sull'impiego dell’artiglieria nell'attacco dei boschi. ' Rivista italiana di filosofia. Anno 3°, vol. I, maggio-giugno 1888. Roma. Cantoni. Giordano Bruno, ritratto storico. — Credaro. Le scuole classiche italiane giudicate da un professore tedesco. — Ferri. Antonio Rosmini e il decreto del Sant'Uffizio. — Martini. Un nuovo compendio di storia della Filosofia. * Rivista marittima. Anno XXI, 4. Roma, 1888. Tadini. I marinai italiani fra arabi e turchi (Appunti storici). — Scotti. MNumina- zione elettrica sottomarina. — Maldini. I bilanci della marina d’Italia. — A. G. La marina da guerra inglese (Programma dell’Ammiragliato presentato al Parlamento col progetto di bilancio 1888-89). — ZMenwood. Sulla corrosione e incrostazione delle carene delle navi in ferro e in acciaio e sui modi di preservarnele. * Rivista scientifico-industriale. Anno XX, n. 8, 9. Firenze, 1888. Fossati. Sulle recenti scoperte di elettro-ottica. — Martinotti. Studî sulla Termoge- nesi magnetica. — Poli. Note di microscopia. — Grovannozzi. II terremoto del 14 novembre 1887 in Firenze. Telegrafista (Il). Anno VIII, 3. Roma, 1888. Bracchi. Elettrometria ad uso degli impiegati telegrafici. Pubblicazioni estere. *Abhandlungen der Kòn. Gesellschaft der Wissenschaften zu Gottingen. Bd. XXXIV. Gottingen, 1887. v. Koenen. Beitrag zur Kenntniss der Crinoîden des Muschelkalks. — Voigt. Theo- retische Studien ueber die Elasticititsverhaltnisse der Krystalle I, I — Schwarz. Ueber specielle zweifach zusammenhiingende Flichenstiicke, welche Kleineren Flickeninhalt be- sitzen als alle benachbarten von denselben Randlinien begranzten Flichensticke. — Sche- ring. Carl Friedrich Gauss und die Erforschung des Erdmagnetismus. — Bechtel. Die Inschriften des jonische Dialekts. — /rersdorf. Das Statutarische Recht der deutschen Kaufleute in Novgorod II. — De Lagarde. Ein Beitrag zur Geschichte der Religion. *Abhandlungen d. mat.-phys. C1. der k. Séichs. Gesellschaft der Wissenschaften. Bd. XIV, 7, 8. Leipzig, 1888. VII. His. Zur Geschichte des Gehirns sowie der centralen und peripherischen Ner- venbahren beim menschlichen Embryo. — VIII Braum und /ischer. Ueber den Antheil den die einzelnen Gelenke des Schultergirtels an der Beweglichkeit des menschlichen Humerus haben. i YU *Abhandlungen herausgegeben von der Senckenbergischen Naturforschenden (Ge- sellschaft. Bd. XV, 2. Frankfurt, 1888. Noll. Beitrige zur Naturgeschichte der Kieselschwimme. — Andrae und Kònig. Der Magnetstein vom Frankenstein an der Bergstrasse. ‘Abhandlungen herausg. vom naturwiss. Vereine zu Bremen. Bd. X, 1, 2. Bremen, 1888. Bergholz. Das Klima von Bremen. — Buchenau. Der abnorme Regenfall vom 31. Juli 1887. — Arause. Reiseerinnerungen. 8. Fliegende Fische und Fischzige. — Buche- nau. Otto Wilhelm Heinrich Koch. — och und Brennecke. Flora von Wangerooge. — Koch. Die Kerbelpfianze und ihre Verwandten. — /Mocke. Die Verbreitung beerentragender Pflanzen durch die Vogel. — Aissling. Ueber den Gehalt des Weserwassers an festen Stoffen. — Focke. Die Quelleu von Blenhorst. — A/edahn. Beobachtungen und Streitfra- gen liber die Blasenroste. — ocke. Bemerkungen iber die Arten von Hemerocallis. — Buchenau. Mammut-Stosszahn aus der Weser bei Nienburg. — Mocsdry. Aus den Stidti- schen Sammlungen fiir Naturgeschichte. Species novae generis Pepsis. — /ocke. Die einheimischen Gebirgsarten im Blocklehm. — /d. Versuch einer Moosflora der Umgegend von Bremen. — J/iller. Die oldenburgische Moosflora. — Buchenau und Focke. Melilotus albus X macrorrhizus. — /oppe. Ueber parasitische Milben. — Buchenau. Aus den Stàd- tischen Sammlungen fiir Naturgeschichte und Ethnographie. Die Standortskarten von Ge- wichsen der nordwestdeutschen Flora. — /d. Naturwissenschaftlich-geographische Littera- tur iber das nordwestliche Deutschland. — Méipke. Fabricius und die Entdeckung der Sonnenfiecke. — XAoenike. Eine Hydrachnide aus schwach salzhaltigem Wasser. — /4. Ein Tausendfuss im Hiihnerei. — Poppe. Ein neuer Podon aus China. — Arause. Rei seerinnerungen. 4. Sansibar. — Mocke. Pfropfmischlinge von Kartoffeln. -- Zipke. Nachtrag zu Fabricius. #Abstracts of the Proceedings of the Chemical Society. N. 53-54. London, 1888. tActa Mathematica. XI, 8. Stockholm, 1888. Sylow. Sur les groupes transitifs dont le degré est le carré d'un nombre premier. — Goursat. Sur un mode de transformation des surfaces minima (second Mémoire). — Schwering. Untersuchungen tiber die Normen komplexer Zahlen. -- .Séderderg. Démon- stration du théorème fondamental de Galois dans la théorie de la résolution algébrique des équations. *Acta (Nova) Academiae Caesar. Leop.-Carol. Germanicae Naturae Curiosorum. TESS Halle, 1887. L. Yriebel. Ueber Oelbehilter in Wurzeln von Compositen. — ZLelmann. Systema- tische Bearbeitung der Pyrenomycetengattung Lophiostoma (Fr.) Ces. & DNtrs, mit Beriicksichtigung der verwandten Gattungen Glyphium (N. i. c.), Lophium, Fr. und Mytilinidion Duby. — olde. Beitrige zur Zoogeographie Westafrikas nebst einem Bericht ueber die wihrend der Loango-Expedition von Herrn Dr. Falkenstein bei Chin- choxo gesammelten Coleoptera. — Dervite. Westafrikanische Tagschmetterlinge, westafri- kanische Nymphaliden. — Reichardt. Ueber die Darstellung der Kummer'schen Flichen durch hyperelliptische Functionen. — Anoblauch. Ueber die elliptische Polarisation der Wirmestrahlen bei der Reflexion von Metallen. — LI. Bornemann. Die Versteinerungen des Cambrischen Schichtensystems der Insel Sardinien nebst vergleichenden Untersuchun- gen ueber analoge Vorkommmnisse aus andern Lindern. — Xessler. Die Entwickelungs- und Lebensgeschichte von Chaitophorus aceris Koch, Chaitophorus Testudinatus Thorton und Chaitophorus Syropictus Kessler. — Drei gesonderte Arten (Bisher nur als eine Art, Aphis mu IV aceris Linné, bekannt). — /orschelt. Zur Bildung der Eihiillen der Mikropylen und Cho- rionanhinge bei den Insekten. — Bernecke. Untersuchungen der stationiren elektrischen Stromung in einer unendlichen Ebene fiir den Fall dass die Zuleitung der beiden verschie- denen Elektricititen in zwei parallelen geradlinigen Strecken erfolgt. — Yeist. Ueber die Schutzeinrichtungen der Laubknospen dicotyler Laubbîiume wihrend ihrer Entwickelung. — Hofer. Untersuchungen ueber den Bau der Speicheldritsen und des dazu gehòrenden Ner- venapparats von Blatta. *Annalen der Physik und Chemie. N. F. Bd. XXXIV, 2. Leipzig, 1888. v. Uljanin. Ueber die bei der Beleuchtung entstehende electromotorische Kraft im Selen. — ZMertz. Ueber Inductionserscheinungen, hervogerufen durch die electrischen Vor- ginge in Isolatoren. — Voller. Ueber die Messung hoher Potentiale mit dem Quadrant- electrometer. — Z'ammann. Ueber Osmose durch Niederschlagsmembranen. — Walter. Die Aenderung des Fluorescenzvermogens mit der Concentration — Pulfrich. Untersuchung îiber die Lichtbrechungsverhàltnisse des Eises und des unterkiihlten Wassers, nebst einem Anhang, die PolarisationsverhAltnisse der Grenzeurven der Totalreflexion betreffend. — Ambronn. Ueber den Pleochroismus pflanzlicher Zellmembranen. — Geigel. Ueber Reflexion des Lichtes im Imneren des Auges und einen neuen Versuch zur Erklirang der Haidin- ger’schen Polarisationsbischel. — /ildedrand. Untersuchungen iber den Einfluss des Feuch- tigkeit auf den Liugenzustand von Héolzern und Elfenbein. — LBrnstein. Eine neue form des Electrodynamoters. Annales de la Société scientifique de Bruxelles. Année XI (1886-87). Bruxelles. Salvert. Sur l’emploi des coordonnées curvilignes dans les problèmes de mécanique et Jes lignes géodésiques des surfaces isothermes. — Dollo. Psephophorus. — Boulay. La flore fossile du Bezac. — /d. Sur la flore des tufs quaternaires de la vallés de la Vis. — Sparre. Cours sur les fonctions elliptiques (2° p.). — Smets. Chelone (Bryochelys) Water- keynii, van Ben. — /d. Chelyopsis littoreus, van Ben. — /d. Notices paléontologiques. — ‘D'Ocagne. Sur les péninvariants des formes binaires. tAnnales (Nouvelles) de mathématiques. 3° sér. avril 1888. Paris. b Stieltjes. Note sur l’intégrale Il f(a)G(2) da. — Cesaro. Sur deux classes remar- (24 quables de lignes planes. — Errata. — Pomey. Sur quelques intégrales remarquables. — Id. Sur l’intégration de l’équation différentielle des coniques homofocales. —- Jensen. Sur un théorème général de convergence. — Biehler. Sur les séries ordonnées suivant les puis- sances croissantes d’une variable. * Annales scientifiques de l’École normale supérieure. 3° sér. t. V, 5. Paris, 1888. Duhem. Sur la pression électrique et les phénomènes électrocapillaires. — Nazimow. Sur quelques applications de la théorie des fonctions elliptiques è la théorie des nombres. — Kònigs. Détermination de toutes les surfaces plusieurs fois engendrées par des coniques. i Annuaire de la Société météorologique de France. 1888 février. Paris. Janssen. Sur l’application de la photographie è la météorologie. *Anzeigen (Gòottingische Gelehrte). 1887. Bd. I, II. Gottingen, 1887. *Anzeiger (Zoologischer). Jhg. XI, n. 278-280. Leipzig, 1888. 278. Wierzejski. Kleiner Beitrag zur Kenntniss des Psorospermium Haeche- lii. — Aulagin. Zur Anatomie und Systematik der in Russland vorkommende Fam. Lum- bricidae. — ZLataste. Sur la classification des Batraciens anoures, è propos du système de Blanchard. — Sluiter. Ein merkwiirdiger Fall von Mutualismus. — 279. Leydig. Altes und Neues ueber Zellen und Gewebe. — Béottger. Ueber die Reptilien und Batrachier Trans- caspiens. — Verson. Ueber Parthenogenesis bei Bombyx mori. — Nordqvist. Ueber n Moina bathycola (Vernet) und die gròssten Tiefen, in welchen Cladoceren gefunden vorden. — Dollo et Storms. Sur les Téléostéens du Rupélien. — 280. Zeydi9g. Altes und neues ueber Zellen und Gewebe. — Schimkervitsch. Ueber Balan oglossus Mere- schkovskii Wagner. — /mhof. Die Vertheilung der pelagischen Fauna in den Siiss- wasserbecken. tAtti e Memorie della Società istriana di archeologia e storia patria. Vol. III, 3-4. Parenzo, 1888. Direzione. Pergamene dell'Archivio arcivescovile di Ravenna riguardanti la città di Pola. — /d. Senato Misti. Cose dell'Istria. — Vesnaver. Grisignana d'Istria. — Notizie storiche. — Morteani. Isola edi stuoi statuti. — Direzione. Testamenti estratti dall’Archi- vio della Vicedominaria di Pirano. *Bericht ueber die Thitigkeit der S' Gallischen naturwissenschaftlischen Gesell- schaft 1885/86. S'* Gallen, 1887. Brischweiler. Atmospharische Electricitàt und Blitz besonders in ihren Beziehungen zu der Telesraphie. — Wild. Mathematik und Naturwissenschaft in einigen Wechselbezie- hungen. — ZMeuscher. Zur Naturgeschischte der Alpenseen. — Vonwiller. Die Medicin. Eine Culturhistorische Skizze. — Zweifel- Weber. Die Salzwerke und Salinen der Schweiz. Maillard. Ueber einige Algen aus dem Flysch der Schweizer-Alpen. — Wwuhlberg. Ausge- storbene und aussterbende Thiere. *Berichte der deutschen Chemischen Gesellschaft. Jhg. XXI, 7, 8. Ber- lin, 1888. 7. Fasbender. Ueber Diithylentetrasulfid. — /4. Ueber Aethylendisulfide und Aethy- lendisulfone. — Dennstedt und Zimmermann. Ueber die durch Einwirkung von Salzsaure auf die Pyrrole entstehenden Basen. — Wolf. Ueber Acetal- und Diacetalamin. — Aapf und Paal. Ueber den Phenacylbenzoylessigiither. — Weller. Ueber Xylylphosphorverbin- dungen und iber Toluphosphinsiuren. — Schenk und Michaelis. Ueber phosphorhaltige Derivate des Dimethylanilins und iber Quecksilberdimethylanilin. -- Dòrken. Ueber Deri- vate des Diphenylphosphorchlorirs und des Diphenylphosphins. — Otto £. und Otto W. Ueber die Einwirkung des Chlorkohlensiureithers auf Salze von Fettsiuren und aromatischen Sauren. — Classen. Zur Kenntniss des Titantrioxyds. — Badley. Die. Componenten der Absorptionsspectren erzeugenden seltenen Erden. — Magnanini. Ueber die Einwirkung von Essigsiureanhydrid auf Livulinsàure. — Wwurster. Activer Sauerstoff in lebendem Ge- webe. — Weyl. Zur Kenntniss der Seide. II. — 7’ust. Ueber Tetrachlorbenzoésiure aus Tetrachlorphtalsiure. — Niementowski. Ueber die m-Homoanthranilsiure und ihre Deri- vate. — Barr. Ueber die Darstellung von Nitraminen aus Nitrophenolen. — Drechsel. Pseudotriphenylmelamin. — Munzelius. Ueber die Aethylester der Sulfoessigsiiure und der Aethylidendisulfosiure. — Dennstedt und Zimmermann. Ueber die Einwirkung von Methyl- und Aethylamin auf Salicylaldehyd. — /d. +d. Reduction des Pyrrolenphtalids. — Aneché. Zur Kenntniss der chemischen Vorginge; welche beim Firben von Wolle und Seide mit den basischen Theerfarben Stattfinden. — Griess. Neue Untersuchungen iber Diazoverbin- dungen. — Z'ollens und Mayer. Ueber die Bestimmung der Moleculargrosse der Raffinose und des Formaldehyds mittelst Raoult's Gefriermethode. — /d. und Stone. Ueber die Gahrung der Galactose. — Zang. Einwirkung von Pyridin auf Metallsalze. — Comey und Jackson. Ueber Zinkoxyd-Natron. — Mietzki und Otto. Ueber Safranine und verwandte Farbstoffe. — /d. id. Einwirkung von Chinondichlorimid auf f-Naphtylamin. — Zetts und Collie Zur Kenntniss der Tetrabenzy]Iphoniumverbindungen. — 8. Zenriques. Ueber Spal- tungen des Naphtalin- und des Benzolringes durch Oxydation. — Meyer und Riecke. Nach- trag zu der Abhandlung: » Einige Bemerkungen iber das Kohlenstoffatom und die Valenz. — — XVI — Ciamician und Silber. Untersuchungen uber das Apiol. —' Gattermann und Wichmann. Ueber zwei Nebenproducte der technischen Darstellung von Amidoazobenzol. — Gléser und Kalmann. Analyse des Roncegno-Wassers. — Deninger. Ueber Dikresoldicarbonsàure. — Mathéus. Ueber einige Azofarbstoffe der Oxychinoline. — Saytzef. Eine Notiz in Bezug auf die Mittheilung von Rudolph Fittig:» Ueber das Verhalten der ungesittigten Siuren bei vorsichtiger Oxydation«. — Conrad und Zimpach. Synthese von Dioxychinaldinderiva- ten. — /d. id. Ueber die Condensation des Tetramethyphenylamidocrotonsàureesters. — Fischer und Tafelt. Ueber Isodulcit. — Meit und Aubdierschky. Ueber die Thioderivate der Antimonsiure. — Aderius und Widman. Ueber das Bromacetorthotoluid und einige daraus erhaltene Verbindungen. — /d. Ueber einige aromatische halogensubstituirte Acetamido- derivate und daraus erhaltene Verbindungen. — Abderius. Ueber cine neue Klasse aus den Glycinen derivirender Lactone. — Aicharz. Ueber die elektrolytische Entstehung von Ue- berschwefelsiure und Wasserstoffsuperoxyd'an der Anode. — /d. Ueber die Constitution der Superoxyde. — /d. Zur » Berichtigung« des Hrn. M. Traube. — .Swyders. Ueber den Einfluss einiger Wasserfilter auf die Zusammensetzung des Wassers. — Otto R. und Otto W. Ueber die Einwirkung von sulfinsauren Alkalisalzen auf trihalogensubstituirte Kohlenwasserstoffe. — Beyer und Claisen. Ein Beitrag zur Kenntniss der gemischten Azoverbindungen. — Palmer und Jackson. Zur Kenntniss des Pentamidobenzols. — Jackson und Moore. Ueber ein Ad- ditionsproduct von Tribromdinitrobenzol und Tetrabromdinitrobenzol. — Aoerig und P/ord- ten von der. Untersuchungen iber das Titan. — IV72l. Ueber Atropin und Hyoscyamin. — Hell. Ueber die Bromirung organischer Siuren. — Gerodetzky und Hell. Ueber die Dar- stellung der Dibrombernsteinsàure. *Bibliothèque de l’École des Chartes. 1888, livr. I. Paris. Funck-Brentano. Philippe le Bel et la noblesse franc-comtoise. — Delisle. Les ma- nuscrits des fonds Libri et Barrois. — Cadier. Les archives d’Aragon et de Navarre. — Moranvillé. Une lettre è Charles le Mauvais. — ZMavet. Charte de Metz accompagnée de notes tironiennes. * Bibliothèque des Ecoles frangaises d'Athènes et de Rome. Fasc. 52. Paris, 1888. Lécrivain. Le sénat romain depuis Dioclétien è Rome et è Constantinople. *Boletin de la Academia nacional de ciencias en Cordoba. T. X, 1. Buenos Aires, 1887. Holmberg. Viaje a Misiones. *Boletin de la real Academia de la historia. T. XII, 4. Madrid, 1888. Duro. Descubrimiento de una carta de marear, espanola, de afio 1339. Su autor An- gelino Dulceri 6 Dulcert. — /4. Cartas nauticas de Jacobo Russo (siglo XVI). — /d. Las cartas universales de Diego Ribero (siglo XVI). — Codera y Zaidin. Monedas arabes do- nadas por el Sr. D. Celestino Pujol. — Danvila. Los chapines en Espaîia. Boletin da Sociedade geografica de Lisboa. 7* Serie, n. 5, 6. Lisboa, 1888. Marianno. Exploragào portugueza de Madagascar em 1613. — de Andrada. No ca- minho de Mussirise. — Missao de Huilla. Documentos officiaes. — de Santa Brigida de Sousa. Mossamedes. *Boletim de la Sociedad de geografia de Madrid. T. XXIV, 1-8. Madrid, 1888. Baldasano y Topete. América 6 Colonasia. — Vazquez IMa. La casa de Colon en Valladolid. — Canga-Argiielles. La isla de la Paragua. — de la Espada. Una ascension é El Pichincha en 1582. — Vicente y Sanchez de Toca. El canal de Panama ‘en 1886. — Navarro. Ligeras consideraciones sobre el estado de las posesiones espaîiolas del golfo de Guinea. Pubblicazioni della R. Accademia dei Lincei. Serie 1* — Atti dell'Accademia pontificia dei Nuovi Lincei. Tomo I-XXIII. Atti della Reale Accademia dei Lincei. Tomo XXIV-XXVI. Serie 2* — Vol. I. (1873-74). Vol. II. (1874-75). Vol. III (1875-76). Parte 1% TRANSUNTI. 2% MEMORIE della Classe di scienze fisiche, matematiche e naturali. 3* MEMORIE della Classe di scienze morali, storiche e filologiche. WOISHVeSVe Vie VE. VIII. Serie 3* — TransuntI. Vol. I-VIII. (1876-84). MemorIE della Classe di scienze fisiche, matematiche e naturali. Vol. I. (1, 2). — II. (1, 2). — III-XIX. MemoRrIE della Classe di scienze morali, storiche e flologiche. Vol. I-XIII. Serie 4* — RenpIcoNTI Vol. I, II. (1884-86). 5 CE, Vol. III. (1887). ” Vol. IV. (1888) Fasc. 1°, 2°. ] MemoRIE della Classe di scienze fisiche, matematiche e naturali. Vol. I-IV. MemoRIE della Classe di scienze morali, storiche e filologiche. Vol. I-II. V. (©) CONDIZIONI DI ASSOCIAZIONE AI RENDICONTI DELLA R. ACCADEMIA DEI LINCEI I Rendiconti della R. Accademia dei Lincei si pubblicano due volte al mese. Essi formano due volumi all’anno, corri- spondenti ognuno ad un semestre. Il prezzo di associazione per ogni volume è per tutta l’Italia di L. 1@; per gli altri paesi le spese di posta in più. Le associazioni si ricevono esclusivamente dai seguenti editori-librai: Ermanno LorscHer & C.° — Roma, Torino e Firenze. Utkico Horpri. — Milano, Pisa e Napoli. RENDICONTI — Luglio 1888. EN DMUEGE Comunicazioni pervenute all'Accademia sin0 al 15 Luglio 1888. MEMORIE E NOTE DI SOCI 0 PRESENTATE DA SOCI DI Fiorelli. Notizie sui rinvenimenti di antichità per lo scorso mese di giugno . . . . Pag. Colini. Collezione etnografica dell’isole dell’Ammiragliato esistente nel Museo Preistorico di Roma (presentata dal Socio Pigorini). . . ” Vicentini ed Omodei. Sulla dilatazione termica di Be agito Vine 0 (0 ionn Nota IV (pres. dal Socio Blaserna). . . MM Balbiano. Sulla trimetilenfenilimina : fo Sfeio Str Hoc, se E ET NO Massinari Studi sul diossigtopenzoli. Nota IIUR(pres/0) RR n: PRESENTAZIONE DI MEMORIE DA SOTTOPORSI AL GIUDIZIO DI COMMISSIONI Ramieri. Sui diagrammi degli sforzi lungo le aste delle travature reticolari indeformabili non triangolari soggette a carichi mobili (pres. dal Socio Cremona). . 0/0/0000» PRESENTAZIONE DI LIBRI Pubblicazioni inviate in dono dai Soci: £. Zevesseur; dai signori: G. A. Mirn, J. Lenhossék e dall'Waiversità.div-Padova;. .}.}°;\ (VICO ORTI. ELEZIONI DI SOCI Risultato delle elezioni. Classe di scienze fisiche, matematiche e naturali. — Elezione dei signori: A. De Zigno a Socio nazionale; G. £. Poincaré, H. Schwarz, G. A. Hirn, M. Lévy, A. Auwers, G. A. Schweinfurth, G. G. Stokes, A. Agassiz, L. Pasteur, L. Ranvier, R. Koch a Soci stranieri; V. Volterra, G. Colombo, G. Cramician, F. Mauro, G. Arcangeli, G. Bellonci, A. Targioni-Tozzetti, P. Albertoni, P. Foà a Corrispondenti. . . . ” Classe di scienze morali, storiche e filologiche. — Elezione dei signori: G. De Petra, C. Can toni, A. Conti, C. F. Gabba a Soci nazionali; P. Miklosich, W. Helbig a Soci stranieri; G. B. Gandino, F. Rossi, G. Gatti, P. Castelfranco, T. Belgrano, G. De Blastiis, A. Chiap- pelli, E. Pessina, G. Ricca-Salerno a Corrispondenti . . . e GOL PERSONALE ACCADEMICO Medaglia inviata in dono all'Accademia, a ricordo del giubileo del Socio straniero 7. 0. Dornders. » CORRISPONDENZA Corrispondenza relativa al cambio degli Atti Re RM BULLETTINO BIBLIOGRAFICO 31 38 39 44 47 51 52 54 Mila iiai> cranica ATTI DELLA REALE ACCADEMIA DEI SA, ANNO CCLXXXV. 888 ——_—_—________________— SERIH QUARTA __———;- RENDICONTI PUBBLICATI PER CURA DEI SEGRETARI sro Volume M4.° — Fascicolo 3° 2° SEMESTRE Comunicazioni pervenute all'Accademia sino al 5 agosto 1888. ROMA TIPOGRAFIA DELLA R. ACCADEMIA DEI LINCEI PROPRIETÀ DEL CAV. Va SALVIUCCI 1888 ESTRATTO DAL REGOLAMENTO INTERNO PER LE PUBBLICAZIONI ACCADEMICHE IL 1. I Rendiconti della R. Accademia dei Lincei si pubblicano regolarmente due volte al mese; essi contengono le Note ed i titoli delle Memorie presentate da Soci e estranei, nelle due sedute mensili dell’ Accademia,monchè il bollettino bibliografico. Dodici fascicoli compongono un volume, due volumi formano un’annata. 2. Le Note presentate da Soci o Corrispon- denti non possono oltrepassare le 12 pagine di stampa per la Classe di scienze fisiche, ma- tematiche e naturali, e 16 pagine per la Classe di scienze morali, storiche e filologiche. Le Note di estranei presentate da Soci, che ne assumono la responsabilità, sono portate a 8 pagine di stampa per la Classe di scienze fisiche, e a 12 pagine perla Classe di scienze morali. 8. L'Accademia dà per queste comunicazioni 50 estratti gratis ai Soci e Corrispondenti, e 25 agli estranei; qualora l’autore ne desideri un numero maggiore, il sovrappiù della spesa è posta a suo carico. 4. I Rendiconti non riproducono le discus- sioni verbali- che si fanno nel seno dell’Acca- demia; tuttavia se i Soci, che vi hanno preso parte, desiderano ne sia fatta menzione, essi sono tenuti a consegnare al Segretario, seduta stante, una Nota per iscritto. II. 1. Le Note che oltrepassino i limiti indi cati al paragrafo precedente, e le Memorie pro- priamente dette, sono senz’ altro inserite nei Volumi accademici se provengono da Soci o da Corrispondenti. Per le Memorie presentate. da estranei, la Presidenza nomina una Com- missione la quale esamina il lavoro e ne rife- risce in una prossima tornata della Classe. 2. La relazione conclude con una delle se- guenti risoluzioni. - @) Con una proposta di stampa della Memoria negli Atti dell’Accade- mia o in sunto o in esteso, senza pregiudizio dell’ art. 26 dello Statuto. - 4) Col desiderio di far conoscere taluni fatti o ragionamenti | contenuti nella Memoria. - c) Con un ringra- ziamento ‘all’ autore. - d) Colla semplice pro- posta dell'invio della Memoria agli Archivi dell’ Accademia. 8. Nei primi tre casi, previsti dall’ art. pre- cedente, la relazione è letta in seduta pubblica, nell’ ultimo in seduta segreta. 4. A chi presenti una Memoria per esame è data ricevuta con lettera, nella quale si avverte che i manoscritti non vengono restituiti agli autori; fuorchè nel caso contemplato dall’art. 26 dello Statuto. 5.L' Accademia dà gratis 75 estratti agli au- tori di Memorie, se Soci o Corrispondenti, 50 se estranei. La spesa di un numero di copie in più che fosse richiesto, è messa a carico degli autori. se RENDICONTI DELLE SEDUTE DELLA R. ACCADEMIA DEI LINCEI MEMORIE E NOTE DI SOCI 0 PRESENTATE DA SOCI pervenute all'Accademia sino al 5 agosto 1888. ÈP____—__°—_ °_° Botanica. — Diagnosi di funghi nuovi. Nota III (') del Socio G. PASSERINI. Pirenomiceti. < 1. Apiosporium vaccinum Passer. hb. — Perithecia vix lente perspicua, subgregaria vel sparsa; punctiformia atra 100 u diam. bisso nullo insiden- tia, membranacea. Asci numerosi elliptici aparaphysati vix constricto-stipitati plejospori, 35-45 X 12,5-15; vel etiam globosi 40 w diam.; sporae ovales hyalinae 5 X 3. Paraphyses nullae. « Sul vecchio fimo vaccino insieme a Sporormia minima Auersw. ed Ascobolus sp. a Vigheffio presso Parma, nel greto del torrente Baganza. Ottobre 1887. ®2. Rosellinia Mamma Passer. hb. — Perithecia plus minus dense gre- garia cortici immutato vel ligno infuscato insidentia, globosa laevia opaca glabra, vertice saepe depressa, ostiolo papillato. Asci paraphysibus filiformibus guttulatis obvallati, teretes longe attenuato-stipitati, 150-175 X 7,5, pars spo- rifera 100-125 w long. 8 spori; sporae monostichae, oblongo-ovoideae, apicibus acutiusculis muticis, fuligineae, 15-17,5X5,6. (1) Vedasi Rendiconti, vol. III, 1° sem., p. 3-89. RenpIcONTI. 1888, Vor. IV, 2° Sem, 8 I nn « Ascis longioribus, angustioribus, longius stipitatis, paraphysibus gut- tulatis et sporis brevioribus angustioribusque a #. mastozdea Sace. distinguenda. « Su stecchi fracidi di Cornus sanguinea, o Ligustrum vulgare. Vigheffio presso Parma. «3. Laestadia ramulicola Passer. hb. — Perithecia sparsa vel gregaria tecta minute pustulaeformia atra. Asci eylindrico-clavati aparaphysati 8 spori, 50X8: sporae distichae fusiformes, curvulae continuae, utrinque acutae, hya- linae, 17,5-20 X 2,5-3. « Nei ramoscelli secchi di Gerista #netoria. Vigheffio presso Parma. « 4. Laestadia pinciana Passer. hh. — Perithecia minutissima, globosa, fusca, in series, longitudinales continuas arcte digesta, contextu membranaceo minute celluloso, ostiolo perforato. Asci obpyriformes aparaphysati, basi acuti, 25 X 10-12: sporae subdistichae vel conglobatae, oblongo-fusiformes quadri- guttulatae, hyalinae. « Nelle foglie florali e sugli steli secchi del /uneus acutus. Roma al Pincio, nella vasca presso la clessidra. « 5. Gnomoniella rubicola Passer. hb. — Perithecia sparsa tecta ostiolo acuto epidermidem sublevante et vix emerso, atra. Asci paraphysati fusi- formes, 350 X5, 8 spori; sporae distichae, fusiformes, oblongae integrae, hyalinae, 6-7 X 2. Paraphyses copiosae, tenuissimae, ascos aequantes vel superantes. «A G. ideicola (Karst) ascis sporisque minoribus, hisque non chlorinis differre videtur. « In un ramo secco di £ubus fruticosus. Fornovo, provincia di Parma. « 6. Sphaerella vitalbina Passer. hh. — Perithecia sparsa, minuta, tecta, globoso-depressa, atra. Asci varii, elongato-clavati, vel inferne inflati, aut ovati et gibbi, 50-75 X 10-15, 8 spori; sporae distichae vel conglobatae, navi- culares vel cuneatae, medio septatae, leniter constrictae, 12,5 X 2,5-3. «AS. Vitalbae differt praecipue sporis multo minoribus et etiam ascorum forma varia. « Nei sarmenti aridi di Clematis Vitalba a Sala, provincia di Parma. « 7. Sphaerella Resedae Passer. hh. — Perithecia gregaria matricem infuscantia, globoso-conoidea prominula. Asci clavati vel obclavati aut gibbi, basi ventricosi, 45-62 X 15-20, 8 spori; sporae bi-tristichae, oblongae vel ob- longo-cuneatae, medio septatae non constrietae hyalinae, 15-18 X 5. « Fructificatione ad S. carpogenam Passer. accedit, sed peritheciis cras- sioribus infuscantibus distinguenda. « Negli steli fracidi di Reseda luteola. Vigheffio presso Parma. « 8. Sphaerella Terebinthi Passer. hb. — Perithecia hypophylla minuta gregaria, tecta, maculas fuscas venis limitatas formantia. Asci numerosi, forma varii basi breviter stipitati, raro clavati, recti, saepius curvi, prope basim vel medio ventricosi, 55-75 X 15-20; sporae octonae subdistichae vel conglobatae, ai Ce oblongae, didymae vix constrictae, localo inferiore attenuato longiore, hyalinae, 20-22,5 X 5. « Ascis numquam clavato-cylindricis et sporis non ellipticis nec loculis aequalibus, a S. Pistactae Cooke diversa. « Nelle foglie sternate di Pistacia Terebinthus. Parma, nel R. Orto Botanico. « 9. Sphaerella Pecten Passer. hb. — Perithecia in matrice fuscescente crebre sparsa, punctiformia atra, ostiolo acutiusculo. Asci ovati, basi abrupte breviter stipitati, 8 spori, 40-42 X 12,5-15; sporae stipatae oblongae, utrinque rotundatae, medio septatae, 12,5 X 5. « Nei frutti sternati di Scandix Pecten Veneris. Fornovo, provincia di Parma. « 10. Sphaerella maculans Passer. hb. — Perithecia in maculas epi- phyllas albicantes fusco marginatas pauca, crassiuscula, atra. Asci saepius ovoideo-elongati vel subelavati, 8 spori, 50-75 X 12-15; sporae oblongae, bi- tristichae, medio septatae, hyalinae, 15 X 5. « Ascorum et sporarum magnitudine a S. maczlosa Sacc. eta S. macu- lari (Fr.) pariter differt. Maculis exceptis ad S. crassam Auersw. propius accedit. « Sulle foglie vive di Popwlus alba. Vigheffio presso Parma. « 11. Sphaerella ‘Moracae Passer. hb. — Perithecia sparsa vel sub- gregaria tecta, dein libera subglobosa. Asci aparaphysati oblongo-clavati, sub- stipitati, 65-87 X 15-20, 8 spori; sporae oblongo-spathulatae, subtristichae, ad septum non vel vix constrictae, hyalinae, 20-25 X 7,5-10. « Sphaerellae Iridis Auersw. affinis, sed ascis sporisque grandioribus diversa. « Nei cauli, nei peduncoli e nelle foglie aride della Moraea chinensis. Parma, nel R. Orto Botanico. « 12. Didymella chaetostoma Passer. hh. — Perithecia sparsa subglobosa tecta, ostiolo acuto setulis rigidis convergentibus 30-40 # long., obsito erum- pente. Asci cylindrici, breviter stipitati 8 spori, 60-80 X 9-10, paraphysibus filiformibus stipati; sporae monostichae ovatae, prope medium septatae et constrictae, hyalinae, 20 X 7,5, loculo altero minore. « Nei cauli secchi di Artemisia camphorata. Vigheffio presso Parma. « 13. Venturia elastica Passer. hb. — Perithecia superficialia minuta setulosa atra hypophylla, in series lineares transversim digesta vel sparsa. Asci cylindrici 8spori elongati; sporae biseriales, ovales, medio septatae, hyalinae, 7,5-8 X 3. « Nelle foglie fracide del Y7cus elastica. Parma nel R. Orto Botanico. « 14. Diaporthe (Chorostate) Cydoniae Passer. hb. — Acervuli valsei laxe vel crebre erumpentes, pulvinati, parenchymati corticali insidentes. Perithecia 5 (70) subglobosa intus albida, ostiolo obtuso vix emergente. Asci cylindraceo-clavati curvi 8 spori, 100-112 X 12; sporae oblique uniseriatae vel subdistichae, oblongo-ovatae, prope medium septatae, leniter constrictae, loculis inae- qualibus haud guttulatis, altero angustiore, hyalinae, 17,5 X 7,5. « Su rametti di Cotogno insieme a Phoma Cydoniae Sace. Ascochita sp. Rhabdospora sp. ete. Parma. « 15. Didymosphaeria endoleuca Passer. hb. — Perithecia solitaria sparsa, atra sub epidermidem pustulatim inflatam integram vel vix fissam nidulantia, nucleo candido. Asci elongato-clavati, basi breviter attenuato-stipitati paraphy- sati 8 spori, 100-125 X 15; sporae amygdaloideae vel ellipticae, medio septatae, non constrictae, obscure fuscae, 20-27,5 X 8-10. « Nei rami secchi di Cercis Siliquastrum insieme a Diplodia Siliquastri Passer. Parma, nel R. Orto Botanico. « 16. Ottia Wistariae Passer. hh. — Caespituli parvuli erumpentes subro- tundi, vel rarius oblongi, longitudinaliter subseriati; perithecia stromate cor- ticali fusco insidentia, subglobosa opaca, ostiolo punctiformi vel obsoleto. Ascì cylindrici paraphysati 8 spori, 105 X 8; sporae monostichae ellipticae, unisep- tatae, non vel vix constrictae, fuscae, 12,5 X 7,5. « Ottiae diminutae Karst. affinis, sed asci breviores, paraphyses non ramosae et sporae latiores. « Nei rami secchi della Wistarza chinensis. Parma, nel R. Orto Botanico. « 17. Massaria Holoschoeni Passer. hb. — Perithecia insculpta sparsa, vix papillata, globoso-depressa, atra. Asci ampli, saccato-oblongi, recti vel curvi, basi abrupte breviterque oblique stipitati, paraphysati, 8spori, 150-175 X 25-37; sporae bi-tristichae fusiformes, medio leniter constrictae, rectae 9-11 septatae, chlorino-hyalinae tandem fuscae, circulo hyalino circumdatae, 32-42 X 8-10 (sine circulo). « Nei calami fracidi dello Sc/pus Zoloschoenus insieme a Lophiotrema pusillum Fuckel. Vigheffio presso Parma, nel greto del torrente Baganza. « 18. Leptosphaeria Resedae Passer. hh. — Perithecia subsregaria hypophloea, tandem cortice consumpto nudata, ligno adnata, globosa atra, ostiolo minuto, papillari, interdum depressa. Asci elongato-clavati, paraphysati Sspori, 75-110 X 10-12; sporae elongato-fusiformes distichae, apicibus acumi- natis, triseptatae, loculis aequalibus, 30-35X5, primo hyalinae, tandem flavidae. « Leptosphaeriae Bocconiae (C. et E.) Sace. videtur affinis, sed sporae numquam fuscae visae. Caeterum huius descriptio nimis contracta judicium difficile reddit. « Nei cauli fracidi della Reseda lutea. « 19. Leptosphaeria carduina Passer. hb. — Perithecia sparsa pusilla globosa epidermide rupta cincta, atra, basi filis dematiaceis parcis praedita, contextu minute celluloso fuligineo. Asci paraphysati, elongato-clavati, inferne — 59 — breviter attenuato-stipitati, 8 spori, 68-75 X 10-12; sporae distichae elongato- ellipticae, utrinque rotundatae 3-5septatae, 15-18 X 5, loculo uno alterove saepe longitudinaliter diviso, e flavo fuscidulae. « Nelle brattee involucrali dei capolini sternati del Carduus nutans. Vi- gheffio presso Parma, nel greto del torrente Baganza. «20. Leptosphaeria Salviae Passer. hb. — Perithecia hypophloea subgregaria globosa parce setulosa, ostiolo cylindrico corticem perforante. Asci paraphysati clavati, inferne longe attenuati, 8 spori, 87-125 X 12-14; sporae fusiformes 9-11-septatae, subdistichae, 45 X 5, flavidae, loculo altero ex in- termediis subtumido. « Nei rami secchi della Salvia officinalis insieme talvolta ad Ophiobolus hormosporus col quale non è da confondersi. Parma. nel R. Orto Botanico. « 21. Leptosphaeria patellaeformis Passer. hb. — Perithecia subgregaria vel sparsa, subglobosa, ostiolo minutissimo vix papillari, atra, siccitate col- lapsa, scutellata. Asci elongato-subclavati, paraphysibus filiformibus superati 8spori, 80-100 X 8-10; sporae fusiformes Sseptatae, distichae vel oblique mo- nostichae dilute flavae, senio fuscescentes, 15-17,5 X 5. « Nel culmo fracido di Zea Mays. Vigheffio presso Parma. « 22. Leptosphaeria rhizomatum Passer. hb. — Perithecia parce gregaria tecta, globosa atra, ostiolo epidermidem perforante vel subinde pontiformi sublevante, tandem nudata glabra. Asci paraphysati, plus minus late clavati, basi sensim attenuati, noduloso-stipitati 8 spori, 62-87 X 6-10; sporae distichae vel oblique monostichae, in ascis latioribus superne tristichae, fusiformes, 7-9-septatae, loculis aequalibus, vel altero ex intermedis vix tumidulo, e luteo fuscae ad apices acuminatae et quandoque apiculatae, 22-25 X 2,5-3,5. «A L. culmifraga (Fr.) non distare videtur, sed peritheciis glabris et sporarum longitudine, satis diversa. « Nei rizomi sternati del Cynodon Dactylon e negli stoloni dell’ Agrostis vulgaris. Vigheffio presso Parma. « 23. Melanomma Caricae Passer. hb.— Perithecia gregaria velsparsa per corticem fissum erumpentia vel, illo consumpto, demum nudata, ligno insi- dentia, subglobosa, glabra opaca, ostiolo papillari nitidulo, vertice tandem depresso. Asci elongato-clavati, inferne attenuati, paraphysibus tenuibus stipati 8 spori, 70-80X8-10; sporae subdistichae fusiformes, utrinque acutae, triseptatae. ad septa non vel vix constrictae, melleo-fuscescentes, 12 X 15. « In un ramo secco di cus Carica. Parma. « 24 Tramatosphaeria Carestiae Passer. hb. — Perithecia superficialia sparsa vel parce gregaria, globoso-depressa, rugulosa atra, minute papillata, vel tantulum umbilicata. Asci paraphysati, tubulosi, basi sensim attenuati 8 spori, 125-160 X 16; sporae monostichae vel subdistichae ovoideae triseptatae, margine angusto hyalino cinctae, loculis intermediis amplis melleo-fuscis, guttulatis, extimis minimis subhyalinis, 20-25 X 8-10. — 60 — « Sulla vecchia scorza di Bella alba a Riva di Valsesia (Piemonte). Carestia. « 25. Kalmusia Fici Passer. hh. — Perithecia subgregaria, stromate corticem dealbante immersa, parvula, pustulaeformia atra, ostiolo obtusiusculo vix emerso, nucleo albo. Asci clavati, copiose paraphysati, basi longe atte- nuato-stipitati 8 spori, 60-70 X 8-10; sporae, distichae elongatae rectae, apicibus obtusis, triseptatae, ad septa leniter constrictae Iuteo-fuscae, 15 X 5. «In rami secchi di F/cus Carica. Parma. « 26. Magsarina Spartii Passer. hb. — Perithecia subcutanea, depressa fusca, ostiolo obsoleto, contextu celluloso ochraceo-fusco. Asci paraphysati eylin- drici, basi abrupte stipitati, stipite tenui incurvo 4? — 8 spori, 920-100 X 15: sporae uniseriales ellipticae vel subovatae didymae, castaneo-fuscae, halone mucilaginoso circumdatae, episporio crasso, 18-22,5 X 10-12 (halone excluso). « Nei ramoscelli dello Spartium scoparinm lungo l'Incisa presso Santa Maria del Taro, prov. di Parma. « 27. Metasphacria sphaerelloides Passer. hb. — Perithecia crebre sparsa punctiformia tecta, Asci clavati tenuissime stipitati 8spori, aparaphysati, 42-50 X 5-7,5; sporae biseriatae elongato-fusiformes, in asci lumine flavidae, ejectae subhyalinae, triseptatae, loculis subinde guttulatis, altero ex inter- mediis tumidulo, 22,5 X 2,5-9. « Neirami della Clematis Vitalba insieme a Sphaerella vitalbina Passer. ed Ophiobolus Clematidis Passer. Sala, provincia di Parma. « 28. Metasphaeria Liriodendri Passer. hb. — Perithecia sparsa vel subgregaria minuta, sub epidermide turgida nidulantia, ostiolo vix prominulo. Asci clavati, paraphysibus tenuibus obvallati, breviter stipitati, 75-90 X 10, 8spori; sporae distichae fusiformes triseptatae, medio leniter constrictae, qua- driguttulatae, loculo altero ex intermediis tumidulo, 15-20 X 4-5 hyalinae. « Im ramicelli secchi di Zi7riodendron Tulipifera insieme a Phoma Thvi- menii Passer. Parma nel R. Orto Botanico. « 29. Metasphaeria Forsythiae Passer. hb. — Perithecia tecta minuta, pustulaeformia, globosa atra, ostiolo papillari per epidermidem perforatam vix emersa. Asci paraphysati, clavati, longe attenuato-stipitati, 8 spori, 112 X 15; sporae fusiformes utrinque acuminatae, curvulae 5septatae, medio constrictae, loculis guttulatis, septis tenuissimis, chloro-jodureti zinci ope tantum pers- picuis, 25-50 X 5-6. « Nei ramicelli secchi della Morsythia viridissima insieme con Phoma sp. e Rhabdospora sp. « 30. Metasphaeria Idesiae Passer hb. — Perithecia epiphylla puncti- formia sparsa, in macula exarida cinereo-fusca. Asci pauci oblongo-tubulosi aparaphysati 8-spori ; sporae fusiformes, triseptatae chlorino-hyalinae, 17,5 X 5. « Nelle foglie languenti della /desia polycarpa. Parma, nel R. Orto Botanico. 258 Gli — « 31. Metasphaeria Caricae Passer. hb. — Perithecia crebre sparsa minuta, sub epidermide pustulatim elevata nidulantia, ostiolo punctiformi atro vix emerso. Asci cylindrico-clavati, basi breviter attenuato-stipitati 8 spori, 85-100 X 8; sporae subuniseriales fusiformes, rectae vel curvulae, triseptatae, - chlorinae, intra ascos flavidulae, 22,5 X 5. Paraphyses copiosae filiformes. « M. corticolae (Fuckl) proxima, sed pheritheciis nunquam erumpen- tibus et sporis exacte fusiformibus chlorinis distinguenda. «In un ramo fracido di /7cus Carica, assai rara. Parma. « 32. Metasphaeria Chamaeropis Passer. hb. — Perithecia globulosa, crebre sparsa tecta, pustulatim erumpentia. Asci elongato-clavati, basi atte- nuato-stipitati 8 spori, 55-75 X 10: sporae subdistichae oblongo-cuneiformes, triseptatae, non vel vix constrictae hyalinae, loculis interdum guttulatis, penultimo subtumido, 17,5-20 X 4-5. Paraphyses non visae. « Nei picciuoli secchi della Chamaerops humilis. Parma, nel R. Orto Botanico. « 33. Metasphaeria sepulta Passer. hb. — Perithecia immersa globosa, ostiolo punctiformi vix erumpente, interdum superficialia. Asci subclavati, pa- raphysati, 75-100 X 12,5; sporae distichae fusiformes 3-septatae, ad septa con- strictae, loculis guttulatis, altero ex intermediis tumidulo, 25-30 X 7,5 hya- linae, tandem flavidulae. « Nei calami fracidi di Scirpus Holoschoenus. Vigheftio presso Parma. « 34. Metasphaeria Zeae Passer. hh. — Perithecia sparsa tecta dein nudata atra punctiformia, contextu minute celluloso-fuligineo. Asci lanceolati vel basi subventricosi aparaphysati 8 spori, 60 X 10; sporae distichae vel tri- stichae fusiformes, utrinque acutae hyalinae, varie guttulatae, tandem trisep- tatae non constrictae, 15 X 4,5. « Nel culmo fracido di Zea Mays a Fornovo, provincia di Parma. « 35. Sphaerulina Coriariae Passer. hb. — Perithecia sparsa vel sub- gregaria, tecta, minuta, subglobosa, atra, ostiolo acutiusculo epidermidem sublevantia et perforantia. Asci caespitosi aparaphysati, obovati vel elongati aut clavati, basi breviter abrupte stipitati, 35-63 X 12-15; sporae senae- octonae, fusiformes vel subclavatae, subtristichae, vel stipatae 3-5-septatae. hyalinae, 12-15 X 4-5. « Nei rami secchi della Corziaria myrtifolia a Rocca Prebalza presso Berceto, prov. di Parma. « 36. Zignoélla adjunota Passer. hb. — Perithecia gregaria vel sub- sparsa, globosa, opaca rugosula minute papillata, basi vix insculpta. Asci pa- raphysibus tenuibus subaequilongis stipati, cylindrici, 65-75 X 5-6, 8 spori; sporae uniseriales fusiformi-elongatae, apicibus rotundatis, hyalinae triseptatae, ad septa crassiuscula fuscidula non constrictae, 12-5 X 4. « Habitus Melanommatis Pulvis pyrius (Pers) vel Teichosporae obdu- centis Fuckl. Oni «In un ramo fracido denudato di C0rylus Avellana. Vigheffio presso Parma. » 37. Teichospora endophloea Passer. hh. — Perithecia sparsa vel subgregaria erumpenti-superficialia, globosa, atra, vertice obtusa. Asci para- physati clavati 8-spori, 112X20; sporae uniseriales ellipticae, 7septatae, medio constrictae, loculo altero vel plerisque longitrorsum divisis, 22,5-25X11-12,5, olivaceo-fuscae. Paraphyses longae, filiformes. « Sulla faccia interna della scorza staccata dell’ Amygdalus persica. Vi- gheffio presso Parma. « 38. Ophiobolus Resedae Passer. hb. — Perithecia crebre sparsa, minuta tecta, ostiolo conico acuto emerso, basi dematiaceo-fibrillosa. Asci aparaphysati, cylindrici, inferne longissime attenuati 8 spori, 65-112 X 5; sporae filiformes, tenuissimae, continuae, ascorum partem cylindricam subae- quantes, in asci lumine flavidae, ejectae hyalinae. « Ophiobolum Hesperidis Sacc. accedere videtur, sed peritheciis basi fibrillosis, ostiolo vix emerso et ascis longe attenuatis satis differt. « Nei cauli fracidi della Reseda lutea. Vigheffio presso Parma. « 39. Ophiobolus Rhagadioli Passer. hb. — Perithecia sparsa, tecta, minuta, pustulaeformia, ostiolo brevi vix erumpente. Asci paraphysati, cylin- drici 8-spori, 100-125 X 5-6. Sporae ascos subaequantes, tenuissimae, conti- nuae, hyalinae, in asci lumine vix flavidulae. « Accedit spermogonium peritheciis similibus, interdum subgregariis, spermatiis cylindricis, 3-4guttulatis, 10-12 X 1,3. « Nei cauli, nei rami e negli acheni del Rhagodiolus stellatus. Parma, nel R. Orto Botanico. « 40. Ophiobolus hormosporus Passer. hb. — Perithecia sparsa, cortici immersa, ostiolo acuto, atro plus minusve erumpente. Asci paraphysati, cla- vati, inferne attenuati et undulato-stipitati, 4-8 spori, 100-130 X 12-15. Sporae bacillari-clavatae, ascos subaequantes, superne 5 u crassae multiseptatae, ad septa plus minus constrictae, in asci lumine flavidae, ejectae hyalinae, arti- culis subglobosis saepe guttulatis, altero vel pluribus ex intermediis crassio- ribus. Paraphyses filiformes non guttulatae. « Nei rami secchi della Salvia officinalis insieme talvolta a Lepto- sphaeria Salviae. Parma, nel R. Orto Botanico. « 41. Ophiobolus cannabinus Passer. hb. — Perithecia sparsa ligno infu- scato immersa, ostiolo conico vix erumpente. Asci paraphysati cylindrici subsessi- les 8 spori, 85 X 5; sporae filiformes aequales, continuae hyalinae 65-85 X 1-1/,. « Peritheciis ligno omnino immersis praecipue distinguenda. « Su canàpuli sternati. Langhirano, provincia di Parma. « 42. Ophiobolus parmensis Passer. hh. — Perithecia subgregaria, ligno denudato insidentia, globosa atra glabra, ostiolo longiusculo cylindrico trun- cato! Asci cylindrico-subclavati, inferne lenissime attenuato-stipitati, 6-8 spori, ec e na Mo li obscure paraphysati, 112-137 X 7,5; sporae filiformes continuae non guttu- latae, in asci lumine dilute flavidae, ejectae hyalinae, 90-100 X 1,3. « In un ramo secco scortecciato di Meus Carica insieme a Diplodiella ficina. Parma. « 43. Gibberella atro-rufa Passer. hb. — Perithecia laxe vel acervatim gre- garia, atro-rufa globosa minute papillata, demum cupulaeformi-collapsa, con- textu sordide coeruleo-violascente. Asci clavati, 62 X 12,5, 8-spori, sporae sub- distichae ovatae, triseptatae, hyalinae, 15-17,5 X 7,5. « Stylosporae didymae fuligineae, 15-20 X 10. « In un ramicello fracido di Mjcus Carica. Parma. « 44. Seynesia Caronae Passer. hb. — Perithecia sparsa minuta scu- tiformia atra, centro papillata et pertusa, contextu radiato fuligineo, margine fimbriata, et hyphis tenuibus hyalinis radiantibus, nonnullis quoque crassio- ribus fuligineis praedita. Asci cylindrici, vel apice sensim attenuati, apara- physati recti vel curvi, 40-50 X 7,5, 8 spori; sporae subdistichae, ellipticae, medio septatae non constrictae, fuscidulae, 10 X 4,5. « Nella scorza di rami secchi dello Spar/ium junceum presso Carona in quel di Fornovo, provincia di Parma. « 45. Triblidiella brachyasca Passer. hb. — Perithecia sparsa vel sub- gregaria superficialia, ovalia vel difformia plus minusve late hyantia, atra. Asci clavati vel saccati, 8 spori, 50-63 X 12, 5-15 paraphysibus aequilongis apice colorato coalitis, obvallati; sporae di-tristichae fusiformes, strato mucoso obdu- ctae, spuriae tri-quinque septatae, diu hyalinae, tandem fuscidulae, 20 X 5-7,5. « Sulla scorza del tronco della Coffuea arabica. Parma, nel R. Orto Botanico. sferossidei. « 46. Phyllosticta corrodens Passer. hb. — Maculae vagae, repentes, griseae fusco-cinctae, mox erosae. Perithecia epiphylla punctiformia, atra, sporae oblongo-ellipticae ad polos obscure nucleatae integrae hyalinae, 7, 5 X 2,5. « Nelle foglie vive della Clematis Vitalba. Vigheffio presso Parma. « 47. Phyllosticta bacteriisperma Passer. hh. — Perithecia hypophylla punctiformia tecta. in maculis irregularibus angulosis fuscis sparsa; sporae minimae, bacillares aequales hyalinae, 2-2,5 w longae. « Nelle foglie della Clematis Vitalba insieme a Septoria Clematidis Rob. Vigheffio presso Parma. « 48. Phyllosticta Moutan Passer. hb. — Maculae fusco-atrae, subdi- scoideae vel oblongae, perithecia sparsa superficialia punctiformia fusca, fo- ventes; sporae ellipticae hyalinae circiter 4 X 2,5. « Nelle foglie languenti di Paeonia Moutan. Vigheffio presso Parma. « 49. Phyllosticta Tulipiferae Passéer. hb. — Maculae subdiscoideae RenpICcONTI. 1888, Vor. IV, 2° Sem. 9 Le 3 exaridae fusco-marginatae, mox lacerae; perithecia epiphylla subgregaria minutissima semiimmersa; sporae oblongae continuae hyalinae, 10 X 3-4. «A P. Liriodendri Thùm. sporarum forma et magnitudine differt. « Nelle foglie vive di Zi%odendron Tulipifera. Nel R. Orto Botanico di Parma. « 50. Phyllosticta Menispermi Passer. hb. — Maculae vagae, angu- losae, venis limitatae, superne fuscae, inferne griseae, perithecia hypophylla, gregaria, minutissima, globosa, tecta, membranacea plus minus coerulescen- tia, foventes; sporae ellipticae, continuae hyalinae ad polos plus minus per- spicue nucleatae, rectae, 5-6 X 3. « Sulle foglie languenti del Merispermum canadense. Parma, nèl R. Orto Botanico. « 51. Phyllosticta lenticularis Passer. hb. — Perithecia epiphylla, lenticularia, crebre sparsa atra opaca, nucleo albo in maculis irregularibus amplis albo-exaridis; sporae oblongo-ellipticae, rectae, biguttulatae, hyalinae, 12,5-15 X 5, basidiis crassiusculis, subaequilongis fultae. « Nelle foglie vive dei Zimoni. Parma. « 52. Phyllosticta deliciosa Passer. hh. — Perithecia epiphylla pun- ctiformia atra in maculis exiguis albo-exaridis, margine elevato, castaneo-fulvo nitido cinctis; sporae minimae, cylindricae, integrae, hyalinae, 4 X 1. « Nelle foglie vive del Cytrus deliciosa. Parma nel R. Orto Botanico. « 53. Phyllosticta Terebinthi Passer. hb. — Maculae amplae irregularos exaridae ferrugineo-griseae, mox lacerae; perithecia epiphylla sparsa puncti- formia, ostiolo perforato, membranacea, contextu minute celluloso rufidulo ; sporae minutae ovales hyalinae, 2,5-3 X 1,5-2, ad apices obscure nucleolatae. « Sulle foglie languide della Pistacza Terebinthus. Parma, nel R. Orto Botanico. « 54. Phyllosticta advena Passer. hb. — Maculae discoideae parvulae vel irregulares plus minus amplae, primo luteae, dein fuscae, exaridae haud marginatae. Perithecia minima, lente vix perspicua; sporae ovatae vel oblon- gae, rectae vel leniter curvae, integrae hyalinae, 8-12 X 3. « Nelle foglie languenti della Robinia Pseudacacia. Gaione presso Parma. Settembre. « 55. Phyllosticta candicans Passer. hb. — Maculae irregulares exa- ridao candicantes, margine fusco-rubiginoso limitatae. Perithecia. mesophyllo immersa, punctiformia atra, utrinque perspicua; sporae ellipticae guttulatae, hyalinae, 5-7,5 X 2,5-3,7. « A Ph. cytisella Sace. cui quodammodo accedit magnitudine sporarum differt, et a Ph. Bauhiniae Cooke maculis candicantibus et sporis longioribus diversa. « Nelle foglie della Bauhinia aculeata nel R. Orto Botanico di Parma, ‘« 56. Phyllosticta globuli Passer. hb. — Perithecia hypophylla dense Seni. gregaria in maculis parvulis amphigenis subdiscoideis umbrinis; sporae bacil- lari-fusiformes, integrae, hyalinae, 10-12,5 X 1, 5-1, 8, « Nelle foglie sternate dell'Eucalyptus globulus. Parma, nel .R. Orto Botanico. « 57. Phyllosticta coronaria. Passer. hb. — Maculae plus minus amplae - subdiscoideae discretae, raro plures confluentes, halone fusco circumdatae. Pe- rithecia epiphylla punctiformia sparsa, primo tecta, dein epidermide perfo- rata cincta, atra subglobosa; sporae oblongo-ellipticae integrae hyalinae, ad apices nucleolatae endoplasmate opaco, medio leniter constrictae, 7-7,5 X 2,5-3. «A Ph. vulgari Desm. differt peritheciis aliquanto minoribus non su- perficialibus et sporis multo brevioribus. « Nelle foglie vive del Philadelphus coronarius a Vigheffio presso Parma. Autunno. « 58. Phyllosticta Lagenariae Passer. hb. — Perithecia epiphylla, minuta gregaria in maculis sordidis discoideis vel irregularibus mox laceris; sporae oblongae, utrinque rotundatae rectae eguttulatae hyalinae, 10-12, 5 X 5. « Nelle foglie languenti della Zagenaria vulgaris. Nel R. Orto Botanico. Autunno. « 59.. Phyllosticta implexa Passer. hb. — Maculae discoideae vel late expansae folium dimidium et ultra occupantes. Perithecia epiphylla sparsa vel subgregaria punctiformia depressa opaca; sporae fusiformes continuae, acerva- tim visae flavidulae, singulae hyalinae, 5-7,5 X 2,5. « Praeter sporas non atomisticas, peritheciis non prominulis neque ni- tidulis a Ph. nitidula Dur et Mont. differt. « Nelle foglie languenti della Zonzcera implera, talvolta colla Sphae- rella implexa Passer. della quale sarebbe lo spermogonio. Parma, nel R. Orto Botanico. Giugno. « 60. Phyllostiota Melissophylli Passer. hb. — Maculae amphigenae di- scoideae vel angulosae arescendo albido-griseae, halone fusco-rubiginoso cir- cumdatae, perithecia epiphylla subgregaria punctiformia tecta foventes; sporae oblongae utrinque nucleolatae et rotundatae integrae hyalinae, 7,5-10 X 4,5. « Nelle foglie della Melittis Melissophylium. Collecchio, provincia di Parma. Settembre. « 61. Phyllostiota morifolia. Passer. hh. — Maculae amphygenae sub- discoideae, arescendo sordide griseae, margine latiusculo castaneo-fusco cinctae. Perithecia epiphylla gregaria punctiformia, nigra; sporae hyalinae, minutae oblongae integrae, 3,5 X 1,5. « Nelle foglie languide del Morus 4/54. Parma, nel suburbio. Novembre. « 62. Phyllosticta lacerans Passer. hb. — Maculae vagae exaridae griseae plus minus amplae et confluentes mox lacerae, perithecia exigua puncti- formia tecta foventes. Sporae ovoideae vel elliptico-oblongae, hyalinae ! 4-7,5 X 2,5-3. LIA « A Ph. ulmicola Sace. differt maculis laceris et sporis hyalinis et a Ph. ulmi. West, sporis minoribus. « Nelle foglie vive in parte arsicce e lacerate dell’ Ulmus campestris insieme ad Acalyptospora nervisequa. « 63. Phyllosticta cocophila Passer. hb. — Maculae exaridae candidae, irregulares, oblongae, fusco-marginatae, perithecia atra subglobosa epidermi- dem lacerantia, foventes. Sporae oblongo-lanceolatae achroae, opacae endo- plasmate granuloso repletae, sterigmatibus longiusculis filiformibus fultae, 15-20 X 6-7,5. « Sporis multo majoribus: a Ph. Cocos Cooke et a PR. cocoina Sace. pa- riter distinguenda. « Nelle foglie del Cocos /leruosa. Nel R. Orto Botanico di Parma. « 64. Phyllosticta cycadina Passer. hb. — Perithecia in macula fusco- cincta sparsa vel subgregaria, globosa atra, per epidermidem erumpentia, cel- lulis grandiusculis fuscis non radiatis contexta, ostiolo punctiformi ; sporae mi- nutissimae bacillares, hyalinae, 2,5 X 0,5-0,7. l « A Leptothyrio Cycadis Passer. peritheciis crassioribus epidermidem sublevantibus facile distinguenda. « Nelle foglie della Cycas revoluta. Parma, nel R. Orto Botanico ». Fisica. — Di alcuni nuovi fenomeni elettrici provocati dalle radiazioni. Nota VI del Corrispondente Augusto RIGHI. « a) Alla fine della precedente Nota (!) ho annunciato che alcuni gas e vapori esercitano un assorbimento straordinario su quelle radiazioni ultravio- lette, che provocano i nuovi fenomeni fotoelettrici. Siccome ho riconosciuto d'altra parte, che i raggi solari sono inetti a produrre i detti fenomeni, così è sorto in me naturalmente il sospetto, che la causa di tale inettitudine sia l'assorbimento operato dall'atmosfera, specialmente coi suoi strati più bassi e più densi, sulle radiazioni di minor lunghezza d'onda. Sono stato così condotto alla seguente esperienza. « Un disco di rame è mantenuto carico negativamente dal polo. d'una pila di 6 coppie a bicromato. Davanti ad esso e parallelamente alla distanza di qualche millimetro, è tesa una rete di ottone, comunicante coll'elettro- metro. Le radiazioni dell'arco voltaico, cadendo sul disco, dopo aver attra- versato la rete, determinano l’ormai noto fenomeno di trasporto, e l’elettro- metro devia, per la carica negativa che su di esso depongono le particelle gazose partite dal disco. La deviazione cresce di più in più lentamente, finchè il potenziale della rete ha raggiunto un certo valore negativo. Ma se (1) V. pag. 16 DIEBIVT AI DES l'illuminazione dura solo pochi secondi, il potenziale raggiunto dall’elettrometro è più o meno grande, a norma della maggiore o minore intensità delle ra- diazioni attive; anzi il potenziale raggiunto in un tempo determinato e assai breve, per esempio un secondo, sì può prendere come misura della intensità medesima. « Posto fra l'arco voltaico e gli strumenti ora descritti, un tubo lungo circa 30 centimetri, chiuso agli estremi con lamine di gesso (!), nel quale potevasi alternativamente o fare il vuoto (sino a 5 mm.), o lasciar rientrare l’aria, ho ottenuto sempre, in tempi eguali, una deviazione alquanto mag- giore quando il tubo conteneva aria rarefatta, di quando conteneva aria all'ordinaria pressione, sia presa direttamente dall'ambiente, sia dopo averla obbligata a traversare un tubo con anidride fosforica onde disseccarla. « Dunque l’aria assorbe le radiazioni più rifrangibili, e può darsi be- nissimo che la luce solare sia ricca di tali radiazioni, ma che esse siano assorbite dall'aria atmosferica. Può accadere altresì, che le radiazioni attive provenienti dal sole, agiscano sui corpuscoli solidi o liquidi sospesi nell'atmo- sfera, e li carichino positivamente, nello stesso modo che si carica positiva- mente un disco di rame o un pezzo di zolfo, esposti alle radiazioni dell'arco voltaico, d'onde una possibile causa della elettricità atmosferica. « L'assorbimento che produce l'aria è però di gran lunga inferiore a quello che producono certi gas e vapori, come ad esempio il gas illuminante. Bastano traccie di questo gas mescolate all'aria per dare un assorbimento sensibile, e forse con questo mezzo si potrebbero rendere palesi delle quan- tità di gas tali da sfuggire agli altri mezzi d'indagine. « bD) Quantunque possa a taluno apparire superfluo, pure, onde eliminare subito certe spiegazioni che potrebbero essere proposte, ho voluto diretta- mente constatare, se o meno le radiazioni attive si polarizzano per riflessione, come le radiazioni sulle quali si esperimenta di consueto. Perciò, le radia- zioni emesse dall'arco voltaico, dopc essersi riflesse due volte sotto un angolo press'a poco eguale all'angolo di polarizzazione, sopra lastre di vetro nero, sono ricevute dal sistema di rete e disco adoperati come nella esperienza precedente, o semplicemente da una coppia foto-elettrica (in tal caso impiegando lo zinco nell'arco voltaico). Allorchè i due piani di riflessione coincidono, si ha una deviazione all’elettrometro; ma non la si ha più, se i due piani di riflessione sono fra loro perpendicolari ». (ì) Oltre del gesso (selenite) e del quarzo, ho trovato recentemeute che anche il sal- gemma è assai permeabile alle radiazioni attive. CongRene Astronomia. — Benedetto IX e l’eclisse di sole del 29 giu- gno 1033. Nota del prof. E. MiLLosEvIcA, presentata dal Corrispon- dente TACCHINI. « Colla morte di Silvestro II, avvenuta l'11 maggio 1003, il Papato divenne ludibrio de’ partiti che funestavano Roma, e mentre l’autorità del patrizio Giovanni Crescenzio diminuiva, a dismisura crescevano in potere i Conti Tusculani. « Agli oscuri Papati di Giovanni XVII e XVIII, creature del patrizio, tien dietro quello di Sergio IV, vescovo di Albano e legato ai Conti di Tusculo. « Nè la morte di lui interruppe la tirannia dei Conti, perocchè, di fronte al nuovo eletto dal partito de’ Crescenzii, oppongono i Tusculani colla vio- lenza Teofilatto, che sale sulla cattedra di Pietro colle armi alla mano, scaccia l’eletto de Crescenzii, e col nome di Benedetto VIII governa la Chiesa e vi sì regge energicamente. « Nella primavera del 1024 muore Benedetto VIII, ma la tiara non isfugge dai Conti di Tusculo, chè il fratello di Benedetto VIII smette le vesti laicali, compera o impone colla violenza i voti, ed è Papa sotto il nome di Giovanni XIX. « La podestà civile e religiosa sono ora in Roma in mano dei Conti, in mano anzi d'un solo. ; « La città, o meglio la Cristianità, ricordava ancora con isbigottimento il Papato turpe del giovane Giovanni XII, Ottaviano, pur della stessa famiglia, quando, alla morte di Giovanni XIX, un altro fratello di lui, Conte palatino e console, colla violenza, colle armi e col danaro fece eleggere Pontefice, devesi ritenere in forma canonica, suo figlio di nome pur Teofilatto, in età di dodici anni. « Un documento, citato da Gregorovius (IV, pag. 48), mostra che in marzo del 1033 questo triste fanciullo era Papa col nome di Benedetto IX. « Poi Gregorovius a pag. 51 (IV) ricorda, sull’autorità di R. Glaber, una congiura, che i capitani di Roma tentano per liberarsi di tanto scandalo. « Glaber, monaco di Cluny, che era contemporaneo, accenna che la congiura doveva tor di mezzo il Papa il dì di S. Pietro, ma che al momento convenuto, quando dovevano trucidare Benedetto IX presso l’altare, si oscurò il sole e si sbigottirono i congiurati, e Benedetto, avvedutosene, si salvò fug- gendo dalla Chiesa. « Gregorovius soggiunge che Ze date sono tutte confuse e che Auger nella vita di Benedetto accoglie perfino il racconto di una cacciata post suam pro- motionem. « Era facile accertare il tempo preciso della mancata congiura, qualora PICO — intorno a quell'epoca vi fosse stato un eclisse di sole o totale o quasi totale per Roma. « Il monaco di Cluny ben s'apponeva fissando proprio il 29 giugno come data della congiura, e l'Auger ancora è nel vero quando accoglie la cacciata (io dirò la mancata cacciata) post suam promotionem. « Dal Canone degli eclissi del celebre astronomo defunto Teodoro Op- polzer di Praga (1841-1886) si apprende che un eclisse anulare avvenne il 29 giugno 1033 e fu centrale sulle Alpi intorno il meriggio di Roma. « Calcolando, cogli elementi dati da Oppolzer nel suo mirabile Canone, l'istante della massima fase di questo eclisse per Roma e la grandezza di esso, mi è risultato: 1033 giugno 29 t vero di Roma Massima fase 0°%12,"1 pm. Grandezza = 0.85 del diametro del sole. « L'incertezza quindi delle cronache è tolta di mezzo, ed è provato che proprio intorno al meriggio del dì dell’Apostolo, proprio nello stesso anno della esaltazione al Pontificato, post suam promotionem, dovevasi uccidere il Papa fanciullo, il quale, mercè un fenomeno naturale, serbò la vita, come dice Gregorovius, a danno di Roma e a vitupero della Chiesa. « A conforto degli spiriti pii piacemi chiudere queste due righe col far riflettere al lettore che, testimone di- tante nefandezze che deturpano la vita di Benedetto IX, vi era un giovane di spirito elevato e di mente politica eccelsa, di durezza di carattere adamantina, e di senso teocratico fulmineo, Ildebrando di Soana, il quale forse fin d'allora, come osserva Gregorovius, architettava l'edificio colossale della riforma della Chiesa in rapporto a sè ed allo Stato ». Fisica. — Sopra un nuovo modello di barometro normale. Nota I dei dott. G. AGAMENNONE e F. BonETTI, presentata dal Socio BLASERNA. « Per alcune nostre ricerche sulla compressibilità dei gas, intraprese nell'Istituto Fisico di Roma, avevamo bisogno di un barometro, che desse la misura della pressione atmosferica con una precisione almeno paragonabile a quella dell'apparecchio manometrico adoperato. Non avendo a nostra dispo- sizione che barometri Fortin, del tipo comunemente oggi in uso, abbiam do- vuto pensare a costruire un altro barometro, con cui si potesse ottenere una maggior esattezza. A raggiungere questo scopo abbiamo cercato di tener conto dei perfezionamenti più notevoli, suggeriti dal progresso della scienza negli ultimi anni. MT (en « È noto come nella costruzione di un barometro, destinato a misure asso- lute, si deve aver di mira : i « 1°) L'esatta conoscenza della densità del mercurio adoperato. « 2°) La bontà del vuoto torricelliano. « 3°) Un metodo preciso per rilevare l'altezza della colonna barometrica. « Nella presente Nota esporremo successivamente e per sommi capi il modo, col quale abbiamo procurato di risolvere queste tre parti del problema proposto, riservando ad altra Nota la descrizione dell'apparecchio. « Cominciamo dalla prima parte. Il mercurio, di cui ci siamo serviti per riempire il nostro barometro, è mercurio nuovo proveniente direttamente dalla fabbrica, non purificato coi soliti processi chimici, ma solamente distil- lato nel vuoto. Ci siamo contentati di operare in questa guisa, perchè, trat- tandosi nelle nostre ricerche di misure relative, interessava solamente che il mercurio del barometro fosse netto d’ossido, ben asciutto e identico a quello di cui avremmo fatto uso nell'apparecchio manometrico. D'altra parte la pra- tica ha insegnato che il mercurio, proveniente direttamente dalle fabbriche, suol essere di qualità molto buona; in modo che la sua densità differisce assai poco da quella del mercurio trattato, come si usa, nelle diverse maniere perchè si avvicini il più possibile ad essere chimicamente puro (!). Volendo dare alle misure fatte col nostro barometro un valore assoluto, sarà necessario deter- minare colla maggio» esattezza. la densità del mercurio; ed a questo scopo se ne è lasciata da parte una quantità sufficiente (?). « La densità del mercurio viene determinata sperimentalmente per la temperatura di zero, ma la misura dell'altezza barometrica vien fatta alla temperatura dell'ambiente. Si è costretti dunque per mezzo del calcolo di ridurre l'altezza osservata a quel valore che avrebbe avuto, se il mercurio e la scala si fossero trovati a zero. Però, quanto ad esattezza, questa ridu- zione lascia a desiderare, sia per l'incertezza dei dati sulla dilatazione del mercurio e della scala, sia per la difficoltà di conoscere la loro vera (1) Violle, Cours de Physique, T. I, p. 777. — Alcune misure di densità fatte dal dott. W. J. Marek su due campioni di mercurio, uno purificato chimicamente, l’altro preso diret- tamente da una bombola del commercio e filtrato su carta, hanno dato rispettivamente 13,595602 13,595571. D'altra parte le determinazioni di densità, fatte da varî fisici su campioni di mercurio purificati con metodi chimici diversi, oscillano dentro limiti non tanto ristretti, in modo che le divergenze possono anche superare 5 unità nella quarta decimale. Trav. et Mém. du Bur. Intern. des poids et més., T. II, D (pag. 37-40, 56-58). (2) Per mettere in rilievo l’importanza della determinazione esatta della densità del mercurio adoperato, facciamo osservare che in essa l'incertezza di un’unità nella quarta decimale trae seco quella di 0,006 sopra una pressione di 760M®, =" SENT] temperatura. Già altra volta da uno di noi (') si è insistito sull'utilità di evi- tare questa correzione, col portare direttamente a zero il barometro, tenendolo immerso nel ghiaccio fondente. Così il mercurio viene a trovarsi senz'altro a quella stessa temperatura, alla quale ne è stata determinata la densità, e non è necessario di conoscerne la legge di dilatazione. Lo stesso è a dirsi per la scala metrica, poichè si suppone di conoscere la sua lunghezza a zero, in seguito al campionamento fattone con un metro campione. La cosa in pratica pre- senta delle difficoltà gravi; ed è forse per questo principalmente che, a quanto sappiamo, l'idea esposta non è stata finora da nessuno messa in atto. Noi per le nostre ricerche sulla compressibilità dei gas avendo creduto utilissimo tener immersa nel ghiaccio la massa gassosa da comprimere, insieme all’annesso manometro, per uniformità nel modo di sperimentare abbiamo voluto portare a zero anche il barometro. Alcuni tentativi preliminari ci convinsero che il problema non era tanto difficile a risolversi. quanto a prima vista appariva; e con una conveniente disposizione data al barometro e ad un involucro di zinco, che lo circonda, siamo riusciti nell'intento. In altra Nota si vedrà il modo con cui è stato raggiunto lo scopo, senza che le misure ne siano rese gran fatto più difficili. « Passando alla questione del vuoto torricelliano, sì sa che ordinariamente nella costruzione di un barometro, dopo aver riempito la canna di' mercurio, vi si fa bollire questo dentro, a fine di cacciar via i residui d'aria e d'umi- dità. Fin dal 1857 Taupenot (?) aveva proposto di eseguire la bollitura nel vuoto ottenuto con una macchina pneumatica, per evitare così l'ossidazione del mercurio, ed abbassandone di circa 90° la temperatura d'ebollizione, dimi- nuire il pericolo di rottura delle canne. Wild nel 1871 (3) espose il seguente metodo da lui adottato per più anni con successo. Egli faceva bollire nel vuoto, in un pallone a parte, il mercurio, che veniva poi introdotto nella canna baro- metrica, precedentemente disseccata, mediante un tubo di caucciù non vul- canizzato. Durante il riempimento la canna era mantenuta leggermente calda e priva d’aria. Violle (4) dice che al giorno d'oggi nelle canne larghe si fa a meno di farvi bollire il- mercurio. Il metodo che egli espone, e che asse- risce dare eccellenti risultati, è un semplice perfezionamento di quello di Wild, perchè si fa uso delle migliori pompe a mercurio e si evita ogni giuntura in caucciù. Noi abbiamo tenuto un metodo, che è in certo modo la combi- nazione di quello di Taupenot e di quello esposto da Violle. La canna era disposta molto obliqua sopra un graticcio, e saldata ad un apparecchio, in cui distillava il mercurio nel vuoto fatto da una pompa Sprengel. Man mano (1) G. Agamennone, Sul grado di precisione nella determinazione della densità de: gas. Rendiconti d. R. Accad. d. Lincei, 1° febbr. 1885. i (®) Annales de Chimie et de Physique, ser. 32. t. XLIX, p. 91. (3) Carl’s, Rep. t. VII p. 256. (4) Cours de Physique. T. I, p. 779. RenpICONTI. 1888, Vor IV, 2° Sem. 10 — 722 che il mercurio cadendo a gocce si raccoglieva dentro la canna, veniva tenuto in ebollizione mediante carboni accesi opportunamente collocati sul graticcio. Questa maniera d'operare presenta i seguenti vantaggi: 1°) il mercurio appena distillato vien introdotto nella canna senza porlo di nuovo a contatto dell’aria; 2°) attesa l'ebollizione continua, in cui si trova il mercurio nella canna, i suoi vapori trascinano via gli ultimi residui d'aria e di umidità; 3°) l’ebol- lizione ha luogo ad una temperatura più bassa, senza soprassalti, senza ossi- dazione del mercurio e con diminuito pericolo di rottura della canna. « Per impedire poi che, dopo empita e messa definitivamente a posto la canna, l'aria possa col tempo accidentalmente introdurvisi, abbiamo usato il noto artifizio di una punta Bunten, saldata verso l'estremità inferiore: di più altri ostacoli all'ingresso dell’aria sono posti dalla disposizione stessa della parte inferiore del barometro. « Però, nonostante che nella costruzione di un barometro siano state usate tutte le cautele possibili per la buona riuscita del vuoto torricelliano, si ri- tiene comunemente necessario il farne la verifica, avanti di servirsene. Il me- todo seguito è quello di Arago, con cui si riduce in un dato rapporto il vo- lume della camera barometrica. Ciò si ottiene con diverse disposizioni, che rendono più o meno complicata la costruzione ed il maneggio del barometro, e che tutte si riducono ad introdurre colle debite cautele una nuova e consi- derevole quantità di mercurio nella canna. Noi cercando da una parte di evi- tare una troppa complicazione nell'apparecchio, e ritenendo dall'altra che la verifica del vuoto possa bastare qualora si faccia a discreti intervalli di tempo, ci siamo contentati di una disposizione, che permette di sostituire ai pezzi mobili del ramo aperto del barometro altri pezzi di ricambio. Questi servono per alzare il livello del mercurio nel detto ramo, e per conseguenza anche nella camera barometrica, dove così vien ridotto in un dato rapporto il vuoto torricelliano. Il nuovo mercurio introdotto deve essere, naturalmente, ben asciutto e di qualità uguale a quello già contenuto nel barometro ('). « Resta ora a discutere il modo di misurare l'altezza della colonna baro- metrica. Per far ciò i metodi più in uso sono i tre seguenti. Il più semplice (*) Ci sembra buono il metodo adottato per la verifica del vuoto dalla Commissione Internazionale di pesi e misure nella costruzione del barometro normale (Travaux et Mém. ete. II, D, pag. 34-35). Questo barometro consiste in tre tubi di vetro impiantati sopra un medesimo blocco d'acciaio e comunicanti fra loro per mezzo di un foro praticato nella lunghezza del blocco. Due di essi costituiscono i due rami di un barometro a sifone; il terzo è una specie di serbatoio, dove si conserva il mercurio nel vuoto. Questo mercurio può introdursi nel barometro aprendo un robinetto posto nel blocco d'acciaio e manovrando convenientemente una pompa, che sta in comunicazione colla parte superiore di detto ser- batoio. In questa maniera parrebbe sufficientemente garantito il buono stato del mercurio destinato ad entrare nella canna barometrica, e nel tempo stesso l'operazione della verifica del vuoto deve riuscire abbastanza spedita. ZA 2 IO consiste nel riportare mediante corsoi adattati, le estremità della colonna baro- metrica sopra una scala posta vicino alla canna. Così si pratica con successo nei barometri Fortin, nel barometro a sifone costruito dal Tecnomasio di Milano ecc. Il secondo metodo più preciso è stato adottato da Régnault, e con- siste nel riportare il dislivello fra le due superficie di mercurio alla scala di un catetometro. Però anche da questo metodo, per quanto buono, non si può aspettare una precisione oltre un certo limite. Preferibile senza dubbio è il terzo metodo già usato da Wild fin dal 1873 (!), nel quale si fa uso di un comparatore verticale, per mezzo di cui si riferiscono le estremità della colonna barometrica ad un metro campione, posto a fianco della medesima. Anche la Commissione Internazionale dei pesi e misure ha seguito questo me- todo; e noi pure, convinti delle maggiori garanzie che offre in paragone degli altri, ci siamo attenuti ad esso. « È noto poi quanta difficoltà si incontri quando si vogliano puntare in modo preciso col microscopio del comparatore o col cannocchiale del cateto- metro le estremità della colonna di mercurio, e come siansi immaginati pa- recchi artifizi a questo scopo. L'uso di punte d'aftioramento è stato ricono- sciuto come uno dei più pratici e precisi. Infatti lo vediamo adottato per far la lettura alla superficie inferiore del mercurio tanto nel barometro da labo- ratorio di Régnault, quanto nei barometri Fortin, mentre Debrun (?) si è ser- vito nel suo barometro amplificatore di una punta d'affioramento alla stessa superficie superiore, giovandosi anche di una soneria elettrica per verificare il contatto. Dopo ciò era naturale l'idea di estendere l’uso delle punte ad ambedue le letture, superiore ed inferiore; ed in vista dei vantaggi che se ne possono cavare l'abbiamo attuata nel modo seguente. Una prima punta di vetro è fissa al cupolino della canna barometrica, ed è destinata alla verifica del vuoto torricelliano. Una seconda punta è saldata lateralmente sulla parte più larga della canna, sotto la prima e ad una conveniente distanza da essa, ed è quella che serve per le ordinarie osservazioni. La terza punta poi è mo- bile nel ramo aperto del barometro. In questo modo una misura di pressione si riduce a tre operazioni semplici: 1°) si solleva con opportuno artifizio la colonna di mercurio fino ad affiorare ad una delle due punte fisse, secondo il caso; 2°) alla superficie del mercurio nel ramo aperto del barometro si fa affiorare la punta mobile; 3°) facendo calare un poco il mercurio si mettono allo scoperto queste due punte, e coi cannocchiali si riferisce la posizione delle loro estremità sulla scala metrica posta a fianco. « L'introduzione di punte fisse di vetro nella camera barometrica teme- vamo che avesse a rendere molto pericolosa l'operazione della bollitura del mercurio; ma l’esperienza ci ha rassicurati, poichè di parecchie canne se ne sono rotte, è vero, alcune, ma sempre in tutt'altra parte che alla saldatura 22(3) H. Wild, Veber die Bestimmung des Luft-druckes 1873. Riportata nel « Rep. fiir Meteorologie, 1874 ». (2) Journal de Physique, 1880, IX, p. 387. II aa delle punte, dove pareva si avesse a temere. Sembrano più rischiose la saldatura della parte larga della canna su quella più stretta, e la saldatura della punta Bunten. « Il metodo delle punte d'affioramento si voleva adottare per suggeri- mento del dott. Pernet dalla Commissione Internazionale di pesi e misure nella costruzione del barometro normale. Ma non volendo i membri di detta Commissione a causa degli usi speciali, a cui poteva servire il loro barometro, rinunziare al vantaggio di poter puntare sul mercurio a qualunque altezza, decisero di adottare un altro metodo suggerito da Marek. Consiste questo nel disporre dietro la canna, e davanti all'estremità della colonna barometrica, un collimatore, per mezzo di cui si forma nell’asse del tubo, e appena al disopra della superficie del mercurio, l’immagine reale di un filo teso orizzontalmente. Ciò dà origine nel campo del microscopio a due immagini, una diretta, l'altra riflessa dal mercurio: al loro mezzo corrisponde l'estremità della colonna barometrica ('). Noi ci siamo attenuti senz'altro al metodo delle punte, non solo perchè nel caso nostro ci è parso nella pratica assai semplice e spedito, ma anche perchè ha questo vantaggio che, una volta ottenuto l'affioramento alle due punte, la pressione atmosferica qual'era in quel momento viene fis- sata, per così dire, sull'apparecchio, potendosi dopo a comodo misurare la distanza delle due punte rimasta invariabile, senza dipendere più dalle varia- zioni successive di pressione. Inoltre la misura della distanza può ripetersi per maggior sicurezza quante volte si creda opportuno. « Riepilogando, il nostro barometro soddisfa alle condizioni di un baro- metro normale nel modo seguente: « 1°) La determinazione dell'altezza si ottiene in un modo molto pre- ciso, facendo affiorare la superficie del mercurio nella camera barometrica ad una punta fissa, e nel ramo aperto ad una punta mobile. « 2°) La misura della distanza verticale fra le due punte si fa rife- rendola mediante un comparatore verticale ad una scala metrica posta a fianco della canna. « 3°) La disposizione dell'apparecchio permette che possa essere im- merso nel ghiaccio fondente. Con ciò si fa a meno di termometri, e non è neces- sario conoscere il coefficiente di dilatazione del mercurio e.della scala metrica. « 4°) L'errore di capillarità è tolto completamente, attesa la notevole larghezza della canna barometrica nei due tratti dove cadono le letture. « 5°) Il processo di riempitura della canna, distillandovi dentro il mercurio nel vuoto, e facendovelo contemporaneamente bollire, è sufficiente garanzia per la perfezione del vuoto torricelliano. « 6°) Una punta Bunten in vetro ed una speciale disposizione nella parte inferiore dell'apparecchio hanno in mira di preservare il vuoto barometrico. « 7°) Una seconda punta d’affioramento fissata al cupolino della canna (*) Trav. et Mém. du Bureau Intern. des poids et més. III D, 37-88. dr) barometrica, a notevole distanza dall'altra, permette, quando si voglia, di fare la verifica del vuoto. A tal uopo si hanno degli appositi pezzi di ricambio nella parte inferiore del barometro =. Fisica. — Sulla dilatazione termica di alcune leghe binarie allo stato liquido. Nota V (*) di G. VICENTINI e D. OMODEI, presen- tata dal Socio BLASERNA. CONCLUSIONI Variazione di volume che accompagna la formazione delle leghe. = Fra le quindici leghe che abbiamo sottoposte alla esperienza, come risulta da quanto finora abbiamo comunicato, solo a dieci si può applicare il calcolo per conoscere se la mescolanza dei metalli fusi che le compongono sia accompagnata da sensibile variazione di volume; e ciò per non essere nota la densità dello zinco e dell'antimonio allo stato liquido. Nella seguente tabella riuniamo i risultati ottenuti. In essa sono date sotto d le differenze fra la densità a 0° delle diverse leghe allo stato solido e la densità che spet- terebbe ad esse se i loro componenti non variassero di volume; sotto d' i valori corrispondenti per le densità delle leghe liquide alla temperatura di fusione del loro componente di più elevata temperatura di fusione; infine sotto d' (°/,) è registrato il valore che avrebbe d'’ riferito alla densità eguale a 100. TaBELLA XVII. | e, 9 9 (0h) | SU (/). || e PbSn |-—0,026| — 0,009] 010 | SnBi |-+0,025|+0,020| 027 | Pb Sn, | — 0,004 | +0,005| 0,06 | SnyBis | 0,026] +0,023| 0,27 || Pb Sns | — 0,006 | --0,005| 0,07 | Ssn.Ca | -+0,0009| —0,058| —081 | Pb Sn | — 0,016] — 0,006| 0,08 | BisCa, | —0,009| —0,061| —0,66 || | Pbsne|—0,018|—0,001| 0,01 | Bi.Pb | +0,288| —0,010| —0,10 | (re ie ii | | «I numeri raccolti nella tabella ci dicono chiaramente che /a varza- zione di volume che accompagna la mescolanza dei metalli liquidi è pic- colissima; solo per le leghe Sn, Cd, Bi; Cd., ha raggiunto rispettivamente il valore dell'8 e del 7 per mille circa e corrisponde a dilatazione. « Per le cinque leghe di piombo e stagno la massima variazione osser- vata rappresenta una dilatazione dell’1 per mille; sicchè per tali leghe i (WAVESPao039) La 07 7 valori trovati per le differenze d', cadono quasi entro il limite degli errori possibili di osservazione. « Altra conclusione alla quale porta l'esame dei valori di d d' si è che non esiste alcuna relazione fra le variazioni di volume che accompagnano la formazione delle leghe allo stato solido e allo stato liquido. Di fatto mentre per le due leghe di stagno e bismuto si nota una contrazione pres- sochè eguale tanto allo stato solido che allo stato liquido, per le leghe Sn, Cd, Bi, Pb si osservano variazioni di volume di segno contrario per i due differenti loro stati di aggregazione. « La lega Bi, Pb è quella che allo stato solido mostra il maggiore valore di d; si contrae cioè del 2, 3 °/,; invece allo stato liquido mostra una dilatazione di 1 su 1000. « Dai valori di d' registrati nelle altre Note sotto la rubrica delle sin- gole leghe, si può pure riconoscere che per queste il valore di d’ non è costante, ma per talune di esse varia notevolmente a seconda della temperatura alla quale vengono considerate. «È per questo che nella tabella XVII diamo i valori di d’ corispondenti alla temperatura di fusione del componente della lega che fonde più difficil- mente; e ciò per riferirci realmente al caso dei due metalli mescolati ambedue allo stato liquido. « Nelle lehe di piombo e stagno questa variazione dei valori di d' è meno sensibile; è massima invece per le leghe Sn Bi, Biz Cd. Temperatura di fusione delle leghe. Temperatura di saturazione. « Le nuove esperienze comprovano quanto abbiamo dedotto dallo studio delle leghe di piombo e stagno per ciò che si riferisce alla fusione delle leghe binarie. « Per ogni gruppo di leghe formate con proporzioni diverse dei due metalli, ne esiste evidentemente una di composizione fissa che si forma tutte le volte che i due metalli fusi vengono mescolati insieme; questa lega, che il Rudberg ha chiamato col nome di lega chimica, fonde completamente ad una temperatura costante 7. Quando uno dei metalli mescolati supera la pro- porzione nella quale si trova insieme all’altro nella lega chimica, l’eccesso del primo rimane disciolto in questa finchè la miscela è conservata a tem- peratura sufficientemente elevata. Quando però si raffredda la lega, si arriva ad una temperatura 7’ alla quale, come E. Wiedemann ha ammesso, il metallo eccedente incomincia a separarsi allo stato solido nel seno della lega chimica; dalla tem peratura #' sino alla temperatura 7, tale separazione di uno dei metalli allo stato solido è accompagnata da sensibilissimo sviluppo di calore, che si rende manifesto con una minor velocità di raffreddamento della lega. «Il valore di #' al quale incomincia a variare la velocità di : | | | | | = Ri dA raffreddamento d'una lega non può però servire a indicare la vera temperatura alla quale un eccesso di metallo, sopra la lega chimica, viene a saturarla. | Come abbiamo già fatto rilevare, una tale temperatura si determina in ma- niera più sicura collo studio della dilatazione delle leghe liquide. « Le curve della densità delle leghe che si sono potute studiare da temperature elevate sino a temperature prossime a quelle della loro fusione, permettono di determinare la temperatura 7’, alla quale incomincia a sepa- rarsi nella massa della lega chimica, che si conserva liquida, il metallo eccedente, vale a dire la temperatura alla quale questo satura quella. A tale temperatura, alla quale non ci pare bene appropriato il nome di punto mobile di fusione, oppure di secondo punto di fusione della lega, troviamo più con- veniente la denominazione di /emperatura di saturazione della lega chimica per l'eccesso di metallo che contiene 0 più brevemente temperatura di satu- razione della lega. « La causa per cui il valore #’ che vien dato dallo studio del raffred- damento delle leghe, non misura la vera temperatura di.saturazione, si è che esso, si mostra molto variabile in seguito ai fenomeni di soprasaturazione che accompagnano il raffreddamento delle leghe stesse. « La tabella XVIII contiene le temperature 7 di fusione delle leghe studiate; le temperature di saturazione 7’ alle quali il raffreddamento delle leghe non chimiche cambia notevolmente di velocità; le temperature di satu- razione 7', determinate colle curve della densità; ed infine le densità D., delle leghe stesse alla temperatura di saturazione. TapeLLA XVIII. [ii te ATE I | eghe T T ‘ TA Dr, I Pb Sn 181,8 245,5 252,0 | 8,976 2 Pb Sn: |(+2182,3 = 226,0 8,368 3| . Pb.Sn | 1829 va = 2 4 Pb Sn 183,3 188,3 ni DI 5 Pb Sn: 181,0 210,2 219,0 7,318. | 6 Sn Bi 136,4 146,0 187,0 8,768 7 Sn Bi, 137,8 = = = 8 Sne Cd | 174,8 _ _ 2 9 Biz Cd» 147,2 191,8 221,5 9,364 10 Bis Ph 126,6 156,8 216,5 | 10,728 11 | 90Pb+10Sb | 2464 258,8 265,0 | 10,116 12.| 82Pb+18Sb | 249,6 253,0 i ia 13 | 90Cd+10Zn| 260,6 279,0 = | ch 14 | 85C4+15Zn | 260,7 = CA 15 | 750d+25Zn | 261,2 275 298 i 7,611 o Ao « In base ai dati raccolti nella tabella XVIFI ed ai risultati dello studio della dilatazione segue che fra le cinque leghe di piombo e stagno quella che è dotata dei caratteri di una lega chimica è la Pb Sn per la quale r=182°,9. La temperatura di fusione delle altre quattro leghe differisce di poco da questa, e le termperature e’ delle stesse, dedotte dalle curve del loro raffreddamento sono tutte più basse della temperatura #’, di saturazione, ricavata dalle curve delle densità. « Ciò era infatti prevedibile nella supposizione che sul modo di raffred- damento della lega influisca molto come si è detto sopra, il fenomeno della soprasaturazione. Tali considerazioni per le temperature #' e 7',, valgono anche per tutte le altre leghe. « Fra le leghe di stagno e bismuto la Sn, Biz rappresenta la lega ben definita; essa ha la temperatura di fusione 7 — 137,3. « Di leghe formate da stagno e cadmio abbiamo considerata solo la Sn, Cd la quale si comporta come una lega chimica ed ha la temperatura di fusione 7 = 174°,8. « Abbiamo studiato soltanto una lega di bismuto e cadmio, ma essa è ben lungi dal possedere i caratteri di una lega ben definita. Essa serve però a stabilire che le leghe Bi-Cd hanno una temperatura di fusione che è data approssimativamente da x = 147°. « Anche fra le leghe di piombo e bismuto ne abbiamo scelta una sola- mente per sottoporre alle nostre ricerche. Essa non è una lega chimica e colla sua temperatura di fusione ci mostra che le combinazioni varie di piombo e bismuto devono fondere ad una temperatura vicina a°126°. Ciò è anche comprovato dalle esperienze del Wiedemann ('). « Lo studio delle leghe di piombo ed antimonio dimostra che la tem- peratura di fusione di esse è approssimativamente 7 = 248°, e che la lega chimica deve essere più ricca di antimonio di quello che sia la (82 Pb+-18 Sb). Questa lega deve differire pochissimo dalla composizione della lega chimica, perchè la differenza fra ©’ e 7 è per essa di 3°,4 solamente. « Fra le leghe di cadmio e zinco la 14* (85 Cd-+15 Zn) mostra i caratteri di una lega chimica. Per essa è 7 = 260°,7 temperatura che coincide con quella delle altre due leghe cioè la 13* e la 15* della tabella precedente. Densità delle leghe alla temperatura di fusione; sua variazione all’atto del cambiamento di stato. « Riuniamo in una sola tabella le densità DS, delle varie leghe solide e alla temperatura di fusione; le densità D!, delle stesse leghe liquide pure alla temperatura di fusione; e di valori 4 che danno la variazione percen- tuale della densità nel passaggio dallo stato liquido al solido. Vicino a questi (1) E Wiedemann, Wied. Ann. XX, 228, 1883. | tti n i I I — 79 — , ultimi valori mettiamo quelli corrispondenti alla variazione 4 dei metalli impiegati. Sono posti tra parentesi i numeri che misurano la grandezza di 4 per lo zinco e l’antimonio, che non sono stati misurati direttamente, ma nel modo che viene indicato in seguito. TABELLA XIX. DL | DI. 4 d | | Pb$n 9,2809 | 9,180 1,10 Sn 2,80 Pb Sn 8,6298 | 84509 | 2,2 Bi — 3,81 Pb Sn 8,2949 | 8,0821 2,63 ca 4,72 Pb Sn SIOTABI i R° Pb 3,39 Pb Sn, 74949 | — PI Zn (4,85) Sn Bi 8,7169 | 88819 | — 1,86 Sb (0,23) | Sn; Bia 8,5191 | 85800 | — 0,71 | Sn» Cd ‘ 7,5756| 7,2867 3,964 | Bis Cd, 94063 | 9,343 0,665 | Bi. Pb 10,425 | 10,382 0,42 90 Pb--10Sb | 10,3059 | 10,1846 1,094 | 82Pb+18Sb | 99658| — be: | scio za il 81856) — | — 85C4+15Zn | 8,129 7,7985 | 4,24 75C4+25Zn | 7,9883| 7,69 3,18 | « Per tutte le leghe si manifesta ciò che avevamo notato per le leghe di stagno e piombo; /a variazione di densità all’atto della solidificazione în generale è minore di quella che spetterebbe alle leghe se i metalli che le costituiscono conservassero în esse il valore di 4 che possiedono isola- tamente. « Questo fatto per le leghe che sono discoste dalla composizione delle leghe chimiche è una conseguenza necessaria del modo col quale avviene la loro solidificazione. Coefficiente di dilatazione delle leghe fuse. « Le curve della densità delle leghe fuse (Fig. Nota I) mostrano che queste quando hanno raggiunto lo stato di completa liquidità si dilatano uniforme- ' mente. La tabella che segue dà ivalori dei coefficienti di dilatazione @ delle singole leghe liquide quali risultano dalle esperienze, nonchè quelli di « calcolato nella ipotesi che i metalli che le compongono conservino inalterati Î in esse i loro coefficienti di dilatazione. i RenpIcoNTI. 1888, Vor. IV, 2° Sem. 11 PICENI cy DIDO TABELLA XX. (04 (14 Leghe 3 calcolato | Lecho si calcolato Pb Sn 0,0001269 |. 0,0001220 Bi, Cd, 0,0001338 | 0,0001200 Pb Sn 1206 1184 Bi, Pb 1384 1228 Pb Sn 1208 1181 || 90Pb-+-10Sb 1228 = Pb Sy 1189 1173 || 82Pb+ 18Sb 1345 ns i Pb Sn: 1123 1153 || 90 C4+-10Zn 1581 Di | Sn Bi 1202 1176 || 85 C4+15Zn 1601 n | Sn Bis 1217 1172 || 75Zn+25Zn 1639 E Sn, Cd 12385 1305 | «I numeri della tabella XX mostrano che la differenza che passa fra i valori di @ dati dalla misura diretta, e quelli di « calcolato sono, di tal gran- dezza da cadere entro i limiti degli errori di osservazione per le cinque leghe di piombo e stagno e per le due di stagno e bismuto. È più grande invece la differenza per la lega Sn Cd, ed infine sono rilevanti quelle delle due leghe Biz Cd,, Bi. Pb. « Non deve fare meraviglia però che le leghe di cadmio mostrino un coefficiente di dilatazione tanto diverso da quello calcolato. E da notare che nello studio della dilatazione dei metalli liquidi, abbiamo trovato la mas- sima difficoltà per il cadmio; anzi per coefficiente di dilatazione di. esso abbiamo dovuto assumere ia media di tre valori poco concordanti (0,000140; 0,0001800;,0,000200) trovati misurando la dilatazione del metallo in tre dila- tometri differenti. Non si potè ottenere maggior precisione causa la ossidazione che si manifestava nel metallo, quando veniva fatto fondere entro ai dilato- metri; per cui i cannelli di questi si coprivano all’interno di uno strato opaco che rendeva assai difficili le letture. «In base a questa considerazione, ed all'esame della tabella XX pos- siamo dire che /e leghe binarie di piombo e stagno, stagno e bismuto, stagno ecadmio, allo stato di perfetta fusione possiedono una dilatazione eguale a quella che risulta dalla somma delle dilatazioni dei metalli che le com- pongono. « Le misure fatte non permettono di stabilire se ciò valga per le leghe di bismuto e cadmio. « La lega Bi, Pb possiede un coefficiente di dilatazione molto più grande di quello che le spetterebbe, se le dilatazioni dei suor componenti si sommassero, semplicemente. Densità e coefficiente di dilatazione dell’antimonio e dello zinco liquidi. « Nella tabella XVII non si potè registrare la differenza fra la densità delle leghe liquide di piombo e bismuto, di zinco e cadmio e la densità delle stesse calcolata nella ipotesi della nessuna variazione di volume dei metalli che le compongono, e ciò causa la mancanza dei dati necessarî relativi ai due metalli zinco ed antimonio. La stessa osservazione è da farsi per la tabella XX, nella quale non può comparire il valore calcolato di @ per le leghe di .questi metalli. Solo si avrebbe il valore che Chandler e Wrighston danno per la densità dello zinco liquido (6,480) determinata coll’oncosimetro. « In altro studio abbiamo però fatto osservare che i numeri dati dai sunnominati sperimentatori non possono aspirare a grado sufficiente di esat- tezza. « Parimenti col metodo dilatometrico non è facile determinare con sicu- rezza la densità e il coefficiente di dilatazione dei due metalli allo stato liquido. « Noi abbiamn voluto approfittare delle conclusioni alle quali siamo arrivati collo studio delle leghe, per determinare con un safficiente grado di approssimazione queste due quantità. « L'esperienza ci ha mostrato che la variazione di volume che accompagna la mescolanza dei metalli liquidi (Sn, Bi, Pb e Cd) è piccolissima; in nessun caso ha raggiunto l'uno per cento del volume totale. Se, come è probabile, ammettiamo che la stessa cosa avvenga per la mescolanza dell'antimonio e dello zinco con uno dei quattro metalli suaccennati, sarà possibile determi- nare in base alla densità delle loro leghe fuse, la densità che essi possiedono allo stato liquido e a determinata temperatura. « Oltre a ciò, se per tali mescolanze di metalli possiamo supporre verificata la conclusione che abbiamo tratta sulla dilatazione delle leghe dei metalli che allo stato liquido possiedono noto coefficiente di dilatazione, ci sarà pur possibile calcolare il coefficente di dilatazione dei due metalli zinco ed antimonio. Ciò difatti abbiamo fatto ed i risultati si trovano già registrati più addietro nello stud'o delle singole leghe. « Come appare dalle Note antecedenti tali calcoli li abbiamo fatti anche per ricavare la densità ed il coefficiente di dilatazione del piombo e del bismuto dalle loro leghe collo stagno, e per avere i valori delle stesse grandezze per il cadmio, per mezzo delle sue leghe collo stagno e col bismuto. « Nella tabella XXI riuniamo appunto sotto D', i valori delle densità dei metalli piombo, bismuto, cadmio, zinco ed antimonio liquidi (quali sono già registrati nei risultati delle singole leghe) alla loro temoeratura di fusione; per ogni serie di leghe degli stessi metalli tali valori sono seguiti dalla loro media, al disotto della quale e fra parentesi è posta la densità dei metalli TIRO liquidi alla stessa temperatura quale ci è stata fornita dalla misura diretta. Colla stessa regola sono registrati i valori dei coefficienti di dilatazione. TABELLA XXI. DL | « calcolato Pb Sn Pb 10,643 | | 0,0001882 Î n 10,699 È 10,684 1328 È 0,0001364 Pb Snz 10,720 (10,645) 1389 \ (0,000129) Pb Sn, 10,674 1363 Sn Bi Bi 10,097} Lh.00s 1254 È Alia Sn4 Bia 10,090 È (10,036) 1302 | (0,000120) Bi. Pb 10,084 10,084 | 1396 0,0001396 Sn. Cd Cd 7,766 ) ANO 1460 i, Bis Cd» 7,684 $ (7,982) 1618 ) (0,000170) 90Pb+108b | Sb 6590) 5550 0880 82 Pb +18 Sh 6,530 | > 1550 0,000155 90 Cd + 10 Zn 6,620 Î 0260 85 Cd +15 Zn 6,431 È 6,520 1144 75 Cd +25 Zn 6,513 1488 0,000149 | « La densità del piombo liquido a 7° (10,684) calcolata in base a quella delle sue leghe collo stagno, essendo nota la. densità ed il coefficiente di dilatazione di quest'ultimo differisce meno del 4 per mille da quella misurata direttamente (10,645). « La densità del bismuto calcolata colle leghe di stagno e hismuto (10,098) differisce pure meno del 6 per mille da quella data dall’espe- rienza (10,036); la densità dello stesso metallo dedotta da quella della lega Bi. Pb (10,034) coincide con quella trovata. « La densità invece dal cadmio liquido quale si ricava dalle due leghe Sn, Cd, Biz Cd, (7,707) è notevolmente più piccola di quella trovata (7,982) e la differenza è circa del 3 p. 100 del valore totale; ciò era prevedibile dal momento che la formazione di tali leghe allo stato liquido è accompa- gnata da una grande dilatazione. « Se ammettiamo che la formazione delle leghe di piombo ed antimonio e di cadmio e zinco sia accompagnata da variazioni di volume dello stesso ordine di grandezza di quella che si è riscontrata per le leghe degli altri metalli, ne viene che con un grado di sufficiente approssimazione possiamo ritenere rispettivamente esuale a 6,56 e a 6,52 le densità dell’antimonio e dello zinco liquidi, alla temperatura di fusione, quali si deducono dai valori della tabella. | I | SERIE « Per ciò che riguarda la dilatazione dei metalli liquidi è da notare che il coefficiente @ dei metalli piombo, bismuto e cadmio calcolato in base alla dilatazione delle loro leghe e di quelle collo stagno, riesce ad eccezione che per il cadmio, maggiore di quello trovato. Per i due metalli antimonio e zinco che non si sono studiati direttamente si nota il fatto strano che tale valore cambia di grandezza assieme alla quantità dei due metalli uniti rispet- tivamente al piombo e al cadmio col quale furono allegati; più cresce la loro proporzione e più grande si fa il loro coefficiente di dilatazione. « Assumiamo come valore più approssimato quello ottenuto colle leghe più ricche dei due metalli; cosicchè per l’antimonio riteniamo il valore 0,000155 e per lo zinco il valore 0,000149. « Siccome abbiamo incontrato difficoltà a preparare leghe di antimonio e zinco con metalli diversi da quelli coi quali sono stati allegati, e non volendo assoggettare allo studio leghe che mostravano grande tendenza ad impoverirsi di uno dei metalli componenti, in seguito a successive fusioni e raffreddamenti, così ci siamo limitati per ora alla considerazione delle 5 leghe intorno alle quali abbiamo comunicati i risultati delle nostre ricerche. « Sarà compito di uno di noi di cercare di accrescere con altre misure il grado di esattezza dei valori che ora diamo per la densità e per il coeffi- ciente di dilatazione dell’antimonio e dello zinco. « Se si ammette che per questi due metalli valga ciò che abbiamo trovato verificarsi con buona approssimazione per gli altri da noi studiati e cioè che essi fra 0° e 7 si dilatino colla stessa legge che .fra 0° e 100° si ricava che allo stato solido, alla rispettiva loro temperatura di fusione, pos- siedono le seguenti densità: © Antimonio DS, = 6,575 Zinco D". = 6,836 « L'antimonio liquido nell'atto della solidificazione subisce quindi una variazione percentuale di densità misurata da 4 = 0,23; per lo zinco risulta invece 4 = 4,8. « Sicchè per talismetalli che allo stato liquido non si sono potuti stu- diare isolati ci crediamo autorizzati a dare i seguenti valori approssimati: | Dal 4 « | Sb 6,56 0,23 0,000155 Zn 6,52 4,80 0,000149 « Lo studio sperimentale comunicato colle presenti note è stato eseguito nel Laboratorio di Fisica nella R. Università di Cagliari ». Fisiologia. — Su! processo fisiologico di neoformazione cel- lulare durante l'inanizione acuta dell'organismo. Nota del dott. B. MorpuRrco, presentata dal Socio Bizzozero. « Flemming (!) osservò che la scissione indiretta delle cellule è più attiva negli animali ben nutriti che in quelli affamati, ma che in larve di anfibî si trovano delle figure cariocinetiche anche dopo un digiuno prolungato. « Bizzozero e Vassale (?) stabilirono che il numero delle mitosi nelle glandule del fondo dello stomaco, ed in quelle di Galeati di un animale a stomaco vuoto non differisce da quello trovato durante il periodo di digestione di un ricco pasto. « Hofmeister (3) nei tessuti linfatici dell'intestino notò una diminuzione progressiva delle mitosi durante il digiuno, ma anche dopo 17 giorni di fame riscontrò nel gatto qualche forma cariocinetica. « Queste nozioni diedero origine. ad una serie di ricerche che ho eseguite nel corso del presente anno nel laboratorio di patologia generale dell’ Università di Torino. « Le notizie più esatte sulla letteratura dell'argomento, i risultati ottenuti nei singoli organi di animali di età diversa, ed il resoconto dei metodi seguiti saranno oggetto di una pubblicazione più estesa; qui mi basterà di rendere note le conclusioni più generali delle mie esperienze. «I. In conigli morti per inanizione acuta si dimostrò come fosse persi- stito fino all'ultimo il processo fisiologico di riproduzione cellulare per cario- cinesi. « Il. Le mitosi si trovarono tanto negli organi adulti quanto in quelli in via di sviluppo: ciò che valse ad attestare che durante l’inanizione con- tinua nelle cellule tanto l’attività rigenerativa quanto quella produttiva. « III. Le forme cariocinetiche rinvenute negli organi dei conigli morti per fame si poterono considerare come veramente formate durante il periodo dell'inanizione poichè: 1) di esse si trovarono sempre anche i primi stadî. 2) si riuscì ad ottenere il processo di scissione indiretta durante il periodo dell’inanizione inferendo delle lesioni al fegato di un animale adulto. « IV. Il numero delle mitosi diminuisce sempre durante l’inanizione, tanto là dove esse rappresentano un processo formativo quanto dove rappresen- tano un processo rigenerativo. Ì « V. La diminuzione numerica delle mitosi fu stabilita relativamente (1) Zellsubstanz Kern-und Zelltheilang 1882, pg. 270. (2) Archivio per le scienze mediche 1887, Vol. XI, N. 12. (3) Archiv fiir experimentelle Pathologie und Pharmakologie, Vol. 22, pg. 320. e I na minore negli organi glandulari poco differenziati e negli epitelî di rivesti- mento, che in quelle glandule altamente differenziate ‘nelle quali il processo di scissione indiretta si estende molto innanzi nella vita estrauterina (glan- dule peptogastriche, pancreas, fegato, reni). « In questi ultimi organi non venne fatto di rinvenire mitosi che in una età assai giovane (coniglio di 20 giorni). « VI. Gli organi genitali dell'animale adulto, sebbene altamente differen- ziati, dimostrano, ad onta dell’inanizione, attivissimo il processo di rigenera- zione cellulare. « Questo fatto sta in accordo con quello dimostrato da Miescher (!) per il luccio del Reno portato al più alto grado di inanizione, ma nel quale a spese di tutti gli altri organi si mantennero bene sviluppate le glandule genitali ».. PERSONALE ACCADEMICO Pervennero all'Accademia lettere di ringraziamento per la recente loro nomina, dal Socio nazionale: DE Zino; dai Corrispondenti: ALBERTONI, AR- CANGELI, CIAMICIAN, CoLomBo, Foà, MAURO, VOLTERRA, TARGIONI-TOZZETTI; . e dai Socî stranieri: Auwers, Hirn, KocH, Lévy, PASTEUR, POINCARE, RANVIER. CORRISPONDENZA Ringraziarono per le pubblicazioni ricevute: La R. Deputazione di storia patria di Modena; i Musei di Bergen e di Harlem; il Museo di zoologia comparata di Cambridge Mass.; l'Università di Cambridge; il Comitato geologico russo di Pietroburgo. Inviarono le proprie pubblicazioni: La R. Accademia delle scienze di Berlino e la Società di scienze naturali di Marburgo. vo Ha (1) Schweizer Literatursammlung zur internationaler Fischerausstellung. Berlino 1880. — XVII — *Botanisches Centralblatt. Bd. XXXIV, 7-10. Cassel, 1888. Godlewschi. Linige Bemerkungen zur Auffassung der Reizerscheinungen an den wach- senden Pflanzen. — Schuberseky. Aspidium cristatum Sw. in Oberungarn. — Zomaschek. Ueber Bacillus muralis. — 600. Artentypen und Formenreihen bei den Torfmoosen. ‘Bulletin de l’Académie r. des sciences, des lettres et des beaux arts de Bel- giques. 8° sér. t. XV, 4. Bruxelles, 1888. Folie. Sur la méthode la plus sùre pour déterminer la constante de l’aberration au moyen d’une série d’observations d’une méme étoile en ascension droite. — Renard. Sur quelques roches des îles du Cap-Vert. — Corin et Berard. Contribution è l’étude des ma- tières albuminoîdes du blanc d'euf. — Aeroyn de Lettenhove. Elisabeth et le meurtre de Darnley. *Bulletin de la Société entomologique de France. 1888, feull. 8,9. Paris. ‘Bulletin des sciences mathématiques. 2° sér. t. XII, mai 1888. Paris. Hadamard. Recherche de surfaces anallagmatiques par rapport è une infinité de pòles d’inversion. — Zerch. Théorèmes d’arithmétique. — Zeliewvre. Sur les lignes asympto- tiques et leur représentation sphérique. 5 * Bulletin d’histoire ecclésiastique et d'archéologie religieuse des diocèses de Valence &. 7° année, livr. 4-7. Valence, 1887. 4. Chevalier. Mystère représenté è Romans è la clòture de la mission de 1698-99. — Francus. Notes sur la commanderie des Antonins à Aubenas, en Vivarais. — //let. Histoire religieuse de Pont-en-Royans (Isère). — 5. Mrancus. Notes sur la commanderie des Antonins à: Aubenas, en Vivarais. — Chevalier. Manuscrits et incunables liturgiques du Dauphiné: Valence. — /illet. Histoire religieuse de Pont-en-Royant (Isère). — Perrossier. Recueil des inscriptions chrétiennes du diocèse de Valence: Etoile. — 60. Giraud et Chevalier. Mystère des Trois Doms, joué è Romans en 1509. — et. Histoire religieuse de Pont-en-Royans (Isère). — ZFrancus. Notes sur la commanderie des Antonins è Aubenas, en Vivarais. — Lagier. Les Trièves pendant la grande Révolution, d’après des documents officiels et inédits. 'Centralblatt fir Physiologie. 1888, n. 3, 4. Wien, 1888. *Circulars (Johns Hopkins University). Vol. VII, 65. Baltimore, 1888. ‘iCompte rendu de l’Académie des inscriptions et belles-lettres. 4° sér. t. XV, oct.-déc. 1887. Paris, 1888. Bertrand. Le Dispater gaulois, le Jupiter Sérapis et le Pluton Eubouleus de Praxi- tèle. — Borssier. Un plan de Rome et une vue du Forum è la fin du XV° siècle. — Chodzkiewicz. Sépultures de l’époque romaine découvertes en Silésie. — de Nolhac. Les études grecques de Petrarque. — Le Blant. Lettres. — Oppert. Amraphel et Hammurabi. 'Compte rendu des séances et travaux de l’Académie des sciences morales et politiques. N. S. t. XXIX, 5-6. Paris, 1888. Levasseur. La théorie du salaire. — Leroix-Beaulieu. L'Église russe et l’autocra- tie. — Glasson. Le premier Code de commerce. — Baudrillart. Les populations agricoles de l’Ile-de-France (Seine-et-Oise). — Janet. Rapport sur le prix Jean Reynaud. — Desyar- dins. Rapport sur le prix Morogues. — Bowuzller. Discours prononcé aux funérailles de M. Hippolyte Carnot. — Charton. Note sur M. Hippolyte Carnot. — Lucas. L’unification pénale è réaliser en Italie par l’abolition de la peine de mort. tComptes rendus hebdomadaires des séances de l’Académie des sciences. T. CVI, 17-21. Paris, 1888. 17. Bertrand. Sur la précision d’un système de mesures. — Z@wy et Puiseux. In- fluence de la pesanteur sur les coordonnées mesurées à l’aide des équatoriaux. Formules BuLLeTTINO-RENDICONTI, 1888, Vor. IV, 2° Sem. 3 — XVHI — generales de réduction. — Cornu. Sur le réglage de l’amortissement et de la phase d'une oscillation synchronisée réduisant au minimum l’influence des actions perturbatrices. Ré- glage apériodique. — Becquerel. Observations è propos d’une Note récente de M. A. Sto- letow. — Berthelot. Sur la fixation de l’azote par la terre végétale. Réponse aux obser- vations de M. Schlosing. — Des Clorzeaue. Note sur les propriétés optiques de la phar- macolite naturelle et sur leur comparaison avec celles des cristaux artificiels de M. Dufet. — Id. Sur les caractères opuiques de la haidingérite. — 7répied, Rambaud et Sy. Observa- tions des nouvelles planètes (275) et (276) Palisa, faites è l'Observatoire d’Alger au téle- scope de 0%, 50. —- /ouret. Sur certains types d’équations algébriques ayant toutes leurs racines réelles. — Crafts. Sur l’emploi des thermomètres è gaz. — d'Arsonval. Sur la mé- thode calorimetrique è température constante. — Germain. Sur un nouveau système de com- munication téléphonique entre les trains en marche et les gares voisines. -—— Demargay. Remarques sur quelques raies spectrales de l’or. — Zecog de Boisbaudran. Observations relatives è la Communication de M. Eug. Demargay. — Scheurer-Kestner. Chaleur de com- bustion de la houille du nord de la France (bassin du Pas-de-Calais). — Gautier et Drowin. Recherches sur la fixation de l’azote par le sol et les végétaux. — Maquenne. Recherches sur la perséite. — Dufet. Reproduction de la pharmacolite. Etude chimique et optique. — Brongniart. Sur un nouveau poisson fossile du terrain houiller de Commentry (Allier). — Bertin-Sans. Sur le spectre de la méthémoglobine acide. — ZMénocque et Baudouin. Des variations de la quantité d’oxyhémoglobine et de l’activité de la réduction de cette sub- stance dans la fièvre typhoîde. — Gréhant et Quinquaud. Dosage de solutions étendues de glucose par la fermentation. — Blake. Sur les relations entre l’atomicité des éléments inorganiques et leur action biologique. — Boucheron. Operation de la surdité otopigsi- que. — Gerspach. Sur le bàtonnage, ancienne manière de mesurer les tapisseries des Go- belins. — 18. Bertrand. Sur les conséquences de l’égalité acceptée entre la valeur vraie d’un polynòme et sa valeur moyenne. — Zalphen. Sur les intégrales pseudo-elliptiques. — Lévy. Sur la théorie de la figure de la terre. — /aye. Remarques au. sujet de la Note du P. Dechevrens sur le mouvement ascendant de l’air dans les cyclones. — Sylvester. Preuve élémentaire du théorème de Dirichlet sur les progressions arithmétiques dans les cas où la raison est 8 ou 12. — Guyou. Note relative è l’expression de l’erreur probable d’un système d’observations. — Z'acchini. Distribution en latitude des phénomènes solaires pendant l’année 1887. —- /d. Résumé des observations solaires faites è Rome pendant le premier trimestre de 1888. — Jacques et Curie. Sur un électromètre à bilame de quartz. — Louguinine. Détermination des chaleurs de combustion des acides isomères correspondant aux formules C4H404 et C4H°04, — Bakhuis Roozeboom. Sur la formation des hydrates de gaz. — Schlesing fils. Sur la combustion lente de certaines matières organiques. — Rocques. Sur la recherche des impuretés dans les alcools. — Z'opsent. Sur les gemmules de quelques Silicisponges marines. — Bimar. Recherches anatomiques sur la distribution de l’artère spermatique chez l'homme. — Nepveu. Contribution è l’étude des bactériens dans les tumeurs. — Verneuil. Remarques relatives è la Communication précédente. — Dechevrens. Quel est le sens des courants verticaux au centre des cyclones? — 19. Ber- trand. Sur l’introduction des probabilités moyennes dans l’interprétation des résultats de la Statistique. — Zéoy. Sur la théorie de la figure de la terre. — L@wy et Puiscua. Théorie nouvelle de l’équatorial coudé. Procédés spéciaux applicables dans la region équa- toriale. Exposé des méthodes physiques pour évaluer la flexion des axes. — Zalphen. Sur la convergence d’une fraction continue algébrique. — /esal. Mouvement dans un milieu, dont la résistance est proportionnelle au carré de la vitesse, d'un point matériel attiré par un centre fixe en raison de la distance. — Lannelongue. De l’ectocardie et. de sa cure par l’autoplastie. — Cesaro. Sur une fonction arithmétique. — Ze Chatelier. Sur les fonctions caractéristiques de M. Massieu. — Pionchon. Sur la variation de la chaleur LIDI spéecifique de quartz avec la température.—- Blondlot. Sur la théorie du diamagnétisme. — Righi. Sur les phénomènes électriques produits par les rayons ultra-violets. —- Bichat et Blondlot. Action des radiations ultra-violettes sur le passage de l’électricité è faible ten- sion au travers de l’air. — Amat. Sur les phosphites acides des métaux alcalins. — V@- liers. Sur les propriétés du disulfopersulfate de soude. — /4. Sur la forme cristalline du trithionate de soude. — de Forcrand et Villard. Sur l'hydrate de chlorure de méthyle. — Bouchardat et Voiry. Sur le terpinol. — Fréchou. Du mode de formation des asques dans le Physalospora Bidwellii. — Demeny. Appareils de mesure ayant pour but de déter- miner avec précision la forme extérieure du thorax, l’étendue des mouvements respiratoires, les profils et les sections du trone, ainsi que le débit d’air inspiré et expiré. -- Arlo:ng. Sur la présence d’une matière phlogogène dans les bouillons de culture et dans les humeurs naturelles où ont vécu certains microbes. — Galtier. Sur un microbe pathogène chromo- aromatique. — Galippe. Sur l’existence d'une maladie analogue è la gingivite arthroden- taire infectieuse, chez l’éléphant d’Asie. — 20. Zévy. Sur la théorie de la figure de la terre. — Mascart. Sur le diamagnetisme. — Becquerel. Remarques relatives è la Commu- nication de M. Mascart. -- d'Abbadie. Note accomvagnant la présentation d’une Carte in- titulée « Massaja en Ethiopie ». —- Sylvester. Preuve élémentaire du théorème de Dirichlet sur les progressions arithmétiques dans tous les cas où la raison est 8 ou 12. — Zecoq de Boisbaudran. Fluorescence de la chaux cuprifère. — Charlois. Observations de la nou- velle planète (277), découverte le 3 mai 1888, è l’Observatoire de Nice. — 7répied. Ob- servations, faites è l’Observatoire d’Alger, de la planète découverte le 3 mai 1888, par M. Charlois, à Nice. — Perrotin. Observations des canavx de Mars. — Bazin. Expériences sur les déversoirs à seuil épais (barrages è poutrelles). — Zrngel. Action de l’acide chlor- hydrique sur la solubilité du chlorure stanneux; chlorhydrate de chlorure stanneux. — Amat. Sur l’existence d’un acide pyrophosphoreux. — de Forcrand et Villard. Sur la composition des hydrates d’hydrogène sulfuré et de chlorure de méthyle. — Delcuney. Essai sur les équivalents des corps simples. — Schuteenberger. Recherches sur la synthèse des matières albuminoides et protéiques. — Jungfleisch et Leger. Sur la cinchonibine. — Haller et Barthe. Synthèses au moyen de l’éther cyanacetique. Ethers cyanosuecinique et cyanotricarballylique. — Barthe. Préparation du benzoyleyanacetate de méthyle et de la cyanacetophénone. — Voiry. Sur l’essence d'Eucalyptus globulus. — Saglier. Sur les combinaisons des chlorure, bromure et iodure cuivreux avec l’aniline. — Mewnier. Sur la combinaison des anhydrides de la mannite avec l’essence d’amandes amères. — A. et B. Buisine. Présence de l’acide malique dans la sueur des herbivores. — Saint-£emy. Recher- cher sur le cerveau des Phalangides. — Chatin. Der diverses Anguillules qui peuvent s’ob- server dans la maladie vermineuse de loignon. — Bertrand. Les plis couchés et les ren- versements de la Provence. Environs de Saint-Zacharie. — de Rouville. Note complémen- taire sur le prolongement du massif paléozoîque de Cabrières dans la région occidentale du département de l’Herault. — Gréhant et Quinquaud. Expériences comparatives sur la respiration élémentaire du sang et des tissus. — Marimovitch. Nouvelles recherches sur les propriétés antiseptiques des naphtols @ et 8. — Lazy. De la dilatation de l’estomac ‘ dans ses rapports avec les affections chirurgicales. — Heckel et Schlagdenhauffen. Sur le Batjentior (Vernonia nigritiana S. et H.) de l’Afrique tropicale occidentale et sur son principe actif, la vernonine, nouveau poison du coeur. — Grad. Le mouvement de la population en Allemagne, — 21. Chevreul. Sur le ròle de l’azote atmosphérique dans l’éco- ‘ nomie végétale. — Marion. La sardine sur les còtes de Marseille. — Quiquet. Sur la for- mule de Makeham. — Picard. Sur la limite de convergence des séries représentant les intégrales des équations différentielles. — Cosserat. Sur l’emploi du complexe linéaire de droites dans l’étude des systèmes lingaires de cercles. — Zerby. Etude de la planète Mars. — Gouy et Rigollot. Sur un actinomètre électrochimique. — Louguinine. Determination de DE e la chaleur de combustion d'un nouvel isomère solide de la benzine. — aller et Gunte. Sur les chaleurs de neutralisation des éthers cyanomalonique, acétyl et benzoyleyanacétique.— Viguier. Sur le pliocène de Montpellier.— MNicati. Guérison spontanée de cataracte sénile. * Cosmos, revue des sciences et de leurs applications N. S. n. 172-175. Paris, 1888. *Djela Jugoslevenske Akademije znanosti i umjetnosti. Kn. VII. U Zagrebu, 1887. i Zima. Sintaktiene razlike. * Fiizetek (Természetrajzi). Vol. XI, 2. Budapest, 1888. Lendl. Ueber die Begattung von Zamenis viridiflavus. — /ranznau. Daten zu Geo- logie der Umgebung von Apatfalva im Comitat Borsod. — Aichter. Mykologische Mitthei- lungen aus dem Gomorer Comitate. — 0. Daday. Systematische Uebersicht der Dinoflagel- laten des Golfes von Neapel. — /d. Eine freischwimmende Acinete aus dem Golf von Neapel. — /d. Eine neue Cercaria-Form aus dem Golf von Neapel. ‘Jahrbuch des kais. deutsch. Archiologischen Instituts. Bd. ITI, 1. Berlin, 1888. Senz. Grabmal der Julier zu St.-Remy. — Mybner. Bildwerke des Grabmals der Julier. — Aekulé. Statue in der Glyptothek. — odert. Zur Erklirung des pergameni- schen Telephos-Frieses. — Winter. Thetisvase des Euphronios. — Xern. Zu den Peliaden- reliefs. — /urtwingler. Eine Eros und Psyche-Gemme. ‘“Jahreshericht am 31 Mai 1887 dem Comité der Nicolai-Hauptsternwarte ab- gestattet vom Director der Sternwarte. S°. Petershurg, 1887. *Jahreshericht iber die Fortschritte der classischen Alterthumswissenschaft. Jhg. XV, 5-8. Berlin, 1888. 5-6. Meinze. Bericht iber die in den Jahren 1881-1886 erschienenen auf die nach- aristotelische Philosophie beziiglichen Schriften. — Schneider. Bericht iiber die Litteratur zu Plato aus den Jahren 1880-1885. — Magnus. Bericht iber die Litteratur zu Catull und Tibull fir die Jahre 1877-1886. — Gunther. Bericht iber neuere Publikationen auf dem Gebiete der Naturwissenschaft, der Technik, des Handels und Verkehrs im Altertum. —- Hartfelder. Bericht itber die Litteratur des Jahres 1886, welche sich auf Encyklopidie und Methodologie der klassischen Philologie, Geschichte der Altertumswissenschaft und Bibliographie beziehen. — 7-8. J/agnus. Bericht iber die Litteratur zu Catull und Tibull fiir die Jahre 1877-1886. — Martfelder. Bericht iiber die Litteratur des Jahres 1886, welche sich auf Encyklopàdie und Methodologie der Klassischen Philologie, Geschichte der Alter- tumswissenschaft und Bibliographie beziehen. iJournal (American Chemical). Vol. X, 3. Baltimore, 1888. Comey and Jackson. The Action of Fluoride of Silicon on Organic Bases. — Richards. A Determination of the Relation of the Atomic Weights of Copper and Silver. — /4. 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On the Bro- mination of Heptane. — dedi *Journal (The american) of science. 3° ser. vol. XXXV, n. 209. New Haven, 1888. Bell. The Absolute Wave-lensth of Lisht. — MeGee. Three Formations of the Middle Atlantic Slope. — Bayley. On some peculiarly spotted Rocks from Pigeon Point, Minne- sota. — Walcott. The Taconic System of Emmons, and the use of the name Taconic in Geologic nomenclature. — Salisbury. Terminal Moraines in North Germany. — Borus. Note on the Viscosity of Gases at High Temperatures and on the Pyrometric use of the principle of Viscosity. iJournal de la Société physico-chimique russe. T. XX, 3. St. Pétersbourg, 1888. Erofejef et Latchinoff. Sur le météorite de Novo-Urei. — Sorokin. Sur les anilides et les toluides des glycoses. — Brauner. Sur les densités des dissolutions du sulfate de cerium. — Ossipoff. Action du sulfure de phosphore sur l’acide dibromosuccinique. — /d. Additions è l’histoire des éethers de l’acide fumarique et de l’acide maléique. — Selivanoff. Sur quelques réactions colorimétriques des slucoses. — /9. Sur la nature du sucre des pommes de terre non mùrs. — Mihoiloff. Sur l'état gélatineux des substances albuminoi- des (quatriàme mémoire). — Tehitcherin. Système des éléments chimiques. — Latchinow. Recherches (au moyen de la photographie) sur les décharges électriques. — J/ichelson. EÉlectro-aréomètre. — Aolomietzow. Observations photométriques pendant l’éclipse lunaire du 16 janvier 1888. “Journal de Physique théorique ed appliquée. 2° sér. t. VII. Mai 1888. Paris. Maoscart. Sur l’expérience des trois miroirs de Fresnel. — VWiolle. Comparaison des énergies totales émises par le platine et l’argent fondants. — /d. Polarisation par émis- sion. — Zedeboer. De l’influence de la température sur l’aimantation du fer. — Gouy. Remarques sur les différences de potentiel au contact. *Journal of the chemical Society. N. CCCVI. May 1888. London. Werner. Researches on Chrom-organic Acids. Part II. Certain Chromoxalates. 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Chemin de fer è rail unique surélevé, système Lartigue. — Eiffel. Note sur les épreuves définitives du viaduc de Garabit. *Memoirs of the Museum of Comparative Zoòlogy at Harvard College. Vol. XV Ehlers. Florida Anneliden. *Mittheilungen aus der Zoologischen Station zu Neapel. Bd. VIII, 1. Berlin, 1888. Raffaele. Le uova galleggianti e le larve dei Teleostei nel golfo di Napoli. — Mon- ticelli. Contribuzioni allo studio della fauna elmintologica del golfo di Napoli. I. Ricerche sullo Scolex polimorphus Rud. i Mittheilungen der k. k. M:îhrisch-Schlesischen Gesellschaft zur Befòrderung des Ackerbaues der Natur- und Landeskunde. 1887. Jhg. LXVII. Briinn, 1888. ? Mittheilungen des Ornithologischen Vereines in Wien. Jhg. XII, 5. Wien, 1888. *Monatsbléitter des wissenschaftlichen Club in Wien. Jhg. IX, 8. Wien, 1888. *tMonumenta spectantia historiam Slavorum Meridionalium. Vol. XVIII. Zaga- briae, 1887. Acta Bulgariae ecclesiastica. *Nachrichten von der k. 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Ueber die Dimension der elektromagnetischen Einheit des elektrischen Potentiales. — Zuchs. Ueber den Zusammenhang von Oberflichenspannung, Oberflichendichte und oberflichlicher Wirmeentwicklung. — Ahrendt. Experimentelle Un- tersuchungen iber das Thomson'sche Gesetz der Bewegungsgeschwindigkeit von Fliissig- keitswellen. — Lampe. Replik auf die »Erwiderung« des Herrn J. W. Hiussler. —- Fuchs. Ueber die Rickwirkung der Flutbewegung auf den Mond. — Nedel. Ein einfacher Kohlen- halter zum Lòthen und Schweissen der Metalle mittels des elektrischen Lichtbogens. *Report (Annual) of the Canadian Institute. 1886-87. Toronto, 1888. *Report (Annual) of the Chief Signal officer of the Army to the Secretary of War for the year 1886. Washington, 1886. *Report of the Superintendent of the Nautical Almanac for the year ending 30 June 1887. Washington, 1887. *Résumé des séances de la Société des ingénieurs civils. Séances du 4 et 18 mai 1888. Paris. *Revista do Observatorio de Rio de Janeiro. Anno ITT, 3. Rio de Janeiro, 1888. Derby. Sobre meteoritos Brasileiros. —- Yolden. Telescopios, sua historia e as desco- bertas faitas com elles. *Revue archéologique. 3° sér. t. XI, janv.-févr. 1888. Paris. Iteinach. L'Hermès de Praxitèle. — frenan. Inscription phénicienne et grecque décou- verte au Pirée. — Muntz. L’antipape Clément VII. Essai sur l’histoire des Arts è Avignon, vers la fin du XV° siècle. — Reinach. Statuette de femme gauloise au Musée britannique. — Deloche. Etudes sur quelques cachets et anneaux de l’époque mérovingienne. — Cagnat. Note sur une plaque de bronze découverte è Crémone. — évillout. Une confrérie égyp- tienne. — des Ormeaux. Observation sur le mode d’emploi du mors de bronze de Meerin- gen. — Reinach. Chronique d’Orient. Pubblicazioni della R. Accademia dei Lincei. Serie 1® — Atti dell’Accademia pontificia dei Nuovi Lincei. Tomo I-XXIII. Atti della Reale Accademia dei Lincei. Tomo XXIV-XXVI. Serie 2° — Vol. I. (1873-74). Vol. II. (1874-75). Vol. III. (1875-76). Parte 12 TRANSUNTI. 2* MEMORIE della Classe di scienze fisiche, matematiche e naturali. 3* MEMORIE della Classe di scienze morali, storiche e filologiche. WeSShVS SV: VE VII. VIII Serie 3* — TransunTI. Vol. I-VIII. (1876-84). MemorIE della Classe di scienze fisiche, matematiche e naturali. Vol. I. (1, 2). — II. (1, 2). — III-XIX. MemorIE della Classe di scienze morali, storiche e filologiche. Vol. I-XII. Serie 4* — RenpIconTI Vol. I, II. (1884-86). » Vol. III. (1887). » Vol. IV. (1888) Fasc. 1°-3°. MeMmoRIE della Classe di scienze fisiche, matematiche e naturali. Vol. I-IV. MemoRIE della Classe di scienze morali, storiche e filologiche. VOLSE EAT Li CONDIZIONI DI ASSOCIAZIONE AI RENDICONTI DELLA R. ACCADEMIA DEI LINCEI I Rendiconti della R. Accademia dei Lincei si pubblicano due volte al mese. Essi formano due volumi all’anno, corri- spondenti ognuno ad un semestre. Il prezzo di associazione per ogni volume è per tutta l’Italia di L. 10; per gli altri paesi le spese di posta in più. Le associazioni si ricevono esclusivamente dai seguenti editori-librai: Ermanno LorscHer & (C.° — Roma, Torino e Firenze. Urrico Hoepi. — Milano, Pisa e Napoli. RENDICONTI — Agosto 1888. INDICE Comunicazioni pervenute all'Accademia siz0 al 5 Agosto 1888. MEMORIE E NOTE DI SOCI O PRESENTATE DA SOCI Passerini. Diagnosi di funghi nuovi. Nota IM. . . . . . 1 RAD A O Righi. Di alcuni muovi fenomeni elettrici provocati dalle diano Nota VI Pi al » Millosevich. Benedetto IX e l’eclisse di sole del 29 giugno 10383 (presentata dal Corr. hi) ” Agamennone e Bonetti. Sopra un nuovo modello di barometro normale. Nota I (pres. dal Socio Blaserna) . . x » Vicentini ed Omodei. Sulla ono I, di TORA Tano co ao Ho ia Nota VI (pres t8/0)) e D) Morpurgo. Sul processo ast di no rei Sion DO dr dell'or- ganismo (pres. idaliSoci0 0237220220) RR PERSONALE ACCADEMICO Lettere di ringraziamento inviate da vari Socî ultimamente eletti. ./././././ 00.0.» CORRISPONDENZA Corrispondenzairelativafialfcambio degli Atti RR Re eee BULLETTINO BIBLIOGRAFICO ERRATA CORRIGE Rendiconti — Vol. IV, 1° semestre. La : : . d(x,Y2) CHO A) A pag. 107, formula (1) invece di FTEROREN Bre Gue 85 » 109, linea 4 dal basso, dopo T aggiungere e può ritenersi generato dal moto di una porzione semplicemente connessa della sup. w= cost. » 114, nelle formule (14), (15), (16) scambiare gi con ge e pi con Pr. » 201, linea 27, invece di formerà nna superficie chiusa, porre formerà una o più superficie chiuse. Man A] dep DELLA REALE ACCADEMIA DEI LINCRI ANNO CCLXXXV. 1888 —____ See PASTE TE A RENDICONTI PUBBLICATI PER CURA DEI SEGRETARI nto. TU :- Volume Mi: — Fascicolo 4° 2° SEMESTRE Comumicazioni pervenute all’ Accademia sino al 19 agosto 1888. ROMA TIPOGRAFIA DELLA R. ACCADEMIA DEI LINCEI PROPRIETÀ DEL CAV. V. SALVIUCCI 1888 ESTRATTO DAL REGOLAMENTO INTERNO PER LE PUBBLICAZIONI ACCADEMICHE l. 1. I Rendiconto della R. Accademia dei Lincei si pubblicano regolarmente due volte al mese; essi contengono le Note edi titoli delle | Memorie presentate da Soci e estranei, nelle due sedute mensili dell’ Accademia,nonchè il bollettino bibliografico. Dodici fascicoli compongono un volume, due volumi formano un'annata. 2. Le Note presentate da Soci o Corrispon- denti non possono oltrepassare le 12 pagine di stampa per la Classe di scienze fisiche, ma- tematiche e naturali, e 16 pagine per la Classe di scienze morali, storiche e filologiche. Le Note di estranei presentate da Soci, che ne assumono la responsabilità, sono portate a 8 pagine di stampa per la Classe di scienze fisiche, e a 12 pagine perla Classe di scienze morali. 3. L'Accademia dà per queste comunicazioni 50 estratti gratis ai Soci e Corrispondenti, e 25 agli estranei; qualora l’autore ne desideri un numero maggiore, il sovrappiù della spesa è posta a suo carico. 4. I Rendiconti non riproducono le discus- sioni verbali che si fanno nel seno dell’Acca- demia; tuttavia se i Soci, che vi hanno preso parte, desiderano ne sia fatta menzione, essi sono tenuti a consegnare al Segretario, seduta stante, una Nota per iscritto. Il. 1. Le Note che oltrepassino ì limiti indi- cati al paragrafo precedente, e le Memorie pro- priamente dette, sono senz’ altro inserite nei Volumi accademici se provengono da Soci o da Corrispondenti. Per le Memorie presentate da estranei, la Presidenza nomina una Com- missione la quale esamina il lavoro e ne rife- risce in una prossima tornata della Classe. 2. La relazione conclude con una delle se- guenti risoluzioni. - 4) Con una proposta di stampa della Memoria negli Atti dell’Accade- mia o in sunto o in esteso, senza pregiudizio dell’ art. 26 dello Statuto. - 5) Col desiderio di far conoscere taluni fatti o ragionamenti contenuti nella Memoria. - c) Con un ringra- ziamento all'autore. - d) Colla semplice pro- posta dell'invio della Memoria agli Archivi dell’ Accademia. 8. Nei primi tre casi, previsti dall’ art. pre- cedente, la relazione è letta in seduta pubblica, nell'ultimo in seduta segreta. 4. A chi presenti una Memoria per esame è data ricevuta con lettera, nella quale si avverte che i manoscritti non vengono restituiti agli autori, fuorchè nel caso contemplato dall’art. 26 dello Statuto. 5. L'Accademia dà gratis 75 estratti agli au- tori di Memorie, se Soci o Corrispondenti, 50 se estranei. La spesa di un numero di copie in più che fosse richiesto, è messa a carico degli autori. ag — RENDICONTI DELLE SEDUTE DELLA R. ACCADEMIA DEI LINCEI MEMORIE E NOTE DI SOCI 0 PRESENTATE DA SOCI pervenute all’ Accademia sino al 19 agosto 1888. nr_r__T"T_T”*E£—TZx—<«-*<-<------ Archeologia. — I’ Socio FroRELLI trasmise il fascicolo sui rinvenimenti di antichità per lo scorso mese di luglio e lo accom- pagnò con la Nota seguente: « Parecchie scoperte avvennero nel Veneto (Regione X). Furono rico- nosciuti i resti di una via romana nel comune di Nimis; si scoprirono iscri- zioni latine in Belluno; oggetti preromani in Treviso, ed un'epigrafe sepol- crale di età romana in Verona. « Un'altra iscrizione latina fu trovata in Modena (Regione VIII), e varie notizie si ebbero intorno ad antichità preromane scoperte in Monteveglio Loiano e Pianoro, nel territorio felsineo. Statuette di arte romana si scopri- Tono a Piano del Voglio nel territorio medesimo. « Im Terni (Regione VI) alcuni resti di costruzioni antiche tornarono in luce in piazza Corona, ed un bel frammento di epigrafe dell'età augustea fu recuperato nel luogo ove fu costruito il forte Tassero, di faccia al ponte sul Nera. « Importante è il rapporto intorno ai resti di un antico tempio in con- trada /o Scasato in Civita Castellana, nell’area dell'antica Yaleri:. Le in- dagini quivi fatte eseguire dal Ministero, secondo che fu esposto nello scorso anno (Notizi:z 1887, p. 137) incoraggiarono il Governo a far continuare gli scavi, i quali diedero nuovo e copioso frutto. Vi fu trovato grandissimo 7 ce ) RenpIconTI. 1888, Vor IV, 2° Sem. 18 numero di frammenti fittili, assai preziosi per lo studio dell’ architettura, coi quali si ricompone uno dei più ricchi esempi dell’ornato policromo, onde era composto il coronamento dei templi. « Nel comune di Servigliano in provincia di Ascoli Piceno (Regione V) fu rinvenuto un bel /Rymzaterton di bronzo, simile ai molti che restituì il suolo d'Etruria, e che in generale sono attribuiti al III secolo avanti l'èéra volgare. « Nella città di Roma (Regione I) le scoperte furono moltissime. Per quanto concerne la storia dell’arte ricorderò alcune statuette rinvenute presso l'antica Villa Casali al Celio; frammenti di statue trovati fra le vie Buo- narroti e Macchiavelli; un simulacro marmoreo mutilo della leggendaria lupa capitolina, ed un pavimento in musaico a colori, rappresentante pesci e mol- luschi, scoperto nella via Balbo. « Per gli studiosi dell'antica topografia urbana gioverà il conoscere che moltissimi altri frammenti della. rinomata pianta capitolina si recuperarono nei pressi del Tevere, in via Giulia, dove si discoprirono gli altri pezzi, dei quali fu detto nello scorso mese. « Duecento cinquantuno tessere plumbee provennero dagli scavi del Te- vere, ed appartengono, come pare, alla categoria delle tessere: frumentarie. « Molte iscrizioni tornarono pure all'aperto in vari luoghi delle regioni urbane. E nel suburbio, in un solo scavo si scoprirono durante il mese di luglio più di centocinquanta epigrafi intiere e frammentate, trentotto delle quali di età classica, e le altre di cimitero cristiano. Cotanta messe archeo- logica fu recuperata nella vigna già degli Agostiniani, poi vigna Tanlongo fuori Porta del Popolo, ed in occasione dei lavori per la passeggiata Flaminia. Si riconobbero quivi sepoleri pagani e cristiani, ed avanzi di fabbriche mo- numentali, costruite nel secolo quarto presso il cimitero di s. Valentino. « Una nuova iscrizione latina fu copiata in Anticoli Corrado nel Lazio, ed un'iscrizione greca si scoprì nei resti dell’antico edificio termale sotto il villaggio di Suio, nel comune di Castelforte nella Campania. « Un mattone con bollo di fabbrica fu rimesso in luce in s. Giovanni Reatino, nel comune di Rieti (Regione IV), ed altri mattoni con bolli, che diedero modo di precisare lezioni incerte già edite, tornarono all'aperto in Vasto, dove pure si rinvenne un'iscrizione funebre latina. « Segue l'elenco degli oggetti rinvenuti nella necropoli italica di Torre del Mordillo-nell’agro di Sibari (Regione IIT) e la notizia sopra un TANO latina frammentata scoperta in Termini-Imerese ». Za Filosofia. — Sopra una opinione fisica di Senofane. Nota del Corrispondente ALESSANDRO CHIAPPELLI. « Le notizie che abbiamo intorno alle dottrine fisiche di Scnofane non son dovute ai frammenti originali di lui, ma, per la massima parte, ai così- detti dossografi. Quello che possiamo raccogliere dai versi che ci sono rimasti dei suoi Carmi è così poca cosa, e bene spesso così oscuro, che dobbiamo trar partito da ciò che ne hanno scritto, e non sempre concordemente, gli antichi. Quella difficoltà che, nonostante le recenti ricerche sopra Senofane, incontriamo nel definire quali fossero le sue dottrine religiose, se queste si risolvano in un vero monoteismo, o se invece e fino a qual punto egli abbia serbata la intuizione politeistica popolare (!), ci si presenta sotto altra forma quando vogliamo ricomporre il concetto che il poeta di Colofone aveva del- l'universo e delle sue parti, o porre d'accordo le varie notizie che si hanno sulle sue opinioni fisiche e astronomiche. « Fra queste, assai oscura e diversamente interpetrata dai critici è quella che si contiene nel frammento riferito da Achille Tazio (Isagog. Arat. ed. Petav. p. 127). Fr. 12 (Karsten): È È : 3; : pai Taing uèv tode smeîoas vw mao smoocìv doatat / il S È) N atdsor ngoortàalov, ta satw dé &rrergov ixaver (*). Che la terra sia rappresentata da Senofane come prolungata infinitamente nella parte inferiore, risulta chiaro da questi versi; ed è poi assicurato da Aristotele De Coelo, II, 13, 294a, 22, il quale parlando di coloro che &7ret90r to xatw tn Ye sivai gpacw, er’ Gregor evtnv sog0odar Aéyovtes, worreo ZEsvogarns 6 Kokogovios, riferisce a lui alcuni versi d’Empedocle, contro questa stessa dottrina fisica. v.199 s. (Karsten) e/7rs0 @rtsigora yijs te Pad x. dayuhos aldo, ds dia rrohhov di) yAWoong 0MIEvta martaiws &xxéyutar touatwYy, 6hiyov toù rravtòc idortwr. « Il senso dell'espressione &r’ &7re100v tv yyv s00l00dei, che pel suo carattere imaginoso e poetico possiamo credere risalga a Senofane, non può esser (®) Cf. l'importante Memoria del Freudenthal, Die Theologie des Xenophanes 1886 : cf. pure Archiv fiir Gesch. d. Philos. I, 3, 1888. (€) Il Karsten, Xenoph. Colophon. Carminum reliquiae, 1830, p. 49 ha così emendato il secondo verso, che secondo la lezione volgata era questo: zaè det rgoomAdfor, 20tw dei Grswov izvetter; cf. anche Ritter-Preller, Hist. phil. gr. 7 ed. Schultess, 1886, p. 79-80. MI (07 re dubbio ; sebbene Simplicio, dichiarando però di non aver letto i versi propri di Senofane, si mostri incerto se la terra, secondo l'opinione dell'antico filo- sofo, sia propriamente prolungata all'infinito inferiormente e per questo stia immobile, ovvero si debba intendere che vi sia al di sotto un infinito spazio e aria infinita di guisa che la terra, portata sempre all’'ingiù, sembri rima: nere immobile ('). Aristotele contrapponendo l'intuizione di Senofane a quella ancora infantile di Talete della terra galleggiante sulle acque, e a quella di Anassimandro e dei Pitagorici della terra libera e isolata nello spazio, ne pone fuori di dubbio il significato preciso. E con lui tutti gli antichi in- tesero nel senso proprio l’espressione e la dottrina senofanea (*). « Anche fermato questo punto, la difficoltà però può nascere per un’altra via. Secondo la concorde testimonianza di molti antichi, l'universo, che per Senofane è una cosa stessa colla divinità, è limitato e di forma sferica (cporgosidìc, conglobata figura Cic.) (*), e anzi la terra stessa, sulla auto- rità grande di Teofrasto (4), dovrebbe avere questa forma. S'intende quindi come Simplicio, il quale attinge pur talora le sue notizie intorno a Senofane da Teofrasto (), si argomentasse di conciliare la sfericità della terra secondo Senofane attestata da questi, colla espressione aristotelica #7’ @re90v 7))v yyr e001600 dei, intendendo questa come significante un perenne movimento della terra all'ingiù. Posto che la terra sia sferica e sospesa nello spazio, il « tendere le sue radici all'infinito », non può significare altro per Simplicio che il cadere indefinitamente della terra. « Il che presuppone invece un’ altra forma dell’ infinita estensione del mondo per Senofane, cioè l'infinità dell’aria così al di sotto come al di sopra della superficie terrestre. Ora è notevole che i critici e gli storici recenti non dubitano di attribuire questa dottrina a Senofane. E come già il Karsten scriveva « ut terram subtus infinitam, sic super terra aetherem sive coelum (1) Simpl., De Coelo, fol. 127 A. ayvow dè... n0tegov tò xatutegov ueoos tI Yi dinewov sivar Aéywv di toùto utvev avtIjv gpuow, 7) tÒv inoxdtw ts YI tOmov xai tÒv «lèoa Gregor, x. dia toùro es dirretgov Eni tÒ ratw qpegouevnv tiv yyv doretv Nosuetv * oùte yao ‘AguototeAns diecagpivecev ovd. xTÀ. (2) Pseudo-Arist., De Melisso, Xen. Gorg. c. 2, 976 a, 32, Ws x. Eevopawrns direroor t6 18 Radosti]s yÎjs x.t0Ù dÉo0s qpyoiv sivar xti. Aetios, Plac. III, 9, 4 (Diels Doxogr. 376): Eevoqayr . èx toù xatwTÉéow uéoovs sis Gregor [ué00os] 00660090 Hippol. Philos. 14, 3 (Dox., 565). Plutare. Strom. 4, (Dox. 580): cf. gli altri luoghi in Karsten p. 154 e in Zeller I4, p. 495, n. (3) Alessandro Polistore presso Simplic. Phys. I, 2, 6”, 16 (Diels). Cic. Acad. II, 37, 118. Theodor. cur. graec. aff. IV, 5 (Diels, Dox. 284). Sext. Pyrrh. I, 225 (Bekker). Hippol. Philos. 14, 26 (Doxogr. p. 565). (4) Teofrasto presso D. L. IX, 21: 10@ros d'’ovros [sc. Eevog.] t)v yijv anégnre opuoosdì) x. év uéow relodat. (5) Simplic. Phys. 5, 6 (cf. Zeller I4, 472, 3). — 91 — item infinitum dixit (')», così seguono la stessa opinione che per Senofane. come la terra inferiormente così l’aria in alto si distenda all'infinito, lo Zeller (2), l'Ueberweg (3), il Teichmiiller (4), e più risolutamente di tutti di recente anche il Tannery (°). Pure, se ben si guarda, codesto consenso non ha sicuro fondamento di verità storica. Il frammento 12 sopra riferito non solo non dice nulla di questa infinita natura dell’aria al di sopra della terra, come anche lo Zeller ha dovuto riconoscere (5), ma inteso a dovere sembra escluderla. Se di fatti sarebbe una osservazione per lo meno puerile e gros- solana il dire che la terra è limitata superiormente, il senso della prima parte del frammento dev’ esser ben altro. Ora, a parer nostro, l'intuizione di Senofane è qui molto vicina a quella di Anassimene, suo contemporaneo, Aétios II, 11 (Doxogr. p. 339): vefiusvys tv rregrpoga@v tiv #foraro yi sivar tov ovoavov (*). L’apparente curva della volta celeste, in questo senso, è quella che per Senofane, come per Anassimene, circoscrive la superficie terrestre, la quale quindi nei suoi estremi confini è, come dice Senofane, con- tigua all'aria o al cielo (ac&so1 77000774@î0v), 0, come s'esprime Anassimene, il cielo è l'esterna circoscrizione della terra. La parte superiore del cosmo dev'essere perciò circoscritta in forma di un emisferio per Senofane, al modo che è tale senza dubbio per Anassimene (8), il quale la paragonava ad un cappello (worreosì tò rediov). E che tale sia il significato di quella espressione di Senofane ci è anche confermato dalla inconciliabilità delle due testimonianze, ambedue autorevoli, di Aristotele e di Teofrasto; il primo dei quali ci attesta che per Senofane la terra « ha le sue radici all'infinito », e il secondo invece che Senofane si rappre- senta la terra come sferica (0geroosidrc). Poichè il senso dell’ espressione (1) Karsten, Xenoph. Carminum reliquiae, p. 159. (2) Zeller I4 p. 494. (3) Ueberweg, Grundriss I, 7, ed. 1886, p. 68. (4) Teichmiiller, Studien cur Gesch. d. Begriffe 1874, p. 599. (5) Tannery, Pour l’histoire de la science Hellène, 1887, p. 132. Il quale trova che per Senofane la terra non è nemmeno limitata lateralmente, e ravvicina a questa intui- zione i versi di Sully-Prudhomme : Que sa face ne doit pas rondè Mais s'étende toujours, toujours ! Ma lo stesso fr. 12 ch'egli cita dice manifestamente il contrario. (6) Zeller, 1. c. in nota « er selbst sagt zwar nur von der Erde fr. 12 ». (7) Questo rapporto si potrebbe credere indirettamente confermato dall'affinità già notata dagli antichi fra Anassimene e Parmenide, riguardo a questa dottrina astronomica. Stob. Ecl. I, 15,23 (Doxogr. p. 339): ‘Avaf * z@ Hoeouevidnys tv meoLpooav tv EÉwrarw xrà. 0° (8) Cfr. Sartorius, Die Entwicklung der Astronomie bei den Griechen, in Zeitschrift fir Philos. N. F. 82, 2, 1883, p. 225. gg aristotelica, come abbiamo veduto, non può esser dubbio, resta che si abbia a intendere diversamente la designazione di sferica presso Teofrasto. E difatti il senso di questa ci è dato dal paragone col primo verso del frammento senofaneo, nel modo che ora è stato interpetrato. Se la terra è nei suoi estremi confini contigua all'aria o al cielo (avd#o1 77900772@Î0v), e il cielo emisferico segna il perimetro della terra, è chiaro che questa dev'essere di forma circolare. Ora noi sappiamo d'altronde che presso gli antichi talora il termine ogeîoa stava a indicare tutto ciò che ha forma circolare o ro- tonda. Diogene, parlando della forma della terra secondo Anassimandro (D. L. II, 1), la dice sferica (0ge0ostdc); mentre poco appresso (II, 2) attri- buisce ad Anassimandro oltre ad un yis x. 4eA&00r< sregiuetoor, anche una ogaîoe, cioè contrappone una tavola della terra alla volta celeste ('). Supponendo dunque che lo ogegosrdìjo di Teofrasto significhi discoide, è evidente la corrispondenza di questa notizia colle parole stesse di Senofane. « Se il cielo o l’aria incombe sul disco terrestre come un emisferio, non possiamo più ammettere come dottrina di Senofane l' infinità dell’aria al di- sopra della terra, attribuitagli generalmente dagli storici. E realmente, non solo il frammento di Senofane vi si oppone come abbiamo veduto, non solo Aristotele nel luogo citato (De Coelo II, 12) non mostra di saperne alcun che, ma nemmeno il verso di Empedocle, allusivo a Senofane, citato da Aristotele sembra possa avere un tal significato. L'espressione deywrdos «970 non ha necessariamente il valore di « aere infinito » (?), ma indica solo l'ampiezza dell’aere, nel senso stesso in cui Lucrezio parla del d//fusilis aether (3), intui- zione anche questa che ravvicinerebbe Senofane ad Anassimene. Empedocle, il quale ammetteva che per l’azione rotatoria del vortice (067) l’aria o l'etere si distacchi dal chaos e venga poi racchiusa dalla sfera luminosa o del fuoco che occupa il più lontano spazio, combatte naturalmente la dottrina di Seno- fane che l’aria formi l'emisfero superiore dell'universo e ne segni gli estremi confini, a quel modo stesso che ammettendo egli, come Anassimandro, la terra immobile al centro del mondo, combatte l'intuizione senofanea della terra protraentesi di sotto all'infinito. Era però facile interpretare l’allusione d'Empe- docle nel senso che le viene comunemente attribuito, e un esempio già antico è il Pseudo-Aristotele (De Mel., c. 2, 976a, 32) che è il primo ad attri- buire a Senofane l’idea della natura infinita dell’aria superiore. Ed è poi il solo: perchè gli antichi che parlano della terra infinitamente prolungata di (3) Anche Strabone, Geogr. I, 1, attribuisce ad Anassimandro una tavola della terra. (2) Vedi la difficoltà che ne nasce accennata, sebbene non accolta, dal Karsten, Xenoph. reliquiae, p.159. Per me la ragione principale è invece la distinzione che vien qui fatta fra Uregov e deyidos. (8) Lucret. V, 466: ravvicinamento già fatto dal Karsten. 1. c. p. 163 e dal Grote, Plato and the other companions of Sokrates, 1, 19. SETTE Dop Senofane, aggiungono che perciò questa non venga ricompresa dall’aria o dal cielo; il che indica che l’aria e il cielo sono spazialmente circoscritti (1). « Questa interpretazione è poi confermata da altri dati storici relativi alla fisica di Senofane. Potrebbe sembrare inconciliabile con quanto abbiamo esposto qui sopra una notizia che troviamo nei dossografi, secondo la quale Senofane invece di ammettere il movimento di rotazione del sole intorno alla terra, avrebbe detto che il sole segue una linea retta indefinita, e solo per la distanza nasce l'illusione che cada al di sotto dell'orizzonte (*). Se non che l'espres- sione eîc &7re190v srooisvar anzichè alla lettera deve intendersi in un senso iperbolico; poichè nello stesso luogo si dice che i molti soli e lune che si trovano nelle varie regioni della terra, arrivando in qualche parte non abitata s'estinguono (8). L'espressione «xZews equivale chiaramente ad estinzione (of£01), e ad ogni estinzione d'un sole risponde l'accensione d'un altro all’o- riente (4). Il corso del sole, e così quello degli altri corpi celesti, trova dunque per Senofane il suo termine all'orizzonte, là dove l'arco dei cieli s'incurva agli estremi confini della terra. A noi quindi non può far meraviglia, come avviene al Tannery (?), che Senofane non abbia sostenuto che i corpi celesti conti- nuano il loro corso all'infinito, ma che invece s'estinguano. Questo sarebbe inesplicabile se si attribuisce, come si fa comunemente, a Senofane la dot- trina dell’aria o dello spazio infinito al di sopra della terra; è invece chiaro e naturale nell'ipotesi nostra. Senofane parla di vere accensioni e di vere estinzioni dei corpi celesti, a cui risponde il lor sorgere e il loro cadere quo- tidiano (5); onde il paragone di essi coi carboni, che troviamo riprodotto nelle Nubi d' Aristofane. E s'intende ancora che se a Senofane viene attribuito il concetto di mondi infiniti, questo non può significare un infinito numero (1) Hippol. 1. c. 17) dè y7v drewgor slvar 2. unte dn’ dég0s unte (mò roù ovgavod neoégeoge e così anche Plutare. Strom. 1. c. (Doxogr. 565, 580). Cade quindi da sè l’ipotesi del Gruppe, Die Kosmische Systeme”der Griechen, 1851, p. 95, che la terra, secondo Senofane, riempia la metà della sfera cosmica con la sua massa, e che quindi l’infinito prolungarsi della terra altro non significhi se non che « la terra inferiormente da nient'altro è circo- scritta che dai limiti dell'universo ». (?) Stob. Ecl.I, 25. Plut. Epit.II, 24 (Dox. 355) :.. 0 d° euros [Esroparns] tov Avv eis Gregor uèv tootévar, doreiv dèrvztveto tar diè tv anbotasir. (8) Ib. Fer. mo%Mods elvar ihiovs z. cedas .... sarà dé tiva xaroòv Exninter tÒv diozov et tiva drrotourv tijs vis ova otzovutrns Vp° nuov x. ovtOs worreoè xeveufa- toùvta Exheryw va10Qaivev. (4) Dox. 354. Eev. zat@ ofécw. tregov dè mahv taîs avaroheîs yivecdat. (5) Tannery, op. cit., p. 182. (6) Achill. Tat. Isagog. in Ar. c. 11 (Dox. 343): E. dè Aéyer ros doréoas... aRév- vvodur x. avartesdui woel @v9oazas . x. te uèv torta partaoiar nuaes Eyew ava- tons, ote dè opevvurtar dvoems. Hippol. Philos. I, 14 (Dox. 565): 70r dè Mor... yivestei 209 gzdotnv Mueoer. Zeller I, 500, 5. gg di mondi coesistenti, bensì una serie infinita di mondi che si succedono a vicenda (!). « Il moto del sole e degli altri corpi celesti è dunque rettilineo, e solo nell'apparenza circolare; e l'orbita loro è come la corda dell'arco celeste. Così Senofane s'accorda con Anassimene nel negare il moto degli astri al di sotto della terra (?), pur non ammettendo come il fisico di Mileto il loro movimento laterale intorno ad essa, e di più (ciò che è notevole) nella ra- gione dell'apparente circolarità dell'orbita del sole che per l’uno e per l’altro deve cercarsi nella distanza (*). Il che illumina sempre più la relazione sto- rica fra le dottrine di Senofane e di Anassimene (4). « E ammessa la forma emisferica dell’aria e del cielo secondo Senofane, accanto all’indefinito prolungarsi dalla terra inferiormente, noi potremmo ritrovare un fondamento fisico di quelle antinomie che vengono attribuite al fisico di Colofone da Teofrasto presso Simplicio, e dal Pseudo-Aristotele « De Melisso Xenophane et Gorgia », sono presentate in una forma schiettamente dialettica. Senofane avrebbe potuto, con rozza e imaginosa espressione, affer- mare che l'universo è mobile e immobile, finito e infinito, e insieme anche dire che non è nè l'uno nè l’altro (°), riferendosi alla parte che sta al di sopra (1) Karsten, p. 167. Lo Zeller I, 501 e il Tannery p.1883, credono invece a infiniti mondi coesistenti. Il che non posso consentire, perchè l’espressione di Stobeo 77044oùc sîvar ihiovs %. cevas riguarda il numero degli astri coesistenti nello spazio, mentre l’altra dell'autore dei Philosophumena aneipovs iAiovs etvat z. cednvas cfr. Diog. IX, 19; xoouos 0° daei00vs, riguarda la loro successione. Difatti si trovano unite in Teodoreto (IV, 15. Doxogr. 327) rro4hoùs elvar x. Grgidovs; ciò che spiega il loro significato. Quanto alla lezione @rage4dAaextovs in Diogene 1. c. che il Cobet muta in 7eoadAextovs (sulla quale cfr. Zeller I, 500, 1), a me par preferibile la prima per il rapporto con Philos. I, 14 4. tavtyv maoL toîs xocuors yivecdar ueraBodnv. (*) Nel che credo di dover dissentire dallo Zeller.I, 501,2, e accordarmi col Teich- miiller, Studien 2. Gesch. d. Begr., 601, 621, non solo per la ragione da questi addotta che il cielo non può rotare intorno alla terra se questa si protende all'infinito, ma per l'esplicita negazione che ne viene attribuita a Senofane (doxsiv dè zuzdeto da), per la dot- trina della estinzione e accensione degli astri, e della loro infinita natura. Che la terra secondo Senofane debba rappresentarsi come un cilindroide indefinito è esatto, e risponde ai dati anche sopra discussi; ma è assurdo o troppo artificioso in tal caso il pensare ad una rotazione degli astri ora al di sopra ora al ai sotto dell'orizzonte. (3) Senofane doxeîv dè zvz4edata did t)v anootaciv. Anassimene presso Hippol. Ref. I, 7 (Dox. 560) zovrreodai te tov ijhov... vnò tOv tI y)° Indoréowr ueodv oxenouerov x. dà t)v nueciova nuov «ito yevoutvnv arostuow. i (4) E così abbiamo un nuovo punto di contatto fra le scuole ioniche e le scuole-ita- liche: cfr. Chiappelli, Zu Pythagoras und Anaximenes in Archiv. fiir Gesch. d. Philos. I, 4, 1888, p. 582-594. (5) Simplic. Phys. 6”, 22, 26 (Diels), 23, 18. 23, 4. De Melisso 9772, 23, 9772, 2,9. cfr. Kern Untersuchung ber die Quellen f. d. Philos. des. Xenophanes, 1877 p. 4 sg. Freudenthal, op. cit. p. 40-45. Un altro senso avrebbero queste antinomie secondo 1° Ue- «ig. —__=>=“«-FSCIAMNEEZTESZ AIA CECT AEREE Rd | | | atra, subglobosa, pustulas centro hyantes sublevantia; sporae hyalinae cylin- dricae rectae, utrinque truncatae, 10,5 « longae, sessiles vel basidiis brevis- simis fultae. « Sulle squame dei coni di Adzes excelsa. Parma, nel R. Orto Botanico. ! « 78. Phoma Vitalbae Passer. hb. — Perithecia membranacea, luteo- fuscidula, basi hyphis reptantibus articulatis praedita; sporae oblongo-elli- pticae, obscure ad apices nucleatae, 5 X 2,5. « A Ph. Clematidis Sace. differt praesertim sporis multo minoribus, et | perithecii characteribus ab omnibus aliis in Clematide descriptis videtur diversa. « Nei ramicelli della Clematis Vitalba. Parma. nel R. Orto Botanico. « 79. Phoma Polygalae Passer. hb. — Perithecia sparsa tecta punetiformia pallidula : sporae cylindricae rectae, utrinque acutiusculae et nucleatae hyalinae, 10 X 2,5; basidia non visa. « Negli steli secchi di Po/ygala vulgaris. Fornovo presso Carona, pro- vincia di Parma. « 80. Phoma polygalina Passer. hb. — A praecedente differt peri- theciis crassioribus atris pustulatim prominulis, et sporis ovoideis minutissimis. « Nella Polygala vulgaris. Fornovo presso Carona. « 81. Phoma Lini Passer- hb. — Perithecia crebre sparsa saepius in lineas longitudinales digesta, minutissima, fusca, contextu celluloso fuligineo; sporae minimae allantoideae. « Nei cauli secchi del Zinum tenuifolium. Vigheffio presso Parma. « 82. Phoma tecta Passer. hb. — Perithecia subcutanea parvula glo- bosa, lineari-seriata ostiolo minutissimo vix perspicuo, contextu parenchy- matico atro; sporae minutae oblongae non nucleatae, 5-6 X 2,5 hyalinae. « Nei cauli fracidi della Bryonia divica. Parma, nel R. Orto Botanico. « 83. Phoma lagenaria Passer. hb. — Stroma atrum plagas irregu- lares efformans, pustulis prominulis obtusis disseminatum ; sporae oblongae apicibus rotundatis, binucleatae hyalinae, 10 X 2,5. « Nel pericarpio fracido della Lagenaria vulgaris. Parma, nel R. Orto Botanico. « 84. Phoma Silphii Passer. hb. — Perithecia sparsa punctiformia tecta subglobosa atra; sporae subfusiformes apicibus acutis non nucleatis, 7,5-10 X 2,5 hyalinae. ì « Nei fusti sternati di S%phiwm. Parma, R. Orto Botanico. « 85. Phoma Cichorii Passer. hb. — Perithecia gregaria lineari-seriata subglobosa vel oblonga, matricem infuscantia vel strato suberustaceo fusco inquinantia; sporae oblongae binucleatae hyalinae, 5 X 2,5, basidiis filifor- mibus longioribus fultae. « Nei cauli secchi denudati del Cichorzum Intybus e del Phloa caro- lina. Vigheffio presso Parma. Beggi « 86. Phoma Plumbaginis Passer. hb. — Perithecia sparsa minuta, tecta, subglobosa vel elongata, papillulata, atra, tandem, epidermide consumpta, nu- data; sporae naviculares, utrinque acutiusculae et guttulatae, hyalinae, 5 X 2, basidiis filiformibus, longitudine varia, saepe sporas multo superantibus. « Nei rami secchi della Plumbdago europaca. Orvieto. « 87. Phoma Typhae Passer. hb. — Perithecia minuta subglobosa sparsa vel aggregata, atra, contextu eximie celluloso, fumoso-violascente; sporae ovales rectae, 9-10 X 3,5 ad apices non nucleatae hyalinae. « Nelle foglie secche della 7ypha latifolia. Aa Magnana presso For- novo, provincia di Parma. « 88. Phoma trina Passer. hb. — Perithecia subsparsa tecta puncti- formia atra, contextu celluloso fuligineo ; sporae elongatae, utrinque rotundatae, triguttulatae, guttula intermedia septulum quasi mentiente, polaribus ampliu- sculis, hyalinae. « Negli steli secchi della Munkia cordata. Parma, nel R. Orto Botanico. « 89. Phoma Holoschoeni Passer. hb. — Perithecia punctiformia tecta, per epidermidem fissam vix erumpentia, atra; sporae elongato-subfusiformes rectae, continuae, polos versus guttulatae, melleae, 12-15 X 4-5. « Nei calami fracidi dello Scirpus Ho/oschoenus. Vigheffio presso Parma. « 90. Phoma abscondita Passer. hb. — Perithecia in matrice immutata omnino immersa subglobosa atra, ostiolo minutissimo fusco lente vix per- spicuo; sporae oblongae, utrinque rotundatae, pallidissime chlorino-hyalinae, 12,5-15 X 3,5-4. « Nei calami secchi dello Seirpus Zoloschoenus. Vigheffio presso Parma. « 91. Macrophoma conica Passer. hb. — Perithecia sparsa vel sub- gregaria, tecta, globosa, ostiolo conico erumpente; sporae oblongo-fusiformes, intus granulosae, hyalinae, 18-25 X 5-6. « Nei rami secchi del £xubus Hoffmeinsterianus. Parma, nel R. Orto Botanico. « 92. Macrophoma Oleandri Passer. hb. — Epiphylla, peritheciis sparsis nunquam circinnatis tectis, globoso-depressis atris. Sporae ellipticae integrae, hvalinae, 20-25 X 10, basidiis bacillaribus subaequantibus fultae. « Nelle foglie sternate del Ner:um Oleander. Parma, nel R. Orto Botanico. « 93. Macrophoma Ipomosae Passer. hb. — Perithecia sparsa subglo- bosa atra, subtecta; sporae elongato-ellipticae vel cuneiformes aut ovatae, endoplasmate granuloso, non nucleatae, hyalinae, basidiis crassis aequilongis vel longioribus fultae, 12-22 X 5-7,5. « Nei cauli secchi dell’/pomoea pandurata Hort. Parma, nel R. Orto Botanico. « 94. Macrophoma pinsa Passer. hb. — Perithecia minuta erumpentia CERTI Re — —=-=-r5T RAI IGESLnONTAEFT--GG&/AAZIEIOGIEZE ZARA è ‘ | | ' DELI della terra, limitata e mutabile, e alla terra che inferiormente si prolunga, immutabile, all'infinito ; giustificando così l'affermazione di Aristotele (Met. 1,5, 986b, 18) che Senofane non avesse detto nulla di chiaro su questo punto; a quello stesso modo che ora aveva detto «il sole se ne va all’ infinito », ora invece aveva parlato di ecclissi e di estinzione dei soli ». Botanica. — Diagnosi di funghi nuovi. Nota IV (') del Socio G. PASSERINI. « 65. Phoma Thimenii Passer. hb. — Ph. Ziriodendri Thm. Fungi littor. 170? Perithecia minuta gregaria vel lineari-seriata, hypodermea erumpentia, globosa atra; sporae ellipticae vel elongatae hyalinae non gut- tulatae, 5-7 X 2,5-3. « Nei ramoscelli secchi del Zir/odendron Tulipifera. Parma, nel R. Orto Botanico. « 66. Phoma pterogena Passer hb. — Perithecia minima punctiformia, ostiolo atro tantum perspicuo, vel tandem nudata, globosa, atra, contextu fu- ligineo, minute celluloso; sporae innumerae bacteriformes hyalinae. « Sui frutti sternati del Zir;odendron Tulipifera. Parma, nel R. Orto Botanico. « 67. Phoma Capparidis Passer. hb. -— Perithecia crebre sparsa epider- mide tecta. lenticularia vel ovalia, ostiolo non perspicuo; sporae oblongae elliptico-lanceolatae, ad polos nucleatae, 10 X 2 !/,, basidiis filiformibus te- nuibus, 20-25 w longis fultae. « A Ph. herbarum f. Capparidis Sace. sporis et basidiis longioribus diversa. « Sui rami secchi di Capparis spinosa. Parma. « 68. Phoma capparidina Passer. hb. — Perithecia crebre sparsa epi- dermide nigricante tecta, crassitie varia; sporae oblongae, ad polos non vel obscurae nucleatae, tandem pulvere albo ejectae, 5 X 1 !/,. « Nei rami secchi della Capparis spinosa. Parma. « 69. Phoma Lentisci Passer. hb. — Perithecia amphigena sparsa epi- dermidem sublevantia, tandem erumpentia, subglobosa, atra; sporae subfusi- berweg, Grundriss I° p. 67. Il mondo sarebbe limitato perchè di forma sferica, e insieme illimitato, per Senofane, in quanto, riempiendo tutto lo spazio, non ha nulla al di fuori di sè che lo limiti. Questa dottrina è certo di Parmenide (v. 109. Stein), e forse anche di Melisso. Ma dubitiamo se possa farsi risalire a Senofane. A ogni modo il ricercarlo ci con- durrebbe a seguire il concetto dell’@rergor nella tradizione della senola Eleatica; il che avremo altra occasione di fare. (1) V. pag. 55. RenpIcoNTI. 1888, Vor. IV, 2° Sem. est VI Se OG — formes ad polos obscure nucleatae, 5-7 X 3,5, basidiis tenuibus rectis sub- duplo longioribus fultae. « Nelle foglie secche della Pistacia Lertiscus. Nel R. Orto Botanico di Parma. « 70. Phoma navicularis Passer. hh. — Perithecia longitudinaliter crebre digesta vel sparsa, per corticem fissum vel stellatiro ruptum pustulaeformi erumpentia, globosa atra, nucleo fusco; sporae naviculares, majusculae bigut- tulatae, continuae hyalinae, 10 X 3,5-4, basidiis bacillaribus subaequilongis fultae. « Nei ramoscelli secchi della G/editschia triacanthos. Parma. « 71. Phoma dealbata Passer. hb. — Perithecia epidermide albicante velata; sporae minimae, bacillares sterigmatibus longioribus fultae. « Nei ramicelli secchi dell'Amygdalus Persica. Vigheffio. « 72. Phoma spiraeina Passer. hb. — Perithecia crebre sparsa, epider- mide tecta, atra globoso-depressa, ostiolo vix aperto, contextu minute celluloso fuligineo; sporae ellipticae, 5 X 2,5 enucleolatae, hyalineae, basidiis non visis. « In un ramo secco di Spiraea sorbifolia. Parma. « 73. Phoma Pomi Passer. hb. — Perithecia in matrice alline -pulveru- lenta gregaria, pustulaeformia tecta, ostiolo papillari atro; sporae cylindricae hyalinae obscure biguttulatae, 5 X 1,5; basidia non visa. « Nel frutto secco indurato della Cydonza sinensis. Vigheffio, presso Parma. « 74. Phoma Bignoniae Passer. hb. — Perithecia sparsa minuta globu- losa atra, apice acuto epidermidem perforantia; sporae ellipticae hyalinae non guttulatae, 5-6 X 2,5; basidia non visa. i « Sporis minoribus non guttulatis et forsan basidiorum defectu a PH. Tecomae Sacc. diversa. « Nei ramicelli secchi di 7ecoma radicans. Parma, nel R. Orto Botanico. « 75. Phoma cicatricum Passer. hb. — Perithecia crebre vel laxe gre- garia peridermio insculpta, minutissima, atra; sporae ellipticae non guttu- latae, integrae, hyalinae, 5-6 X 2,5-3. « Peritheciis minoribus non subcutaneis et sporis non guttulatis nec fusiformibus a Phoma cinerascente Sace. facile distinguenda. « Nelle cicatrici delle foglie in rami annuali morti per gelo del Ficus Carica. Parma, nel R. Orto Botanico. « 76. Phoma limbalis Passer. hh. — Maculae nullae; perithecia hypo- phylla sparsa vel gregaria primo tecta, ostiolo minuto vix visibili, dein nu- data punctiformia atra glabra; sporae oblongo-ellipticae hyalinae continuae non nucleolatae, 5 X 2,5, basidia non visa. « Nelle foglie sternate del Platanus occidentalis insieme a Laestadia veneta Sace. immatura, della quale è forse lo spermogonio. « 77. Phoma cooperta Passer. hb. — Perithecia immersa extus intusque — 101 — « Nei rami secchi di Bouwardia versicolor. Parma, nel R. Orto Botanico. < 110. Diplodia antiqua Passer. hh. — Perithecia tecta parenchymati corticali immersa, subglobosa, ostiolo obtuso epidermidem lacerantia et dein erumpentia, atra, opaca, contextu celluloso fusco-coerulescente, nucleo albo. Sporae cirrosae ejectae ellipticae, primo hyalinae, integrae, tandem medio septatae, non constrictae fuliginae, 22-25 X 10-12. « Nel caule fracido di Zuphorbia antiquorum. Parma, nel R. Orto Botanico. « 111. Diplodia Helychrysi Passer. hb. — Perithecia sparsa tecta pusilla tandem nudata; sporae ovatae, castaneo-fuscae, propre medium septatae et eonstrictae, loculo altero minore, 12-15 X 7-8. « Nei rami secchi dell'/e/ychrysum angustifolium. Nel monte Prinzera, prov. di Parma. « 112 Diplodia caerulescens Passer. hh. — Perithecia lenticularia epi- dermidem pustulatim sublevantia et pustulam apice perforantia, contextu fusco-coerulescente. Sporae ellipticae, primo hyalinae, dein plus minus coeru- leae vel semper? hyalinae, integrae, tandem medio septatae, subconstrictae, griseo-fuscae, 22,5 X 10. i « Nei ramicelli secchi del Salzx viminalis. Vigheffio presso Parma. < 113. Diplodiella ulmea Passer. hb. — Perithecia e ligno denudato erum- pentia, solitaria vel parce gregaria, globosa, minute papillata, atra; sporae ellipticae, ovatae, aut elongatae, non vel leniter constrictae, uniseptatae fu- ligineae, 15-25 X 8-10. « In un palo di V/mus campestris. Vigheffio, prov. di Parma. « 114. Diplodiella ficina Passer. hb. — Perithecia crebre sparsa vel subgregaria, sphaeroidea brunnea interdum depressa, ostiolo minuto; sporae parvulae ellipticae, medio septatae, non constrictae, fuscidulae, 6-7,5 X 2, 5-3. « In un ramo spogliato di /7cus Carica. Parma. « 115. Chaetodiplodia anceps Passer. hb. — Perithecia sparsa vel connata erumpentia, basi epidermide cincta, hyphis dematiaceis intricatis plus minus vestita, subglobosa, ostiolo papillari, atra, contextu celluloso atro-cyaneo, nucleo albo; sporae numerosae stipitatae, diu hyalinae et continuae, tandem fuscae, prope medium septatae, ellipticae vel saepius cuneatae non constrictae, 17-25 X 10. «Ad Botryodiplodiam vergit. « In un ramo secco di Sali alba. Parma. « 116. Diplodina Spiracae Passer. hh. — Perithecia crebre sparsa, mi- nute pustulaeformia, tecta, fusca; sporae numerosae fusiformes medio septatae non constrictae, hyalinae 10-12,5 X 2,5-3; basidia non visa. « Nei rami secchi di Spiraea crenata. Parma, nel R. Orto Botanico. « 117. Stagonospora Fici Passer. hh. — Perithecia hypodermia subgre- garia vel lineari-seriata, pustulatim erumpentia, tandem cortice consumpto, — 102 — nuda, ligno insculpta, subglobosa atra, contextu celluloso olivaceo, ostiolo vario papillari, crassiusculo aut compresso. Sporae fusiformi-subclavatae, rectae vel eurvulae, triseptatae, hyalinae, 20-22,5 X 3, basidiis bacillaribus subaequi- longis fultae. « In un ramicello secco spogliato di /7eus Carica. Parma. « 118. Stagonospora assans Passer. hb. — Maculae griseae vagae con- fluentes, matricem obducentes et tandem exaridae. Perithecia gregaria tecta, minuta pustulaeformia atra; sporae elongatae, utrinque rotundatae, uni-trisep- tatae, ad septa non vel levissime constrictae, dilutissime melleae, numquam guttulatae visae, 10-15 X 2,5-3; basidia non visa. «In varie specie di Cereus e di Echinocactus che presto o tardi uc- cide. Parma, nel R. Orto Botanico. « 119. Septoria Narcissi Passer, hh. — Perithecia sparsa epidermidi adnata, punctiformia fusca, membranacea ; sporae cylindricae, utrinque obtusae, continuae, curvulae, 17,5-20 X 2,5-8, basidiis tenuibus longiusculis fultae. « Nell’apice disseccato delle foglie vive di una specie di MVarcissus. Parma, nel R. Orto Botanico. « 120. Septoria phyllachoroides Passer. hh. — Perithecia in maculis atris phyllachoroideis immersa, vix perspicua; sporae cylindraceae rectae vel curvulae, utrinque rotundatae, obscure triseptatae, hyalinae, 25-35 X 2,5-3. « Nelle foglie languenti o seccate dell’Agropyrum repens. Vigheffio presso Parma. « 121. Rhabdospora sphaeroidss Passer. hb. — Perithecia sphaeroidea erumpentia papillata, atra; sporae filiformes, rectae vel arcuatae, continuae, hyalinae, 22-35 « long. basidiis crassiusculis, circiter 20 w long. fultae. « Nei rami secchi di Wistaria sinensis. Parma, nel R. Orto Botanico. « 122. Rhabdospora Cydoniae. Passer. hb. — Perithecia sparsa erum- pentia depressa, brunnea; sporae bacillares rectae vel flexuosae, obscure uni- triseptatae, hyalinae, 20-27,5 X 2,5, basidiis crassiusculis subaequantibus fultae. « Nei ramicelli di Cydonia vulgaris insieme con Diaporthe Cydoniae Passer. Parma. « 123. Rhabdospora Bouwardiae Passer. hh. — Perithecia sparsa minuta, erumpentia, globoso-conica ‘atra; sporae bacillares rectae vel curvulae conti- nuae hyalinae, 15-20 X 1. « Nei rami secchi di Bouwardia versicolor. Parma, nel R. Orto Botanico. « 124. Rhabdospora Forsythiae Passer. hb. — Perithecia sparsa cortici immersa depressa atra, vertice obtuso vix emersa veltandem nudata; sporae filiformes, ut plurimum flexuosae e strato minute cellulari oriundae, conti- nuae hyalinae, 35-40 X 1,5. « Nei rami secchi di Forsythia viridissima. Parma, R. Orto botanico. « 125. Rhabdospora tenuis Passer. hb. — Perithecia subgregaria vel crebre sparsa cortici immersa vel, hoc consumpto, ligno insidentia, per epidermi- 33 oo globosa atra, nucleo albo; sporae elongato-fusiformes continuae hyalinae, 22,5X 7.5 basidiis longiusculis fultae. « Nelle squame dei coni di Pinus austriaca. Parma, nel R. Orto Botanico. « 95. Macrophoma Cocos Passer. hb. — Perithecia crebre sparsa tecta, minute pustulaeformi-erumpentia, ostiolo fusco vix visibili; sporae oblongae, elliptico-lanceolatae vel pyriformes, hyalinae, 10-20 X 6-7, endoplasmate gra- nuloso opaco, basidiis crassiusculis sporas subaequantibus. « Nei picciuoli delle foglie morte del Cocos /exuosa. Parma, nel R. Orto Botanico. « 96. Aposphaeria compressa Passer. hb. — Perithecia sparsa vel gre- garia superficialia, ligno nigrificato innata sphaeroidea, ostiolo compresso lo- phiostomaceo ; sporae tenuissimae bacillares, rectae vel curvulae 5 w longae. « An Lophidii compressi (Pers.) spermogonium? « Nel legno indurato di Persica vulgaris. Vigheffio presso Parma. « 97. Apospheria Caricae Passer. hb. — Perithecia sparsa vel subgre- garia minuta, nuda vel interdum velo rubescente tecta, globosa, atra, minute papillata; sporae fusiformes, integrae, obscure bi-triguttulatae, hyalinae, 6-7,5 X 2; basidia non visa. « In un ramicello denudato del N7cus Carica. Parma. « 98. Vermicularia Scolopendrii Passer. hh. — Perithecia epiphylla crebre sparsa in macula ampla castaneo-fusca vel marginali, vel folii partem magnam occupante, tecta lenticularia membranacea fusca setis brevibus aut longiusculis fusco-nigris apice pellucidis integris, basi praesertim, subsparsa. Sporaeoblongo-ellipticae integrae hyalinae, endoplasmate granuloso, 12-15 X 4-5 interdum guttulatae, basidiis brevibus crassiusculis fultae. « Nelle foglie dello Scolopendrium officinale coltivato in vaso. Parma. « 99. Vermicularia heterocheta Passer. hb. — Perithecia sparsa vel subgregaria erumpentia atra, setosa, setis atris brevibus, nonnullis tri-qua- druplo longioribus ; sporae fusiformes hyalinae, leniter curvae muticae, 20 X 3-4. « Nello scapo secco del Muscari comosum. Vigheffio. « 100. Rabenhorstia Fourcroyae Passer. hb. — Stromata superficialia aggregata subglobosa, granuloso-rugosa atra et pruina chrystalloidea alba con- spersa, intus subcarnosa fumida varie locellata: sporae minutulae oblongo- ovales integrae ad polos nitide nucleatae, 5 X 2, hyalinae, basidiis filifor- mibus, 15-20 w long. fultae. « Nella guaina fracida delle foglie cauline della ourcroya gigantea. Parma, nel R. Orto Botanico. « 101. Cytosporella Chamaeropis Passer. hh. — Pustulae globosae vel irregulares epidermide lacerata cinctae, perithecia subglobosa, stromate atro insidentia foventes. Sporae miuutissimae innumerae, globosae, maxime refrin- gentes, basidiis filiformibus longiusculis fultae. « Nel picciuolo fracido di Chamerops humilis. Parma, nel R. Orto Botanico. — 100 — « 102. Sphaeropsis endophloea Passer. hb. — Perithecia sparsa basi in- sculpta minuta prominula, subglobosa atra; sporae ellipticae vel ovatae in- tegrae olivaceo-fuscae, 18-20 X 10-12. « Sulla faccia interna della scorza sollevata di Pirus Malus. Collecchio, provincia di Parma. « 103. Sphasropsis salicicola Passer. hb. — Perithecia sparsa vel gre- garia globoso-conoidea erumpentia, epidermidae cincta, atra, scabrida, ostiolo obtuso fibrillis dematiaceis raris brevissimis consperso; sporae ellipticae vel inaequilaterales, raro subglobosae, basidiis hyalinis fultae, continuae, castaneo- fuscae, 15-22,5 X 10. i « In un ramo secco di Salice. Parma. « 104. Sphaeropsis hseterospora Passer. hb. — Crebre sparsa vel sub gregaria tecta pustulaeformis; perithecia subglobosa atra; sporae fuligineae, globosae, 10-12,5 diam. vel ovatae 15-17,5 X 10; basidia non visa. « In un ramicello secco di Morus alba. Parma. « 105. Sphaeropsis Euphorbiae Passer. hb. — Perithecia sparsa vel sub- gregaria in ligno denudato superficialia, atra subglobosa, papillata vel bre- vissime rostellata; sporae ovales apicibus subacutis vel subrotundatis integrae, flavo-fuscidulae, 12-15 X 7-7,5, sterigmatibus crassiusculis longitudine varia fultae. « Nei cauli secchi spogliati di £uphorbia. Parma, nel R. Orto Botanico. « 106. Sphaeropsis zonata Passer. hb. — Perithecia subcutanea erum- pentia sparsa, carbonacea, subglobosa vix ostiolata, rugosa, tandem decidua, nucleo albo-zonato ; sporae magnitudine variae, ellipticae aut ovatae, integrae castaneo-fuscae, ut plurimum 20-22 X 10-12. « Nei rami secchi della Loricera Xylosteum. Vigheffio presso Parma. « 107. Sphaeropsis Cydoniaecola Passer. hb. — Perithecia creberrime sparsa vel subgregaria, saepius in series lineares digesta, tecta, pustulaeformia, vix epidermidem findentia; sporae forma variae ellipticae, ovatae vel sub- globosae, subinde irregulares, castaneo-fuscae, integrae, 15-25 X 7,5-12,5: basidia non visa. « Nei rami secchi di Cydonia vulgaris. « 108. Haplosporella marginata Passer. hb. — Perithecia parvula, sub- globosa atra, stromate carbonaceo subcutaneo erumpente; sporae ellipticae, vel elongatae, primo hyalinae, dein fuscae, hyalino-marginatae, idest endoplasmate fusco, perisporio hyalino, 17,5-20 X 7,5-10; basidia non visa. «In un ramo secco di Gymmnocladus canadensis. Parma, nel R. Orto Botanico. i « 109. Haplosporella Bouwardiae Passer. hh. — Perithecia in pustulas vel series lineares epidermide cinctas congesta erumpentia, globosa papillata atra, nucleo albido; sporae ellipticae, basidiis subaequantibus fultae, diu hya- linae, tandem olivaceae semper continuae, episporio crassiusculo. — 103 — dem vix fissam minute erumpentia, parvula, globosa, atra; sporae filiformes tenuissimae, integrae, hyalinae, rectae vel curvae aut flexuosae, 18-25 X 0,7-1; basidia tenuia, longiuscula. « In un ramo morto di F/cus Carica. Parma. « 126. Leptothyrium Cycadis Passer.hb.— Maculae oblongae exaridae al- bicantes, fusco-rubiginoso-marginatae, interdum pinnam dimidiam et ultra oc- cupantes. Perithecia punctiformia sparsa vel quandoque gregaria, atro-nitida, minute ostiolata, contextu membranaceo fuscidulo, celluloso-radiato; sporae ovales compressae continuae hyalinae, 5-6 X 2,5-3, a latere visae 1,5 4 crassae. « Nelle foglie della Cycas revoluta. Parma, nel R. Orto Botanico. « 127. Leptostromella anceps Passer. hb. — Perithecia crebre sparsa subseriata, innato-erumpentia oblonga, rimula longitudinali tenui exarata; sporae bacillari-clavulatae, rectae vel curvae, pluriseptatae, ad septa tandem constrictae et quandoque secedentes, hyalinae, 45-50 X 2,5-3. « Negli stoloni e nei rizomi dell’ Agrostis vulgaris. Vigheffio presso Parma. Melanconiee. « 128. Glocosporium Philyreae Passer. hh. — Acervuli amphygeni in maculis expallentibus, dein effusis, sparsi, disciformes albidi: conidia cylin- drica, curva vel sygmoidea, rarius recta, sporophoris bacillaribus subaequi- longis fultae, hyalinae, biguttulatae, 12,5-15 X 2,5. « Nelle foglie languenti della Phylrea media. Parma, nel R. Orto Botanico. « 129. Colletotrichum sphaeriaeforme Passer. hh. — Pseudoperithecia gre- garia vel crebre sparsa, convero-pulvinata, discoidea, vel ovalia, atra, nitida, epidermide vix centro fissa tecta, basi cellulis fuligineis parenchymaticis chloro- Jodureti zinci ope brunneo-caerulescentibus contexta et setis crassis erectis, 50-90 X 7-15 vel usque ad 112 u longis, subclavatis, rectis, vel curvulis, aut toruloso-gibbosis, continuis, simplicibus vel furcatis, atris, apice pellucidis, obvallata. Sporae elongato-subclavatae vel subfusiformes, ut plurimum con- tinuae, quandoque spurie bi-triseptatae, hyalinae, circiter 10 w long. sporo- phoris subaequilongis tenuibus strictis, dense fasciculatis fascidulo-rufescen- tibus fultae. « Ob sporas interdum spurie septatas a genere aliquantum descisit. « Nei rami morti del Merispermum canadense. Parma, nel R. Orto Botanico. « 130. Naemaspora gummosa Passer. hb. — Nuclei hypodermici gre- garii fusci, per epidermidem sublevatam et longitudinaliter fissam globulum ce- raceo-gummosum eructantes; sporae minime bacteriformes hyalinae 2-2,5 X 0,8; basidia tenuissima, semplicia vel parce ramulosa interdum usque ad 60 x long. « Inunramo secco di Paulownia imperialis. Parma, nel R. Orto Botanico. RenpIcoNTI. 1888, Vor. IV, 2° Sem, 14 — 104 — « 1381. Pestalozzia Chamaeropis Passer. hb. — Acervuli in matrice im- mutata sparsi vel gregarii, punctiformes fusci; sporae fusiformi-clavatae bi- triseptatae, apice ciliis duobus divaricatis coronatae, breviter pedicellatae, fu- mosae, parte colorata 15 X 5, loculo supremo cum crista secedente. « A. P. Phoenicis Vize differt maculae defectu et sporis minoribus: a P. Palmarum Cooke sporis biciliatis. « Nel picciwolo secco della Chamaerops humilis. Parma. Ifomiceti. « 132. Ovularia Alismatis Passer. hh. — Maculae amphigenae fuscae initio discoideae dein varie expansae et confluentes. Caespituli hypophylli maculas velo araneoso tegentes; sporae elongato-clavulatae, hyalinae, intus varie granulosae, 12-15 X 3. Hyphae tenues, simplices vel parce ramosae? « Nelle foglie dell’Alisma Plantago. Alla Magnana presso Fornovo, pro- vincia di Parma. « 133. Coniosporium Agaves Passer hb. — Acervuli punctiformes fusci in macula discoidea albida, solitarii vel, maculis pluribus confluentibus, gre- garii. Sporae globosae olivaceae vel fuligineae 4-5 w diam. Perithecia plane deficentia. «An Papularia concentrica Kickx fl. micol. belg. 3, pag. 176? sed sporae semper globosae et maculae haud zonatae obstare videntur. « Nelle foglie fracide dell’Agave Americana. Roma. « 134. Trichosporium heteronemum Passer. hh. — Effusum olivaceum; hyphae filiformes, decumbentes vage ramosae, ramis plerisque longe assurgen- tibus, crassitie varia, plus minusve crebre septatae, fuligineae, immixtis aliis tenuioribus hyalinis. Sporae globosae vel ovales fuligineae, 2,5-38 4 diam. vel 5 X 2,5. « Sotto le foglie languenti della Cycas revoluta. Parma nel R. Orto Botanico. « 135. Ellisiella Ari Passer. hb. — Maculae discoideae exaridae fusco- maginatae sparsae vel confluentes; caespituli amphigeni punctiformes atri centrales vel circinnantes; hyphae steriles fuscae erectae sursum attenuatae et pallidiores, continuae, 60-100 # long. Sporae elongatae hyalinae, rectae vel leniter curvae, utrinque muticae continuae, 15-18 X 5-6; basidia non visa. « Nelle foglie languenti dell'Arum ifalicum. Parma, nel Regio Orto Botanico. « 136. Stemphylium viticolum Passer. hb. — Acervuli crebre sparsi subglobosi, castaneo-fusci, hyphae breves intricatae septulatae subhyalinae, sporae pyriformes, magnitudine varia, muriformes, fumosae, pedicello hyalino, 25-45 X 15-20. «In ramicelli secchi di Vz/7s vinifera. Parma, nel R. Orto Botanico. — 105 — « 137. Tubercularia atra Passer. hh. — Sporodochia sparsa erumpentia, globuloso-depressa, ligno basi insculpta, extus atra, opaca, intus fusca; sporo- phora fasciculata filiformia simplicia, 30-55 longa; sporae minutae oblongae hyalinae, 2,5-3,7 X 1-1,5, ad polos obscure nucleatae. « Sui ramicelli fracidi di cus Carica. Parma, nei R. Orto Botanico. « 138. Dendrodochium? olivaceum Passer. hb.— Sporodochia erumpentia globosa solitaria, vel duo plura conjuncta, epidermide cincta, ceraceo-fusca opaca; sporophora e basi parenchymatica oriunda, fasciculata, brevia, cylin- drica, hyalina;sporae acrogenae ovales pallide olivaceae, 5-6 X 2,5. « Neiramicelli secchi di Pozneiana Gillesti. Parma, nel R. Orto Botanico. « 139. Fusarium Poincianae Passer. hb. — Erumpens, aurantiacum, discoideum epidermide cinctum lineari-seriatum; hyphae fasciculatae, 12-15 longae; sporae minutissimae bacteroideae, hyalinae, 3-4 X 1. « In un ramo secco di Pozneiana Gillesti. Parma, nel R. Orto Botanico. < 140. Fusarium sphaeroideum Passer. hb. — Sporodochia subgregaria atra globoso-conica ligno denudato insidentia; hyphae longae filiformes, ramosae; sporae fusiformes, rectae, falcatae vel syomoideae, chloro-jodureti zinci ope distincte triseptatae, 22-38 X 2,5-3, apicibus acuminatis, hyalinae. « In un ramo denudato di cus Carica. Parma. « 141. Hymenopsis decipiens Passer. hb. — Gregaria, e ligno erumpens subhysteriformis atra; basidia densa bacillaria hyalina; sporae eylindriaceae, rectae hyalinae, 6-8 X 1,5. « Nei rami denudati di /jcus Carica. Parma ». Fisica. — Swll influenza delle forze elastiche nelle vibrazioni trasversali delle corde. Nota IV (*) del prof. PretRo CARDANI. pre- sentata dal Socio BLASERNA. VI. Influenza dell’ampiezza di vibrazioni. « Nel corso delle esperienze precedentemente descritte, ho avuto parec- chie volte occasione di constatare che il numero di vibrazioni date da una corda non è sempre lo stesso, qualunque sia l'ampiezza colla quale la corda oscilla: per cui nelle esperienze di misura fatte ho avuto sempre cura di dare alla corda una ampiezza di vibrazione molto piccola, ma tale però che permettesse di vedere distintamente quei nodi e quei ventri in cui sembrava suddivisa la corda. (1) Vedasi Rendiconti, vol. IV, 1° sem. 1888, p. 818. — 106 — « La dimostrazione che le oscillazioni della corda non sono isocrone risulta evidentissima, e si può anche ottenere per proiezione, col seguente metodo. Si faccia vibrare la corda con una ampiezza di vibrazione, per esempio, di 4 mm. e si dia tale velocità al disco, che porta le fenditure, da vedere le onde, in cui sembra divisa la corda, rigorosamente ferme. In tali condi- zioni si imprima alla corda una ampiezza di vibrazione maggiore, per esem- pio, di 6 mm., e si lasci che la corda a poco a poco si riduca in riposo : nei primi istanti si vedono le onde spostarsi rapidamente in direzione con- traria alia rotazione del disco: indi fermarsi quando l'ampiezza s' è ridotta a 4 mm., per poi spostarsi rapidamente in senso contrario al precedente e quindi nello stesso senso della rotazione del disco, e tanto più rapidamente quanto più piccola è l'ampiezza di vibrazione della corda. È « Conseguentemente a quanto si disse nella I* Nota, nel caso in cui si vedono le onde spostarsi in direzione contraria a quella della rotazione del disco, si deve concludere che la velocità di rotazione del disco è più piccola di quella che converrebbe per vedere le onde medesime ferme; od in altre parole che il numero delle vibrazioni della corda è più grande di quello necessario per ottenere tale condizione di immobilità colla velocità che il disco possiede: e siccome la velocità del disco è tale che si vedono le onde ferme quando hanno un ampiezza di vibrazione di 4 mm., ciò significa che il numero delle oscillazioni che la corda compie con ampiezza maggiore è più grande di quella che essa compie quando vibra con ampiezza minore : allo stesso risultato si arriverebbe considerando il fatto che quando la corda vibra con ampiezza minore di 4 mm. le onde si spostano nella direzione della rotazione del disco. « Le vibrazioni delle corde si allontanano dunque dalla legge dell’ iso- cronismo, ma in senso contrario a quello nel quale se ne allontanano le oscil- lazioni del pendolo: e siccome la durata di oscillazione nelle corde vibranti è tanto minore quanto più grande è l'ampiezza, deve concludersi che la forza colla quale i punti vengono portati verso la posizione di equilibrio cresce più rapidamente che lo spostamento dalla posizione medesima : la qual cosa è del resto prevedibile sapendo che le corde sono ben lungi dall'esser per- fettamente elastiche e che la forma che esse prendono vibrando è pure al- quanto differente dalla forma di trocoide, come vorrebbe la teoria. « Nessuna esperienza che io mi sappia è stata faita per conoscere di quanto possa variare la durata di una oscillazione di una corda per la dif- ferente ampiezza colla quale si mette in vibrazione: nè credo che tale ricerca sarebbe stata possibile coi metodi finora adoperati, dove l'organo del- l'udito aveva una parte così importante : solamente in qualche trattato si ac- cenna a queste variazioni, e fondandosi più sulla logica che sull'esperienza, si ammette che la rapidità delle vibrazioni debba crescere tanto più rapida- mente quanto più grossa è la corda e quanto essa è più corta. Il metodo — 107 — straboscopico da me adoperato, e che è suscettibile di una grande sensibilità per la misura del numero delle vibrazioni delle corde, mi ha permesso di poter fare qualche esperienza anche su questo argomento: ed ho preso occasione di questo studio per cercare di formarmi contemporaneamente un'idea sul modo come influiscono sulle vibrazioni delle corde altre cause occasionali, come la durata della carica, la maggiore o minore ampiezza di vibrazione precedentemente raggiunta, ece. Per dare alla corda un'ampiezza di vibrazione determinata, ho collocato vicino ad essa una piccola lastra metallica di circa 1 cm. di larghezza, che terminava dalla parte della corda a forma di cuneo collo spigolo orizzontale. Questa lastrina era portata da un'asticina metallica che si fermava a vite sulla sbarra verticale del sonometro. Con una vite di passo di mezzo millimetro si poteva avvicinare lo spigolo della lastrina più o meno alla corda vibrante, e portando la corda in contatto collo spigolo di essa, si poteva variare l'ampiezza di vibrazione e misurare colla vite questo spostamento. « Trascrivo le esperienze fatte con una corda di acciaio di 0,39 mm. di diametro caricata con un peso tensore di grammi 1060: esa Durata di un giro del disco in V. D. dell’elettrodiapason || n TZ E TIT Pr —_ li A ST 3 luglio | 6 luglio | 8 luglio | 10 luglio [u luglio 1,5 16,31 | 16,48 16,61 16,60 | 16,61 | 3,0 16,14 | 16,33 16,47 16,48 16,46 | 4,5 16,03 16,21 16,37 16,36 16,35 6,0 15,94 16,09 16,26 16,26 16,26 | 1,5 | 15,82 16,00 16,17 16,18 16,17 Dal precedente prospetto risulta chiaramente che l'azione prolungata della carica fa diminuire lentamente il numero delle vibrazioni della corda, giacchè per vedere le onde ferme aumenta la durata di rotazione del disco e quindi diminuisce la sua velocità: e che questa durata della carica non influisce sulla legge colla quale l'ampiezza di vibrazione modifica la durata della vi- brazione della corda. Ad identici risultati sono pervenuto adoperando corde di rame e di ferro. « In queste esperienze, e specialmente colle corde di rame, ho constatato che per aver sempre risultati concordanti bisogna, direi quasi, abituare la corda a vibrare dentro limiti determinati: se si aumenta l'ampiezza di vibra- zione in generale cambiano i risultati che prima si avevano per le ampiezze più piccole: vibrando con una data ampiezza la corda acquista col tempo come uno stato normale, che si modifica col cambiare il limite dell'ampiezza; — 108 — il quale fatto sarebbe analogo a quelli che si riscontrano tanto sovente in altri fenomeni di elasticità e magnetismo. « Dal prospetto precedente risulta pure evidente il fatto, che col crescere dell’ampiezza di vibrazione, diminuisce la durata di rotazione del disco neces- saria per vedere le onde immobili, e quindi cresce il numero delle vibrazioni della corda: ma la legge non risulta egualmente manifesta. Dal prospetto precedente sembrerebbe che la differenza tra i numeri delle vibrazioni corri- spondenti ad ampiezze differenti crescesse meno rapidamente che l'ampiezza di vibrazione: ma con altre corde, ho trovato in alcuni casi che sembrerebbe invece l'opposto: bisogna pensare che ciascuno dei numeri trascritti nel pro- spetto è la media di parecchie osservazioni, e che la seconda cifra decimale, dalla quale potrebbe dedursi questo allontanamento in più od in meno dalia legge di proporzionalità, rappresenta diecimillesimi di secondo e quindi non può considerarsi affatto come certa. Potremo quindi dire che la variazione della durata dell’oscillazione per le differenti ampiezze è approssimativamente proporzionale alla variazione dell'ampiezza medesima. « Ho fatto molte altre esperienze con corde di metalli differenti e dello stesso diametro, e con corde dello stesso metallo ma con diametri differenti, facendole vibrare con una minima ampiezza di 2 mm. o con una massima ampiezza di 7,5 mm., ma i risultati ottenuti sono molto incerti. In generale sembra che nei varî metalli l'ampiezza di vibrazione influisca differentemente sul numero di vibrazioni delle corde: così per esempio ho notato che nel ferro e nell’acciaio si hanno divergenze più notevoli che nel rame: in media per 100 vibrazioni al minuto secondo e per una differenza d’ampiezza da 2 mm. a 7,5 mm. la differenza ottenuta è stata di circa 3 vibrazioni: la lunghezza della corda vibrante era di mm. 419,42. Così, relativamente al diametro, le differenze che si osservano son quasi le stesse anche adoperando corde di dia- metro molto differente, però dal complesso generale dei risultati ottenuti sem- brerebbe che l'influenza dell’ampiezza di vibrazione fosse tanto meno sensi- bile quanto più grossa è la corda: se però le esperienze non sono talmente concordanti da poter decidere nettamente se la variazione del numero delle vibrazioni per la differente ampiezza con cui si fa vibrare la corda sia indi- pendente dal diametro della corda, od invece diminuisca col crescer del dia- metro, tuttavia le esperienze sono tali da poter escludere che tale variazione cresca col crescer del diametro della corda. VII. Esperienze fatte con altri metalli. « Per completare questo studio non mi restava che sottoporre all'espe- rienza altri metalli, oltre il rame, l’'ottone, il ferro e l'acciaio, che erano stati adoperati anche dal Savart, per vedere, se l’accordo tra i risultati teorici e = — 109 — quelli pratici si manteneva sempre così perfetto come per i metalli prima studiati. « Riassumo brevemente i risultati ottenuti. « La lunghezza della corda per P=0 era di mm. 419,62. « Filo di platino. Peso di 1 metro p = gr. 4,5503. « Peso tensore P= 1660 grammi. « La corda compie 3 V.D. mentre passano davanti all'occhio 2 fenditure. « Durata di un giro del disco in vibrazioni doppie dell’elettro-diapa- son 16,40. « Numero di vibrazioni compiuto dalla corda N = 73,16. « Velocità pratica V=2xL= 61,34 metri. « Velocità teorica V = Aa — 59,80 metri. « Differenza tra la pratica e la teoria V — V' = 1,54 metri. « Filo di Aluminio. Peso di 1 metro p= gr. 2,1846. « Peso tensore P= 2160 grammi. « La corda compie 5 V.D. mentre passano davanti all'occhio 2 fenditure. « Durata di un giro del disco in V.D. dell’elettro-diapason: 16,52. « Numero di vibrazioni compiuto dalla corda N = 121,06. « Velocità pratica V=27xL=101,48 metri. Pg « Velocità teorica V' = ua = 98,45 metri. « Differenza tra la pratica e la teoria V—V'=3,03 metri. « Filo di Aluminio. Peso di 1 metro p=0,5729. « Peso tensore P=610 grammi. “ « La corda compie.5V.D. mentre passano davanti all'occhio 2 fenditure « Durata di un giro del disco in V.D. dell’elettro-diapason 16,28. « Numero di vibrazioni compiuto dalla corda N=122,84. « Velocità pratica V=2xL=103,03 metri. « Velocità teorica V' = M_ = 102,17 metri. « Differenza tra la pratica e la teoria V—V'=0,86 metri. « Filo di Nikel. Peso di 1 metro p=1,7698. « Peso tensore P= 1910 grammi. « La corda compie 5 V.D. mentre passano 2 fenditure davanti all’ dn « Durata di un giro del disco in V.D. dell’elettro-diapason 16,06. — 110 — « Numero di vibrazioni compiuto dalla corda N =124,53. « Velocità pratica V=2xL= 104,39 metri. « Velocità teorica V' = F- 102,86 metri. « Differenza tra la pratica e la teoria V—V'= 1,53 metri. « Anche con questi metalli, tra i quali il platino è quello che possiede il peso specifico più grande e l’aluminio il peso specifico più piccolo, l'ac- cordo tra la teoria e la pratica è completo: per cui ho creduto inutile pro- seguire lo studio anche con altri metalli per i quali, secondo tutte le proba- bilità avrei ottenuto risultati della stessa natura di quelli più sopra riferiti. VIII. Conclusione. « Dalle esperienze riportate nelle note precedenti e nella presente, pos- siamo dunque ricavare: « I. L'accordo tra il numero delle vibrazioni che una corda dà realmente e quello che dovrebbe dare teoricamente è quasi completo: in generale le corde danno praticamente un numero di vibrazioni un poco maggiore di quello previsto dalla teoria, e tale piccola differenza tra i risultati sperimentali e teorici, sembra che leggermente cresca col diametro della corda. Tenuto però conto che quanto più piccola è l'ampiezza di vibrazione, tanto minore è il numero di vibrazioni che la corda produce, l'accordo tra i risultati di queste espe- rienze e quelli teorici, sarebbe stato anche più perfetto se fosse stato pos- sibile dare alle corde ampiezze di vibrazione infinitamente piccole. « II. Le differenze tra i risultati delle esperienze e quelli previsti dalla teoria, sono sensibilmente della stessa grandezza qualunque sia il metallo adoperato; per cui collegando questo fatto coll'influenza che sulla vibrazione delle corde ha l'ampiezza di vibrazione, si potrebbe sino ad un certo punto dubitare che le differenze notate, più che a cause inerenti alla costituzione chimica dei corpi, si debbano invece alla forma che prendono le corde che non è rigorosamente quella che vorrebbe la teoria. « III. Finalmente il notevole disaccordo trovato dal Savart non è spie- gabile in altro modo che ammettendo che il Savart medesimo abbia preso un equivoco sulla nota fondamentale della corda, prendendo come nota fon- damentale della corda quella che essa dava vibrando come verga elastica fissa alle due estremità, per cui il Savart invece di risolvere il problema dell'influenza della rigidità sulle vibrazioni delle corde ha risoluto un problema egualmente interessante, cioè l'influenza della tensione sulle vibrazioni delle verghe elastiche fisse alle due estremità », — 11 — PERSONALE ACCADEMICO Pervennero all'Accademia lettere di ringraziamento per la recente loro nomina, dai Socî: CANTONI, GABBA, e dai Corrispondenti: BeLGRANO, Ca- STELFRANCO, De BLASIS, GANDINO, GATTI, PESSINA, Rossi. CORRISPONDENZA Ringraziarono per le pubblicazioni ricevute: La R. Accademia di scienze, lettere e belle arti di Palermo; la KR. Società zoologica di Amsterdam; la Società filosofica di Cambridge ; la Scuola politecnica di Delft; la Società batava di filosofia sperimentale di Rotterdam; il Comitato geologico russo di Pietroburgo ; l’Istituto meteorologico rumeno di Bucarest. DSC: P. B. — XXV — “Revue internationale. Année V,t. XVIII, 1, 3. Rome. 1. Blaze de Bury. Mes souvenirs de la » Revue des Deux mondes «. — / Les lettres militaires du prince de Hohenlohe. — ortane. Les marionnettes. — Bodenheimer. Guil- laume de Hohenzollern. Le souverain et l'homme. — /rènes. Jean-Pierre Vieusseux d’après sa correspondance avec J.-C.L. De Sismondi. — 3. La France è l’Italie. Un paquet de let- tres. — Zevi. Le Livre vert sur l’Afrique. — Blaze de Bury. Mes souvenirs de la « Revue des Deux mondes ». — f720-fangabé. Le notaire. — Loliée. Le moyen age moral et licencieux. — Schott. Les romanciers modernes de l’Allemagne. — Maurice. A travers les Revues anglaises. *Revue internationale de l’électricité et de ses applications. T. VI, 57, 58. Paris, 1888. *Revue politique et littéraire. T. XLI, n. 18-21. Paris, 1888. *Revue ssientifique. T. XLI, n. 18-21. Paris, 1888. *Rundschau (Naturwissenschaftliche). Jhg. III, n. 19-22. Braunschweig, 1888. ‘Vaacrui Hiescxaro Osmecrsa Ecrecrsoncuntarezeti. T. I-VII, 1870-1884. hieBs. ‘Schriften der Naturforschenden Gesellschaft in Danzig. N. F. Bd. VII, 1. Danzig, 1888. Konke. Eine neue Hydrachnide aus dem Karrasch-See bei Deutsch-Eylau. — Brischke. Zweiter Nachtras zu den Beobachtungen ueber die Blatt- und Holzwerpen. — Brick. Bei- trige zur Biologie und vergleichenden Anatomie der baltischen Strandpflanzen. — Jentesch. Ueber die neueren Fortschritte der Geologie Westpreussens. * Sitzungs-Berichte der Kurlindischen Gesellschaft fir Literatur und Kunst. 1887. Mitau, 1888. Engelmann. Wo lag das Wellmitz?°sche Haus? — Bluhm. Das Hereon bei Gjélbaschi in Lykien. — Dòring. Ueber zwei alte Kirchenfahnen nebst Schilderung der Kirke und des Schlosses, in Edwalen. — Schopping. Bericht in Bornsmunde gefundene Altertiimer. — Bluhm. Ueber Danilewskys « Skythische Altertiimer ». — Dòring. Bericht ueber Heinrich von Offenberg’s Kiinster-Album. — /d. Die Untersuchungen von Apulia bei Schoden. ' Sitzungsherichte und Abhandlungen der Naturwissenschaftlichen Gesellschaft Isis. Jhg. 1887 Juli-Dec. Dresden, 1888. *Starine na sviet izdaje jugoslavenska Akademija znanosti i umjetnosti. Kn. XIX. U Zagrebu, 1887. “University (The) of the City of New York. 1887-88. *Verhandlungen der Berliner Gesellschaft firr Anthropologie, Ethnologie und Urgeschichte. 1887. Sit. Nov. 19; Dz. 10, 17. Berlin. “Verhandlungen der k. k. geologischen Reichsanstalt. 1888, n. 5,6. Wien. *Verhandlungen des Vereins zur Befòrderung des Gewerbfleisses. 1888, Heft IV. Herzfeld. Die chemische Beschaffenheit des Nesselharzes. — Girtner. Die Weiss- blechfabrikation. * Vierteljahrsschrift der Astronomischen Gesellschaft. Jhg. XXII, 4. Leipzig, 1888. * Wochenschrift des vsterr. Ingenieur- und Architekten Vereines. Jhg. XII, 18-21. Wien, 1888. BuLLETTINO-RENDICONTI. 1888, Vor. IV, 2° Sem. 4 — XXVI — *Zeitschrift der deutschen geologischen Gesellschaft. Bd. XXXIX, 4. Berlin, 1888. Frech. Ueber das Devon der Ostalpen, nebst Bemerkungen iber das Silur unde einem paliiontologischen Anhang. — /d. Ueber Bau und Entstehung der Karnischen Alpen. — Gylling. Zur Geologie der cambrischen Arkosen-Ablagerung des westlichen. — Bornemann. Der Quarzporphyr von Heiligenstein und seine Fluidalstructur. — Pohlig. Ueber Elephas trogontherii und Rhinoceros Merckii von Rixdorf bei Berlin. * Leitschrift der Gesellschaft filr Schleswig-Holstein-Lauenburgische Geschichte. Bd. XVII. Kiel, 1887. Varrentrapp. Dahlmann's politische Erstlingsschrift ueber die letzten Schicksale der deutschen Unterthanen Dinemarks und ihre Hoffnungen von der Zukunft. — Mackeprang. Das Gebiet des dinischen Iechtes in Schleswig-Holstein. — Wolf. Matthias Friedrich Glasemeyer's Bericht ueber seine 1712 und 17183 wihrend des Schwedischen Krieges der Stadt Flensbure geleisteten Dienste. — Yarsen. Aufzeichnungen des Flerisburger Birgers Franz Bockmann hauptsichlich weber seine Unternehmungen im Januar 1713. — Mbller. Schleswig-Holsteins Antheil am Deutschen evangelischen Kirchenliede. — Bertheau. Zur Kritik der Quellen der Unterverfang Dithmarschens. — Carstens. Die geistlichen Lieder- dichter Schleswig-Holsteins. — J/ackeprang. Ueber den Ursprung der vormals Dinischen Landestheile Schleswies und ihre Wiedervereinigung mit dem Herzogthum. — Bertheau. Zu meinem Aufsatze : Herzog Johann der Aeltere. — Zack. Das sogenannte Ansveruskreuz bei Ratzeburg. iZeitschrift fàùr Ethnologie. Jhg. XX, 1. Berlin, 1888. Seler. Der Charakter der aztekischen und der Maja-Handschriften. Pubblicazioni non periodiche pervenute all'Accademia nel mese di giugno 1888. Pubblicazioni italiane. ‘Bassani F. — Colonna vertebrale di Oxyrhina Mantelli Agassiz, sco- perta nel calcare senoniano. di Castellavazzo nel Bellunese. Napoli, 1888. ‘ Benzoni RP. — Dottrina dell'essere nel sistema rosminiano (genesi, forme e discussione del sistema). Fano, 1888. 8°. * Bernardi G. — Tavola dei quadrati e dei cubi dei numeri interi da 1 a 1000 &. Parma, 1888. 8°. ‘Biblioteca italiana Canal a Crespano veneto. — Testi di lingua a stampa. Bassano, 1888. 8°. i ‘Cadorna C. — Del primo ed unico principio del diritto pubblico clericale. Roma, 1888. 8°. “Campanini N. — Ars siricea Regii. Vicende dell’arte della seta in Reggio nell'Emilia dal secolo XVI al sec. XIX. Reggio, 1888. 8°. *Campi L. de — I Campi Neri presso Cles nell'Anaunia. Rovereto, 1888. 8°. “Carle G. — Le origini del diritto romano. Torino, 1888. 8°. a INVII *Castelli G. — L'età e la patria di Quinto Curzio Rufo. Vol. I. Ascoli, 1888. 8°. * Documenti degli Archivî toscani. Inventario del r. Archivio di Stato in Lucca. VolSIV. Lucca, 13888. 4°. Elenco dei fari e fanali sulle coste del mare Mediterraneo, mar Nero, mare d’Azof e mar Rosso. Genova, 1888. 4°. “Ferrari C. — Dante Allighieri. Poema in 10 canti. Bologna, 1888. 16°. *Id. — Nuove liriche. I. Pietro Calderon de la Barca. II. Lea. III. Inno alla morte. IV. à Marie Thérèse T.... Bologna, 1888. 16°. “Finali G. — Commemorazione di Marco Minghetti. Bologna, 1888. 8°. "Indici e Cataloghi. IV. I codici palatini della r. Biblioteca nazionale centrale di Firenze. Vol. I, 7. VIII. I codici Ashburnhamiani della Biblioteca mediceo-laurenziana di Firenze. Vol. I, 1. Roma, 1887-88. 8°. *Jebb R. C. — Allo Studio di Bologna festeggiante l'ottavo suo centenario il XII giugno MDCCCLXXXVIII. Bologna, 1888. 4°. *Luvini J. — Contribution è la météorologie électrique. Turin, 1888. 8°. *Manfrin P. — Gli ebrei sotto la dominazione romana. Vol. I. Roma, 1888. 8°. “Paladino 4. — Ulteriori ricerche sulla distruzione e rinnovamento continuo del parenchima ovarico nei mammiferi. Napoli, 1887. 8°. “Paolucci D. — Il nuovo indirizzo nella scienza giuridica e nel diritto posi- tivo. Parte 1*. Salerno, 1888. 8°. : Popolazione. Movimento dello Stato civile. Anno XXV. 1886. Roma, 1887. 4°. * Rossi A. — La bilancia del commercio e il Senatore Cambray Digny. Roma, 1888. 8°. *Rossi L.— Gli scrittori politici bolognesi, contributo alla storia universale della scienza politica. Bologna, 1888. 8°. *Santagata. — Unification du Calendrier. Bologne, 1888. 4°. * Siragusa P. C. — Ricerche sul geotropismo. Palermo, 1888. 8°. *Statuti delle Università e dei Collegi dello Studio Bolognese pubblicati da C. Malagola, Bologna, 1888. f°. * Stefani S. de — Stazione litica a Giare nel Comune di Prun veronese. Parma, 1888. 8°. * Palassio L. — Pro pedibus. Versi giocosi. Genova, 1888. 16°. *Travali G. — Un inventario di libri del secolo XV. 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Cambridge, 1888. 4°. i i i ltanke E. — Antiquissimae veteris Testamenti versionis latinae fragmenta Stutgardiana nuper detecta. Marburgi, 1888. 4°. i Stllman W. J. — On the track of Ulysses together with an excursion in quest of the so-called Venus of Melos. Boston, 1888. 4°. *Zigno A. de — Quelques observations sur les Siréniens fossiles. Paris, 18875182 Pubblicazioni periodiche pervenute all’Accademia nel mese di giugno 1888. Pubblicazioni italiane. *Annali di chimica e di farmacologia. N. 5. Maggio 1888. Milano. Pesci. Azione dell’azotito di potassio sopra il cloruro ferrico. — Bufalini. Sul valore terapeutico del sozojodolo. — Curci. Ricerche farmacologiche sul muscari comosum. *Annuario dell'Istituto zoologico della r. Università di Sassari. 1887-88. Sassari. i Archeografo triestino. N. S. vol. XIV, 1. Trieste, 1888. Joppi. Documenti goriziani del secolo XIV. — Zenatti. La vita comunale ed il dia- letto di Trieste nel 1426, studiati nel quaderno di un Cameraro. — Pervanoglà. Attinenze dei metalli colla mitologia e colla paletnologia delle terre della penisola balcanica ed ita- lica. — Barsan. Sul dialetto rovignese. — Menegazzi. Su alcuni frammenti e vasi di terra cotta medioevali rinvenuti in un antico pozzo romano presso Aquileja. — Zorenzutti. Re- lazione dell'annata LXXVII della Società di Minerva. — Pavani. Varietà: Del belletto. — Una saggia disposizione di Giuseppe II. *Archivio storico per le provincie napoletane. Anno XIII, 2. Napoli, 1888. Memorie del Duca di Gallo. i tArchivio storico siciliano. N. S. Anno XIII, 1. Palermo, 1888. Di Giovanni. Divisione etnografica della popolazione di Palermo nei secoli XI, XII, XII. — Starrabba. Catalogo ragionato di un protocollo del notaio Adamo de Citella del l’anno di XII indizione 1298-99, che si conserva nell'Archivio del Comune di Palermo. — Cosentino. Due schiavi offerti a Maria SS. della Catena. — Beccaria. Lettera al dottor Giuseppe Lodi. — XXIX — Ateneo (L') veneto. Ser. XII; 4-5. Venezia, 1888. Manzato. Francesco Carrara. — Pavan. Il rinascere della pittura italiana nel se- colo XIV. — Luzzatti. Evoluzione economica e legge del valore. — Zevi. Giacomo Za- nella. — Ziccoboni. Realismo e verismo (cont.). *Atti del Collegio degli ingegneri ed architetti in Palermo. Anno XI, gen- naio ed aprile 1888. Ziino. La macinazione del grano e la panificazione. *Atti del r. Istituto veneto. Ser. 6%, t. VI, 6, 7. Venezia, 1888. 6. Baldoria. La Madonna lattante nell’arte del medio evo. — Zolomei. Sui progetti di un codice penale comune a tutto il regno d’Italia, da quello senatorio del 1875 all’ul- timo del ministro guardasigilli Zanardelli del 1887. — Occioni-Bonaffons. Di un Episto lario femminile inedito nella Quiriniana di Venezia. — De-Toni. Ricerche sulla istiologia del tegumento seminale e sul valore dei caratteri carpologici nella classificazione dei Ge - ranii italiani. —7. Bordiga. Dei complessi in generale nello spazio a quattro dimen- sioni ecc. — Panebianco. Sulla nomenclatura dei minerali. — Zevi-Morenos. Contribuzione alla conoscenza dell’antocianina studiata in alcuni peli vegetali. — J/erlo. Sulla euritmia delle colpe nell’Inferno dantesco. *Bollettino del Club alpino italiano. Vol. XXI, 54. Torino, 1888. Sella V. 0. G. E. ed A. Traversata. invernale del Monte Bianco. — Brentari. Dante alpinista. — Vaccarone. La parete terminale di Valgrande. — Marinella. Le Alpi Carni- che. — ey. Grand Pic de la Meije, Barre des Ecrins, Monviso. — Mattirolo. Un’escur- sione bofanica nel sruppo del Viso. — Abbate. Prima ascensione del Corno Piccolo. — De Marchi. Della influenza delle catene di monti sulla circolazione generale dell’atmo- sfera. — Abbata Le tre cime di Levaredo. — Spezia. Le sorgenti del Toce. — Rey. Prima salita del Monviso per la faccia Est. — Zanotti Bianco. Presagi del tempo. — D'Anna. Prima ascensione della Cima di Fiocobon. — Miliani. Alpinismo. * Bollettino della Commissione archeologica comunale di Roma. Anno XVI, 5. Roma, 1888. Huelsen. Vedute delle rovine del Foro romano disegnate da Martino Heemskerk. — Lanciani e Gatti. Notizie del movimento edilizio della città in relazione con l’archeologia e con l’arte. -- Gatti. Trovamenti risguardanti la topografia e la epigrafia urbana. — Visconti. Trovamenti di oggetti d’arte e di antichità figarata. *Bollettino della sezione dei cultori delle sc. med. della r. Accademia dei fisiocri- tici in Siena. Anno VI, 4. Siena, 1888. ‘Bollettino della Società generale dei viticoltori italiani. Anno III, n. 11-12. Roma, 1888. Tairof. La viticoltura nel Caucaso. — Cuboni. La peronospora dei grappoli nella Italia centrale. — Cerletti. Distillazione dei vini scadenti. -- ,Széchénvi. Regolamenti e organizzazione della Cantina centrale dello Stato a Budapest. — ossati. I vini italiani alla Esposizione di Londra. “Bollettino della Società geografica italiana. Ser. III, vol. I, 6. Roma, 1888. Per il IV centenario della scoperta dell'America (dalla Gazzetta Ufficiale). — Hugues. Sul nome « America », Appendice alla seconda Memoria. — Varaldo. Cristoforo Colombo e Savona. — Grablovich. Sul clima della stazione di Let-Marefià nello Scioa. — Stradelli. Contro l'immigrazione nei paesi dell’alto Orenoco. — Vinciguerra. La crociera del « Cor- saro » alle Azzorre. — Ricchieri. L'insegnamento della Geografia nelle scuole secondarie. — Randani. Corrispondenza dall’Harar. — XXX — ' Bollettino della Società geologica italiana. Vol. VII, 1. Roma, 1888. Foresti. Di una varietà di Strombus coronatus Defr. e di un’altra di Murex torularius Lk. del Pliocene di Castel-Viscardo (Umbria). — Del Prato. Sopra alcune perforazioni della pianura parmense. — /ornasini. Tavola paleo-protistografica. — Verri. Osservazioni geologiche sui crateri Vulsinii. — Clerici. Sopra una sezione geologica presso Roma. ‘ Bollettino delle casse di risparmio. Anno IV, 1° sem. 1887. Roma, 1888. ' Bollettino delle nomine (Ministero della guerra). 1888, n. 23-25. Roma, 1888. ' Bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampa dalla Bi- blioteca naz. centr. di Firenze. N. 59. Firenze, 1888. * Bollettino del Ministero degli affari esteri. Par. I, vol. I, 5; par. II, pag. 541-778. Roma, 1888. ' Bollettino di legislazione e statistica doganale e commerciale. Anno V, maggio 1888. Roma. * Bollettino di notizie agrarie. 1888, n. 30-39. Rivista meteorico-agraria. Anno 1888, n. 14-16. Roma. * Bollettino mensuale dell’Osservatorio centrale del r. Collegio C. Alberto in Moncalieri. Ser. 2*, vol. VIII, 5. Torino, 1888. Hildebrandsson. Principali risultati delle ricerche sulle correnti superiori dell’atmo- sfera nella Svezia. — Busin. Le temperature nel versante mediterraneo dell’Italia. * Bollettino meteorico dell'Ufficio centrale di meteorologia. Anno X, giugno 1888. Roma. Bollettino sanitario. Maggio 1888. 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Forza espansiva del vapore d’alcole amilico. — van Audel. Studio sperimentale sulla influenza del magnetismo e della temperatura, sulla resistenza elettrica del bismuto e delle sue leghe col piombo e con lo stagno. — Cattaneo. Sulla forza elettromotrice delle amalgame nella coppia Danielll — Grass:. Sul calcolo della temperatura di regime negli essiccatoi. — Ferraris. Sulle differenze di fase delle correnti, sul ritardo dell’induzione e sulla dissipa- zione di energia nei trasformatori. — £0g9:0-Lera. Sulla cinematica dei mezzi continui. *Gazzetta chimica italiana. Appendice. Vol. VI, 8, 9. Palermo, 1888. +Giornale d'artiglieria e genio. Anno 1888, Disp. 4. Roma. #Giornale medico delr. Esercito e della r. Marina. Anno XXXVI, 5. Roma, 1888. Baroffio. I treni ospedali della Croce rossa italiana. *Giornale militare ufficiale 1888. Part. 1%, disp. 22-26; parte 2*, disp. 23-29. Roma, 1888. Ingegneria (L') civile e le arti industriali. Vol. XIV, 5. Maggio 1888. Torino. Lanino. 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Uve meridionali e non zuccheraggio. — Mancini. Nuova denomi- nazione della Peronospora viticola D. By. Funghi viticoli. — Grazzi Soncini. L’ibri- dazione. — 11. Comboni. La sgessatura dei vini gessati. — Velicogna. Nuove ricerche sugli effetti del solfito di calcio usato in enotecnia. — Meneghini. Difendiamoci dalla perono- spora. — Viala e Ravaz.V. Mancini. Nota sul « Black-Rot » (Laestadia Bidwelli) — Grazzi Soncini. Viti americane « York°'s Madeira, Othello ». ‘Rendiconti del Circolo matematico di Palermo. T. II, 3. maggio-giugno 1888. Conti. Sulle congruenze generate da una coppia di piani in corrispondenza doppia. — Murer. Generazione della superficie d’ordine 7 con retta (2 —2)pla. — Lazzeri. Sopra certi sistemi di linee e di superficie. — Starkof. Sur un problème du calcul des varia- tions. — de Jonquières. Construction géometrique de courbes unicursales, notamment de celle du 5ème ordre douée de six points doubles. ame XII i Rendiconti del r. Istituto lombardo di scienze e lettere. Ser. 2%, vol. XXI, f. X-XII. Milano, 1888. X-XI. Strambio. Da Legnano a Mogliano Veneto. Un secolo di lotta contro la pel- lagra. Briciole di storia sanitario-amministrativa. — Jug. Sulla riduzione all'ordine mi- nimo dei sistemi lineari di genere qualunque. — Aariani. Foraminiferi della collina di S. Colombano Lodigiano. — Cartoni Gio. Sull’uso del lucimetro per l’agronomia. — Bram- Lilla. Sopra una classe di superficie algebriche rappresentabili punto per punto sul piano. — Scarenzio. Sulle virtù terapeutiche dell’acqua termale arsenicale di Acquarossa. — XII. Segre. Sulle curve normali di genere p dei varî spazî. — Zucchi. La discussione in Se- nato sull’ultimo progetto di legge sanitaria. — Sangalli. Questioni d’oncologia: I. Etio- logia d’una ciste con peli ed ossa in un polmone; II. Etimologia di verruca e mollusco, — Ceriani. L'antico testamento in greco secondo i Settanta pubblicato dal dott. Swete. * Rendiconti dell’Accademia delle scienze fisiche e matematiche. Ser. 2%, vol. II, 4-5. Napoli, 1888. Costa. Miscellanea entomologica. — Scacchi. Sulle ossa fossili trovate nel tufo dei vulcani fluoriferi della Campania. — Marcolongo. Sulla rappresentazione conforme della pseudosfera e sue applicazioni. — Nannei. Le superficie ipercicliche. — De Gasparis. Va- riazioni della declinazione magnetica, osservate nella R. Specola di Capodimonte nell’anno 1885. — Zoccardi. Sopra un processo per lo studio della Cariocinesi nel sangue. — Scacchi. Seconda Appendice alla Memoria intitolata: La Regione vulcanica fluorifera della Campania. — Boccardi. Nuove ricerche sui processi rigenerativi nell’intestino. — Bas- sani. Sopra un nuovo genere di Fisostomi, scoperto nell’eoceno medio del Friuli, in pro- vincia di Udine (Piano di S. Giovanni Ilarione). Revue internationale. T. XVIII, 4. Rome, 1888. Blaze de Bury. Mes souvenirs de la « Revue des Deux mondes ». -- Zevi. Le Livre vert sur l’Afrique. — Vesselinovitch. Les frères. Scènes de la vie du paysan serbe. — Rousseau. Lettres inédites. — Schott. Les romanciers modernes de l’Allemagne. — Maucon. Petites poèmes vènitiens. — Wagnon. Du tragique dans le théàtre naturaliste. Essai sur le drame norvégien « Spectres ». — Maurice. A travers les Revues. ‘Rivista di artiglieria e genio. Maggio 1888. Roma. Baroffio e Marzocchi. Le baracche d’ambulanza all'Esposizione d’Anversa del 1885. — Ninci. Sul motore Bénier ad aria calda. — Siracusa. L’artiglieria campale italiana. Parte 22. Storia delle batterie. : Rivista di filosofia scientifica. Vol. VII. Maggio 1888. Dal Pozzo di Mombello. Luce e colore. Studio critico sulle ipotesi intorno alla na- tura della luce e sulle dottrine fisiopsicologiche del colore. — Valeriani. La costanza del nostro pensiero logico, e la scienza e la pratica dell’educazione. ' Rivista marittima. Maggio 1888. Roma. Tadini. I Marinai italiani fra arabi a turchi. — Giacich. Il mal di mare. — Molzner. Tentativi fatti dalle potenze straniere per ridurre il calibro dei fucili. — Sulla difesa delle coste inglesi. — otergill. Combustione a tiraggio forzato nei focolari delle caldaie marine. — Barlocci. Iuminazione del canale di Suez. — Tiro con granate cariche di potente sostanza esplodente (sistema Graydon). Rivista mensile del Club alpino italiano. Vol. VII, n. 5. Torino, 1888. *Telegrafista (Il). Anno VIII, 4. Roma, 1888. Pugnetti. Orologio contatore per la luce elettrica. — Bracchi. Elettrometria ad uso degli impiegati telegrafici. — Cuboni. La corrispondenza Hughes a doppia corrente. SAR OssERVAZIONI METEOROLOGICHE DEL R. OssERVATORIO DEL CAMPIDOGLIO Gennaio 1888. 2|60,91/60,90|60,41]| 1,6 63,22! 64,13 [62,09 —1,6 {| 66,34 vl 7-14 {| 65,90! 65,64|66,06) —0,4 | 18 ||64,76/65,23|6 64,74! 65,14|6 (3) SpeccHIo L | ALTEZZA DEL BAROMETRO RIDOTTO A 0° TERMOMETRO CENTIGRADO TEMPERATURA S |leh gn | $ | gn |a gs | #3|# ga |gn| 8 ga | gh | gn | 2 s|5|$ eee = #55 | 700 mm. + 1 |l60,07160,96160,30159,23158,97158,77158,5759,55!isol—21| 28) 37) 25| 22) 23) 12) 37155 2 |55,99|5,71|34,30|53,59|53,70[54,08|53,78[5447]| 121 27) 48| 461 5,0] 581 52) 401 53) 07 8 |'54,52|55,45 55.92 [53,71|56,74|57,69/57,95 56,8 55| 52| 78| 90] 71) 62| 57) sel sol 38 4 |\59,08|59,83|60,00|59,89|60,88/61,77|62,12|60,51| 5,0| 54| 94| 1121 87] 76| 66| 77|112| 40 5 |le4,80|63,81|63,41|63,36|63,8|64,50/64,63/6406| 34| 671 7,9] 92| 79| 78] 69 7a ii] 54 6 |le438|65,39|65,06|64,41|65,03/64,80|64,60/6484 79) 79| 112/118) 104] s4| oo) or 121] 64 7 |e3,64|64,44|6438|64,10|64,73|63,55|65,70|64,65| 8,6] s.s| 92) 96] 96! 88] ss| 91 99] 7,7 | 8 |\ro1|er.97|6193|67,58/68.03|6341/6328/6789| 80| 84] 105| 119] 11,0) 9, 7,9) 96| 12,0) 77 9 |\67,21|67,42|63,78|63,78|62,28|61,83/60,96[64,18| 46] 49|100| 12,1] 101| 92| 85| 85|122| 37 10 |\60,89|61,83|62,49|61,87|62,58|63,88|63,68/62,46| 64| 11,7] 11,6] 1061 sol 76| 69! 9,0| 124] 55 11 |'63,39[64,54|63,74|62,68|62,70|62,99/62,52 0024 5,0) eil 106| 114] 82| 58] 41 72| 115] 41 12 ||60,94|60,65(5949|532257,61|5723/57,08/58,75| 1,8] 38| 82|105| 80| 54| 40| 359|105] 10 18 ||57,72|58,62|58,82|59,03/59,69|60,45|60,11/3925| 47| 5,1] 86| 68] 34 861 07 9153.6 63] 6,511 3,5] 6,5|—2,7 7,38] 5,9] 8,3] 139,3) 49 9,0] 6,1]] 9,0] 15,0] 2,9 64,44|63,63 [63,65 /63,70/63,60/64,04| 3,3 HI RI 95 25 Lo Ape 62,53|| 4,4 | 74| 46) 7,9| 142] 16 2|61,17|9,50|58,47|26,641536,28/59,43]| 0,8 9,5] 94 7,0] 11,7|—0,1 53,64|52,09/51,14/50,76|51,41|52,44]| 6,5 5,8] 40 7,7} 12,0) 40 48,06 |45,81|44,9642,68/44,17|46,79]| 1,33 9,8] 5,0 6,1] 10,0|—0,3| 5|48,89|48,76/49,58/50,06|49,78|48,94| 1,4 3,8] 40 3,6| 10,4] 0,3) 5|45,80|47,71|48,62|49,15|48,87|47,54| 3,1 3,9] 3,4] 3,1] 2,6] 2,6] 49] 0,3 42,08|43,54|44,85|46,11[46,31|43,76| 1,6 3,8] 2,0] 1,0|—0,1; 1,8| 40/—0,1 | 7,3] 4,6 i eo aa —0,2| 46] .7,2] 5.4] 2,2] 16] 2,8] 7,4|-2,9 || ) ,07|64,86|64,85!64,87:65,68' —2,0f 0,3] 5,8] 7,9] 42] 2,5) 02] 2,7] 80|—2,8 21 |\64,03|65,13|64,63|63,48|63,45163,55|63,63/63,991'—1,4{ 0,0] 6,4| 8,6] 7,0] 3,2] 0,0 3,4] 8,7|—2,2 (D.1° 61,78|62,28&|61,98|61,35|61,68/62,12|62,03/61,89| 49] 6,0] 85| 94 8,0] 7,4j 6,8 7,3] 10,0] 41 | | » 22) 63,12|63,74|63,33|62,65 62,92/ 63,37 63,49|63.23]| 0,5] 1,8| 62| 7,4] 48| 2,4| 1,2 3,5] 7,7|-0,7 | » 84 ‘55,08 50,29 | 54,86| 04,30 54,39|5424 54,40|54,65| 2,3] 2,5] 7,0] 92] 7,6| 6,01 44| 5,5] 10,1] 08 42,77|40,95 MESSA || | lì | Mese 59,99|60.44|60,06|59,43|59,66 [59,91|59,97|59,92 2e| 34| 12] 8,7| 68| 53] 41 5,4] 98| 14 _————————————————_—___ _ _ O g g “ “”“ “ *“ “GG5 ©"R®RRU"RRR=E + + + == + <"uue=eF"FeeE®@®r tt T]Z]( a'—a——r-—-—-—-==-=-=e=we=* t) BoLLETTINO METEOROLOGICO — Vor. IV. 1 SS OssERVAZIONI METEOROLOGICHE DEL R. OssERVATORIO DEL CAMPIDOGLIO. SESCORIONIT Gennaio 1888. I n | UMIDITÀ ASSOLUTA UMIDITÀ RELATIVA & | ° SE È === _—_Tm se TO | Bai @ dol ag s | dol gs cà © len|gn| S|gn|eh|gn| Ss) E ||6n|/gh| SI188| gal gh/Ss| sE] sa S 25| 85 $ | sf|as| S il CI © SG 8 5 co (0.0) I (er) (SAS Uni (ve) (se) SI cs -_J A l D -_—J1 da) (I Ve) S&D -—1 wo Go (Sai [ai (co) (Ai Rei 11 || 5,10] 5,30| 4,40] 4,46] 6,06] 5,32 [so] (=) uo) [9] DD * n “a n 9 wo Cal a (s°) - n o i DD Ss 2 [to] [4°] fe) 4 vw (0.0) (Sai (0°) [e] (Sag (=) D. 12 || 5,42] 5,76] 6,04] 6,38| 6,48| 6,11] 5,98 6,02]|. 821 80] 72 n 2% || 3,70] 3,77] 3,43] 3,93] 4,07] 3,80] 3,54 3,75) 77] 72] 49 » 33 || 4,62] 4,52] 5,04] 5,81] 5,41| 5,39] 5,18 5,071] 74| 82 67 62] 69| 77] 82 i ° OE SIMO 0 a dad © -d ss» 0 0 UE D vw n w o e] Osa © i CO BERIO) 0 ORRORI Do uo w uu a o _ (>) (er) (ni tu Dr ISIS D Oo O. 100 CA 000 I (o) SI TI Sa vo DN 0 do (SIMS uu od ° Cacaliia ® o w da [so] DESIO AI a LC °° ° rrr——@—t6&@_rrP1——1______________É_m_Ér_É—7y@Ì@_é@ ty@ 4 S e a 9 SUE ico o do Dm Dm a 00 vw IO O e ca uu w a tw ° D_r_ i © Za 2 e CITTI (0) vo i a o [G] 9 = a 00 00 [a] c < dD < Hi 0 dò N n ut a 0 0 DMECK Papeete SA SII I CDI s$ eni I _—___ Has sal sa (00 FS a CORNO ACO 00 x D n = 3 0000 u DD _ 0 o (ce) (cn) I (0.2) (0.0) {ec} Ò HH N cd Ò © 3 0 0 (CA ST SI Ò o 3 0 0 CA * è dd A D el colle 2 DI) e TI TI wu VR) I ° ——————__———__—__—___—______m——__—_———————_———_—_——_—_——_.—_..—-—-——mm-+t---—+m——rTe+teco) i <—c-“====<=<=--<=c—ceEDnGGaua Mese 4,53] 4,68] 484| 521 | 5,921 5.10] 4,90] 4,95 81| 78| 63 61| 70] 4| 77 sca PS E OssERVAZIONI METEOROLOGICHE DEL R. OssERVATORIO DEL CAMPIDOGLIO SpeccHIO III. Gennaio 1888. j VELOCITÀ ORARIA DEL VENTO DIREZIONE DEL VENTO O Totale | = lese =_= in | h | 8 h h hi | SÉ Mi E | enl oh | S2 ||24 ore Ga | ga] s |||] ga || 6] 9/3 = = {aa S ca NNE NNE 6 10] 17 2|calzaa 1 Y 136) 2 ti er; Hu td (i (an - -_ TA 3_H “I 0 “1 (o [—] -1 no (02) (6) pd (er) io] Ha a (—] Do (Vl) bo % (<—) | 197) 152] 163] 19,7] 109 14,9] 13,8/ 112] 117] 120 9,9] 8,3]. 7,31 8,1j 8,3) 10,4) 7,6 Ì 25] 12,4] 116] 108] 10,4] 11,4| 10,3 Mep OssERVAZIONI METEOROLOGICHE DEL R. OssERVATORIO DEL CAMPIDOGLIO Gennaio 1888. SpeccHIo IV. STATO DEL CIELO IN DECIMI SE OZONO i DI CIELO COPERTO BEE " (e) 5 5 TR | ten n ANNOTAZIONI S ll gn[gn| [gala ga|S8| 3 | + AnUn pourvu que le second membre exriste. « Pour montrer que ce théorème découle immédiatement d'un autre, que J'ai eu l'honneur de communiquer le 22 Avr7/ è l'Académie, il me suffira de faire voir que l’expression i=n 1 1 (GVA\ \rraess 3 Li An4r 1 = évidemment positive et croissante, croît avec 7 au-delà de toute limite. Ayant choisi N arbitrairement grand, il est clair qu'on peut toujours trouver un nombre », tel que l'on ait aut aut +aun=b(M+wv++a4--N), 4, étant un nombre positif, dépendant de v. L'expression considérée devient alors i=n e LLu) (1--)+ ) as(1- 1 ) Uo Un+1 Ui Un+1 i=v+1 et l’on voit qu'elle surpasse N dès que 4,., surpasse 4. Le théorème est démontré. Si l'on fait 0, =&1%n, 0nUn=="1, on obtient l'importante propo- sition Que voici: «Soit m+%4+%+-- une série divergente, dont les ter- mes tendent, en décroissant, vers zéro. On a, pour x infini, lim BAT EU + VUnHy > r+1 È À cause de e,,, = &,43 = = Sy la somme Un4i Lunse + + ny OST la valeur absolue de la somme de v termes consécutifs dans la série conver- gente considérée. Donc, si 72, finit par surpasser constamment quelque nom- bre positif, & existe. « En résumé, s'il est possible que l’excès de la fréquence des termes positifs sur celle des termes négatifs ne tende pas vers zéro, cela ne peut arriver que pour les séries dont les termes décroissent assez rapidement en valeur absolue. Dans tous les cas, il est certain que la valeur absolue de la différence considérée ne peut finir par surpasser constamment un nombre po- sitif X. En effet, si cela avait lieu pour x >», la somme S, des x premiers termes de la série pouvant étre mise sous la forme in (14824 + &n) Una +e d (at+et+-+s)(_-%a) i=1 on aurait Sa > ke (uv4i + UO + ser + Un) ; — 137 — ce qui devient impossible pour 7 suffisamment grand. Par un calcul inverse on trouve i=n Sa 1 il Aria ORTA > Da pn DeL i=1 et l'on en déduit sans peine lim (©, — 3) nu=0. | Cette égalité nous dit, encore une fois, que si 7, finissait par surpasser quelque nombre positif, w, tendrait nécessairement vers +. Si la fonction &n ne tend pas vers +, elle oscille dans un intervalle qui contient + comme nombre intérieur ou comme extrémité. Dans le premier cas, les oscillations | s'effectuant de part et d’autre de +, on voit clairement qu'il y a, entre les signes + et —, des alternatives de prépondérance, qui ne cessent jamais. Dans le second cas, un signe tend à prévaloir; mais sa tendance ne finit jamais par étre constamment satisfaite. Dans tous les cas on peut dire que, si des irrégularités se manifestent parfois dans la distribution des signes, elles sont compensées par des retours continuels è la pleine régularité; car on peut assigner une infinité de valeurs de 7, pour lesquelles la fréquence des termes négatifs, parmi les 7 premiers termes de la série, s'approche autant qu'on le veut de la fréquence des termes positifs. D’après cela il est toujours possible de grouper les termes, sans en altérer l’ordre, de fagon que les deux fréquences dont il s’agit tendent è différer entre elles aussi peu qu'on le désire, c'est-à-dire de manière à assurer, pour la nouvelle série, l’existence du nombre =. Au contraire le fractionnement des termes peut détruire cette existence. Ceci nous indique un moyen de construire une infi- nité de séries simplement convergentes, pour lesquelles la fonction ©, oscille aussi fortement qu'on le veut. Si le n°? terme de e, wu, + 202 + s3%3 + est décomposé en p, parties, ayant méme signe, on peut toujours poser n= Pd Pot + Prrd 0, 6 étant une fraction proprement dite, qui tend vers toutes les valeurs de l'intervalle (0, 1), si p, croît à l'infini avec 7. Cela étant on a, pour la nou- velle série, On=z4t et l'on voit qu'on peut régler comme on veut les oscillations de #, autour de +, en disposant convenablement de la fonction p,. En particulier, pour les séries è termes alternativement positifs et négatifs, si l'on fait p,=2", on voit que l’expression de ©, tend è prendre la forme 1 (1) 150 e. La qui représente l’intervalle 2). € Pi deo Pa + deere 4 ber pre 2n fl BuLLETTINO-ReNDICONTI, 1888, Vor. IV, 2° Sem. 18 — 188 — « Il est clair que la régularité de distribution des signes + et — ne x peut ètre détruite par un groupement de termes, à moins que la série ne devienne absolument convergente, ce qui est toujours possible pour une infi- . nité de groupements. Évidemment, pour les séries è convergence absolue, les tendances de la fonetion 2, ne sont soumises è aucune loi. Lorsqu'on sort du domaine de l'absolue convergence pour entrer dans celui de la conver- gence simple, on commence par rencontrer des séries pour lesquelles la fonction, tout en restant libre de tendre vers une infinité de valeurs, est. ‘obligée de s'approcher sans cesse de 2. À mesure qu'on s'éloigne des séries absolument convergentes l'intervalle d'oscillation tend àè devenir nul, et il se réduit effecti- vement au point + pour les séries dont la s?2p/e convergence n'est pas moins accentuée que dans les séries convergentes, déduites de la série harmonique. C'est, comme on le voit, pour les séries à convergence simple, fort accentuée, que le nombre # existe nécessairement. La condition & = se présente done comme une garantie de convergence au moment de franchir les limites qui séparent le domaine des séries convergentes de celui des séries divergentes ». Filosofia. — Ze fucoltà dell'anima in sè stesse considerate se- condo i principî posti da Platone nella Repubblica. Nota I del prof. Lurar Rossi, presentata dal Socio FERRI. Sommario. — I. Entrati nella quistione, si espongono due criteri che secondo Platone si devono seguitare nel far giudizio delle diverse potenze dell’anima ; si determina qual sia la natura dei cinque sensi; e per mezzo del principio di contradizione, si stabilisce che, oltre i sensi esterni, nell'anima sono tre altre facoltà o parti tra loro distinte e l’una dall’altra diverse, la parte razionale, la irascibile e la concupiscibile. — II. Dimo- strato poi che la congettura, la credenza, la conoscenza avuta per ragionamento e la intellezione pura devono tenersi come stati della parte razionale, si definisce che cosa siano, quante siano e quali proprietà abbiano le potenze dell’anima, e si fanno vedere da ultimo le relazioni che intercedono tra esse e l’anima e tra esse e il corpo. IE « Quello che io sono per dire non sarà già una critica, ma una espo- sizione ragionata dei luoghi che si trovano nella Repubblica di Platone sopra le facoltà dell'anima e di ciò che da essi si può dedurre. Le facoltà del- l’anima poi da me verranno considerate in sè stesse, quindi rispetto al loro numero, alla loro distinzione, alla loro essenza, alle loro proprietà, e non in quanto per esse noi possiamo procacciarci varie maniere di conoscenze. Con questo, ad onta che moltissimi abbiano discorso su le dottrine che il grande filosofo professò intorno all'anima e alle sue pertinenze (!), io non credo di (1) Vedi Ritter, Zeller, Chaignet, Zussai s. I. philosophie d'Aristote. Paris in 8°.— Ast, lemicon platonicum. — Siebeck, Geschichte der Psychologie. — Peipers, Untersuchun- gen iiber das system Platos. Leipzig. 1874. Peipers, Ontologia platonica ad notionum ter- — 139 — far cosa del tutto inutile, tra perchè gli scritti di Platone tornano difficili a capirsi per la loro forma dialogica, e perchè le cose, che a lui attribuirò, verrarino confermate con l'allegare i passi ad esse relativi (!). « Platone parla delle facoltà o potenze dell’anima nel Fedro, ma quivi ne favella in modo allegorico, per esempio assomigliando a due ali l'istinto che tende al vero divino e quello che aspira al bene divino; nel Timeo ne ragiona paragonandole alle forze onde è fornita l’anima del mondo (?); nella Repubblica invece fa intorno a esse una indagine quale si conviene ad uno scienziato. « Quivi adunque ei pone due regole che si devono seguitare nel far giudizio delle operazioni, degli abiti e delle potenze dello spirito, e sono la diversità dell'oggetto e la diversità intrinseca degli atti comparati gli uni con gli altri. Quanto alle potenze osservo questo solo, che cosa esse riquar- dano (8) cioè con che cosa esse hanno relazione, di che cosa esse sono po- tenze, qual'è l'oggetto loro. L'altra differenza si scorge nel considerare che cosa esse operano (4), ossia quale è l'operazione che esse producono, quale diversità c'è tra l'operazione di una e quella di un’altra. Ambedue queste differenze sono significate da quel detto: c/ascuna potenza può qualche cosa di differente, « potendo ciascuna qualche cosa di differente » (°). E aggiunge: « ho dato un proprio nome « a ciascuna, e quella che è ordinata «a una medesima cosa e produce la stessa operazione, la dico la me- « desima, e l’altra che è ordinata ad altro fine e produce una operazione « differente la nomino diversa » (°). minorumque historiam symbola. Lipsiae 1883. — Platonis opera ommia recensuit prolego- menis et commentariis instrurit Godofredus Stallbaum — Platonis opera, argumenta dialogorum ete. condidit J. Hunziker etc. vol. 3° della ed. Didot, Parisiis 1873. (1) In questo trattatello ho fatto capitale del volgarizzamento della Repubblica for- nito dal sig. Eugenio Ferrai, e stampato in Padova il 1888. Però in alcuni luoghi non per disprezzo della versione del sig. Ferrai, ma perchè si addicevano meglio al presente lavoro, ho messo di mio delle parole e delle frasi, e questi luoghi perciò verranno con- trassegnati con una nota in fondo alla pagina in questo modo: Ferr. Var.; quelli presi dalla traduzione del sig. Ferrai saranno distinti con queste lettere: Ferr. Altri luoghi poi ho ridotto a volgare da me, e questi non avranno alcun segno. (2) V. Grote, Plato and the others companions of Sokrates. Cfr. Bain.; Les sens et l’intelligence, Append. Psychologie d’Aristote, pag. 568-570, Paris 1874. (8) dorduews d° eîs Ezeîvo uovov Piénw Ep' + té éoti. Rep. Lib. V, cap. XXI, pag. 477-478, ed. Stef. (4) za è aregyeterai (ivi). (3) éreoiv tr dvvauérn Ezctéoa avi@v (ivi). | (©) zeè rosy ézdornv citOv divauv É2dhesa, ze tv uèv Enì 10 Utd terayuernv zal tò avtò dregyaloutrnv tv «vv zehò, tv dè erì Eréow zaì Eregov dreoyatouevno Ghhyv (ivi). — 140 — « Platone però non applica esplicitamente questi criterii a distinguere le varie potenze che egli ammette nell'anima, ed inoltre nel trattare di esse non segue alcun ordine, onde sembra esser data all'espositore facoltà di potere incominciare dai sensi esterni, i quali pel nostro filosofo sono vir/à (@gerat) o forme sopraggiunte ai sensorii viventi. Ciò deducesi da molti passi che ha nella Repubblica e che è bene allegare. « L'arte medica è ella per sè stessa « în difetto, o sì vero ad ogni altra arte ... è mestieri d'una qualche virtù, «a quel modo medesimo che agli occhi della vista, e dell'udito alle orec- « chie? » (!). E altrove: « non direm dunque che questi (il vedere e l’udire) « sono i lor (degli occhi e delle orecchie) proprii atti? (*)... Tutto ciò che « abbia una operazione propria da compiere non ti pare che abbia una pro- « pria virtù? ... V'ha egli... un'operazione propria degli occhi ? — Sì che «vha — V' ha dunque eziandio una virtù degli occhi? — Anche una virtù — « Dì ancora: e vera una operazione propria delle orecchie? — Sì — E dunque «anche una loro virtù — Anche una virtù... Piano un momento: forse gli « occhi potrebbero mai compire la loro propria operazione a dovere, se non “« avessero la loro propria virtù, ma anzi in luogo di essa un vizio? — Ma «come? rispose, tu intendi già dire la cecità in luogo della vista... Così « pure anco le orecchie prive della loro virtù male adempiranno l'ufficio loro ? « Sicuramente » (8). « Adunque tutto ciò che ha una operazione propria ha una propria virtù, per la quale compie quell’operazione; gli occhi e gli orecchi e in ge- nerale i cinque sensi hanno una operazione propria; dunque hanno una propria virtù, per la quale sentono. Ora la parola virtù (@0e77)) riferita ai sensi non può dinotare altro che forma innata (come la virtù morale è una forma acquisita dell'animo), cioè forma che è in noi non perchè ce la procacciamo noi, ma perchè nasciamo con essa; in quanto non si trova che Platone abbia pensato che gli uomini si procurino i sensi da loro, e questo d'altra parte adesso non avviene se non per accidente, poichè a chi ha il male della ca- teratta, il medico non fabbrica la vista, ma gliela libera da cose che impe- divano che ella fosse. Il vocabolo virtù dinotando adunque forma innata, dalle parole di Platone: « forse che gli occhi potrebbero mai compire la loro pro- « pria operazione a dovere se non avessero la loro propria virtù, ma in luogo > II VOI SURI 4 3 x » n , e n n 3 ” (1) uti) n tato) EotL mornoa, i Gil tIS tÉyvn É09° 0TtL mpoodeltai tIvOs @oetis, DIA > n >I x 35 > DO no ke woreo 0piaruoi dpews ze. ra dz0775; I, XV, 342, Ferr. (2) ovzoùr dizuiws @v tedte tOvTWr peuèr toya sivar; I, XXIII, 352-353. (3) ovzoùr zai coem) doxed cor elvar Ézdotm, reo xai toyov tI mpootétazIAt; . . opteruòr, peuèr, tor toyor; "Pot. “Ao oùv vai doetr) 6pIedudv tor; Ti dé; dtwr pichuor, puuèr, 1 Eoyov; "Eotiv. ‘Ag ovv xai doetr) optadhuòr Eotw ; É; 5 Ù DIO D, - CRAS] , PN: , N f> DI I ' x co vai Eoyor; Noi. Ovzoùv zai doetrij; Kai coevi)... “Eye dr), co @v rrote duuara tò avtav v fa > , vor x - > , x "a N 5) - - éoyov aahwòs drregyaoewto ur) Eyorta tv avtOòv otzelav ageti)v, «Al avtÌ tijs doermys raxiar ; Kai nos Gv; Ep: tvphotnia yo to0ws Réyevs dvti tIjs dpews... Ovxoùv zai wra 6tE90- ACI A DA STARROR > È ; ueva TI] avtwv «gets zuxòs tÒ «vtov Eoyov aneoyaoetor; Havv ye. I, XXIV, 358-354 Ferr. Var. Rc n —— — dl — « di essa un vizio = ?: vale a dire la cecità; si deduce che gli occhi, benchè viventi di vita vegetativa, senza una forma innata che si chiama vista, non potrebbero vedere, e in generale gli organi dei sensi, sebbene viventi di vita vegetativa, senza la forma innata loro rispettiva, non potrebbero sentire. Dalle altre parole poi « v' ha egli altro mezzo nessuno pel quale tu vegga, all’ in- « fuori degli occhi? No certo. E dunque? Potresti tu altramente udire che = per le orecchie? No » (!); si ricava che se non ci fossero gli occhi, e le orecchie, noi non vedremmo nè udiremmo, e in generale che quella forma innata, che rende l'organo del senso atto a sentire, non sarebbe senza l'organo del senso. Se tutto questo è vero, conseguita che i sensi esterni sieno in noi perchè in noi sono gli strumenti di essi o sensorii, perchè cotesti sensorii sono viventi, e perchè nei sensorii viventi si trovano le forme innate o virtù ad essi relative. Più in là di queste conseguenze noi non possiamo andare; ma già si vede come Platone avesse precorso Aristotele a fare quella avver- tenza, su la fine del secondo dell'anima, che il corpo vivente è un composto di materia prima e di forma sostanziale che lo rende vivente, e diviene sen- ziente allorquando a questo composto si aggiunge un'altra forma, data la quale ciascun organo sensorio si trova capace di sentire, e tolta la quale ciascun organo sensorio vive, ma non sente (°). «I cinque sensi poi sono mezzi, onde si fanno le sensazioni esterne; imperocchè domanda: « con che parte di noi medesimi vediam le cose visi- « bili? »; e risponde: « con la vista »: e soggiunge: « con l'udito quelle che si « odono e con gli altri sensi tutte le altre cose sensibili » (3). Infine i sensi esterni sono facoltà o potenze. « Ha tu mai pensato come l'artefice de’ nostri « sensi ha costruito splendidissimamente la facoltà del vedere e per la quale « sono vedute le cose? » (4). E nel libro quinto investigando la natura delle potenze, e detto che cosa gli sembra che sia potenza, aggiunge: « per esempio « dico essere potenze la vista e l'udito = (?). < Veramente Platone non parla che della vista e dell'udito; tuttavia non avendone egli detto nulla in contrario, pare doversi tenere il medesimo (1) 809° 6tw dv @Ahw tdorc, ?j opialuoîs: 06 dra. Ti dé; drovoais d22w i) voiv; 0vde- us ivi. cap. XXIII. pag. 352. (2) ovd° 1 «io9nows uéye90s tor, ahh hoyos tiS zaù divauis Exsivov (ueyédovs, cîc9Ntgiov nootov). Nè il senso è grandezza, ma proporzione (forma) e potenza di quella (della grandezza, cioè del sensorio primo, cioè del sensorio in cui primamente si fa la sensazione, quale l’occhio, l'orecchio, il naso, la bocca, la carne). De anima, Lib. II, cap. XII, n. 2, ed Tauchnitiana, Lipsiae, Holtze 1880, testo comune 122. (3) Td oùv ioduer Nuov avtòv tà doduerae; Ti dwer, Epn. Ovzoèr, )v d èrd, oi azon tà aroviueva ra teîs Gihhars aic9rjoesi marta tà alognie; Ti unv; VI, XVII, 507-508, Ferr. (4) o dv, v d° èyd, &vvevonzas tòv tÒv «icdcEwr Omutovoyòr, 60% motvreheotATImY Tijv toù 00@v te zai 00Ucte divauv Ednurovoynoer: (ivi) Ferr. (3) oîov Zéyw dv zeì azonjv TOV dvrduewr sivat. V, XXI, 477-478. — 142 — eziandio dell'odorato, del gusto e del tatto; del tatto in quanto per esso si percepiscono le qualità tattili delle cose esterne, e non in quanto sperimen- tiamo il piacere e il dolore organico, perchè in tal caso sembra che queste passioni, come conosceremo fra poco, siano atti della parte concupiscibile del- l’anima. Dalle cose esposte seguita dunque che secondo Platone i cinque sensi sono virtù o forme sopraggiunte ai cinque sensorii viventi, sono mezzi coi quali si percepiscono i sensibili esterni, e sono potenze. In seguito vedremo che cosa dinota quest'ultima espressione. « Frattanto, lasciando da parte gli atti dei cinque sensi, sembra che per Platone tutte le altre passioni od operazioni dell'anima, si possano ri- durre a tre generi o specie: l'una che comprende l'amor dell’apprendere e in generale le operazioni razionali (46yo0s, passim); l’altra l'ardimento del- l'animo, ossia il montare che noi facciamo in isdegno, l'adirarci (0077, 9v- uos, 1. IV, c. XIV, p. 439-440); e la terza l’appetire cose basse, cioè l’avi- dità del guadagno (e71%vuia, prdoyonuaror, 1. IV, c. XI, p. 436) « o la « vaghezza dei diletti del cibo, dei piaceri venerei, e di quanti altri sono fratelli a questi » (!), o con termini diversi « il desiderio del mangiare, del « bere, delle cose veneree e di ciò che viene appresso, e ancora delle « ricchezze, perchè col mezzo del denaro massimamente si possono sodisfare « questi diletti » (2). « Ciò posto Platone si fa a ricercare « se ciascuno di questi atti « compiamo con un solo e medesimo principio, ovvero se, essendo tre, ogni « diverso atto compiamo con un principio diverso; sì che per uno inten- « diamo, per ‘un altro che pure in noi sia montiamo in isdegno, e « per un altro terzo poi sentiamo vaghezza dei diletti del cibo e delle cose « veneree e di quanti altri piaceri sono fratelli a questi; o se invece com- « piamo con tutta quanta l’anima ciascuno di questi atti quando usciamo ad « essì medesimi » (3). Siccome poi, per quello che soggiungerà Platone, di questa proposizione disgiuntiva è vera la parte che dice come ognuna delle specie di atti nominate, la compiamo con un principio diverso, così il prin- cipio per cui si compiono le operazioni razionali, sarà chiamato la forma 0 la parte razionale dell’anima (tò doyiotixòv «îdos); all’altro ‘di cui sono atti lo sdegno e l'ira, cioè le passioni non sensuali, si dovrà dire /a forma o la (1) éridvuoduer Î' « toitw tWwÌ tOV neoÈ tv toopnv te où yÉrrnow rdovov al 060 tovtwr dela. IV, XII, 486-437, Ferr. Var. (2) tv neo tiv Edod)v Entvudvr zai noow al dpoodicia xaì 06@ @hha tovtoLs az0dovIa, zu pirdogonuator di, ctL die yonudrwr udhota amnoreroîrviar «i tovavdtei Ét- Fvuiai. IX, VII, 580-581, Ferr. Var. (3) Tode dè {n yorenòv, sl 1ò «ÙTtd tostw ÉEzaota nodrtouer, i) toLoiv ovo ho Chi: uav9dvouer uèv EtÉ0w, Ivuovusta dè GAiw tOòVv Èv Mu, eri vuoduevr d° aÙ tgITO tuvì tOv neo. tv toogprv te zaù yévryow ijdovdv xa boa tovtwv ddelgpa, i 6dn ti wuzi zu9? ÉEnaotov avtOv ngattouer, 6tav 0gurfjoouer. IV, XII, 436, Ferr. Var. — 143 — parte irascìbile (rò Fvuosrdès sîdos); e il terzo, che è la sede delle passioni sensuali, converrà appellare la forma o la parte concupiscibile (tò e7- Ivuytixòv «id0c). Però questi non sono i soli nomi con cui Platone significa coteste tre parti dell'anima, chè alla parte razionale dice altresì A0yos, rò gidocogor, tò gihdouedés, e anche @ uaviaver &vIoosros (1); la parte ira- scibile la designa ancora col nome di #vuos (2); e in ultimo la parte con- cupiscibile, la dice eziandio 70 grZuyor)uaror, cioè amante della ricchezza, perchè la ricchezza talvolta si desidera per procacciarci i piaceri sensuali (3). Che poi il nome generico di siffatte parti dell'anima sia forma 0 sidoc, si cava da molti luoghi, ma tra gli altri da questi: « Così dunque, o amico, quanto all'uomo « individuo faremo conto che abbia nell'anima sua le stesse forme » che si trovano nello stato, le quali sono i lavoranti, i guerrieri e i magistrati (4). E altrove : « Sia dunque stabilito che nell'anima sono due forme » (°); e poco dopo: « ed è forse che... non vabbiano tre, ma due sole forme dell'anima? = (9). « Ma tornando al proposito del discorso dismesso, Platone detto aper- tamente che la cosa di cui va in traccia è difficilissima a rinvergare (rode dè 707 yederov (7)), incomincia con lo stabilire come principio che una medesima cosa non è « capace d'azione e passione ad un tempo e nello stesso « modo e pel medesimo obbietto, sì che se mai ci trovassimo a caso cotale, « noi sarem certi che non è -'l principio medesimo, ma più e diversi» (8). Per atto d'esempio di un uomo, il quale stia in piedi e muova ad un tempo le mani e il capo, non può dirsi che egli sta e si muove ad un tempo, ma invece che una parte di lui è in quiete ed un'altra si muove. E di una trottola similmente, la quale fisso l'asse in un punto, giri intorno ad esso, non diremmo che ella nel medesimo tempo sta e sì muove, ma diremmo che ella ha una parte diritta ed una rotonda, e per la diritta sta ferma senza piegare da verun lato, e per la rotonda si muove in giro. Cotesto principio in sostanza è il principio di contradizione significato in modo meno generale, e il quale espresso in forma più chiara, è che una cosa non possa operare e non operare nel medesimo tempo e considerata sotto lo stesso rispetto; ma (1) Cfr. Fedro, cap. XXIII, p. 247 cit. dal sig. Ferrai, proem. alla repub. cap. XI, pag. CCXLVIII. (2) Rep. IV, XIII, p. 438; IX, VII, p. 580. (3) IV, XI, 435. ‘() Kei tov Ééva Goa, o pile, ovtws CEwoouer TA avra teùte Et) Èv tI avtoÙù Vul torte dia te «ità 169) Ezelvois tOv «itoòv dvoudtwr 009605 aErovogei tm mohet. IV, XI, 435. Cfr. cap. XV, pag. 441. (3) duo ruiv woicdo std èv wvyî gvorta. IV, XIV, 439. (6) Gore un troia, aAhè dio std sivar èv wuyî: ivi 440. (7) IV, XII, 436. (8) 44ov SrL tavtov T@VavTI« morsîv îj ndogew zara taUtov Ye za. 19005 tUUTÒv ovz édehijoer Gua. Gore, èv mov svpiozouev èv uUtoîs TaUTA Yuyvoueva, siciueda, dTL 0% taùtòv iv, chihè hei. IV, XIL 436-437. Ferr. CSI e se in una cosa si ritrovano due operazioni contrarie o due stati contrarii nello stesso tempo, è necessità attendere la cosa da due lati, e ammettere in essa due parti o principii, pei quali quell'unica cosa può nel medesimo tempo compiere quelle due contrarie operazioni, o pei quali in quell’unica cosa possono ad un tempo trovarsi quei due differenti stati. « Così stabilito il principio si passa alle conseguenze sue per quella parte che riguardano l’anima. E si comincia con l’osservare che in noi acca- dono operazioni (le quali ora non si determina se sono azioni, o passioni) contrarie, quali sono « consentire e negare, attaccarsi a una cosa e riget- tarla, trarla a sè e respingerla » (*), e via discorrendo; e queste operazioni avvengono in noi nel medesimo tempo: il che è manifesto se si considera uno che ha sete e non vuol bere. Imperocchè l’anima di costui « 72 quarzo ha sete, non altro vuole se non bere, e questo appetisce e a ciò tende » (2), ma nello stesso tempo ricusa di bere. Ora nell'anima di quell’assetato altra è la cosa che ha sete e che spinge l’anima, come un bruto, a bere, e altra quella che non vuol bere e che ritrae da ciò l’anima. E questo per la ra- gione che noi non vorremmo dire che un principio operi contrariamente ad un tempo medesimo e rispetto ad una medesima cosa « a quel modo mede- « simo... che d'un arciere non sarebbe ben detto che le sue mani ad un tempo « stesso tirano e allentano l'arco, ma sì che l'una mano lo tende e l’altra « lo allenta » (3). Da cotesto discorso di Platone segue che intanto in noi ha due forze: una che ci comanda di bere, ed una che ce lo vieta. Ma di queste due forze quella che ci vieta di bere è da ragione, laddove quella che ne tragge e ne sospinge a bere procede da sofferenza e malore. Quindi con- viene stabilire che in noi ha due forze tra loro diverse « l'una per la quale « ragionasi e che chiamerem razionale ; e l’altra, per la quale si ama, si ha « fame, si ha sete e degli altri desiderii tutti ci si accende, irrazionale, « a’ piaceri inchinevole e tutta amica di sodisfazioni e diletti » (4). « Distinte adunque in noi, o nell'anima nostra che vogliam dire, due parti o forze che sono la razionale (0 il 70 4oyiotixor) e la irrazionale (1) 7ò è&nwevew tod avavevev xai 10 Epieodal twos haPetv tO arapretodar zaù tÒ 1006%y 86341 TW arwieloda, 1avta TA ToleòTta TO Evartiwr «Ahihows dels elTe r1omud- twv ette 109guatwv; IV, XIII, 437-438, Ferr. (2) Toù dnportos dea 7) wuyr) xadocor dvbii, ovx @iho tL Povdetai, 7) muev, xaè tovto ogéyetat zai EN TOUTOV ooua. IV, XIV, 439, Ferr. (3) Worreo... toù TOÉotoOv ov zahos Eyer déyew, otL avTOÙ Gua ai yeî0es TÒ TOÉEOv cimtoùvici te za. rgocélzoviar, «Il dt Gn uèv 1) diwIovoU yeio, étéou dè 7) 10000y0- uévn. IV, XIV, 439, Ferr. (4) où di) dA6yws, vr d' èyu, déoouer «dtà dé te xoi rega dihijhov sivar, cò uèv @ hoyiterai, hoyiotizàv noooayogetortes ts wuygrs, tò dè dò é0d te xaì new xaè di Wi zaì negi tàs Ghhus ènidvuius èrtoniar, dioyuotor te xa Enudvuntzòr, mheowoewwy tvov za niovov iteîoov. IV, XIV, 439-440, Ferr. — 145 — (0 il 70 @Zoyioror), Platone procede alla investigazione se questa seconda parte dell'anima, cioè la parte irrazionale è una sola o è più parti, come si vede dalle parole: quella parte dell'anima « per la quale ci accendiamo al « furore sarà ella una terza, ovvero a quale di queste due (alla parte irra- « zionale o alla parte razionale) potrebb'essere connaturata? » (!). Per risol- vere questa quistione adunque conviene cercare se le ire procedono o no dalla parte concupiscibile, o dalla parte razionale, e se si troverà che non proce- dono nè dall'una nè dall'altra di queste, avrassi a conchiudere che esse ire procedano da un’altra parte, che si chiamerà irascibile; e così la parte irra- zionale sarà molteplice. « Ora che l'ira non proceda dalla parte concupiscibile apparisce da questo, che « fa/volta l'ira ai desiderii fa querra, come diversa a cose di- verse » (?). E difatti certe volte l'ira (4vuoc, 0077) si congiunge con la ra- gione (Zoyicuos, Z0yos) e così unita combatte contre il desiderio (e7.4vuia (3)); come quando uno, provando un desiderio vile o anche onesto in sè, ma che non è opportuno averlo in quelle circostanze (operazione della parte concu- piscibile o del 70 #719vuztizor), conoscendo che quel desiderio non gli con- viene (operazione della parte razionale o del 70 Zoytozizor), si adira con sè stesso perchè l'ha (operazione della parte irascibile o del 70 #vuosdec); e così in questo caso la parte irascibile, o il 70 4vuosdes, si unisce alla parte razionale, 0 al rò 4oy:orixor, per combattere la parte concupiscibile, o il tò &rrPvuirizor. Ma se la parte irascibile nello stesso tempo è in guerra con la parte coneupiscibile, è chiaro che la operazione della parte irascibile, cioè Vira o l’iracondia, è contraria alla operazione della parte concupiscibile, vale a dire al desiderio o alla cupidigia; e siccome queste due operazioni si pro- ducono nell'anima a un medesimo tempo, per la massima stabilita con- seguita che l'una operazione proceda da un principio diverso da quello, dal quale procede l’altra, e quindi che la parte concupiscibile o il 70 er19vuzzizor sia cosa diversa dalla parte irascibile o dal 70 4vuosdsc. La quale conelu- sione Platone esprime dicendo: « quanto all'iracondia or ci apparisce il con- « trario di dianzi. Allora infatti ritenevamo attenesse a quella (parte del- « l'anima) che è la sede de desiderii, ed ora invece, che ne è molto lontana « affermiamo; ed anzi nelle ribellioni dell'anima, ch’ ella si schiera dalla « parte della ragione » (4). (1) Teùre uèv toivov;-iv d' èyù, diw iuù vgiodo ein év vuyi èvovia*tò dè di) toù Fvuoù ze. d Fvuovueda, 10te90v Toitov, 7) tovtwyv motéow @v tn duogvés. IV, XIV, 439, Ferr. (®) av 00ymv noheuetv èviote ras Em9vuicis ws @Mho dv @hhw. IV, XIV, in fine, 440, Ferr. (3) IV, XV, 440. (4) SrL tovvavtior, i doriws, ijuîv peiverei reo. toù Fvruoedovs. tÒtE uèv yRo E119v- unuzov TL vt) woueda eîvar, vùv dè rohhoò dev peuèv, «Mie olè uGhhov «vtò Év TR tI durîs crUocs ti9EGIC TA 0T1dC 1905 toù hoyiotizov. IV, XV, 440, 441, Ferr. RenpIcoNTI. 1888, Vor. IV, 2° Sem. 18 — 146 — « Rimane a risolvere l'altra questione, se la parte irascibile sia una forma della parte razionale, oppure se sia realmente distinta da questa e quindi da essa diversa, come si vede dalle parole: « ed è forse che (la parte « irascibile) dalla ragione diversa essendo, od essendo della ragione stessa «una forma, non vabbiano tre ma due sole parti dell'anima, la razionale «e la concupiscibile? ovvero ... nell'anima v ha questa terza parte, la ira- « scibile, la quale di natura sua alla ragione soccorra, ove non sia dalla mala « educazione guastata? » (!). Il che si può rintracciare, confrontando le ope- razioni razionali con le ire o iracondie, non rispetto alla cosa in sè, ma quanto al tempo in cui esse due operazioni appariscono nell'uomo, e di poi osser- vando se sono o no negli altri animali: e allora se ci verrà fatto di trovare che negli altri animali e negli uomini quando sono fanciulli e è l'ira, ma non c è la ragione, avremo a conchiudere che l'ira non presuppone la ragione, ma è in essere indipendentemente da lei; e però il principio dell'ira sarà una parte o forma la quale sussisterà nell'anima indipendentemente dalla parte razionale. Ora la cosa passa appunto così: « ne’ ragazzi infatti ognun può « vedere come sian subito pieni d'ira; della ragione invece alcuni, a me pare, «mai non partecipino, e il più gran numero tardi soltanto ... ed anco negli « animali bruti sì può vedere che egli è come dici » cioè che si adirano ma non partecipano di ragione (?). « In questo modo Platone è venuto stabilendo come nell'anima, oltre i sensi esterni, sieno altre tre forme o parti, le quali sono principio di tre specie diverse di operazioni; delle quali parti una che è partecipante di ragione, e che è principio delle operazioni razionali, si chiama la parte ra- zionale 0 il 70 Zoyiorixov «id0c, e le altre due che sono irrazionali (a4oyiota) si appellano la parte irascibile 0 il 70 4vuosdès eîdos, principio dell’'ira o dell’iracondia, e la parte concupiscibile, o il 70 &r.9vunimov sidos, prin- cipio del desiderio, della cupidigia, dell'amore, insomma degli appetiti sen- suali; come apparisce chiaramente da questo luogo del libro nono, nel quale dice che « tre essendo le parti dell'anima... una abbiam detto,. ch’ era « quella per la quale l'uomo conosce; l'altra per la quale s'accende all'ira; «la terza poi per la varietà sua non sapevamo con un solo e proprio nome « designarla, ma da ciò che in essa preponderava ed era più forte, il suo < nome abbiam tratto. L'abbiamo infatti chiamata la parte desiderativa per (1) Zio oùv Érsgov dv zeì tovtov, i) doyrorizoè ti eîdos, Wote uu) toia chha dio std siva &v yuzi, Royuotizòr ai entivuntizor; 1)... Év wuyi toirov TOÙTtO 8ott TÒ Ivuoedìs, érizovoov dv td hoyiotizd quos, éev un viò zazizs toogpys diagpieoî; IV, XV, p. 440, Ferr. Var. (2) év toîs nerdiors toÙTtO ye dv tIS tor, ott Ivuoù uèv evdÙs yevouera ueora Éott, hoyisuoti d' érior uèv Éuorye doxovsiw ovderrote usteduupivew, oi dè noddoi cwé mote (ivi)... Et dè &v toîs Iyoios @v tIS tdior 0 Aéyes, ott ovtws Eye (ivi), 441, Ferr. ST < la violenza de’ nostri desideri del mangiare, del bere, de’ congiungimenti « venerei e di tutto ciò che viene in appresso; ed anche cupida di ric- « chezze, perchè a mezzo del denaro massimamente questi tali desiderii tro- « vano soddisfazione » (!). CORRISPONDENZA Ringraziarono per le pubblicazioni ricevute : La R. Società di Londra; l'Università di California ; l Istituto nazionale di Ginevra; la Biblioteca di Berlino; il Museo di zoologia di Cambridge Mass: il Museo di Harlem. ix: o (2) tor dvtwv (tOv eldav tI wuyxrs)... 10 uèr, pauèr, nr o uavicdver Gv9Q07106, tò dè ad Ivuodtar: tò dè toitor di mokverdiar Évì oùx Eogouer oviuari nposereiv idim avtoù, «Ade è uéyiotov za logvootatov sîyev èv cutod, tovtw Enovoudocuer . ETudvunNTI- zòv yo avrò rexhyzauer dia opododinia tòv neoi tv édwd)v Enrmvurdr xa 1061, ai apoodiora ra) bo @Aiu tovtors azohovia zu qpuiozonuator di), ctL dà yo nudror uahote arotshoortar «i toravtar Err9vuici. IX, VII, 580, Ferr. — XXXII — Pubblicazioni estere. Abhandlungen der Kon. bay. Akademie der Wissenschaften. Math.-Phys. CI. Bd. XVI, 2. Hist. CI. Bd. XVIII, 1. Minchen, 1887-88. XVI, 2. Voss. Ueber die projective Centrafiiche einer algebraischen Fliche n. Ord- nung. — v. Braunmihl. Untersuchungen îber p-reihige Charakteristiken, die aus Dritteln ganzer Zahlen sebildet sind, und die Additionstheoreme der zugehòrigen Thetafunktionen. — Riùdinger. Ueber kinstlich deformirte Schidel und Gehirne von Sidseeinsulanern (Neue Hebriden). — Seeliger. Zur Theorie der Beleuchtung der grossen Planeten insbesondere des Saturn. — XVII, 1. Preger. Ueber das Verhàiltnis der Taboriten zu den Waldesiern des 14. Jahrhunderts. — Stieve. Wittelsbacher Briefe aus den Jahren 1590 bis 1610. Abtei- lung II. — £iezler. Arbeo’s Vita Corbiniani in der urspringlichen Fassung. * Abstracts of the Proceedings of the Chemical Society. N. 55. London, 1888. *Acta (Nova) regiae Societatis scientiarum upsaliensis. Ser. 3, vol. XIII, 2. —_—Upsaliae, 1887. Cleve. New Researches on the Compounds of Didymium. — orsell. Beitràge zur Kenntniss der Anatomie und Systematik des Gloeolichenen. — Berger. Sur une application de la théorie des équations binòmes è la sommation de quelques séries. — Angstrom. Sur une nouvelle méthode de faire des mesures absolues de la chaleur rayonnante, ainsi qu’un instrument pour enregistrer la radiation solaire. — Zovallins. Amphipoda Synopi- dea. — Zundstròm. Pflanzen biologische Studien. II. Die Anpassungen der Pflanzen an Thiere. — Aurivillius. Beobachtungen ueber Acariden auf die Blattern verschiedener Baume. ‘Annalen der Chemie (Justus Liebig's). Bd. COXLIV. Leipzig, 1888. Hagen. Ueber dimethylirtes Methyluracil. — .Schif. Verbindungen von Zuckerarten mit Aldehyden und Acetonen. — Gattermann. Ueber Harnstoffehloride und deren synthe- tische Anwendung. — Dedus. Ueber die Zusammensetzung der Wackenroder'schen Flissigkeit und die Bildungsweise der darin vorkommenden Kérper. — Geuther. Ueber die Constitution der Acetessiosàure, der Succinylobernsteinsiure und der Chinonhydrodi- carbonsiure. — Meyer. Ueber Geuther's Auffassung der nitrirten Fettkohlenwasser- stoffe. — BUttinger. Ueber ein basisches Thonerdesulfat. — /d. Ueber Verbindungen von Leim mit Gerbsaure. — Meister. Ueber eine Condensation zwischen Acetessigàther und Urethan. — Schòn. Ueber Nichtvorkommen der Hypogàasàure im Erdnussél. — Messe. Zur Kenntniss des Lactucerins. — Herzfeld. Ueber Livulose. — Winter. Einiges iber Làvu- lose. — Neumann. Ueber Doppelsalze von Sesquichloriden mit anderen Metallchloriden. — Id. Ueber die quantitative Bestimmung des Thalliums. *Annalen der Physik und Chemie. N. F. Bd. XXXIV, 3, 4. Beiblitter zu den Annalen. XII, 5. Leipzig, 1888. Quincke. Electrische Untersuchungen. — Iiedemann. Ueber Fluorescenz und Pho- sphorescenz. I. Abhandlung. — Wiedemann u. Messerschmitt. Ueber Fluorescenz und Pho- sphoreschenz. II. Abhandlung. Giiltigkeit des Talbot'schen Gesetzes. — Aurdt. Ueber die Brechungsexponenten der Metalle. — Drude. Beobachtungen îiber die Reflexion des Lichtes am Antimonglanz. — Ròntgen u. Schneider. Ueber die Compressibilitàt des Slyvins, des Steinsalzes und der wisserigen Chlorkaliumlosungen. — ZHertz. Ueber die Ausbreitungs- geschwindigkeit der electrodynamischen Wirkungen. -— ». Oettingen. Ueber Interferenz oscillatorischer electrischer Entladungen. — Weber. Ueber die Widerstandsinderungen, welche Metalllegirungen beim Schmelzen zeigen. — Aoklrausch. Die Accumulatoren mit BoLLeTTINo-RExpICONTI. 1888, Vor. IV, 2° Sem. 5 — XXXIV — Riicksicht auf ihre Verwendung als Gebrauchselemente im Laboratorium. — Meyer. Zur Be- stimmung der Wirmeleitunesfihigkeit sehlecht leitender fester Kérper nach absolutem, calo- rimetrischem Maase. — Aayser. Zur Zerstiubung glihenden Platins. — Zertz. Uebér electrodynamische Wellen im Luftraume und deren Reflexion. — Schleiermacher. Ueber die Wiirmeleitung der Gase. — Wullner. Ueber den Einfluss der Dicke und Helligkeit der strahlenden Schicht auf das Aussehen des Spectrums. — Zorderg. Finige Bemerkungen zur Theorie der Termostrome. — MAoldcek. Beitrige zur electromagnetischen Lichttheo- rie. — Narr. Ueber die Wirkung des Lichtes auf statische Ladungen. — Volkmann. Be- merkungen zu den Phaseninderungen des von durchsichtigen Kérpern in der Nihe des Polarisationswinkels partiell reflectirten Lichtes. — Zallwachs. Ueber die Electrisirang von Metallplatten durch Bestrahlung mit electrischem Licht. — Pictet. Einige Bemerkungen zu der Abhandlune des Hrn. Ad. Blimeke:» Ueber die Bestimmung der specifischen Ge- wichte und Dampfspannungen einiger Gemische von schwefliger Sàure und Kohlens&ure. — Lorberg. Nachtrag zu dem Anfsatz:» Einige Bemerkungen zur Theurie des Thermostrome «. “Annalen des k. k. naturhistorischen Hofmuseums. Bd. III 2. Wien, 1888. Finsch end Heger. Etbnologische Erfahrungen und Beleestitcke aus der Siidsee. — von Ferrari. Die Hemipteren-Gattung Nepa Latr. — von Foullon. Untersuchung der Me- teorsteine von Shalka und Manbhoom. :Annalen (Mathematische). Bd. XXXI, 4. Leipzig, 1888. Pringsheim. Zur Theorie der Gamma-Funcetionen. — //ildert. Ueber binfire Formen mit vorgeschriebener Discriminante. — IMaisano. Die Steiner'sche Covariante der biniiren Form 6. Ordnung. — Aneser. Synthetische Untersuchungen iber die Schmiegungsebenen beliebiger Raumeurven und die Realitàtsverhiltnisse specieller Kegelschnittsysteme., — Simony. Ueber einige mit der dyadischen Schreibweise der ganzen Zahlen zusammenhin- : . È ò ADE 7 gende arithmetische Sitze. — Gordan. Die Discriminante der Form 7. Grades /=4 Sr Stolz. Ueber zwei Arten von unendlich kleinen und von unendlich grossen Gréssen. tAnnales des Mines. 2° sér. t. XII, 6. Paris, 1887. Walckenaer. Les explosions de locomotives en France, en Belgique et en Angle- terre, d'après un travail de M. Vingotte et divers autres documents. — 4/allard. Examen de diverses substances cristallisées, préparées, mais non décrites par Ebelmen. — Mallard. Note sur ume disposition particulitre du goniomètre de Wollaston. — Colladon. Note sur l’emploi de l’air comprimé pour le percement des longs tunnels. FAnnales des Ponts et chaussées. 1888 avril. Paris. Tourtay. Détermination des pressions réelles dans les voîùtes surbaissées en forme de chaînette. — Z'avernier. Note sur l’exploitation locale des grandes compagnies et la nécessité de réformes décentralisatrices. ; o *Annales (Nouvelles) de Mathématiques. 3° sér. mai 1888. Paris. Cesaro. Remarques sur la théorie des roulettes. — Zerval. Solution de la question proposée au concours d’agrégation en 1887. — Bar:isien. Solution de la question proposée pour l’admission è l'École polytechnique en 1887. — Quelques remarques géométriques è propos de la question précédente. — Miewenglowski. Solution de la question proposége en philosophie au concours général de 1884. *Annales scientifique de l'École normale supérieure. 8° sér. t. V, 6. Paris, 1888. Kenigs. Détermination de toutes les sourfaces plusieurs fois engendrées par des G(2)dax YR(2) tions linéaires intégrables è l’aide de la fonction gm (@, 7). coniques (suite). — Guichard. Sur les intégrales . — Appell. Sur des équa- miei *Anzeiger (Zoologischer). Jhg. XI, n.281. Leipzig, 1888. Leydig. Altes und Neues ueber Zellen und Gewebe. — Mudendorff. Einige Bemer- kungen zu Dr. Eylmann’s Beitrag zur Systematik der Europàischen Daphniden. “Archiv des Vereins der Freunde der Naturgeschichte in Mecklenburg. Jhg. XLI. Gustrow, 1888. Oehmke. Der Bockuper Sandstein und seine Molluskenfauna. — Zoock. Ueber die jurassichen Diluvialgeschiebe Mecklenburgs. + o%de. Ueber die fossilen Holzer der Mecklenburger Braunkohle. — Geinitz. Beitrag zur Geologie Mecklenburgs. *Beobachtungen (Meteorologische) des Tifliser Physikal. Observatoriums, in Jahre 1886. Tiflis, 1888. *Bericht der meteorologischen Commission des Naturforsch. Vereines in Brinn. 1885. Brinn, 1887. ' Berichte der deutschen chemischen Gesellschaft. Jhg. XXI, 9, 10. Berlin, 1888. 9. Nietzki und Otto. Zur Kenntniss der Indamine und Indophenole. — Vogel. Ueber den Unterschied zwischen Heidelbeer- und Weinfarbstoff und iber spectroskopische Wein- prifungen. — Hantssch und Herrmann. Bemerkungen iber Desmotropie. — Boniger. Ueber desmotrope Derivate des Succinylobernsteinsiureithers. -— Bally. Zur Kenntniss des Phlo- roglucintricarbonsàureesters. — /d. Einwirkung von Chlor auf Pyridin, Piperidin und De- rivate derselben. — Xehrmann. Ueber die Einwirkung von Alkalinitrit auf die halogen- substituirten Chinone. — Jeaurenaud. Ueber die Condensation von Phenylessigaldehyd mit Ammoniak und Acetessigither. — Zedermann. Entgesnung. — Bamberger und Alt- hausse. Ueber c-Tetrahydronaphtylamin. — Gorodetzky und Hell. Ueber Dianilidobernstein- siure. — /d. id. Ueber die Einwirkung des Silbers aut Dibrombernsteinsiureester. — Ja- novsky. Ueber Toluidinmonosulfosiuren. — Fischer und Hirschberger. Ueber Mannose. — Brining v. Ueber Methylhydrazin. — Fischer und Schmidt. Ueber Pr.3. Phenylindol. — Will und Peters. Einige Derivate des Isodulcits. — Ergler. Zur Bildung des Erdoòles. — Miller. Einwirkung von Schwefel auf Chinaldin. — Schmidt. Umwandlung von Hyoscya min in Atropin. — Griess. Notiz iber die Anwendung von Diazoverbindungen zur Nach- weisung von organischer Substanz im Wasser. — Gòtting. Ueber ein Aetzkali-Methylal- koholat, welches sich auf der Wasseroberfliche bewest. — Zelinsky. Ueber 3-Thioxen und Tetramethylthiophen. — Seudert. Ueber das Atomgewicht des Osmiums. — Bokorny. Zur Frage der Silberabscheidung durch lebende Zellen und deren Angeblichen Zusammen- hang mit dem Wasserstoffsuperoxyd. — Nietzki und Schmidt. Ueber einige stickstoff hal- tige Chinonderivate. — Foerster. Beitrag zur Kenntniss der Tautomerie der Thioharn- stoffe. — 10. Fittig. Ueber die Oxydation ungesittigter Siuren. — opp. Zur Kenntniss der Moleculargewichtswarmen starrer Verbindungen. — dor. Zur Constitution der Lòsun- gen. II — Mathéus. Ueber ein neues Chinolinchinon. — Bamberger und Miller. Zur Kenntniss des Phtalimids. — /d. und A/thausse. Ueber «-Tetrahydronaphtylamin. — Volhard. Ueber die Darstellung gebromter Siiuren. — Loessneck. Ueber die Doppelverbin- dungen des Acetons mit den Sulfiten aromatischer Amine. — Salzer. Ueber das Verhalten einiger Siuren gegen Chromsiure und Permanganat. — Z%oms. Weitere Mittheilungen iiber die Bestandtheile der Kalmuswurzel. — Lellmann und Geller. Zur Kenntniss des Pi- peridins. — /d. Ueber Piperylenchlorstickstofi. — Cramician und Magnanini. Ueber die Carbonsàuren der Methylindole. — /9. und Zatti. Ueber Indolcarbonsiuren. — Iagranini. Ueber die Acetylverbindungen des Methylketols und des Skatols. — /d. Ueber die Verwand- lung des Methylketols in Chinaldin. — Aeissert. Zur Constitution des Pyranilpyroînsiure, des Pyranilpyroînlactons und der Anilbernsteinsiure, Antwort an Hrn. Anschitz. — Braur und Meyer. Zur Kenntniss Aldinbildung. — Herrmann. Ueber die riumliche Configuration OSARE des Benzolmolekilles. — Zevy und Andreocci. Ueber Dichlorterephtalsiure und Dichlor- dihydroterephtalstiure. — Conrad und Zimpach. Beitrige zur Kenntniss des y-Oxychinal- dins. — Minunni. Ueber die Einwirkung des p-Toluidins und des Anilins auf Phloroglu- cin. — Nziementowsky und Rozanski. Zur Geschichte der Nitrotoluylsiiuren. — Morton. Ueber einige Hexamethylenaminderivate. — Graede und Juillard. Ueber Benzilorthocar- bonsiure. — Carnelley und Dunn. Ueber die Einwirkung von erhitztem Kupfer auf ein Gemisch der Dimpfe von Phenol und Schwefelkohlenstofi. — Bruzs und Pfordten, von der. Ueber das Quecksilberoxydul. — Biltz. Ueber die Moleculargròsse des Schwefels. — Meyer. Bemerkungen zu der vorstehenden Abhandlung. — Artss und Nilsor. Schlusswort an Hrn. G. H. Bailey. — IV72. Zur Constitution der aus Trimethylpyrogallol durch con- centrirte Salpetersiure entstehenden Verbindungen. — Z’ollens und Mayer. Zusatz zu der Mittheilung auf Seite 1566 dieser Berichte. *Boletin de la real Academia de la Historia. T. XII, 5. Madrid, 1888. Fernindez-Guerra. Una tésera de hospitalidad en las ruinas de Clunia. — Codera. Comisién histérica en Trinez. — /d. Tres manuscritos importantes de autores Arabes espa- îioles en la mezquita mayor de Trinez. — Colmeiro. Colén en Espafia, por D. Tomas Ro- driguez Pinilla. — Duro. Noticias de Don Cristobal Colon, almirante de las Indias. — de la Fuente. Historia de Salamanca. — de la Rada y Deldago. Historia de la ensefianza en Espana. “Bulletin de la Société entomologique de France. 1888. Cah. 10, 11. Paris. *Bullettin de la Société khédiviale de géographie. III sér. n. 1. Le Caire, 1888. Lenz. Mon dernier voyage è travers l’Afrique. — Messedaglia. Le Dar-for pendant l’administration de Gordon Pacha. ' Bulletin de la Société vaudoise des sciences naturelles. Vol. XXIII, 97. Lau- sanne, 1888. Dufour. Notice sur quelques maladies de la vigne. — Chuard. Note sur la présence du cuivre dans le vin des vignes sulfatées et sur le mécanisme de son élimination. — Schnetzler. Observations sur une matière colorante des eaux du lac de Bret. — Pittier. Le Cardamine trifolia L. dans la Suisse occidentale. — Schnetzler. Sur les différents modes de reproduction du Thamnium Alopecurum. — Roux. Interrupteur électrique J.-E. Lecoultre. — FMorel. Les micro-organismes pélagiques des lacs subalpins. — Lugeon. Notice sur la molasse de la Borde. — Schmidt. Analyses de jus de raisins de Montreux et de Villeneuve. — Zerzen. De la nature des mouvements fonctionnels du coeur. — Gauthier. Les températures excessives observées è la Vallée du lac de Joux, en janvier et février 1888. iCalendar (The St. Andrews University) for the year 1888-89. Edinburgh, 1888. *Centralblatt (Botanisches). Bd. XXXIV, 11-13; XXXV, 1. Cassel, 1888. RO. « Artentypen » und « Formen reihen » bei den T'orfmoosen. — Massalongo. Ueber eine neue Species von Taphrina. — Petersen. Ueber Quernetze in Gefissen. *Centralblatt firm Physiologie. 1888, n. 5, 6. Wien. *Civilingenieur (Der). Jhg. 1888, N. F. Bd. XXXIV, 3. Leipzig, 1888. Ulbricht. Ueber die Beziehungen zwischen elastischen Systemen und Stationiren elektri- schen Stromen. — Zolzer. Der Hebel. Ein Beitrag zur Entwickelungsgeschichte der Ma- schine. — Undeutsch. Wie sind Gasrohrnetze in Bezug auf den Dichtheitsgrad razionell zu priifen und was hat man unter einer in Bezug auf der Dichtheitsgrad in Procenten gelei- steten Garantie zu verstehen. — Mittheilungen aus dem Dresdener Zweigvercine des Stich- sischen Ingeniew- und Architekten-Vereins. — Zartig. Zur Formulirungstechnik in Patent- — XXXVII — sachen. — Furhmann. Die Bibliothek des Polytechnikums Dresden im Jahre 1887. — Siemens. Das Mannesmann’sche Verfahren, nahtlose Réhren aus dem vollen Stiicke ohne Dorn zu walzen. *Comptes rendus des séances de l'Académie des inscriptions et belles-lettres. 4° sér. t. XVI, janv.-févr. 1888. Paris. Le Blant. Lettres. — Waille. Quatrième note sur les fouilles de Cherchel. *Compte rendu des séances de la Commission centrale de la Société de géofie. 1888, n. 9-12. Paris, 1888. *Compte rendu des travaux présentés è la 70° session de la Société elvétique des sciences naturelles réunie è Frauenfeld les 8, 9 et 10 aoùt 1887. Genève, 1887. *Comptes rendus hebdomadaires des séances de l’Académie des sciences. T. CVI, n. 22-25. Paris, 1888. 22. Lewy et Puiseua. Théorie nouvelle des équatoriaux. Comparaison de la théorie avec les observations. Remarques générales sur l’emploi de l’équatorial coudé. — Cazlletet et Colardeou. Sur la mesure des basses températures. — Dedray et Joly. Recherches sur le ruthénium: ruthéniates et heptaruthéniates. — de Saporta. Sur les Dicotylées proto- typiques du système infra-crétacé du Portugal. —— Smart. Sur les Cartes mensuelles des courants de l’Atlantique nord. — Zuvini. Origine de l’aurore polaire. — Riondel. Sur les moyens proposés par M. Somzée pour prévenir les collisions en mer. — Waller. Détermi- nation de l’action électromotrice du coeur de l'homme. — Ramdaud et Sy. Observations de la nouvelle planète (279) Palisa, faites è l’Observatoire d’Alger, au télescope de 09,50. — Esmiol. Observations de la planète (278) Borrelly, faites è l’Observatoire de Marseille, à l’aide de l’équatorial Eichens de 0,26 d’ouverture. — A@enigs. Sur les volumes engendrés par un contour fermé dans un mouvement quelconque. — Cosserat. Sur les propriétés infi- nitésimales de l'espace cerclé. — Petot. Sur les surfaces qui ont pour lignes de courbure d’un système des hélices tracées sur des cylindres quelconque. — /ersez. Sur un théorème général de convergence. Réponse aux remarques de M. Cesaro. — Boitel. Sur les ares sur- numéraires qui accompagnent l’arc-en-ciel. — Zallemand. Sur le niveau moyen de la mer, et sur la surface générale de comparaison des altitudes. — Gernez. Recherches sur l’ap- plication du pouvoir rotatoire è l’étude des composés formés par l'action des tungstates neutres de soude et de potasse sur les solutions d’acide tartrique. — /ousseau et Bern- heim. Sur la production, par la voie sèche, d’hydrates ferriques cristallisés. -—— Lerdie. Sur le sesquisulfure de rhodium. — Combes. Sur deux naphtoquinoléines isomériques. — Voiry. Sur l’essence de cajeput. — Fatio. Sur un nouveau Corégone frangais (Corego- nus Bezola) du lac du Bourget. — de Janczewski. Germination de l’Anemone apen- nina Lin. — Levy et Lacroix. Sur un nouveau gisement de dumortiérite. — Ber trand. Sur les relations des phénomènes éruptifs avec la formation des montagnes et sur les lois de leur distribution. — Gourret et Gabriel. La bauxite et les étages qui la recou- vrent dans le massif de Garlaban. — Piette. Sur un buste de femme taillé dans la racine d’une dent d'Equidé et trouvé dans la grotte magdalénienne du Mas d'Azil. — JI/ichel. Sur la prétendue fusion des cellules lymphatiques en plasmodes. — Jayet. Sur un nou- veau perfectionnement apporté è la numération des éléments figurés du sang. — Quéru et Demeny. Etude de la locomotion humaine dans les cas pathologiques. — Mace. Sur la présence du bacille typhique dans le sol. — Gav0y. Sur un appareil axial de suspension pour le transport des malades ou blessés en campagne (sur les chemins de fer). — 23. P07n- caré. Sur l'équilibre d'une masse hétérogène en rotation — Mascart. Sur l’arc-enciel. — Brown-Séquard. Recherches expérimentales montrant que, sous l’influence de la gravita- 2 PONI tion, les centres appelés moteurs et les autres parties d'une moitié de l’encéphale peuvent déterminer des mouvements dans chacune des moitiés du corps. — Bouchard. Sur l’élimi- nation par le urines, dans les maladies infectieuses, de matières solubles, morbifiques et vaccinantes. — Gyldén. Quelques remarques relativement è la représentation des nombres irrationels au moyen des fractions continues. — ew. Observations de la ‘comète Sawer- thal, faites è l'’Observatoire de la Plata (équatorial de 0%,217 de Gautier) — WwuiMleumier. Determination de l’ohm par la méthode électrodynamique de M. Lippmann. — Stoletow. Sur les courants actino-dlectriques au travers de Vair. — Chaperon et Mercadier. Sur la radiophonie électrochimique. — Falingi et Farkas. Pile è courant constant dans laquelle l’électricité négative est du charbon. — Quorard. De l'action des phosphates alcalins sur les oxydes alcalinoterreux. — V7/lard. Sur quelques nouveaux hydrates de gaz. — Oechsner. de Coninck. Contribution è l’étude des ptomaînes. — Gautier et Drowin. Recherches sur la fixation de l’azote par le sol et les végétaux. — Maupas. Sur la conjugaison des Vor- ticellides. — Balland. Sur les développement du grain de blé. — Bertrand. Allure géné- rale des plissements des couches de la Provence: analogie avec ceux des Alpes. — Lan glois et Eichet. Influence de la température organique sur les convulsion de la cocaîne. — Berger. Recherches sur les troubles oculaires dans le tabes dorsal. — Charrin. Sur les conséquences tardives de l’infection. — JI/acé. Sur les caractères des cultures de Clado- thrix dichotoma (Cohn) — Mokker. Sur l'action chimique et les altérations végeta- . tives du protoplasma. — Zeckel et Schlagdenhauffen. Sur le produit des laticifères des Mimusops et des Payena comparé è celui de VIsonandra gutta Hook. — 24. Cai letet et Colardeau. Étude des mélanges réfrigérants obtenus avec l’acide carbonique sa- lide. — J/arey. Représentation des attitudes de la locomotion humaine au moyen des figures en relief. — Zellemand. Détermination du niveau moyen de la mer à l’aide d’un nouvel instrument, le médimarémètre. — Bourgeois. Sur]a reproduction artificielle de ’hydru- cérusite, sur la composition chimique de cette espèce minerale et sur la constitution du blane de céeruse. — Bigourdan. Sur les variations de l’équation personnelle dans les mesures d’etoiles doubles. — Zamey. Sur la constatation de nouveaux anneaux de Saturne, situés au delà de ceux déjà connus. — Zi0uvzlle. Sur certaines équations différentielles du premier ordre. — Cesaro. Sur les fondements du calcul asymptotique. — Zecornu. Sur les mou- vements giratoires des fluides. -- Defforges. Sur un point de l’histoire du pendule. — Wolf. Remarques relatives è la Note de M. Defforges. — Crafts. Sur une correction è apporter aux déterminations par Regnault du poids d’un litre des gaz élémentaires. — Boillot. Expériences sur le pendule non-oscillant. — MNegreano. Mesure la vitesse d’éthé- rification è l’aide des conductibilités électriques. — Petit. Sur les dérivés azoîques de la benzine. — Vigron. Formation thermique des sels de phénylènes diamines. Recherches sur la paraphénylène diamine. — de Schulten. Action du carbonate de calcium sur les chlorure et bromure de cadmium. — £Zrgel. Sur la formation d’acide amidobutyrique par fixation directe d’ammoniaque sur l’acide crotonique. — /erofeieff et Latchinoff. Météorite diamantifère tombé le 10/22 septembre 1886 à Nowo-Urei (Russie)) — Daubrée. Obser- vations relatives è la Communication précédente. — de Rey-Pailhade. Sur un corps d’ori- gine organique hydrosénant le soufre è froid. — Aunstler. Les éléments vésiculaires du protoplasme chez les Protozoaires. — Bonzier. Sur les espèces de Galathea des còtes de France. — Z'scherning. Le centrage de l’eil humain. — Prévost et Binet. Recherches expérimentales relatives è l’action des médicaments sur la séerétion biliaire et à leur dli- mination par cette séerétion. — Lucas-Championnière. Faits pour demontrer l’innocuité de l’ouverture du cràne et les ressources qu'elle offre pour la thérapeutique. — ZMallez. Sur la destruction de Silpha opaca. — Dechevrens. Variation diurne de l’inclinaison des mouvements de l’air observée àè Zi-ka-wei, en Chine. — 25. /'aye. Hypothèse de Lagrange sur l'origine des comètes et des aérolithes: — de Loisbaudran. Fluorescence de la chaux ri NR ferriftre. — Viala et favaz. Recherches expérimentales sur les maladies de la viene. — Rayet. Recherches sur les erreurs accidentelles des observations de passages dans la mé- thode de l’eil et de l’oreille. — Perrotin. Sur les anneaux de Saturne. — /4. Sur la pla- nète Mars. — Maneuvrier et Chappuis. Sur l'électrolyse par les courants alternatifs des machines dynamo-clectriques. — Vignon. Chaleur de combinaison des monamines primaires, secordaires et tertiaires aromatiques avec les acides. — Sadatier. Sur un chlorhydrate de chlorure cuivrique. + /ousseau et Bernheim. Sur la décomposition du ferrate de baryte aux températures élevées. —— Quvrard. Sur quelques nouveaux phosphates doubles dans la série magnésienne. — Meunier. Sur quelques composés de la mannite. — Engel. Sur les acides aspartiques. — Claret. Du venin des Hyménoptères è aiguillon lisse et de l'existence d'une chambre à venin chez les Mellifères. — d'Arsonval. Relation entre l’électricite ani- male et la tension superficielle. — Olv7er. Expériences physiologiques sur les organismes de la glairine et de la barégine. Role du soufre contenu dans leurs cellules.. — Corni! et Zoupet. Sur une nouvelle. maladie bactérienne du canard (choléra des canards). — Arloing. Essai de détermination de la matière phlogogène séerétée par certains microbes. — Letulle. Origine infectieuse de certain ulcères simples de l’estomac ou du duodénum. *Cosmos, revue des sciences et leur applications. N. S. n. 176-178. Paris, 1888. *Denkschriften (Neue) der allgemeinen schweizerischen Gesellschaft fur die gesammten Naturwissenschaften. Bd. XXX, 1. Zirich, 1888. [rih. Beitrige zur Kenntniss der Nagelfluh der Schweiz. *Jahresbericht der k. Ung. geologischen Anstalt fir 1886. Budapest, 1888. Hofmann. Bericht iiber die im Sommer d. J. 1886 im NW-lichen Theile des Szolnok- Dobokaer Comitates ausgefilhrten geologischen Detail-Aufnahmen. -- och. Bericht tiber die in dem siidlich von Klausenburg gelegenen Gebiete im Sommer d. J. 1886 durchge- filhrte geologische DetailAufnahme. — Pethò. Die geologischen Verhiltnisse der Unge- bungen von Boros-Jenò, Apatelek. Buttyin und Béel im Fehér-Kéròs-Thale. —- Z0czy. Be- richt iber die geolosischen Detailaufnahmen im Arader Csanader und Temeser Comitate im Sommer des Jahres 1886. — ZBockh. Daten zur geologischen Kenntniss des NW von Bozovies sich erhebenden Gebirges. — Roth v. Telegd. Die Gegend SO-lich u. z Th. O-lich von Steierdorf. — (Gesell. Montangeologische Aufnhame des Kremnitzer Erzberghauge- bietes. — Schafarzik. Reise-Notizen aus dem Kaukasus. — StauB. Stand der phytopali- ontologischen Sammlung der kgl. und geologischen, Anstalt am Ende des Jahres 1886. *Jahreshefte des Vereins fi vaterlindische Naturkunde in Wiirttemberg. Jhg. XLIV. Stuttgart, 1888. Kissling. Beitrige zur Insektenfauna der Umgebung von Tibingen. I. Die bei Tii- binsen vorkommenden Wasserjungfern (Odonaten). — Arimmel. Ueber die Vorkommen der Kreuzotter (Pelias berus. Mer.) in Wiirttemberg. — Sautermeister. Beitrag zur Kennt- nis der Diatomeen der Umgebung Spaichingens. — Schenerle. Die Riedflora der Spaichin- ger Gegend. — Aoch. Die Blattfiechten der Zwiefalter Gegend. — Mirchner. Nachtrige zur Algenflora von Wiirttemberg. — Schewerle. Die Weidenarten Wiurttembergs. — Reuss. Beitrige zur wiirttembergischen Flora. — /7aas. Die natirlichen Verhiltnisse der Spai- chinger Gegend. — Zakrzewski. Eine im stubensandstein des Keupers gefundene Schild- krite. — Zeubde. Vorkommen von Krystallisiertem Schwerspat im Weissen Jura. — Probst. Ueber die Ohrenknochen fossiler Cetodonten aus der Molasse von Baltringen. — ZLewxse. Beitrige zur Mineralogie Wiirttembergs. — Fraas. Ueber die Finne von Ichthyosaurus. — Schmidt. Wellenbewegung und Erdbeben. Ein Beitrag zur Dynamik der Erdbeben. — Eck. Zusitze zu der Uebersicht iber die in Wirttemberg und Hohenzollern in der Zeit vom 1, Januar 1867 bis zum 28 Februar 1887 wahrgenommenen Erderschitterungen. — . Id. Uebersicht iber die in Wiirttemberg und Hohenzollern in der Zeit von 1 Mirz 1887 bis zum 29 Februar 1888 wahrgenommenen Erderschùtterungen. — Zech. Ueber die Son- nenfinsternis vom 18 August 1887. — Nes. Dehnen sich die Silicate bei dem Ubergang aus dem fliissigen in den festen Aggregatzustand aus? — Mlinger. Untersuchungen iber das Neckarwasser in Riicksicht auf die Verinderungen welche es wihrend seines Laufes von oberhalb Berg bis unterhalb Cannstatt erleidet. *Jornal de sciencias mathematicas e astronomicas. Vol. VIII, 4. Coimbra, 1887. IWVeyr. Deux remarques relatives aux séries. — D'Ocagne. Note sur un problème d’arith- metique. — /d. Note sur les coniques. #Jourmnal de la Société physico-chimique russe. T. XX, 4. S. Pétersbourg, 1888. Mihailofi. Sur l’état gélatineux des substances albyminoides. —- Saytze. Sur un iso- mère de l’acide oléique. — Goldstein. Sur la capillarité des dissolutions salines. — So- rokine. Action de l’aniline sur l’isosacharine. — /4. Sur le rapport du pouvoir rotatoire avec la composition des composés organiques. — Zchernay. Sur la dilatation des disso- lutions salines. — de Aòvesligethy. Analyse spectrale mathématique. — Piltschikoff. Gé- néralisation de la méthode de Gay Lussac pour déterminer la constante de capillarité des liquides. — Woejkoff. Sur la température des caux. i Journal de Physique théorique et appliquée. 2° sér. t. VIII. Juin 1888. Paris. Cornu. Sur la synchronisation des horloges de précision et la distribution de l’heure. — Defforges. Sur l’intensité absolue de la pesanteur. — Neyreneuf. Action des courants d’in- duction sur le voltamètre è aluminium. — Zoullevigue. Note sur la solubilité des gaz dans les liquides. — Aundt. Sur les indices de réfraction des métaux; par M. E. Bichat. ‘Journal fir die reine und angewandte Mathematik. Bd. CIII, 2. Berlin, 1888. Schafheitlin. Ueber die Integraldarstellung der allgemeineren hypergeometrischen Reihe. — J/eyer. Ueber einen Satz von Dirichlet. — Busche. Ueber grosste Ganze. — Lerch. Ueber die Nichtdifferentiirbarkeit gewisser Funetionen. — Frodenius. Ueber die Jacobischen Covarianten der Systeme von Berihrungskegelscknitten einer Curve vierter Ordnung. — Wengarten. Ueber eine Eigenschaft der Flichen, bei denen der eine Haupt- kriimmungsradius eine Function des anderen ist. Journal of Mathematics. Vol. X, 3. Baltimore, 1888. Goursat. Surfaces telles que la somme des rayons de courbure principaux est pro- portionnelle è la distance d’un point fixe au plan tangent. —- Zeun. Remarks on the Lo- garithmie Integrals of Regular Linear Differential Equations. — Chapman. On some Ap- plications of the Units of an -fold Space. — J/oore. A Problem suggested in the Geometry of Nets and Curves and applied to the Theory of Six Points having multiply Perspective Relations. — ZMYumbert. Sur l’orientation des systèmes de droites. *Journal of the China Branch of the r. Asiatic Society. N. S. Vol. XXII, 3-4. Shanghai, 1888. Hirth. Ancient Porcelain. — /d. The Chinese Oriental College. *Journal of the royal Microscopical Society. 1888, part 3. June. London. Rattray. A Revision of the Genus Aulacodiscus Ehrb. — Burrows, Davies Sherborn and Bailey. The Foraminifera of the Red Chalk. * Journal (The American) of Archaeology and of the history of fine arts. Vol. IV, 1. March 1888. Boston. Reinach. An inedites Portrait of Plato. — Ramsay. Antiquities of Southern Phrygia and the Border-Lands (II). — 7rowbridge. Archaie Ionic Capitals found on the Akropolis. — Emerson. An Engraved Bronze Bull at Metaponto. — Ward. Notes on Oriental Antiqui- ties. VII. Two Stone Tablets with Hieroglyphic Babylonian Writing. — Marquand. Barly Pubblicazioni della R. Accademia dei Lincei. Serie 1* — Atti dell’Accademia pontificia dei Nuovi Lincei. Tomo I-XXIII. Atti della Reale Accademia dei Lincei. Tomo XXIV-XXVI. | Serie 2? — Vol. I. (1873-74). | Vol. II. (1874-75). ! Vol. III. (1875-76). Parte 1% TRANSUNTI. 2° MEMORIE della Classe di scienze fisiche, matematiche e naturali. 3° MEMORIE della Classe di scienze morali, storiche e filologiche. WelebtVi XV. VI VII. VII | Serie 3* — TransuntI. Vol. I-VIII. (1876-84). MemorIE della Classe di scienze fisiche, matematiche e naturali. Vol. I. (1, 2). — II. (1, 2). — III-XIX. MemorIE della Classe di scienze morali, storiche e filologiche. | Vol. I-XIII. Serio 4* — RenpicontI Vol. I, II. (1884-86). ’ Vol. III (1887). ’ Vol. IV. (1888) Fasc. 19-50. MemoRIE della Classe di scienze fisiche, matematiche e naturali. Vol. I-IV. MemorIE della Classe di scienze morali, storiche e filologiche. Vol. I-II. V. CONDIZIONI DI ASSOCIAZIONE AI RENDICONTI DELLA R. ACCADEMIA DEI LINCEI I Rendiconti della R. Accademia dei Lincei si pubblicano due volte al mese. Essi formano due volumi all’anno, corri- spondenti ognuno ad un semestre. Il prezzo di associazione per ogni volume è per tutta l’Italia di L. f1®; per gli altri pacsi le spese di posta in più. Le associazioni si ricevono esclusivamente dai seguenti editori-librai: Ermanno LorscHer & C.° — Roma, Torino e Firenze. © Utrico Horpri. — Milano, Pisa e Napokh. RENDICONTI — Settembre 1888. ENIDINCIE Comunicazioni pervenute all'Accademia siro al 2 Settembre 1888. MEMORIE E NOTE Bei SOCI O PRESENTATE DA SOCI Betti. Sopra la Entropia di un sistema Newtoniano in moto stabile... ./. Pag. 113. W Loria. Intorno all’ influenza della rendita fondiaria sulla distribuzione topografica delle industrie » 115 | Agamennone e Bonetti. Sopra un nuovo modello di barometro normale. Nota II (pres. dal Socio ti Blaserna) . . o na | Cesàro. Sur une dicibicca ic o Ga 6) “0 dna FRLIATIRE frena 190 8 Rossi. Le facoltà dell'anima in sè stesse considerate secondo i principî Doe Do Platone nella. Repubblica. Nota I (pres. dal Socio Merrd) . » 138.8 CORRISPONDENZA . Corrispondenza relativa al cambio degli Atti . BULLETTINO BIBLIOGRAFICO ATTI: ILOGICALSSOCIETÌ DELLA di > Lig dr: REALE ACCADEMIA DEI LINCEI ANNO CCLXXXV. 1888 RENDICONTI PUBBLICATI PER CURA DEI SEGRETARI Volume £IV.° — Fascicolo 12° e Indice del Volume. 2° SEMESTRE Seduta del ib Dicembre 1888 ROMA. TIPOGRAFIA DELLA R. ACCADEMIA DEI LINCEI PROPRIETÀ DEL CAV. V. SALVIUCCI 1888 pol MAG w 1914 IS rRSORN. > DE, gel ESTRATTO DAL REGOLAMENTO INTERNO PER LE PUBBLICAZIONI ACCADEMICHE 1. I Rendiconti della R. Accademia dei Lincei si pubblicano regolarmente due volte al mese; essi contengono le Note ed i titoli delle Memorie presentate da Soci e estranei, nelle . due sedute mensili dell’ Accademia,nonchè il bollettino bibliografico. Dodici fascicoli compongono un volume, due volumi formano un’annata. s3 2. Le Note presentate da Soci o Corrispon- denti non possono oltrepassare le 12 pagine di stampa per la Classe di scienze fisiche, ma- tematiche e naturali, e 16 pagine per la Classe di scienze morali, storiche e filologiche. Le Note di estranei presentate da Soci, che ne assumono la responsabilità, sono portate a 8 pagine di stampa per la Classe di scienze fisiche, e a 12 pagine perla Classe di scienze morali. 3. L’Aceademia dà per queste comuaicazioni 50 ostratti gratis al Soci e Corrispondenti, e 25 agli estranei; qualora l’autore ne desideri un numero maggiore, il sovrappiù della spesa è posta a suo carico. 4. I Rendiconti non riproducono le discus- sioni verbali che si fanno nel seno dell’Acca- demia; tuttavia se i Soci, che vi hanno preso parte, desiderano ne sia fatta menzione, essi sono tenuti a consegnare al Segretario, seduta stante, una Nota per iscritto. II. 1. Le Note che oltrepassino i limiti indi- cati al paragrafo precedente, e le Memorie pro- priamente dette, sono senz’ altro inserite nei Volumi accademici se provengono da Soci o da Corrispondenti. Per le Memorie presentate da estranei, la Presidenza nomina una Com- missione la quale esamina il lavoro e ne rife- risce in una prossima tornata della Classe. 2. La relazione conclude con una delle se- guenti risoluzioni. - @) Con una proposta di stampa della Memoria negli Atti dell’Accade- mia o in sunto o in esteso, senza pregiudizio dell’ art. 26 dello Statuto. - 3) Col desiderio di far conoscere taluni fatti o ragionamenti contenuti nella Memoria. - c) Con un ringra- ziamento all'autore. - d) Colla semplice pro- posta dell'invio della Memoria agli Archivi dell’ Accademia. 8. Nei primi tre casì, previsti dall’ art. pre- cedente, la relazione è letta in seduta pubblica, nell’ ultimo in seduta segreta. 4. A chi presenti una Memoria per esame è data ricevuta con lettera, nella quale si avverte che i manoscritti non vengono restituiti agli autori, fuorchè nel caso contemplato dall’art. 26 dello Statuto. 5. L'Accademia dà gratis 75 estratti agli au- tori di Memorie, se Soci o Corrispondenti, 50 se estranei. La spesa di un numero di copie in più che fosse richiesto, è messa a carico degli autori. ANTHROPOL BIGITA ciervÌ UO 50 | — 397 — i OF WASHISET: NI M 119), pr | RENDICONTI DELLE SEDUTE DELLA RR. ACCADEMIA DEI LINCEI Classe di scienze morali, storiche e filologiche. Seduta del 16 dicembre 1888. G. FroreLLI Vice-Presidente Aperta la seduta, il Vicepresidente FioRELLI comunica alla Classe la notizia della morte del Principe EuGENIO DI CARIGNANO. Interpretando il sentimento dei Colleghi, propone che in segno di lutto la seduta sia levata. La proposta è approvata all'unanimità e la seduta è tolta. Furono presentate alla Presidenza le seguenti : MEMORIE E NOTE DI SOCI 0 PRESENTATE DA SOCI Archeologia. — Il Socio FroreLLI presenta il fascicolo delle Notizie per lo scorso mese di novembre, e lo accompagna con la Nota seguente : « Nella Regione X l’agro atestino restituì una nuova iscrizione votiva alle Matrone. Nella Regione XI si ebbe notizia di un sepolereto vetustissimo riconosciuto nel comune di Brembate Sotto, e propriamente nei lavori per la costruzione -della nuova strada da Osio a Trezzo. Sventuratamente la neces- sità di procedere con sollecitudine nei lavori impedì che fossero avvertiti in tempo coloro che avrebbero potuto raccogliere tutti i dati scientifici; e dobbiamo alla solerzia dell'ispettore prof. Mantovani se non ci manca il catalogo degli ReNnDICONTI, 1888, VoL. IV, 2° Sem. 51 398 — oggetti ricuperati. Tra essi sono meritevoli di speciale ricordo una cista in bronzo a cordoni, una fibula di bronzo intera, e frammenti di altre. « Nella Regione VIII va notata una iscrizione latina, pure dedicata alle galliche Matrone, rinvenuta nella città di Piacenza. ] « Per l'Umbria (Regione VI) il nuovo fascicolo contiene una nota del R.Commissario comm. Gamurrini intorno ad un'epigrafe della via Flaminia esistente in Massa Martana. « Per l'Etruria (Regione VII) è importante un rapporto dello stesso comm. Gamurrini, ove si descrivono le scoperte avvenute sul poggio di Ta- lamonaccio, nel comune di Orbetello. Furono quivi rimessi in luce avanzi di un'antica città, che il Gamurrini ritiene l'etrusca Talamone, e vi sì recu- perarono molti oggetti in terracotta ed in bronzo. « Segue una relazione del prof. Helbig sopra gli scavi eseguiti nella ne- cropoli di Tarquinia, durante la scorsa primavera. Furono fatte indagini nel luogo detto il Tiro 4 segno, presso il nuovo cimitero, e non lungi dalle Ar- catelle ; e si scoprirono tombe a fossa ed a camera per lo più franate e de- predate. Ma non fu scarsa la suppellettile funebre raccolta, che fu aggiunta alle collezioni del Museo civico tarquiniese. i «In Roma, come di consueto, si scoprirono molte iscrizioni, per lo più funebri. Il maggior numero proviene anche questa volta dagli scavi attorno ai ruderi dell'antica basilica di s. Valentino fuori di Porta del Popolo. Quivi è stata pure riconosciuta l'estensione della basilica, e si sono determinati fatti di importanza topoprafica e storica. Anche le lapidi nuovamente recuperate sono pagane e cristiane; parecchie tra queste portano la data consolare come le altre rimesse in luce nei mesi precedenti. « Ma tra le lapidi intere o mutile rinvenute nella città e nel suburbio supera per importanza grandissima un frammento marmoreo estratto dall’alveo del Tevere presso la Salara sotto l’Aventino. Vi si contiene un cospicuo avanzo dei Fasti trionfali capitolini. = Continuò la scoperta di sepolcri sul margine deila Labicana nella villa Wolkonsky-Campanari al Laterano; si ebbe una statua di Mercurio nei lavori pel prolungamento della via Balbo in prossimità di Panisperna; furono recu- perate sculture fittili presso il deposito di statuette votive tra la via Macchia- velli e Buonarroti, finalmente non mancarono resti di suppellettile funebre appartenenti al sepolereto vetustissimo che si stendeva presso la chiesa di s. Martino ai Monti. « Furono ripigliate le indagini nell’area dove sorgeva il famoso tempio di Diana sulle sponde del lago di Nemi, e se ne ebbero finora muovi dati per la topografia del santuario. « Una nota dell’illustre comm. G. B. De Rossi mette innanzi il pregio di un'iscrizione scoperta a Baia, del cui rinvenimento fu dato il semplice an- nunzio alla R. Accademia. — 399 — < In Villavallelunga nei Marsi (Regione IV) fu dissotterrata una la- pide con iscrizione latina; dall'area dell'antica Rudiae, non molto distante da Lecce (Regione II), provenne un fittile, ove è un graffito, una leggenda mes- sapica; e dal territorio di Nicotera (Regione III) un'altra epigrafe sepolcrale. Nella regione medesima in Reggio furono tratte all'aperto tre iscrizioni ono- rarie usate come materiale di fabbrica nei restauri di un antico edifizio termale. « Il territorio di Macomer in Sardegna restituì due iscrizioni funebri latine, che furono aggiunte alle lapidi del R. Museo antiquario cagliaritano =. Storia letteraria. — Su /a Gemma purpurea e altri scritti volgari di Guido Fava 0 Faba, maestro di grammatica in Bologna nella prima metà del secolo XIII. Nota del Socio ERNESTO MONACI. «< Allorchè il Rockinger pubblicò nel 1863 a Monaco di Baviera la sua interessantissima raccolta di Brzefsteller und Forinelbiicher des XFXIV Jahr- hunderts ('), gli studiosi delle antichità letterarie italiane non sospettarono che in mezzo a quella congerie di latino medioevale si trovassero confuse anche alcune scritture volgari, le quali, non fosse stato che per la loro vetustà, avrebbero certamente attirato tutta la loro attenzione e il loro studio. « Infatto nella Doctrina ad inveniendas, incipiendas et formandas materias di Guido Faba o Fava, maestro di grammatica in Bologna durante. la prima metà del secolo XIII, fra molti esempi o formule che egli vi avea inserite di epistolografia latina, altri pure ve ne incontriamo scritti in vol- gare; e poichè il libro era stato dall'autore dedicato al podestà di Bologna, messer Aliprando Fava, il quale occupò quell'officio nell’anno 1229, ne ve- niva che questi saggi di epistolografia volgare di maestro Guido dovessero riportarsi per lo meno a quell’anno medesimo, se non anche più addietro. « E il fatto era importante: perocchè, se già ben prima del secolo XIII furono scritte in volgare carte notarili, ricordi domestici e cose di chiesa, di prose veramente letterarie poi non si avevano tinora documenti i quali fossero riconosciuti anteriori alla seconda metà del tredicesimo secolo. Si avea bensì tutto un ciclo di lirici che erano stati contemporanei di Federico II, e taluni lo avevano anche preceduto; ma di prosatori in quel tempo istesso nulla. Ora le formole epistolari del maestro bolognese, per quanto esigua cosa, cominciavano a colmare una lacuna non facile a spiegarsi nella nostra storia letteraria; e perciò, lo ripeto, soltanto alla qualità del libro in cui erano state pubblicate e alla rarità di esso in Italia si deve attribuire se gli studiosi nostri non misero subito a profitto quelle preziose ‘pagine. (1) Quellen und Eròrterungen zur bayerischen und deutschen Geschichte, neunter Band. — 400 — « Ad agevolarne la conoscenza fra noi, volli ultimamente darne una seconda edizione nella Crestomazia italiana dei primi secoli (!), e potei in essa giovarmi di una ricollazione di ambedue i mss. adoperati dal Rockin- ger, della quale collazione ringrazio il mio amico prof. W. Meyer della Uni- versità di Gottinga. « Senonchè, i mss. adoperati dal Rockinger, sebbene pregevoli per la loro antichità, erano tuttavia tali da non potersene trarre troppo profitto per rendere il testo abbastanza intelligibile a tutti. Ambedue opera probabilmente di scolari tedeschi, costoro certamente non dovevano avere alterata la fonetica o la morfologia del testo per influenze di dialetti congeneri, come si è ve- rificato quasi sempre in simili casi, sotto la penna di copisti italiani; ma essi, copiando senza capir sempre quel che copiavano, avevano bene spesso tanto deformata la parola da non potervisi più rintracciare la prima effigie se non per via di congetture e di ipotesi. Così, infino a che non si fosse trovato almeno un terzo ms. indipendente dai due già menzionati, per mezzo del quale tentare una ricostituzione critica, stimai opportuno limitarmi per il momento ad una edizione quasi diplomatica, e l'uno e l’altro testo ripro- dussi con tutti i loro errori anche i più evidenti, siccome con l’unico sus- sidio che si avesse per iscrutarne le mende occulte. « Ma fortunatamente il riscontro di altri mss. non si è fatto desiderare a lungo. Il prof. Augusto Gaudenzi, col quale intendo a preparare una edi- zione delle opere didattiche di Guido Fava e di altri dictatores italiani, mi ha segnalato testè due nuovi mss. contenenti le predette formole volgari, tutti e due conservati nella biblioteca Vaticana, che sono i seguenti: « Vat. Palat. 1611, scritto « anno Dom.incarnationis MccLxvu»; « Vat.5107, probabilmente esso pure della seconda metà del secolo XIII. « Confrontando questi mss. la prima cosa che si osserva è che qui le formole volgari non stanno inserite nella Doc/rina ad inveniendas ete. come nei due della biblioteca di Monaco conosciuti dal Rockinger, ma formano un’operetta a parte, la quale operetta in tutti e due i mss. si trova intitolata Gemma purpurea. È un titolo a primo aspetto molto strano per una rac- colta epistolare; ma chi ripensi alla Palma, alla Oliva, al Cedrus, alla Myrrha, alla tota Veneris di maestro Boncompagno da Firenze; al Candelabrum di maestro Bene da Lucca; al Rosarzum di maestro Guido da Baisio; alla Rosa novella di maestro Pietro de’ Boatteri; all’Aurora del De Unzola, e ai tanti Flores, Margaritae ecc. sotto il cui nome i colleghi del Fava presentavano agli scolari altri simili e più aridi manuali didattici, non si meraviglierà del titolo adattato a questa operetta, nel quale anzi vedrà rispecchiato fedele e vivace il sentimento poetico della età e della classe medesima alla quale il nostro grammatico appartenne. (1) Città di Castello, Lapi, 1888, pp. 32-85. Î il — 401 — « Qual sussidio dai predetti mss. ritraggasi per la costituzione di un testo unico che ci ravvicini quanto è possibile al testo dettato dall'autore, cercherò di mostrare prossimamente. Ora mi preme di aggiungere che al Gaudenzi dobbiamo anche il trovamento di un’altra opera volgare del Fava, assai più estesa della Gemma purpurea e quindi ben più di quella importante come saggio della nostra prosa letteraria nei tempi di Giacomo da Lentino, di Pier della Vigna e di Federico II « Questa seconda opera, conservataci pure da uno dei predetti co- dici vaticani, il 5107, s'intitola Parlamenta et epistole, e consiste in una nuova serie di esempi in parte destinati anch'essi alle corrispondenze episto- lari siccome la Gemma purpurea, in parte a quelle composizioni che altri- menti erano chiamate dicerie. Per le stampe di già conoscevamo fra le altre le Dicerie del Ceffi, pubblicate dal Biondi nel 1825 (!). I Parlamenti del Fava sono scritture dell'istesso genere ; con la differenza che il Ceffi appartiene alla prima metà del secolo XIV, mentre il Fava appartiene alla prima metà del XIII, e viene perciò a prendere il primo posto nella serie di quei mae- stri che facendo passare dal latino nel volgare l’arte dei dictamina, contri- buirono assai più di quel che non si creda, nella formazione del nostro primo idioma letterario. 5 Superfluo che io stia qui a ricordare che l’ars dietaminis o la episto- lografia medioevale fu un prodotto dei più caratteristici delle scuole italiane e che principalmente nello studio bolognese vigoreggiò ed ebbe svolgi- mento la sua copiosissima letteratura (2). Quei maestri diedero alla epistola fra le prose quella importanza artistica che alla canzone e al sonetto fu data nella poesia, e fu per essi che l’ars dictaminis finì col fondersi insieme con l'ars notaria. Così l'ufficio del notaio e del segretario presto abbisognò fra noi di una speciale preparazione letteraria, e non fa meraviglia il numero stragrande che troviamo di manuali per questo studio, se si pone mente allo stragrande numero che si ebbe allora di notai, dapertutto ricercati, vuoi al servigio delle Comunità e delle Podesterie, vuoi nelle corti signorili ed epi- scopali. Quei manuali si dividevano in due classi: teoretici, ove erano rac- colti ed esposti i precetti dell’ars dictuminis ; pratici, ove si offrivano in guisa di antologia i migliori esempi di lettere e di parlate per ogni contin- genza della vita (summae dictaminum). E se una siffatta letteratura, tutta latina di forma e d'intenti, sembra a prima vista che poco o nulla dovesse contribuire al trionfo del parlar materno, omai si può invece affermare, come più sopra dicevo, che vi contribuì moltissimo. Imperocchè se il latino era la (1) Torino, Chirio e Mina, 1825. (?) Su questo argomento, oltre alle memorie del Rockinger, del Wattembach e di altri, merita di esser letto il bel lavoro del prof. F. Novati su Za giovinezza di Coluccio Salu- tati, Loescher, 1888, segnatamente ai Capitoli II e II. 0a — lingua officiale dell'insegnamento, nell'uso peraltro non potevasi evitare il vol- gare. Si preparavano dunque le dicerie in latino, ma si pronunziavano in italiano; e per facilitare la intelligenza delle formole epistolari a chi, pur sapendo poco di latino, voleva per più eleganza in latino scrivere la sua corrispondenza, si dovette presto ricorrere a dare lo stesso testo in latino e in volgare, o almeno a dare in volgare un transunto del testo latino, sic- come poi fu espressamente stabilito per gli atti giudiziari. La società dei notai bolognesi, pubblicando nel 1246 il suo statuto, vi inserì una sanzione la più esplicita in questo senso, e troviamo che nel passar l'esame di abi- litazione al notariato in Bologna si doveva dar prova di saper scrivere cor- rettamente così in latino come in volgare ; e a tale scopo furono eletti quattro notai « a consulibus artis tabellionatus, coram potestate et ejus Judicibus, « qui inquirerent qualiter scirent scrIiBERE et qualiter legere scripturas quas « fecerint vuLGARITER et literaliter, et qualiter latinare et dictare » (1). « Ciò ricordato, si troverà ben naturale quel che vediamo fatto da Guido Fava con la sua Gemma e con i suoi Parlamenta. Con la Gemma egli com- pendiò in volgare delle formole che aveva più ampiamente svolte in latino; con i Parlamenta ci diede altri testi ugualmente o quasi ugualmente svolti così in latino siccome in volgare. « Veggasi per esempio la letterina amorosa che sta sotto il n. VI della Gemma : « Quando eo vego la vostra splendiente persona, per la grande a legrega « me par ke sia in paradiso, sì mi prende la vostr'amore, donna gensore, sovra « omne bella! » « Ecco ora il testo intero latino della stessa lettera quale ci è porto da un ms. vallicelliano della Summa dictaminis dello stesso autore: « Nobili et sapienti domine .P. morum elegancia decorate .B. salutem « et quicquid fidelitatis et seruicii potest. sic me cepit uestre claritatis amor, « uirgo splendida rosea et serena, quod diebus ac noctibus non possum aliud « quam de uestra pulcritudine cogitare. quam cum videre ualeo, in tantum « meus animus gloriatur, quasi essem inter paradisi gaudia constitutus. cum « autem sitis spes mea, que mihi sola potest in terris conferre mentis leti- « ciam et salutem, gratiam suam mihi pereunti vestra curialitas miseri- « corditer largiatur; sine qua mea vita mors ereditur o. Ma i limiti di una Nota non mi permettono ora di trattenermi in simili particolari, sui quali spero di tornar presto. Qui basti di avere raccolto una doppia prova del nesso che corse tra la scuola dei grammatici bolognesi e la cultura della lingua volgare in questa stessa città già fin dai tempi di Federico II, e possano questi primi cenni pei ricercatori essere di qualche (1) Rockinger, op. cit. p. XXIV; e già prima l'aveva notato il Sarti, De claris Ar- chigymn. Bonon. professor. p. 425, nè dimenticò questo passo il Novati, op. cit. p. 71. — 403 — stimolo alla piena esplorazione di un filone, nel qual resta ancora da far quasi tutto. Riserbandomi di dare in altra nota il testo della Gemma ristabilito sui quattro mss. di cui ho parlato, qui intanto, grazie alla cortesia del prof. Gaudenzi, comunico un saggio dei Parl/amenta, e richiamo in ispecie l'at- tenzione sopra le due Invettive tra Carnevale e Quaresima, amene diva- gazioni, come molti sonetti e canzoni d'amore, di quelle medesime scuole dove maestri bolognesi, lombardi, toscani, romani e meridionali insegnavano a met- tere in volgare i loro libri di testo, quali il Libro di Cato, il Panfilo, ì Trattati di Albertano, i Proverbi di Salomone e altre opere latine del medio evo e dell'antichità. È in simili divagazioni che la prosa italiana co- minciò a liberarsi dalla falsariga latina ». Con. Vat. 5107. Responsivum parlamentum ellecti fratris. « No serave dexevele u raxonevele cosa fare prego a voi: ka noi somo sci una cosa, k'el parave che fosse a mie medesemo. e so che no è mistero che voi seti apareclà d'audire quelle cose che placerà a vue dire eo, avegne « che scia indigno et immerito. voglo mie assimblare al mercatante, de el « quale dice la Scriptura c andò in terra luntanna, et trovando una bona mar- « garita, vendeo omne cosa e sci la comperò. questa terra luntana sci è « terra incoronata, là o eo son stato a li piè de la phylosophya et audito la « soa doctrina e nutrito de lacte de la sua dolceca; e no genga spese e fa- « tica ò atrovato margarita de sciensia preciosa, la quale resplenderà in la « nostra terra, in oficio plubico, al quale voi diti so alecto in presenti. unde, «a gochela cemma se debia provare, e mostrare la sua clarità per experientia « de verità, verò cum mia mercatandia seguro et alegramente, quando la nuova « curte intrare devrà a dire et a fare quelle cose che pertineranno ad acre- « samento de gloria et honore ». n Lal c. 76B De comunitate ad militem ellectum in potestatem, parlamentum. 2 « Inperquello che in voi ène grande discretione e multo savere, vo fago « prego che sia auditò. cha voi e questi savii homini vostri parenti et amisi « m'audiriti, et intenderiti quello che dirò al vostro honore e de coloro ch’amono « la vostra persona. da grande amore se parte et è da tignire forte a plaxere « quando le cità de multe persone allege l'una e tolse de sci e mitte sè in « altroi potestà, scicomo è facto Sena, la quale in presente è clamà voi « in soe rectore e sciore, sperando per li vostri meriti recevere accrexemento « de bona ventura. la quale electione ve representa da parte del dicto com- — 404 — « muno, pregando la vostra dinnatione che voi la nostra potesteria voglà recevere « scicomo se convene, guardando che in regemento s'acatte omne honore, là «o la gentilisia resplende, la bontà apare e 1 savere s'acognose manifeste- « mente ». c. 81A De Quadragesima ad Carnis privium. « Noi Quaresema, matre d'onestà e de discretione, no salutemo te Car- « nelvare (!) lopo rapace, che no se digno. ma in logo de salute abie planto « e dolore. tu sai bene che noi conosemo le tue opere, e le tue iniquità sono «a noi manifeste; che tu se’ fello e latro, ruffiano, putanero, glotto, lopo « ingordo, leccatore, biscaggero, tavernero, gogatore, baratero, adultero, forni- « catore, homicida, periuro, fallace, traditore, inganatore, mengonero, amico « de morte e pleno de multa gugura. unde lo mundo, lo quale tu ay bruto « per pecati, volendo purgare dignamente per vita munda et immaculata, « per degono et oratione et beneficio de carità, comandamoti destrectamente « che tra qui et martidie debie inscire de tuta christianità, e la tua habitatione « scia in logo diserto, overo in terra d’esaratione; sapando, che se tu ti « lasaria trovare, noi cum nostra cavallaria confonderemo te et tuta la « tua gente ». e. 81B esponsiva contraria. « Noi Carnelvare rege di rre, prencepo de la tera, no diamo salute a «tie, Quaresima topina, ch'ei plena de planto e d’onne miserie; ma tego scia « confusione angustia e dolore: ka tu è inimica del mundo, matre de avaricia, «sore de lagreme, figla de indito. le toe nare è grise, sci e cenere sacchi «e dici (?), le toi cibi sono legome bistiale; da te desende ira, divisione, « mellenconia, infirmità, pallore; onne anno ne fai asalto scicomo fulgore e «tempesta; et in la tua pigola demoranga se fa multi mali et iniquità; e «tanto e’ tediosa e fastidiosa, che tuti te porta odia e desidrano che te debia «tornare. ma per noi e la nostra gente se fa belli canti e tresche; per noi « le dongelle se ragenga e fasse grandi solagi, goie e deporti. unde inperquello « che noi avemo a fare via luntana, a co che la tua malicia sia conoscoda, « donote parola che tu fin a sabbato sancto e no plu deibe demorare, se tu «voi fugere la morte e scampare la vita; saipando ke Illo die preclaro de la « pasca noi veremo incoronati cum gilli e rose e flore, e faremmo l'auxelli «supra le ramelle cantare versi de fino amore ». (1) ZL Cod. carnelure. (2) Ste. — 405 — ec. 81c De filio ad patrem pro pecunia. « Andato sono al prato de la phylosophya, bello, delecterele e glorioso. « et volsi coglere fiore de diversi colori, acò ch'eo facesse una corona de mera- « veglosa bellega, la quale resplendesse in lo meo capo et in la nostra terra, «a li amisi et parenti reddesse odore gratioso. ma lo guardiano del gardino « contradisse, s'eo no li facessi doni placeveli et honesti. unde inperquello «che nnon ò che despendere; si la vostra liberalità vole che vegna a co- «tanto honore, voglatime mandare pecunia in presente, sci che in lo cardino «in lo quale sono intrato, possa stare e coglere fructo pretioso ». ce. 81c De amico ad amicum communis audientia. « In presentia del maestro è la nostro posto (') scicomo denango a quelle « persone che sono ornamento de savere; dubitarave foruomente de favellare. «ma la vostra curtisia è tanta, che genca prego me dariti audientia. ca voi, «mesere Petro amico spetiale, lo signore Deo ne dia la sua gratia e bona «ventura, longega de vita in onne allegreca. alla vostra voluntà. mando (*) «eo vego la vostra persona, la nostra floresse, scicomo sci è l'arbore in lo «mese d'aprile, che mostra lo bello maio e la fresca verdura. ad odire de «la cui liberalità seguramente recurro, per adomandare pigola cosa e grande. « pigola no dive dire, chè tute le cose son grande fra l'amisi, per la grande « voluntà ch'egl'ano da fare avixendevelemente plaxeveli servisii. unde eo ve “ prego, ma pregar no vo sso, enperquello che farave iniuria alla preclara «amistà; ma sola mente ve fago conto che ò berono multo del vostro palla- « freno, lo quale me voglati prestare e mandare in presenti, saipando ch'el «me convene andare all'enperiale corona in servisio de la nostra terra ». Biografia. — Il Segretario FERRI presenta alla Presidenza il volume intitolato: Diario inedito con note autobiografiche del Conte di Cavour pubblicato per cura e con introduzione di DoMENICO BERTI, accompagnando il dono del Socio Berti col seguente cenno bibliografico: « Nessuno studio accurato sulla vita e sul carattere del Conte di Ca- vour può esserci indifferente, molto meno poi quando un tale studio sia fon- dato sopra documenti inediti e atti a rivelarci le più intime tendenze del- l'animo, i più segreti pensieri dell’uomo. Questo è appunto il caso del volume di recente pubblicato da Domenico Berti. Le informazioni che in questo volume (1) Ste, corr. nostra persona ? (*) Ste, corr. quando ? RenpIcoNTI. 1888, Vor. IV. 2° Sem. 92 — 406 — attingiamo sul grande uomo, al quale il nostro paese deve in così gran parte la sua ricostituzione, non sono soltanto nuove, ma ciò che più importa, sono scritte da lui stesso, sono ricordi intimi e spesso confessioni secrete, registrate, non certo con intendimento di lontana pubblicità, ma per desi- derio e proposito di meglio conoscere se stesso; scopo a cui talvolta avrà potuto contribuire la curiosità e l'amor proprio, ma a cui più spesso ancora mira un'aspirazione seria al perfezionamento intellettuale e morale. La let- tura di questo volume non può lasciare su ciò alcun dubbio, ed è vera for- tuna che questi documenti sieno dai possessori, giunti nelle mani d'un edi- tore che non solo per competenza singolare e relazioni di vita pubblica e privata, era quanto altri mai in grado di valutarne l’importanza e trarne gli insegnamenti che ne derivano, ma per senno e prudenza non poteva cadere nel difetto lamentato in pubblicazioni fatte in analoghe circostanze da edi- tori poco serupolosi per l'onore dei morti o pei riguardi ai vivi. « Il volume, a cui questo cenno è rivolto si divide in due parti: la prima di LXX pagine contiene una larga introduzione, che per se stessa e per i pregi di pensiero e di forma che la distinguono, è un lavoro originale; la seconda di pagine 356 è tratta tutta quanta da scritti intimi del Conte di Cavour. L'introduzione che su di essa si aggira prima di tutto ci rende conto dell'origine e della distribuzione di questi scritti, ci dà notizie precise intorno alla loro provenienza, allo stato in cui si trovano, al tempo e alle circostanze in cui nacquero, all'ordine loro cronologico. Essi si dividono in tre parti e cioè: 1° una miscellanea giovanile che va dal 1828 al 1832; 2° il Diario che comprende gli anni dal 1832 al 1837; 3° le note autobiografiche che comprendono gli anni 1842-1843. Come si vede, abbiamo per un periodo di dieci anni nel Conte di Cavour medesimo il narratore di tutto ciò che ha creduto degno di nota nella sua esistenza. I suoi ricordi sono generalmente scritti nei giorni stessi dei fatti e delle cose a cui si riferiscono. Essi ci permettono di tener dietro ai suoi primi studî, di conoscere quelli che hanno formato la sua mente e la parte più cospicua della sua coltura, di scorgere nella maturità del suo sviluppo intellettuale quelli che più l'hanno attratto e gli hanno procurato maggiore autorità e maggior fama; e l'interessamento che proviamo dalla lettura di queste note, e dalla esposizione viva e sentita che ne fa il suo editore, cresce, per così dire, in ragione diretta della distanza che separa il periodo di tempo a cui si riferiscono da quello nel quale, dive- nuto primo Ministro di Vittorio Emanuele, dispiega le virtù d'ingegno e di carattere, il sapere economico e la sapienza politica che fecero di lui il più eminente uomo di Stato del tempo suo. La formazione nell'ordine biologico umano è per lo meno così attraente pel filosofo, come quella degli organismi pel fisiologo, tanto più poi cresce questa attrazione quanto maggiore è l'orga- nismo morale del quale ci è dato di rintracciare, se così posso esprimermi, i primi germi e le fasi evolutive. — 407 — | « Leggendo l'accurato lavoro del Berti rileviamo con lui nel Conte di Cavour, non già una tendenza esclusiva negli studî, ma una predilezione per quelli che si domandano positivi. La matematica e l'economia politica hanno lasciato una traccia profonda sia negli scritti speciali di lui, sia ne'suoi ricordi, | senza che per altro la loro relazione coi fini pratici della vita sociale abbia impedito la sua mente di riconoscere l'importanza degli studî storici e mo- rali, e la connessione loro col progresso civile. Questo ingegno così forte come equilibrato, non disprezza alcuna delle parti costitutive della umana coltura, benchè concentri la sua attività in quelle indagini che conducono più direttamente a conoscerne il valore sul terreno dei fatti e dell'esperienza. E per fermo una delle doti più spiccate che meglio appariscono dal Diario, è lo spirito di osservazione. I suoi viaggi, il suo soggiorno in alcune grandi città dell'Europa, le sue visite agli opificì, ai circoli letterarî e scientifici, ai parlamenti, i ricordi registrati delle conversazioni avute coi dotti, ne por- tano in forma varia l'impronta; non è per altro osservazione passiva la sua, attiva bensì, mista di critica, feconda di nuove vedute, impulso a sviluppo originale. Nell'esaminare le forme di governi, l'indole delle istituzioni e dei popoli, nel raccogliere dati statistici relativi alle industrie e alle classi lavo- ratrici, i suoi studî hanno per oggetto non solo problemi politici, ma anche la questione sociale della quale egli scorge fin dalla sua giovinezza l’importanza e la cui soluzione egli domanda dal canto suo a un profondo esame delle leggi economiche, lontano del pari da un egoismo imprevidente e da utopie | malsane. Nè solo queste alte materie più direttamente attinenti alla sua missione di uomo di Stato, lo occupano in Parigi, in Londra, in Ginevra, ma le lettere, le scienze morali e giuridiche, in generale tutto ciò che fa parte dell’umana coltura, attira l’attenzione di questo spirito indagatore di tutto ciò che si riferisce all'ordinamento della vita civile. Neppure la filo- sofia è stata estranea alle sue riflessioni, e il Berti ha fatto a questo | riguardo interessanti avvertenze sulla sua inclinazione per le dottrine spiri- tualistiche, ai maestri delle quali per altro egli non risparmiava qualche pun- tura provocata da formole troppo indeterminate o insufficienti pel suo spirito positivo; carattere che nondimeno si conciliava con l’idealità e l’elevatezza. Imperocche la libertà che egli tanto contribuì a dare all'Italia e che già era l'oggetto del suo patriottismo quando metteva in iscritto le sue impres- sioni sulla Rivoluzione piemontese del 1821 e più tardi quando registrava il | suo giudizio intorno a quella dell’Italia centrale del 1831, passava ben tosto | in lui dal sentimento al concetto e allargandosi da un concetto all’altro in guisa da abbracciare e armoneggiare tutte le sfere della vita civile, costituiva | l’unità di quei principî liberali che informarono le fasi e gli aspetti diversi della sua carriera economica e politica. Il Berti ha notato particolarmente i | ricordi da cui risulta il profondo disgusto che in tempi ancora lontani dal | suo ingresso nella vita politica, egli sentiva per gli abusi commessi dalla — 408 — Curia Romana in nome della religione, e il severo giudizio che recava sul governo teocratico. Egli voleva fin d'allora un sacerdozio conforme alla sua missione spirituale e la formola Zibera Chiesa in libero Stato, si può con- siderare come l'espressione matura di un liberalismo assai anteriore che nella sua elasticità doveva trovare, a suo tempo, anche questa nuova applicazione. Ma l'aspetto di questa vita così breve e feconda che più interessa al filosofo e che ha suggerito al nostro socio le più acute e istruttive avvertenze, è forse il più intimo e cioè l'aspetto psicologico e morale descritto in ricordi del Conte di Cavour che si potrebbero chiamare le sue Confessioni. « La passione non è stata estranea a questa vigorosa tempra di uomo. In un libro anteriore al presente il Berti ci ha fatto conoscere i suoi amori giovanili, e il Diario pubblicatoin questo volume ci apprende che il giuoco lo dilettò al punto da diventare un'inclinazione prepotente e viziosa; ma egli sa prendere una risoluzione energica e vincere se stesso. Altre tendenze più materiali sono da lui combattute quando si accorge che stanno per diventare abitudini, e cominciano a turbare sensibilmente la vita dello spirito. Il sen- timento dell'armonia necessaria alla sanità morale e intellettuale, si fa in lui ognor più vivo dall'esame abituale che egli applica a se stesso, dalla coscienza che egli si procaccia delle sue facoltà e dei fini loro, dal giudizio severo che egli reca sui proprî atti, dall'amore sincero e dominante della verità, salda radice di moralità e di umano perfezionamento. Le sue confidenze non ci permettono di dubitare che egli fosse fin dalla sua giovinezza, consapevole della superiorità del suo ingegno, e che egli aspirasse fin da’suoi venti anni alla grandezza e alla gloria congiunte coll’avvenire del Piemonte e al risor- gimento d'Italia, benchè questo sentimento non pigliasse poi forma precisa e stabile che col tempo e cogli avvenimenti. Ma pochi forse furono da princi- pio così contrariati dalle circostanze e dagli uomini. Educato sotto un go- verno assoluto, in una famiglia nutrita di pregiudizî aristocratici, quando tutto intorno a lui congiura a spegnere i sentimenti liberali, egli ne prova l'impulso, ne trova la radice nella dignità e nella responsabilità umana, vi unisce un'ambizione giustificata da una natura alla cui virtù è campo troppo ristretto l’attività privata, sia pure utile al pubblico con occupazioni di second’ordine. Questa nobile passione che da una parte lo stimola a sforzi felici per migliorare se stesso, onde prepararsi alla vita politica, gli suscita una lotta assai più difficile con la fortuna. Imperocchè contrariato ora dalla volontà e dal modo di vedere dei membri più influenti della sua famiglia, ora ingannato nelle sue previsioni circa le mutazioni sperate nello stato politico dell'Italia e dell'Europa, perde momentaneamente la fede in se stesso e negli uomini, dispera per un istante dell'avvenire, e cade in un pessimi- smo che gli strappa un gemito doloroso. La sua tristezza giunge al punto di fargli esprimere il desiderio di finire una vita resa inutile, da quanto gli sembra, per la mancanza de suoi intenti; ma tosto la coscienza morale che — 409 — condanna il suicidio e il nativo vigore dell'animo rintuzzano la tendenza malsana e lo rimettono nel suo vero stato. Il sentimento della responsabilità, unito a quello di una indipendenza e di una superiorità senza superbia, ma senza debolezza, è forse il tratto morale che più spicca. in questa grande fisura che il Diario ci rivela. Assai giustamente il Berti v'insiste, come vi hanno insistito generalmente gli scrittori che si sono occupati di questa pubbli- cazione. La lettera scritta da Ventimiglia all’età di 18 anni in difesa delle sue opinioni politiche contro le censure della famiglia che le avversa in modo ingiurioso alla sua persona, è l’eloquente espressione di questi sentimenti. Essa è la professione di fede di un animo che sì sente ferito nella sua parte più vitale, che geloso dell'onore, quanto gli uomini della sua antica schiatta, e consapevole della libertà individuale e del valore del cittadino secondo il diritto moderno, significa e mantiene con ardimento e fermezza le proprie convinzioni. Presago del trionfo della democrazia e persuaso della necessità di conciliarlo coll’avvenire della Monarchia è più presto disposto a rinunciare alla vita che alla sua fede politica. « Non seguiremo l'Autore dell’introduzione al Diario nei confronti de- lineati a larghi tratti fra il Conte di Cavour e gli altri eminenti uomini di Stato che prima di lui o contemporaneamente, concorsero alla rigenerazione politica dell’Italia, e neppure rileveremo le osservazioni che le Note del Conte gli suggeriscono circa le influenze esercitate su lo sviluppo delle sue facoltà e l'indirizzo delle sue idee dai dotti, dagli uomini di Stato e dagli amici che furono in relazione diretta con lui o coi quali mantenne com- mercio epistolare. Ci basti l'avere espresso un'impressione ricevuta dalla lettura di uno studio, che non potrà essere trascurato da chi voglia occuparsi della vita e dei tempi del grande statista italiano ». Storia della Geografia. — Nuovi documenti relativi alla sco- perta dell’ America. Nota del Socio G. Govi. « Mentre a festeggiare il IV° Centenario della scoperta del Nuovo Mondo sì va da ogni parte febbrilmente rovistando nelle biblioteche e negli archivi per discoprirvi qualche documento che valga a diradare la nebbia onde tut- tavia sì velano i primi tempi della vita di Cristoforo Colombo, le vicende e le notizie che apparecchiarono la grande scoperta, i particolari di codesta sco- perta, i tentativi contemporanei per toglierne a lui la gloria, la fine sconso- lata del grande navigatore, spero che l'Accademia vorrà accogliere per le sue pubblicazioni due brani di lettere, del 1493 e del 1494, nei quali appunto sì discorre degli scoprimenti fatti dal Colombo, e che con squisita cortesia, il sig. Davari, conservatore dell'Archivio Gonzaga di Mantova, mi aiutò a trovare e a trascrivere. — 410 — « Si tratta di due lettere dirette, l'una al Marchese, l’altra alla Mar- chesana di Mantova. Il Marchese era allora quel Francesco II Gongaza, che poi, del 1495, divenne famoso pel valore mostrato nel combattimento di Fornovo, o del Taro, e che allora figurava, colla moglie Isabella d'Este, fra i più rag- guardevoli e splendidi signori delle terre italiane. « La prima lettera, scritta di Firenze, è di maestro Luca Fancelli ('), che fu scultore, architetto e idraulico di merito singolare, e visse in Mantova al servigio del Gonzaga dal 1450 al 1493. Ecco le parole del Fancelli (2): Ill p. et ex. dno dio Francischo Marchioni Mantue ete. Dio meo singularissimo ete. « INNO et Ex. Signior mio etc. - V.* S.° puo quere inteso chome qui e letere che avendo mandato el re di Spagnja alquni legnj oltre al mar di spagnja che in tempo di 16 giornate schoperxono cierte ixcole in fra le altre vero loriente una icola grandisima la quale avena grandisimi fiumi e teribile montagnie e molto fertilirimo paere e abitato da begli homenj e donne ma vanno tuti ingniudi da cieto che alquni anno vna foglia fato di chotone denanzi al menbro genitale e che el paexe e abondantisimo doro e sono perzone cortesi del loro avere e che cie chopia di palme e de pin di 6 spezie e alberi altirimj a maraniglia e che sono piu ixole de le quali na nominate 5 e una quari grande chome italia e che que fiumi menano oro e che ano rame asai ma non ferro e molte altre ma- rauiglie e che non si uede nel polo articho ne lantarticho. ...... Sa .... Data in Firenze a lopera de Scta liperata 22 aprile 1493. V.° fidel seruidor Lucna ingieniere « Che questa lettera sia proprio del 1493 non può rimaner dubbio, poichè quantunque a Firenze si cominciasse l'anno 40 incarnatione, cioè il 25 di marzo, il 22 d'aprile non avrebbe potuto portar la data del 1495 se non fosse proprio stato di quell’anno, secondo lo stile comune 4. nativitate. i « Ora Colombo, giunto a Palos, il venerdì 15 di marzo, arrivò verso la metà d'aprile in Siviglia, dov'erano Ferdinando e Isabella. La lettera del Fancelli ci fa quindi conoscere che le novelle della scoperta erano giunte rapi- dissimamente a Firenze, dove egli allora si trovava e dove nel 1491 s'era «ogupato en fare un modelo per la faciata di Santa Maria Liperata [Reparata | ». « Così vien confermato quel passo del Diario di Tribaldo de Rossi che l' Uzielli riferì nell'avvertimento premesso alla ristampa del poemetto di Giuliano Dati intitolato: Zeltera delle Isole che ha trovato nuovamente il (1) Intorno a Luca Fancelli, veggasi nell'Archivio Storico Lombardo, Anno II, Milano 1876, pag. 610-638, uno studio di Willelmo Braghirolli, intitolato: Zuca Mancelli Scultore, Architetto e Idraulico del secolo XV. (2) Archivio Gonzaga di Mantova. Rubr. E XXVIII, 3 — Firenze. — 411 — Re di Spagna (*) e dove il de Rossi nota: « Richordo, come di marzo @ GAI E 1493 ci vene una lettera alla singnoria chome e re di Spangnia.....; « cierti giovani iti chon charovele a cierchare di paesi nuovi ecc. ». « Non s'intende troppo facilmente come il Fancelli faccia scoprire le prime isole incontrate dal Colombo « in tempo di 16 giornate » a meno che questo numero non sia stato da lui mal letto nella scrittura di dove l'avea tratto, e dove probabilmente era un 36, avendo infatti Colombo impiegato 36 giorni (dal 6 di settembre al 12 di ottobre) per andare dall'Isola di Gomera a Guanahani, prima Isola da lui scoperta. « Le altre notizie scritte dal Fancelli s'accordano benissimo con quelle date dal Colombo, nella sua lettera a Luis de Santangel, o in quella a Gabriel Sanchez, che ridotta in poveri versi da Giuliano Dati fu poi pubblicata in Firenze il 26 di ottobre dello stesso anno 1493. « Le © isole che il Fancelli dice romznate dal Colombo, furono quelle di San Salvador, di S. Maria de Concepcion, di Ferrandina, d' Ysabella e di Juana, che non si sa bene adesso quali siano veramente fra le molte che compongono il gruppo delle Bahama o delle Lucaye. « Non apparisce poi dalle lettere del Colombo aver egli detto (come scrive invece il Fancelli) che da quelle terre nuovamente scoperte « non si vede « nè il polo artico, nè l’antartico > nè avrebbe potuto dirlo non essendovi luogo della terra dove questo avvenga, e le isole Lucaye o Bahama situate fra il 15° e il 30° grado di latitudine boreale, avendo tutte sull’orizzonte il polo artico, e mai non vedendo l’antartico. « La seconda lettera (?), posteriore d'un anno e più alla prima, e perciò forse meno importante, è nondimeno abbastanza curiosa perchè ci dà notizie che non si leggono nelle lettere del Colombo, e che mostrano come allora corressero altre relazioni sulle cose del Mondo Nuovo oltre a quelle dovute allo scopritore. « Essa è scritta di Ferrara l’11 di giugno 1494 da un Moreleto Ponzone di Cremona e diretta a Isabella Marchesana di Mantova. Eccone il brano relativo alle nuove terre scoperte. A la mia I° Madonna Marchisana de Mantua in Mantua. « A lo fato de Spagna nouamente, uno chiamato columbo, si atrovato una certa isola per lo Re de Spagna in la quale ge sono homini de sta- tura uaria ma sono beretinazi et ano lo naso como simia, et lo primo de (1) Scelta di curiosità inedite o rare dal secolo XIII al XVII. Bologna, Romagnoli, Dispensa CXXXVI (1873)... pag. XVII e seg. (2) Archivio Gonzaga di Mantova. Rubr. E. XXXI, 3 — Ferrara. — 412 — loro sia atachato in lo naso uno pezo de oro che gie copri, la bocha e largo 4 dita et le donne anno la faza larga como und rutella, e tuti uano nudi, homini e donne, e ne ha menato a lo Re de Spagna 12 e 4 donne, e sono tanto debili de natura, se ne infirmo 2 in. Siwillia per modo che li medici non intendeno sua infirmita e non ge trowano polso e sono morti, li altri sono uestidi e como vedeno uno ben westito ge mettano li man per adosso e se baseno le mane, che ge piace, poij li ano amaijstrati, et ano cognoscimento, e sono cemolezij (sic?) e nisuno non intende de suo lenguazo pur manzeno a la tagola e manzeno de ogni cosa e non ge dano vino, in la loro parte manzeno radice derbj, et vna certa cosa che pare como pe- pero grossa como vna nose che da grande sustanzia e cosi wiueno, et soto li lor sassi leuandoli se ge troua tanto horo assaij che bello non mancha se non a purgarlo. per altre daro auiso quelo seguira. Data în Ferava a dj ij sugno 1494 Moreleto ponzone de Cremona Ser. « In questa lettera, scritta mentre il Colombo era già tornato al Nuovo Mondo, si vede apparire il nome di Columbo, taciuto in quella del Fancelli, ma in iscambio di 5 isole principali, e di qualche altra minore da lui tro- vata, il Ponzone parla soltanto di una certa Isola, e d'uomini di color Bere- tinazzo (grigiastro) col naso da scimmia, ornato con un pezzo d’oro che copre loro la bocca, dando poi su sedici Indiani portati dal Colombo in Ispagna alcuni particolari che non si riscontrano altrove. « Il Ponzone parlando di codesti Indiani condotti nella Spagna, in un punto della sua lettera li chiama cemo/lezi), epiteto che non si sa troppo che cosa voglia significare, quando non sia una storpiatura di stm2u/at7 0 dissimulati, che potrebbe accordarsi col resto della frase, la quale allora suonerebbe così: pot li hanno ammaestrati, e hanno conoscimento, e sono DISSIMULATI, @ Nessuno intende il loro linguaggio, se pure il cemolezij non corrisponde alla parola dialettale sm0/edeg, che in Mantovano, in Ferrarese e in altri dialetti Lom- bardi significa /ubrico, molliccio, e qui varrebbe: molli, senza vigore, come appunto il Ponzone avea detto poco prima essere quegl Indiani /anto debili de natura. « Tutte due le lettere poi parlano dell'oro che sì trova abbondantemente nelle nuove Isole, perchè il Colombo, a ottenere aiuti e privilegi, ne andava promettendo moltissimo al Re Cattolico, e forse da codesta promessa arri- schiata e mal compiuta derivarono poi tutti i suoi guai, perchè l'avarissimo e cupido Ferdinando, non seppe mai perdonargli d'aver pensato più tosto a chieder titoli e privilegi, e a convertire e battezzare Indiani, per compiacere Isabella, anzichè a cercar metalli preziosi e perle e legno Aloe e altre cose rare per arricchire il tesoro del Re ». — 413 — Histoire réligieuse. — Sur quelques inscriptions de vases sa- crès offerts par Saint Didier, eveque de Cahors. Nota del Socio E. Le BLANT. « L’auteur anonyme qui écrivit la vie de Didier, évéque de Cahors au septième siècle, nous apprend que ce saint personnage dota son église de vases sacrés et d'objets du plus grand prix dont il donne la curieuse nomen- clature: « Tam vero, dit-il, in altaris ecclesia ministeria dici non potest quantum se fuderit, quantaque fecerit, quam numerosa, quam pulchra, quamque nitentia que hodie constare melivs puto intuentium oculos judicare quam nostro ser- mone exponere. Quantus sit in calicibus decor, in distinetione gemmarum nec ipsos intuentium obtutus facile dijudicare reor; fulgetris quidem gemmis au- roque calices. prominent turres, micant corone; candelabra resplendent, nitet pomorum rotunditas, fulget recentarii celique varietas, nec desunt patene sacris propositionis panibus preparate ; adsunt et statarii cereorum corpo- ribus aptati. His omnibus Crux alma ac pretiosissima varia simul et candida arcubus appensa, sanctisque superjecta fulgetris. Hwec sunt opera « Desiderii, hec monilia illius sponse, hoc studium Pontificis nostri, hoc « emolumentum Pastoris egregii; in his sedulum studimm impendit, quod « dum preparavit Domino quidem honorem, sanetis autem venerationem, et « sibi providit mercedem perennem » (1). « Plus loin, dans l’épilogue de son écrit, l'auteur, célébrant de nouveau la munificence du saint évéque, constate qu'il avait fait graver, sur les vases offerts par sa main, de courtes inscriptions: « In quibusdam autem versi- « culis sic scripsit: DESIDERII VITA CHRISTVS. In quibusdam autem sic « scripsit: DESIDERII TV PIVS CHRISTE SVSCIPE MVNVS. In aliis autem « ita: ACCIPE CHRISTE MVNERA DE TVIS TIBI BONIS OBLATA. In « aliis quoque ita: SVSCIPE SANCTE DEVS QVOD FERT DESIDERIVS « MVNVS VT MAIORA FERAT VIRIBVS ADDE SVIS. In aliis: HAEC EST « SAPIENTIA SAPIENTIVM PROFVNDI SENSVS. In aliis vero abbreviatum < illud dictum: SAPIENS VERBIS INNOTESCIT PAVCIS » (> « C'est entre les années 629 et 652 ou 653 que saint Didier occupa le siége épiscopal de Cahors; ses inscriptions ont done une date certaine qui en augmente le prix, car elles mettent sous nos yeux des types des légendes dédicatoires que l'on composait à cette époque. « La première rappelle le verset de l’Epître aux Philippiens: Mih? vivere CS n LS LS LS » LS » LAI (1) Vita S. Desiderii Caturcensis episcopi et confessoris, c. IX. (Labbe, Nova biblio- theca manuscriptorum librorum, +. I, p. 705). (2) Ibid. p. 715, Epilogus. Ut (6) RexpIconTI. 1888, VoL IV, 2° Sem. — 4l4 — Christus est (') et les textes nombreux où les Chrétiens proclament avec l'Apòtre que le Christ est la vie (2). « Les deux légendes qui suivent: DESIDERII TV PIVS CHRISTE SVSCIPE MVNVS, ACCIPE CHRISTE MVNERA DE TVIS TIBI BONIS OBLATA, re- produisent des formules liturgiques, ainsi qu'on le voit par cette oraison du vieux Sacramentaire de saint Gélase: « Suscipe munera, quesumus, Domine, « que tibi de tua largitate deferimus » (8). Ces inscriptions, comme la prière, procèdent des paroles prononceées par David en présentant è Dieu ses offran- des et celles des chefs d'Israél: « Cuneta que in celo sunt et in terra, tua « sunt... . Tua sunt omnia, et que de manu tua accepimus dedimus tibi » (4). Aux temps antiques, au moyen-aàge, les chrétiens ont souvent reproduit cette pensée qui proclame le Seigneur comme le eréateur, le maître, le dispensa- teur de tous les biens d'’ici-bas, le souverain auquel nos dons ne peuvent que reporter humblement le fruit de ses bienfaits. Si le prétre Leporius, dit saint Augustin è ses ouailles, a pu élever une basilique, c'est à l'aide des ressources que Dieu lui a fournies par leurs mains (*). Donner au Christ, dit-on ailleurs, c'est lui rapporter son propre bien (5). À chaque page, les recueils de l’épigraphie chrétienne enregistrent des dédicaces grecques ou la- tines rappelant ainsi que l’objet offert au Seigneur est l’un des présents mémes de sa bonté; DE DONIS EX DONIS DEI (7) DEDIT, OFFRIT, FECIT, y lisons-nous en méme temps que les mots TA CA EK TWN CWN (1,20 (2) S. Iren. 1. I, c. IX, $3; S. Damas. Carmen VI; S. Gregor. Nyss. Orat. X, Contra Eunomium, ce. 2; Phoebadius, De Ni divinitate, c. 60. On connaît les groupes où les mots dC zoH sont disposés comme il suit, en forme de croix, pour réunir deux épithètes du Christ: ZQOH (Card. Pitra, Spicilegium Solesmense, t. III, p. XV. et 448; Renan, Mission de Phénicie, p. 216; Mémoires de la Société des Antiquaires de l'Quest, 2° série, t. IV, p. 357). (3) Muratori, Liturgia romana, t. 1, p. 689. (4) Paralipom. 1, v. 11, 14 et 16. (5) Sermo CCCLVI, $ 10. (5) ET TRIBVIT CHRISTO QVOD FVIT ANTE Svvm (/nscriptions chrétiennes de la Gaule, n° 585). (7) Peut-ètre y a-t-il lieu de lire, d’après ces formules, dans le texte qui m'occupe, DE TVIS DONIS au lieu de DE TVIS BONIS. — 415 — IIPOCPEPOMEN (!) empruntés, comme les précédents, au formulaire de la liturgie (2), « Je ne connais point de texte è rapprocher du distique: SVSCIPE SANCTE DEVS QVOD FECIT DESIDERIVS MVNVS VT MAIORA FERAT VIRIBVS ADDE SVIS. Je n'y relèverai que deux points relatifs è la quantité du nom de Deszde- rius. En ce qui touche les deux premières syllabes, il y a faute évidente; elles sont longues, et il les faudrait brèves pour que, sous une réserve que jindiquerai plus loin, le vers fùt acceptable. Des erreurs de cette nature qui se trouvent chez les poètes des bas temps, Prudence, Fortunat et d'autres encore, permettent de passer sur cette irrégularité. Elle peut d'ailleurs s'ex- pliquer d'une autre manière, si l'on veut admettre que, selon une coutume d'alors, l'évéque, se dégageant du souci de la quantité, s'est borné à copier un distique où se trouvait un nom satisfaisant aux lois de la métrique et qu'il a remplacé par le sien. Ainsi ont fait ceux qui voulant introduire dans d'autres inscriptions ce vers de l'épitaphe de sainte Paule: HOSPITIVM PAVLAE EST CAELESTIA REGNA TENENTIS (8), l’ont travesti des deux facons suivantes: HOSPITIVM BEATISSIMI HONORI ABBATIS CAELESTIA REGNA TENENTIS (‘) HOSPITIVM ROMVLI LEVITAE EST CAELESTIA REGNA TENENTIS (°). « Si l'auteur: de notre inseription a voulu tenir pour brèves les deux premières syllabes de Desiderius, un autre point doit étre relevé. Selon les règles des temps classiques, la désinence du nom qu'il faudrait brève devient en effet longue devant le mot 72unus. En admettant quien cet endroit le saint éveque ait pris souci de la prosodie, le fait peut s’expliquer par la (1) Mabillon, Museum italicum, p. 213; Marini, dans Mai, Scriptorum veterum nova collectio, t. V, p. 80, n° 2; Fontanini, Disco votivo, p. 17 et suivantes; De Rossi, roma sotterranea cristiana, t. I, p. 300. La méme formule, directement inspirée par le texte des Paralipomènes, se trouve dans une antique inscription juive en langue grecque (Corpus inscriptionum grecarum, n° 9894). (2) Zol, Kuore 0 Oeds nuov, tà cà Ex tOv còv Wooedyzauer (Renaudot, Liturg. orient. t. I, p. 156). (8) Hieron. &pist. LXXXVI, ad Eustochium. (4) Hiibner, /nscriptiones Hispanie christiane, n° 49. (5) Bolland. 9 febr. t. II, p. 338. J'ai cité ailleurs d’autres vers défigurés ainsi par l’ignorance de ceux qui voulaient les copier (/nscriptions chrétiennes de la Gaule, +. II, p. 18 etc.). Certaines inscriptions grecques présentent des erreurs de méme sorte (Desrous- seaux, Mélanges de V Ecole francaise de Rome, 1886, p. 588). Dans son important recueil intitulé : Les rouleauxe des morts, p. 63 et 89, Mr. Delisle donne une pièce où se trouve le vers: i Regula quod dat habens vocitamen, domnus et abbas, vers reproduit ailleurs dans cette forme: Regula quod dat habens vocitamen domnus Basilius et abba. — 416 — suppression que, pour l'oreille, les anciens faisaient parfois de ls final. C'est ainsi que nous lisons sur des marbres ces vers qu’auraient répudiés les maîtres : STALLIVS GAIVS HAS SEDES HAVRANVS TVETVR (') VT SINT QVI CINERES NOSTROS BENE FLORIBVS SERTIS SAEPE ORNENT (?) CETIBVS SANCTORVM MERITO SOCIATVS RESVRGAM (83) « L'énumération des objets que le saint évéque de Cahors offrit è ses églises appellerait un examen spécial; je me bornerai è signaler, pour l'in- térèét qu'elles présentent au point de vue de l’antiquité figurée, les tours qui figurent dans la liste. Ces tabernacles, faits d'ordinaire de métaux précieux, et dont il paraît ue plus exister de types, étaient destinés à contenir les saintes espèces (4), attendu, nous dit un texte du sixième siècle, que la tombe du Seigneur avait été taillée en forme de tour dans le rocher: « Corpus vero « Domini ideo defertur in turribus, quia monumentum Domini in similitu- « dinem turris fuit scissum in petra » (°). Quoi qu'il en soit de l’exactitude de cette assertion non relevée par les archéologues, elle fait comprendre pour- quoi les sculpteurs de trois monuments plus anciens, des sarcophages d'Arles, de Milan et de Rome, ont donné au saint sépulere la forme d'une petite édicule ronde » (9). Archeologia — Di un nuovo frammento dei Fasti trionfali, scoperto nell'alveo del Tevere. Nota del Corrispondente F. BARNABEI. « Fu ripescato dalla draga nell'alveo del Tevere presso la Marmorata un blocco di marmo, alto m. 0,20, largo m. 0,27, e dello spessore di m. 0,35, rotto superiormente ed a sinistra, e smussato dalla parte destra. Inferiormente conserva il taglio antico, ma corroso nel margine. Contiene un cospicuo avanzo dei Fasti trionfali, che giunge a tempo per occupare il suo posto nella nuova edizione del vol. I del C. /. Z., la cui pubblicazione è in corso di stampa. « Il pezzo recuperato appartiene agli anni 576-579 dell'èra varroniana; e si 1) Fabretti, Inscriptiones, c. I, n° 130. (2) Jahn, Specimen epigraphicum, p. 107. (3) Hiibner, Inscriptiones Hispanie christiane, n° 158. (4) Thiers, Dissertation sur les principaur autels des églises, p. 196 et suivantes; Viollet Leduc, Dictionnaire du mobilier, t. I, p. 244. (5) Dom Martène, 7'hResaurus novus anecdotorum. t. V, col. 95; Expositio brevis antique liturgie gallicane. (5) Etude sur les sarcophages d'Arles, planche XXX; Bugati, Memorie di S. Celso, tav. I; Bottari, Roma sotterranea, tav. XXX. Le Saint Sépulcre figuré dans une mosaique de S. Apollinare nuovo de Ravenne a de mème une forme arrondie (Garrucci, Storia del- l’arte cristiana, tav. 251, n° 6). — 4l7 — interpone fra il frammento trovato nel 1872 (cfr. Zph. Epigr. I, p. 158), relativo agli anni 559-563, ed il frammento XIX dell'antica edizione (cfr. C. / ZL. I, p. 459). « Vi sì legge: NTO NA [DIR zi XEIS: HISPANEISO- II NON-t AN ALBINVS- PRO -AN- BLXX NIA « HISPANIA - Q_- PR-NON-FE 5. NESRVIEGHERSSGOS-=- ANNESSO LIGVRIBVS - K- INTERK IR Na GRACCHVS. II ADINIA: TERMO ea « Ne ho confrontata la lezione sull’originale coll’amico dott. Hiilsen. Nel primo verso è manifesta la parte inferiore di un N, con cui comincia il frammento. Seguono in modo abbastanza chiaro gl’indizi di GRA. Dopo la lacuna, nel verso medesimo, appariscono i segni di ADLX. Nel verso se- condo appare innanzi tutto il residuo di un E; e dopo una serie di lettere chiarissime, si termina con un F, rotto a destra. Nel verso settimo le ultime quattro lettere frammentate sono ABLX. Nell’ottavo è visibile in principio la finale di un R, ed in fine la parte superiore di un I. L'ultimo verso co- mincia con un'asta di M, e termina con un R. « Ci mancano adunque i nomi delle persone ricordate in questa parte dei Fasti trionfali, e le indicazioni precise degli anni ai quali questi trionfi vanno riferiti. Con tutto ciò il nuovo marmo presenta elementi tali, da render facile la reintegrazione di quanto fu perduto. Si può in fatti restituirne il testo nel modo che segue: ARIES: SA ti. sempronius. p. f. ti. is_Sitanechus a v procos. de. celtib EREIS: HISPANEISQCII-NON-l' 207 CIO I. postumius. a. f. (A N + ALBINVS - PRO - AN- BLXX ebb. n cos. ex. lustta\NIA + HISPANIA - Q- PR: NON: FE)S 7 SA Zu c. claudius. ap. f. p.\N * PVLCHER - COS-ANN-BLXXvî de. histreis. e:tNLIGVRIBVS - E-INTERK | nia) id sempronius. pi f. il: N GRACCHVS:IrADE = viti procos. ee.-saXDINIA: TERM: ralib CE m.titinius... f. M-N- CVRVVS-PRÀ cos. an. dla xviti CELIO ISIN RCOCPIOT CRETE IS « Bastano poche note per dichiarare la ragione dei supplementi. — 418 — « Il primo trionfo è quello di Tiberio Gracco sopra i Celtiberi ed i loro alleati nella Spagna, celebrato l’anno 576 di Roma. Il secondo è quello di L. Postumio Albino sopra i Lusitani, celebrato l’anno medesimo. Sapevamo da Livio, che questi due trionfi si celebrarono in due giorni consecutivi: Triumphi deinde ee Hispania duo continui acti; prior Sempronius Grac- chus de Celtiberis soctisque eorum, postero die L. Postumius de Lusitanis altisque ciusdem regionis Hispanis triumphavit (XLI, 7). Ora il nostro marmo ci fa anche sapere, che le celebrazioni avvennero nei giorni 3 e 4 di febbraio. Tiberio Gracco e L. Postumio, furono nominati pretori l’anno 574. Il primo di essi fu destinato nella Spagna citeriore, il secondo nella ulteriore (Liv. XL, 85). Ambedue vi ebbero prorogato il comando nell’anno succes- sivo 575 (ib. 44); e per la buona fortuna con cui guidarono le armi romane, meritarono il trionfo nell'anno 576 (ib. 47, 48, 50). « Il terzo trionfo è quello di C. Claudio Pulero, che tenne i fasci l'anno 577 della città, unitamente a Tiberio Gracco. Fu celebrato nel pre- detto anno 577, leggendosi in Livio: C. Claudius consul ad urbem venti ; cui cum in senatu de rebus in Histria Liguribusque prospere gestis disse- ruisset, postulanti triumphus est decretus. triumphavit in magistratu de duabus simul gentibus (XLI, 13). Nessuna difficoltà quindi pel supplemento de Histreis. Ci è dimostrato dal documento nuovo, che il trionfo si celebrò il 24 di febbraio [/(alendis) interk(alaribus)]. « Il quarto fu il secondo famoso trionfo di Tiberio Gracco sopra la Sar- degna, ricordato dalla iscrizione che nell’anno 580 di Roma pose Tiberio stesso nel tempio della Madre Matuta, e che secondo ci è raccontato da Livio diceva: Ti. Semproni Gracchi consulis imperio auspicioque legio exercitusque po- puli Romani Sardiniam subegit. in ea provincia hostium caesa aut capta supra octoginta millia. re publica felicissume gesta, atque liberatis soctis, vectigalibus restitutis, erercitum salvum atque incolumem, plenissimum praeda domum reportavit ; iterum triumphans in urbem Romam rediit. cuius rei ergo hanc tabulam donum Iovi dedit (XLI, 28). « Ma se conosciamo per mezzo di Livio l'anno in cui questa tavola fu posta, non sappiamo ugualmente l’anno in cui il trionfo fu celebrato; la qual cosa occorre indagare per decidere del supplemento nella parte mutila del nostro marmo; perocchè mentre quivi si è conservata la nota del giorno in cui il trionfo avvenne, la nota dell'anno, come nelle altre linee, è mancante. « Può nondimeno stabilirsi a priori, che questo trionfo non sia stato cele- brato nell’anno stesso 580, in cui l'iscrizione intorno alle gesta di Tiberio Gracco fu collocata nel tempio. Vi si oppone il fatto che il frammento XIX dell’an- tica numerazione, e che segue immediatamente a quello ora recuperato, co- mincia con un trionfo celebrato nel 579, con quello cioè di M. Emilio Lepido sui Liguri e sui Galli. Dobbiamo dunque vedere a quale degli anni 577, 578, e 579 questo secondo trionfo di Tiberio Gracco debbasi rimandare. ' — 419 — Va escluso l'anno 577, cioè quello in cui Tiberio fu console, dicendoci Livio che in questo anno fu egli a capo dell'esercito contro i ribelli nella Sardegna. Va escluso anche il susseguente anno 578, essendo noto per Livio stesso, che il senato nell'anno predetto, avuta notizia della buona sorte delle armi romane nell'isola comandate da Tiberio, ordinò che questi rimanesse nella provincia come proconsole. Seratus in aede Apollinis legatorum verbis auditis suppli- cationem in biduum decrevit, et quadraginta maioribus hostiis consules sa- crificare iussit, Ti. Sempronium proconsulem esercitumque co anno in pro- vincia manere (XLI, 17). È dimostrato adunque di per sè che il trionfo si celebrò nel 579, ed il 24 di febbraio (/ermzinalibus), come è detto dal nostro marmo. « Per l'ultimo verso il cognome lvrvvs rimanda al M. Titinius ri- cordato da Livio, nel tempo medesimo a. cui sì riferiscono i trionfi sopra indicati. Sappiamo che M. Titinius Curvus fu eletto pretore per l'anno 576: praetorum inde tribus creatis comitia tempestas diremit. postero die reliqui tres facti, ante diem quartum idus Marlias, M. Titinius Curvus, Ti. Claudius Nero, T. Fonieius Capito (Liv. XL, 59). Sappiamo inoltre, che nel- l’anno medesimo rimase in Roma per l'arruolamento dei soldati: s772u/ decre- tum ut Ti. Claudius praetor militibus legionis quartae et socium latini nominis quinque millibus equitum ducentis quinquaginta Pisas ut conveni- rent ediceret camque provinciam, dum consul inde abesset, tutaretur, M. Ti- tinius praetor legionem primam, parem numerum sociorum peditum equi- tumque Ariminum convenire inberet. Nero paludatus Pisas in provinciam est profectus; Titinius C. Cassio tribuno militum Ariminum, qui preesset legioni, misso dilectum Romae habuit (XLI, 5). Sappiamo poi, che Titinio ac- colse in senato Tiberio Gracco e L. Postumio, reduci dalla Spagna, i quali dopo aver riferito sulle loro gesta, chiesero il trionfo, celebrato quindi come sopra si è detto: Per eos dies Ti. Sempronius Gracchus et L. Postumius Albinus ee Hispania Romam cum revertissent, senaius tis a M. Titinio praetore datus in aede Bellonae ad disserendas res quas gessissent (Liv. XLI, 6). E poichè il trionfo fu celebrato nei giorni 3 e 4 febbraio, si può concludere che la relazione in senato fosse stata fatta nel sennaio precedente, e però che pel solo primo mese del 576 si possa aver notizia certa della dimora del pretore M. Titinio Curvo in Roma. Dopo questo tempo e nell’anno stesso egli fu mandato nella Spagna citeriore, mentre l’altro pretore con lui eletto, T. Fonteio Capitone, ebbe in sorte la Spagna ulteriore: cum M. Titinio primum, qui praetor Q. Manlio et M. Junio consulibus (cioè nel 576) in citeriore Hispania fuerat (Liv. XLIII, 2). « È inutile che io mi fermi a dimostrare la inesattezza di coloro, che di questo M. Titinio Curvo fecero un personaggio diverso dal M. Titinio memorato da Livio nel passo ora riferito, e nelle vicende degli anni 577, 578 (cfr. Smith, Dict. of myth. and biogr. ad. v.). — 420 — « Nell'anno 577 egli ed il suo collega continuarono nel comando della provincia, come proconsoli: et legionem unam cum equitibus trecentis et quinque milia peditum sociorum et ducentos quinquaginta mittere equites in Hispaniam consules ad M. Titinium iussi (Liv. XLI, 9). E colà rimasero anche nel successivo anno 578, Cn. Cornelio et Q. Petillio consulibus. Avrebbero dovuto recarvisi i nuovi pretori eletti, M. Cornelius Scipio e P. Licinius Cras- sus; ma questi non vi andarono, pei motivi che Livio espone; ed allora ordinò il senato che vi restassero M. Titinius e T. Fonteius proconsules, cum codem imperti iure (XLI, 15). « L'anno appresso 579, M. Titinio fu surrogato da uno dei pretori nuovamente eletti, cioè da Ap. Claudius Centho (Liv. XLI, 26, 28). E benchè da un lato tutto porterebbe a credere, essere mancata a. lui la occasione di procurarsi un pubblico onore al suo ritorno dalla provincia in questo anno 579, dicendoci Livio che Celtiberi, qui pacati manserant M. Titinio praetore obtinente provincia, rebellarunt sub adventum Ap. Claudi (XLI 26); pure non è da escludere che nei primi tempi del suo impero nella Spagna avesse avuto a vincere dei pericoli, dicendoci pure Livio che fu ordi- nato ai consoli di mandare soldati nella Spagna a M. Titinio; e ciò nel- l’anno 577, come si è riferito (XLI, 9). Vuol dire che M. Titinio al ritorno . in Roma nel 579, avrà avuto modo di far valere i suoi meriti presso il senato, ed ottenerne un’onoranza come quella che a vari reduci da quel comando medesimo era stata accordata, onoranza che dovè esser celebrata subito, e prima che i lamenti dei provinciali contro il mal governo del proconsole, avessero reso meritevole costui di pubbliche accuse (Liv. XLIII, 3). « Il nuovo frammento è stato destinato dal Ministero alle raccolte ca- pitoline >. Paletnologia. — Nota III ad una pagina di preistoria sarda di DomenIco LovisaTo, presentata dal Socio PIGORINI. « Nel mio primo lavoro di paletnologia sarda (!) asseriva che l'azza proveniente da Campumannu, campagna presso Dorgali, era di una roccia, che non avea rinvenuto ancora in Sardegna. « L'esame microscopico delle due sezioni sottili, preparate, una seguendo la schistosità della roccia, e l’altra perpendicolarmente a quella, mi confer- marono nella supposizione, mostrandomi come quell’azza era di /brolzte, me- scolata con clorite e con grani di sfeno: questi grani arrotondati, apparte- (1) Una pagina di preistoria sarda. R. Accademia dei Lincei, serie 4, Memorie della Classe di scienze fisiche matematiche e naturali, vol. III. Seduta del 21 febbraio 1886, a pag. 23. — 41 — nenti ad un minerale molto anticò, sono certamente rotolati dentro la sostanza fibrolitica, che forma la massa principale, minerale , più recente quindi dei grani, ma pure di antica formazione, e derivante dalla decomposizione di mi- nerali che noi oggi non conosciamo. « Effettivamente fra le roccie, di cui va così ricca la Sardegna, non mi avvenne ancora di rinvenire questa roccia antica, nè saprei affermare quindi, se essa sia indigena od esotica. «A questa accetta col taglio rovinato, di colore oscuro, piuttosto scabra, dal peso specifico =2,88 alla temperatura di 15°C., così basso forse per la quantità di clorite mescolata, dalla durezza da 6 a 6,5 e che porta il n. 31 nella mia collezione speciale, faccio seguire alcuni cenni sopra altre 34 azze, più o meno piccole, e delle quali 32 di mia proprietà. Premetto un cenno descrittivo sulle due non mie, per passare poi a quelle. « a) Azzina verde oscura con chiazze d'un verde più chiaro, che por- terebbe a pensare tosto ad un serpentino, se non si opponessero la sua du- rezza ed il suo peso specifico di molto superiore per la sostanza di questa accettina, appartenente al signor Alberto Cara e rinvenuta in un suo podere a Quarto non lungi da Cagliari. È levigatissima, rotta un tantino nel taglio e con lievi intaccature nella parte superiore, che a prirao aspetto fan vedere non trattarsi di cloromelanite; o minerale affine, come la giadeite. La durezza non supera il 6° grado della scala, ma in qualche luogo è intaccata da una punta d'acciaio: ha il p. s. =3,05 alla temperatura di 23,759, essendo il suo peso assoluto di grammi 7.95 colle dimensioni relative di mm. 27,3, 27,5 e 5,5, lunghezza e larghezza essendo quasi eguali. Molto probabilmente trattasi di una refrzte, ma senza lo studio microscopico, pel quale si dovrebbe rovinare la preziosa reliquia, non si può accertarlo, tanto più che manca di qualunque trasparenza anche alla parte più sottile del taglio, il quale del resto è troppo ingrossato per un'azzina così piccola: in ogni modo si può ritenere con certezza trattarsi di un minerale mefrztoide, escludendo sempre la giadeite e tanto più la cloromelanite. « b) Grossa azza verde con macchie rosso brune, appartenente al signor Barrago. È di color verde oliva carico con macchie e striscie a pic- cole zone di verde più chiaro e chiazze e punti rosso-bruni, dovuti ai gra- nati, mentre nella frattura fresca è verdiccio chiaro, come si può osservare al taglio: è liscia nella parte inferiore, scabrosa per l’immanicatura nella parte superiore con cavernosità specialmente al luogo dei granati, in gran parte decomposti. Manifesta una marcata tendenza a dividersi in fibre a splen- dore sericeo, formanti un vero tessuto minerale, nel quale qua e là compa- risce anche qualche granello di pirite. La sostanza generale fonde in massa oscura, attirabile dalla calamita, ma quasi nulla è intaccata dagli acidi: dà col borace perla d'un bel verde a caldo e verde bottiglia a freddo. La so- stanza delle macchie rosse, più ancora del magma generale, è fusibile in RenpICcONTI. 1888, Vor. IV, 2° Sem. 54 — 422 — massa attirabile dalla calamita ed alquanto si decompone con gli acidi: la soluzione cloridrica diviene azzurra e la nitrica verde intenso col ferro cia- nuro di potassio, ed assai più marcatamente che non avvengano le stesse reazioni sulla sostanza generale, che perciò contiene meno ferro del granato, nel quale forse dobbiamo vedere un almandino molto decomposto. « Colle dimensioni relative di mm. 62, 46 e 15 ha la durezza di poco superiore al 5° ed il peso specifico, determinato alla temperatura di 15,2°C., è di 2,97: è una Zremolite, per la quale anche il Websky dà il peso spe- cifico, che va da 2,93 a 3,00; il forte peso specifico della nostra azzina si deve forse attribuire alla presenza abbondante dei granati. « Passando alle 32 di mia proprietà, ne possiamo annoverare 17 di roccia amfibolica, che predomina in Sardegna negli utensili preistorici: queste dal p. s. =2,83 vanno all’altro di 3,11, calcolato per la maggior parte alla temperatura di 21°. e cioè: «32. Grande azza dioritica, scanalata lateralmente col p. s. = 2,83 (Dorgali). «33. Azza dioritica, nella quale l’amfibolo ed il feldespato triclino net- tamente si veggono, e col p. s. = 2,83 (Dorgali). « 84. Scalpellino di diorzte, somigliante all'apparenza esterna ad un serpentino ranocchiaia col p. s. = 2,91 (Dorgali). «35. Azza più piccola dello scalpellino precedente, ma eguale in com- posizione chimica, col p. s. = 2,92 (Dorgali). «36. Azza di diorite schistosa col p. s. =2,93 (Oliena). «37. Azzina-scalpello col p. s. = 2,94 (Dorgali). «38. Azzina più larga che lunga, rovinata nel taglio, di diorife a grana minutissima col p. s. = 2,94 (Dorgali). « 39. Scalpello diorztico, quasi delle stesse dimensioni del n. 34, a quello somigliante all'apparenza esterna, ma col p. s. =2,97 (Oliena). « 40. Azza schiacciata levigatissima, quasi nera, col p. s. = 2,98 (Vid- da’ eccia). « 41. Azzina forata nella parte superiore col p. s. =3,01 (Oliena). « 42. Azzina conservatissima, quasi nera, col p. s. = 3,01 (Dorgali). « 43. Azza oscura colle costole piane e col p. s. = 3,03 (Dorgali). « 44. Azza, che fra le sarde si può dire delle più grandi, raggiungendo le dimensioni relative di mm. 91, 48 e 20: è di d/ori/e schistosa ed ha il p. s. — 8,07 e deriva da Oliena. « 45. Azzina con due fori nella parte superiore ed in linea retta nel senso della larghezza col p. s. =3,07 alla temperatura media di 10,9°C., avuta da Francesco Antonio Spezziga, abitante a Nuragazzu in Sa Contra presso Perfugas. « 46. Azza di diorite oscura a grana minutissima col p. s.= 3,09 (Dorgali). « 47.Azza oscura con numerosi granati di roccia pure amfibolica, ma che — 423 — non m'avvenne ancora di trovare in Sardegna col p. s. = 3,11 alla tempe- ratura di 26,5° C. (Dorgali). « Di 7 azzine schiacciate, forma che più predomina in Sardegna e por- tanti i n. 48, 49, 50, 51, 52, 53 e 54, coi relativi p. s. uguali a 2,80, 2,86, 2,87, 2,87, 2,88, 2,92 e 2,93, darò la diagnosi altra volta, se avrò potuto fare lo studio microscopico, il quale pur troppo esigerebbe la profa- nazione di queste reliquie, che per la Sardegna sono sempre più piccole che per tutte le altre regioni della terra. « 55. Azzina sgorbia verde oscura con macchie biancastro sporco, forata nella parte superiore conservatissima, ma col taglio ingrossato e costole ap- pianate, di una massa fibrosa, distribuita a nuclei, che nelle parti salienti sono levigatissimi e presentano quindi un numero immenso di anfrattuosità, che si mostrano più chiare: sembra appartenere al gruppo delle roccie ser- pentinose ed il suo p. s. alla temperatura di 10,9° C. è di 2,32. La sua poca durezza, inferiore al 3° grado, essendo scalfita dalla calcite, mostra evi- dentemente come questa reliquia non abbia potuto servire da arma, ma come oggetto d'ornamento o come oggetto votivo, al quale scopo ritengo pure abbiano servito tutte le altre reliquie così piccine e specialmente portanti uno o due fori nella parte superiore. Proviene dalla località chiamata Sussw di Sedini, vicino a S. Pancrazio in terreno detto Culumbuzzu e la debbo alla genti- lezza di Sanna Giovanni. « 56. Con questo numero segnalo la sgorbia regalatami dal prof. Piso- Borme, trovata a Fontana Meddoni presso Laconi, giù accennata da me (?) col p. s. =2,927 alla temperatura di 13°C. È levigatissima, col taglio ma- gnificamente conservato, mostrante in varie sue parti il ciottolo di fiume, di color oscuro, con venature e macchie verdi chiare sopra una faccia, rossastra sull'altra. Ha la durezza inferiore a quella dell'acciaio, ma mostrasi netta- mente d'un minerale refrzfoide mescolato con qualche lamella di mica e con altro minerale molto decomposto. « 57. Di minerale nefritoide più puro è altra sgorbia, meglio conser- vata e levigata della precedente, che devo ad Antonio Lorenzo Zucconi di Bulzi. È d'una bellezza sorprendente, supera il 6° di durezza ed ha il p.s.= 2,93 alla temperatura di 11,25° C. Ha il taglio inclinato ed è grigiastra. « 58. Azzina rossastra, schiacciatissima colle dimensioni di mm. 35,23 e 5, colla durezza = 6,5, col p. s. =2,93 alla temperatura di 20° C., comperata a Dorgali: certamente di minerale 7e/77t0%de, come lo è anche il numero seguente: « 59. Azzina più corta, ma più larga della precedente e di colore gial- lognolo-verdastro con macchie rossastre, colla durezza inferiore alla prece- dente, ma col peso specifico superiore, perchè eguale a 2,94 alla temperatura (*) Memoria citata, nota a pag. 23. — 424 — di 26,5° C. Rassomigliano queste due azzine ad alcune altre della mia col- lezione calabrese, sono della medesima sostanza, sebbene queste di Sardegna sieno di dimensioni molto più piccole. Deriva da Viddalba in Gallura, non molto lungi dalla foce del Coghinas, sulla sua sponda destra. « 60. Azza schiacciata giallo-verdognola, chiazzzata di un verde pomo sopra una faccia, con macchie verde oliva carico sull'altra, levigatissima, col taglio bene conservato, colle costole appianate, rotta nella parte superiore ed un tantino lateralmente fra una costola ed il taglio: colla durezza =6, ha il p. s. =2,97 alla temperatura di 10,9° C. I due ultimi caratteri congiunti a quelli della translucidità in quasi tutto il taglio e della inattacabilità dall’acido cloridrico mi portano nettamente a pensare per quest'azza, che devo alla gentilezza del sig. dott. Giuseppe Ignazio Cravesu di Sedini, ad un minerale re/rztoide, non però alla nefrz/e, ostandovi l’infusibilità. « 61. Graziosissima azzina col taglio ad arco, come pure ad arco ed ar- rotondata è la parte superiore: tali archi che dalle costole vengono nettamente tagliati presentano una specie di trapezio coi due lati paralleli in curva. È fra le più piccole della mia collezione sarda, misurando mm. 27 di lunghezza, altrettanto in larghezza e 5 in grossezza. È levigatissima ed assai bene con- servata, colla durezza superiore a 6,5 ha il p. s. = 3,25 alla temperatura di 11,2° C. Sopra un fondo verde-giallastro ha in grande quantità chiazzette e punti di color rossastro, quasi ruggine di ferro: una costola è più tondeg- giante dell'altra ed il taglio, ad eccezione di due dentini, è conservatissimo: qnest'azzina di probabile saussurzie con giadeite deriva da Vidda'eccia presso a Viddalba. i « 62. Azza grossolana quasi a triangolo isoscele di roceza porfirica, che in un magma feldespatico contiene numerosi cristallini minuti ed in maggior numero grossi cristalli di feldespato bianco decomposto con cristalli di orni- blenda, di cui si veggono le sezioni sulle faccie, con mica e clorite, ma po- chissimo quarzo. Quest'azza, dono gentile del prof. Pietro Cara, che l’ebbe da Dorgali, ha una durezza di poco inferiore al 6° grado ed il p. s. = 2,89 alla temperatura di 19,8° O. «63. Azza verde-oscura di eclogite, ricordante il ciottolo di fiume in una cavernosità fra una faccia ed il taglio, ma più ancora nella parte supe- riore, finiente quasi in cono ed alquanto scabrosa per l’immanicatura. È molto bene levigata con numerose piccole cavernosità, dovuta ai granati decomposti : nella durezza supera il 7° grado ed arriva col p. s. a 3,45 alla temperatura di 21° C., raggiungendo le dimensioni relative di mm. 82, 39 e 20. La com- perai a Dorgali, come la maggior parte delle altre, che derivano da quella località. « Ho annoverato varie azze di minerale nefritoide, pochissime di gia- deite fra le prime descritte, ma nessuna di cloromelanite si è rinvenuta nel- l'isola, fatto curioso e che merita di essere segnalato. — 425 — « Altro fatto che salta alla mente di chi esamina il mio elenco di pezzi litici sardi, che per la più grande parte suppongo gingilli, amuleti, oggetti di ornamento ecc., anzichè armi, è che la maggior quantità di essi appartiene alla provincia di Sassari, da cui derivano pure i due arnesi di eclogite, tro- vati nell'isola, e dei quali uno solo appartiene alla mia collezione. « Mi sia ora permesso di ricordare ancora alcune di quelle singolari grotte artificiali, generalmente conosciute col nome di domos de gianas, e da me nuo- vamente esplorate in roccia granitoide decomposta. Esse son quattro, rovinate in gran parte, in territorio di S. Stefano a 10 minuti dalla borgata di Oschiri, dove vengono dette volgarmente /urr/ghesu. «La più alta di tutte ha l'apertura rivolta a S. S. E. è di forma tra- pezia, col lato inferiore di m. 1,36 ed il superiore di 0,96, coll’altezza di 1,16. Si entra a piovente inclinato verso l'interno del primo ambiente, lungo m. 2,12 e ad una profondità di m. 1,70 dalla volta si abbassa la parete, che metteva per porta, ora quasi tutta abbattuta, in altra stanza, alta 1,50, mentre la prima immediatamente davanti alla soglia di divisione è di 1,42, essendo la lunghezza di tutte due quasi eguale a m. 2,12. Sulia sinistra della seconda stanza con soglia dell'altezza di 0,42 si presenta > incassatura larga di una stanzetta, che, colla porta alta 0,64 e larga 0,55, è larga 1,50, pro- fonda 1,12 ed alta 1 m. Può benissimo aver servito per abitazione nelle due prime stanze e per tomba nell'ultima. « Più in basso con apertura rivolta ad O. si entra in una stanzetta che mette in altra più grande colla parete a sud rotta e quindi lasciante larga apertura: da questa a N. O. per porta ora ridotta ovoidale si entra in pic- cola stanza rotonda. « In altra massa, che s'erge quasi a perpendicolo, abbiamo una terza furrighesu con una sola stanza, ma rovinata, e più in alto una 4* coll’aper- tura rivolta a S. S. O., e la porta provveduta di un'incassatura esteriore ro- vinata alta 0,65, larga 0,62, che mette in stanza arrotondata, alta 0,84, larga 1,21 e profonda 0,92. « Ad evitare errori per chi si portasse a visitare quelle località ricorderò che più vicino alla chiesa in massa granitica, tutta corrosa dagli agenti este- riori, esiste una grande caverna, chiamata il palazzo di S. Stefano, ma che nulla ha da fare coi nostri monumenti, essendo essa naturale ad onta che in vari punti sembri lavorata dalla mano dell’uomo. « Nella regione Morte Cuccu vi sono varie altre di queste grotte ed altre non lungi esistono nella località Sa Mandra Manna, in territorio di Tula, dove son conosciute col nome di casas de faddas o domos de faddas. « Ad Est di S. Stefano in immediata vicinanza esisteva il nuraghe di Patadéga, distrutto dalla linea ferroviaria, che per là passa; a maggiore di- stanza esisteva l'altro di Sas Concas, che fu disfatto per procurare il mate- riale a' muri di anche (!!). Vicino a M. Cuccu abbiamo il nuraghe di — 426 — Lugherìa, a circa un quarto d’ora di distanza, e che pure fu disfatto, ma di esso si veggono ancora le fondamenta. « Presso alle grotte di Tula troviamo il nuraghe Rug9éu, ben conservato, ed altro non intero esiste non molto distante dalle stesse SRL: sicchè anche qui le due sorta di monumenti si accompagnano. « Nell'anno vegnente spero di portare largo e nuovo contributo sull’ar- gomento di queste grotte sepolcrali, descrivendo specialmente le numerose e bellissime, che si trovano sulla linea Sindia-Padria-Monte Minerva e quelle di Mores ». | Paletnologia. — Sopra alcuni ornamenti personali antico-ita- lici. Nota del dott. Gruserpe BELLUCCI, presentata dal Socio FIORELLI. « Negli Atti della R. Accademia de' Lincei (Vol. IV, p. 173, 1888) fu inserita una Nota del dott. Colini intorno ad alcuni ornamenti personali dei Melanesi, esistenti nel Museo preistorico di Roma, l'illustrazione de’ quali trovasi in una recente Memoria di O. Finsch (Mitthesl. d. Anthr. Gesellsch. în Wien XVII, 153). Questi ornamenti consistono principalmente in denti e conchiglie; molta importanza e moltissimo valore hanno tra i denti quelli di cane e di porco e singolarmente le zanne di quest'ultimo animale, da cui i Melanesi ricavano molti ornamenti. « Riguardo a ciò il dott. Colini, ricordando l’uso fatto dalle popolazioni italiane dell'età della pietra di denti animali per ornarsi, uso continuato di poi senza interruzione fino a' giorni nostri, cita il fatto, che nel Museo pre- istorico di Roma trovasi una magnifica zanna di porco legata in bronzo, pro- veniente da tombe del Comune di Spinetoli (provincia di Ascoli Piceno), tombe che risalgono alla prima età del ferro. « Essendo in grado di aggiungere a questa citazione quella di altri og- getti esistenti nella mia collezione privata e riferibili pure alla prima età del ferro, mi ha sembrato opportuno di farlo con la presente Nota, per di- mostrare anzitutto come la costumanza di portare denti a scopo di ornamento doveva essere fin da quell'epoca piuttosto comune nelle regioni italiane e per illustrare di poi maggiormente un soggetto di studio poco conosciuto. « Dai trovamenti fatti in alcune tombe nel piano di S. Scolastica presso Norcia (provincia dell'Umbria) proviene una zanna di porco, la quale offre un particolare interesse. Come facilmente accade in codesti denti, o natural- mente o ad arte, la zanna suddetta fu spaccata in tutta la sua lunghezza e divisa così in due parti ugualmente conformate. Di ciascuna di queste però ne fu procurata la conservazione, fasciandola accuratamente con un nastrino di bronzo, largo due millimetri circa, il quale si diparte in ognuna di esse dalla porzione radicale del dente e svolgendosi con forma spirale giunge fino — 427 — all'estremità. Codesto nastrino è fortemente annodato ad un foro praticato lateralmente in ognuna delle due parti della zanna in corrispondenza della radice; non può dirsi come il nastrino terminasse e fosse fissato alle due estre- mità, perchè proprio le parti estreme delle due porzioni di zanna sono in- frante e mancanti. « Un altro foro è praticato presso il margine terminale della radice in ciascheduna delle due parti della zanna e per questi fori passavano due anelli in ferro, oggi profondamente ossidati ed infranti, i quali dovevano servire per appendere le due parti della zanna di porco così accuratamente aggiustate o ad una collana o ad un armilla. Queste parti della stessa zanna ridotte così a due ornamenti distinti, sono convertiti in calaite per opera del rame del nastrino con cui sono legate, e per azione del tempo. « A Montelparo, Comune di S. Vittoria in Matenano (provincia di Ascoli) sì rinvenne una quantità copiosissima di oggetti del più alto valore archeo- logico, riferibili al primo periodo dell’epoca del ferro. Mi consta che questo insieme interessantissimo di oggetti è andato disperso; solo pochissimi entra- rono casualmente a far parte della mia collezione. Tra questi importa notare per ora tre zanne di porco, un canino di lupo, un canino di cane. Le zanne di porco sono frammentate, una longitudinalmente e fin d'antico tempo; le altre due sono rotte a metà circa della loro lunghezza e la rottura, da quel che sembra, avvenne per le pressioni del terreno in cui furono sepolte. La zanna rotta longitudinalmente fu fasciata mercè un nastrino di bronzo largo un mil- limetro e ravvolto a spira, seguendo la stessa tecnica tenuta per i due fram- menti di zanna rinvenuti a Norcia; come questi la zanna di Montelparo aveva un anellino in ferro oggi infranto per appenderla. La differenza esistente tra la zanna trovata a Montelparo e quella proveniente da Norcia, sta in ciò che le due parti in cui fu divisa la prima zanna si mantennero riunite e ne ri- sultò un solo oggetto d'ornamento ; in quella di Norcia ie due parti si fascia- rono separatamente e ne risultarono così due ornamenti distinti. « Le altre due zanne rotte trasversalmente erano pure fasciate da na- strini di bronzo avvolti a spira ed appese mercè anellini in ferro. I nastrini erano fissati a piccoli fori praticati attraverso la zanna nelle sue parti estreme e nel centro ed il capo del nastro sottoposto e ripiegato ad una delle spire. Tutte tre le zanne di porco trovate a Montelparo sono convertite in calaite (!). « Altissimo doveva essere il pregio di codeste zanne di porco, se, non ostante la loro frammentazione longitudinale, ne fu procurata’ la conserva- zione e se in altre intiere ne fu prevenuta una possibile divisione con un (1) Era già composta questa Nota quando ricevetti da Grottamare la seguente infor- mazione inviatami dal prof. Gamurrini, che riporto a maggiore illustrazione dell’argomento. « Denti per lo più di cignale legati con filo di rame si ritrovano nella necropoli italica di Cupra marittima nella collina di S. Andrea, che guarda e si prolunga nel mare quì nel Piceno ». — 428 — mezzo così opportuno e solido e nel tempo stesso così elegante dal punto di vista ornamentale. Quali virtù si attribuissero a queste zanne intiere o fram- mentate, non è possibile stabilirlo; può solo dirsi che dovevano ritenersi come cose preziosissime, e certamente possedute e portate da persone di distinzione. « Il canino di lupo, pure convertito in calazte, non è intiero, ma in occa- sione degli scavi che lo misero in luce fu diviso longitudinalmente per metà e rotto in ciascuna parte estrema. In corrispondenza della punta e ad una certa distanza da questa, mostra un solco cilindrico, che attraversa il dente in tutta la sua grossezza, solco che attesta l'esistenza di un foro per cui doveva passare un anellino in ferro per sorreggere od appendere il dente; nel soleo veggonsi residui inerostati di ferro ossidato. « Il canino di cane è intiero; fu trovato riunito in un cumulo di Cipree e di valve di Pectunculus forate e può presumersi perciò che facesse parte con esse di una collana. Non offre particolarità degne di nota. « Oltre alle tombe del Comune di Spinetoli, anche i trovamenti fatti a Norcia e a Montelparo, località quest'ultima finitima a quella di Spinetoli, dimostrano pertanto la costumanza nelle popolazioni antico-italiche della prima età del ferro di adoperare zanne di porco e denti canini, sia del Canis lupus, sia del Carzs familiaris, a scopo di ornamento o di mezzo di protezione contro sinistre influenze o contro malattie. Le tribù antico-italiche presentano perciò un punto di contatto non solo con i Melanesi, ma con la maggior parte delle popolazioni selvagge e primitive vissute e viventi, le quali si valsero e si valgono delle zanne di porco e dei canini di Ca7n7s, col duplice scopo di ornamento e di scongiurare, l’effetto di spiriti maligni od avversi. Nella primitiva età del ferro però non si fece che proseguire siffatto costume, in- trodotto già fino dall'epoca della pietra. La così detta civiltà del bronzo e quella ancor più progredita della prima età del ferro, se avevano migliorato in confronto delle precedenti le condizioni dell’umana esistenza, non avevano servito però a togliere dalla mente degli uomini quei concetti primitivi sulla causa delle umane afflizioni, che si avevano fin dall'epoca della pietra. E co- desti concetti erano mantenuti nella mente degli uomini da nna intelligenza. infantile, da un'assoluta ignoranza e da una credulità cieca, altrettanto facile ad accettare le prime idee, quanto difficile a rimuoversi da esse. A. cosa po- tevano riuscire di fatti la civiltà del bronzo e del ferro, quando si rifletta, che gli stadî ulteriori della civiltà stessa, e perfino il così detto splendore della civiltà attuale, il progresso scientifico raggiunto in tanti rami dell'umano sapere, non han servito a togliere nemmen oggi dalle credenze del volgo, quella che i denti di cane 0 di lupo e le zanne di porco hanno particolari virtù, benefiche ai possessori! L'età della pietra e le primitive epoche metalliche sono in Italia da lunga pezza tramontate, ma negli strati più bassi dell'umana intelligenza si prosegue anche oggi a vivere con alcuni di quei pensieri, che sì ebbero in quelle lontanissime età, ne’ primordi dell'umano incivilimento ». — 429 — Matematica. — Ze equazioni differenziali pei periodi delle fun- zioni iperellittiche a due variabili. Nota IT. (') del Socio F. BrIoscHI. « 7.° Si è osservato precedentemente che la quantità : SO z= d 10 Urs è un invariante assoluto ; e si trovano pei valori di P:(), P,(), P;(#) le seguenti espressioni : Seli 10 Pi (£) —=3d Atrs + 10 IZ rs + Kr Urs + ko Vrsl c 9 Sol 10 ni) ) ( P.(0f=S000 ; Aut 20 [Veg ts + Aa urs + din ve) (2) P(e)=2d | Avys-+ 10 [st + 4g Urs + Ravel dalle quali si dedurranno fra la e le 7, «, v le tre equazioni differenziali : L (4 }-39 [at + 10%] M() =} 93 [au+ 100] N(2)=20*[20-+ 100] posto w = du +4- 2ef, ed 4, d, c, come sopra, sono i tre covarianti assoluti della forma /(1, 2). « Ora osservando che per le relazioni stabilite nel paragrafo 3° si hanno le: cri autav=—248 8104 faut piv=— 24 vtt+yruty30 —_ 24 conto eso —24| ZL 001 + È(120-250) 7 (801250) B+B0+-As0=—24 |- sie SU LI (apt os) CI a puatraotrav=—24| — 29) 5% (1) V. pag. 841. RENDICONTI, 1888, VoL. IV, 2° Sem. dd =SCRS se si moltiplicano le equazioni (2) per @,, @2, @3; Pro Be Ps Valve Mesi sommano, si giunge al seguente risultato : de È ILL ; dy — 3 dy at] 0a da sioni 925 È (124 ao) db -D (84 1250), 3] at — 50% 119 da (4a + 250) 2 de > d dI —=—-i| — 2( È si 20 AL 1 9g « Queste relazioni differenziali si semplificano sostituendo alle variabili a, b, c le @, P, y definite dalle (IMM, fB= 20° —255, y= da? — 75ab — 375€ trasformandosi nelle : te «I 2 (140 — 9a +) 92 CEI, dy "i ; 5; FT s|25 * nike — 3 (6a? — 8) 3: de dy = Li CE AN dy dy © | 806 Lac dalle quali si deducono le tre equazioni differenziali parziali del secondo ordine : d°, d°7 d?, di di * Gr) (6 a°— f) Dr saglll 400 —9a6ty) nai em tg 3 Lim d°y d°y c d? Ti RIEN de dB + ia dy Trai da fai MaEgia d°y i (ri - Bin da dy na i © dp dy oo P) dy? Sono queste le equazioni le quali corrispondono alla nota equazione ipergeo- metrica nel caso delle funzioni ellittiche. « 8.° Essendo : Po((r)E105 P.(P)=—39rs; Ps(p,s) = — 1241 Prs il rapporto di due qualunque fra le sei quantità p,s, € SU III delle 7,4, è un invariante assoluto. « Essendo inoltre : Dir Ori RS (e) _ = 2p a [Prs? [2% + psi Nor + Per 25] Dir JÌ n (e) dn 2îs 5A i Lprs? Nei + Psi ar + Dir ras] + + Wii or ii + Pis Tr + Pri Vs] Dir dai posto | P3° P13 Pao )14 Cini ’ Cillo i — È ; T92 - Pia Piz Pie Pia da cui: P34 — = Ty Ta — 1 Pie st hanno le: oro 3 DIO Ti Oz IT? 05099 : IT, 059 Ps(t1) ag? RE 3) ME (ii "i : Pie d° De 4 De TÎ 01109 TTI 011022--@12001 TI 91 093 Be, (1) I SS A RON 4 Pie 4° Dîe "Ea È SI IT @ TZ M}} Lo} ITZ Woy Je, Woo)i== SME P, tas) Tp e P.(to) = eda A È A 22 9 5 22 9 ( ) 4 Pa ’ ( ) 9 DÈ ’ ( ) 4 Po Sia ora o una funzione dei periodi ©, per la quale sussistano le relazioni: 1) (O)j_0: 5 ()f=01) IS (0) 0) sarà : P; (0 = Ps (11) + = — Pat) +7 n Ps (122) ed analogamente per P (0), P5 (0). nr queste tre equazioni si dedurranno così le seguenti : mi do i 4 dapo Ta Obi Ps (9) _ Wa 1 Pi(0) + wi P5 (0) Ti La = 209) W93 È; (a (01 099--M9 091) liga (0)4+ 2019 01; P; (0) 12 mi do IE CECA = 632 P3 (0) — 6013 03 P, (0) + © Pe (0). « 9.° Dimostrasi facilmente che ogni covariante della forma /(1, >) in cui l'ordine sia doppio del grado e nel quale alle #,,.7: si sostituiscano i periodi ©,, — ©; come pure le polari dei covarianti stessi nelle quali sì sostituiscano alle 7,, 7 î periodi ©,3, — @,, sono invarianti assoluti della stessa forma /. Così, per esempio, dalla forma /(%1,,:) e dai covarianti | kx, 2), U(&1, ca), M(11, 2), #(£1, 2) Si deducono gli invarianti assoluti : A f (09, Stanno 01r) , k (09, sn ar) di n(09r, — Wir), Oo “n (027, — Wir) > 1 d °I(0r,— 1), d e saranno pure invarianti assoluti : 2 4 6 | ù Aprs , Bprs , Cprs e così via. « Pongansi : 1 N AGARE 2 STA +Log]= MW [lo ©21 029 — Li (0110224 01202) + 22 01 01] = lo du — Pl 0; 0 + 43 08] = ed analogamente per 72,1, 7212... Sostituendo nelle ultime formole del para- grafo precedente gli invarianti assoluti &, #8, y alla o, si hanno le equazioni : 13 a ue ie mi do ni do ‘ mi da pr di he Do pe Ò = SAUZE i DI dT929 ro lo ls 12 È 3 È i dé did n ue MONA "i ba 2ilbo0yi: ; ni se = 75 Mas ll 12 22 IO, 3°. 53 id " ni d OUDo 4 E; sun 3 n E i 3 ano Dane Ut 11 Ut 22, dalle quali : da da de de; duo dt; Ti i d8 dp df Ro 43 dui de ds i i dy dy dy dti da. dts3 essendo, come sopra, 1 y=d Pra « Ora d-* R° è una funzione razionale, intiera di @, 8, y; la formola superiore corrisponde quindi alla analoga delle funzioni ellittiche. « 10.° Si è trovato per quest'ultimo valore di y essere : 1 ì) 1 P.l(g)=—3 d° tro, P.(y)=—+0°%, Bs) d° vo sostituendo quindi y a o nelle formole (3) si ottengono le tre seguenti : (4) ti La AD mi dlogy _ n mi d log y 2 du ii Cho deo essendo : | condi V22 Yrs War Vas slo War 125 + Le quantità 9,s, per le quali, come è noto : ti Urs— Ger ='0 Oppure gr, Gr secondo che #-- ss è numero dispari o pari, sono invarianti assoluti. Si hanno infatti le : 14) i DI Ya = Pas D12 — Ga Pa 9 Yn3 = Pia da3 + pu 42 + pa G23 e così di seguito; le quali dimostrano la proprietà indicata. «I valori di P;(9,s), P(9rs), P:(9s) hanno molta importanza in queste ricerche. Essi sono : Ps (9) = 6 [Ho gp Was — Kr (Op 0g + 015 077) + 4g 0 ws ]+ + È A 0, — + Ver Nos PA((0,)=12 [Aa Oor 095 — Ls (01, 0,5 + 03 097) + #3 01r © | di +3 A (01, 6025 4 013 027) + 3 (Me tas + Ms Mer) Pag 6 [ka (0), Re x] Si +3 Amg, 0g; — + Mar Was e conducono, col mezzo delle formole (3), al seguente gruppo di equazioni differenziali : id 7 3 io, | sia "+ gngo= 12, 7 = mid, Gi:=6K:+-î Api, Ty} mi d 30 A E 2 Fa + 3Ingo= 6, no: +3 (919224 gi) =12K.iApî, mi dog si DE +} Ye G22 6Ks ti dgo ti dg22 Ti dY22 { Jo 3Apî, — 1 dr, 1 790 K+-3ApÎ, 4 dts t-Yogaa=12Ko, vwyra ta = 6 nelle quali si è rappresentato con K, il covariante /(,, 2) sostituendo in esso alle #1, #2 le 0a, — ©; e con Ki, K»... le successive polari dello stesso covariante posto y, = sa, Ya =— is. « Si noti che le equazioni superiori dimostrano la esistenza delle relazioni: dgr __ 1920 P dyn o dhe ; dgo» o dhe dg» dti È dts aa due n « Posto : far RINO e perciò : a=Y8= Pr Me vedesi facilmente essere : A 2 LE Yn GY ha e da questa per le equazioni differenziali (5) si deducono le seguenti : mi da 4 da +3 gun e=i 491 Y + 6Ko 92° — 2K Ye + Ke Yu] ul SONO i; È i bo: + Met = 3 49199 +12 [Ka geo — 2K3 9120 + Ks Yu] Ti + 3a SARÒ IRE 3 492 9 1 G [Ko geo — 2K3 91° + Ka gu]. « 11.° I secondi membri delle equazioni differenziali (5) sono, pel — 434 — teorema enunciato sopra, altrettanti invarianti assoluti della forma f. Indicando con g il covariante di sesto ordine e terzo grado : g=(/%): e con w il covariante dello stesso ordine e grado : y == È Af — LP infine con ‘7, Y,,... Y; le funzioni che si ottengono da y colle sostituzioni già usate precedentemente, si ottengono queste altre equazioni differenziali : o i ni = +2 (91 Kr + gie Ko) = 24M “ n 1859; K= 19; LAM di a +3 (912 Ko + 39n K1)=12Y1 L DI + (920 Ko + 2910 Ka + gu Ka) = 24Yo — ph 21 9° “ + 1 (920 K1 + 3912 K:) = 123 + # le y DOTI L gig Ki + gi Kr > 12Y0 + 329° ni a + g0K; 2g Ko Lyn ER "i da + 920 Ko 4 @n0e Ka = I2Y, Adi doo y° e così quelle per K3, K, che si deducono dalle superiori per K,, K,. Anche i secondi membri delle quindici equazioni differenziali così stabilite sono in- varianti assoluti di / e la loro derivazione rispetto a #11, 18, 2g riprodur- rebbero le funzioni stesse moltiplicate per 911: Y12, 922 e nuove funzioni che si deducono da covarianti dell'ottavo ordine e del quarto grado di / mediante la sostituzione più volte indicata. « 12.° Sia / una funzione di 911, 912, 9225 Tiny Tie, Tea; di y e di due variabili v,, vs legate ad altre due %,,%, dalle relazioni : 1 Dee [eu 99 — Ug 013 ] g, Ve ZE Oui U 09) ] . 2Pr2 2Pro Essendo, per quanto si è dimostrato nei precedenti paragrafi : Po (0,3) 22E, (29) = bo(d)=0 ed analogamente pei simboli di operazione P, e P,, si hanno le: dt dt di (6) OZ a Meri OCA Pina di ZETA [30 di da, z|! du CS Se # è una funzione omogenea di v,,v, e quindi di %,,v,, dell'ordine #2, da queste equazioni deducesi essere la funzione #, nella quale pongasi u = — dî, ‘=, un covariante di / del grado 4 m. « Si ottengono inoltre le : n CURATI dt Pa(=(15A2mM—BA 0) +(BA du, t Asunt+ 7DR can —+0;(7) P d lt i (Qi (114,1 —3A,% A I +{Asa 3A nt: i dij de) dl 10,1) SUINA dg du, GLESARE: dt n SA siga) nelle quali le Q: (7), Q. (7), Q;(£) rappresentano le operazioni P3, P,, P;, eseguite sulle 9,3, T,s, Ù contenute in 7, e quindi: Qs (1) = = PR (7729) + 3 - di 3 (3) i 5 Ps (7) ed analogamente per sa Q:; 0: p=4(91 0° + 2912 01 04 920 0°) = posto : P.())= (piundnti ì 1101 ug + 20, uo un + Co 1°) Pi Co = n 22 — 127 = le CA fin Woo — Naz Da = Vi Ci= n az — Dir 1 = da 21 — War 722 = $U2- « Indicando con: d (0, Va, Ti; 712, T23) una qualunque delle sedici funzioni théta, pongasi : 3 (0,02) = i; dalle note relazioni : dd . d9 d? 9 . dI d° 9 Mid dv? e dan Ada 0 CARE aldo uos si deducono le seguenti : d° t Ti dit di ds di 2] DIE pnt Za ad) x a dv,? 4 dti da dYrs di ul dy dui SAR CA DICI dt dgr | dt dy 3 dv, dv, mar 4 È sro dYrs do lama dy dts di 1 zi dt dt dgrs DE dt dy J n 5 Bi, 6 dv, DI 4 dis sz d9,s dcso dy dgss _ Si moltiplichino queste equazioni per Ps (711), P3 (712), Pa (722) e si som- mino, ed analogamente per P,,P;; rammentando le A si giunge alle: * di — 4 SITA da I ‘ du ANO (DORIA ZIE = 0; (4) Ti È — 436 — i quali valori sostituiti nelle equazioni (7) conducono alle tre equazioni dif- ferenziali del secondo ordine per la funzione 7, corrispondenti alle tre supe- riori per la funzione 4. «La forma quadratica 4, nella quale si ponga «= — 2 %éw=%, è un covariante di / del secondo ordine e di primo e Si hanno infatti le: dep PP) Tua P.(9)=29+u 92 3 , P:(f)=—A ua DI 4 L6A, [ot | lu, e per esse si vede tosto che ponendo : i— 3° y? 1 i valori di Po (T), P,(T), P.(T) si deducono dalle (6) sostituendo T a /. « Sieno, come precedentemente, % (.7, , #2) il covariante biquadratico e di secondo grado di /, ed A l’invariante quadratico; posto : K URAS KE So Pa eee o s4do® ® SM34 dedi METE nelle quali siasi operata la sostituzione x, = %» #2=—-%,, si hanno per P:(9), Pi(g), P;(g) i seguenti valori: ae a > i ip ga ] Ps(9)=6Kn+ 3A ®+(15Ag1—3A100) 77 +(BAoto— i E) (GE) dI __ 149 dp Bu()= 12K,gt TA uu>+-(1 LA yin —BAxna) 92 (Ag —BA n) E 4 du dus dI 1 CA Dic: Ip d d ; P;(9)- GK SA? + (BA mA) E BA +1 ji | AI Na 1 Ponendo a confronto queste equazioni colle corrispondenti per % (7), sì giunge | alle seguenti equazioni differenziali per la funzione T : dT | dr dT PD SL A°)T(15Ag—BA1%0) 77 si 1 (BA As) ix du, 2 | P.(T)=(6K,:+ZAw14,)T4+(11A3m—34; ai A: 9A ali RE | (T)=(6 ti AVIS) H+{ 3U\ 9À3U2 du, Loi 3U2 alli dus — Edu du, d | P.(T)=(3K..+ Au2*)T+(3A wr A3%2)7 i —3À; su a TE « Le medesime, salvo lievi modificazioni, furono già trovate per altra via dal sig. Wiltheiss » (!). (1) Veber eine partielle Differentialgleichung der Thetafunctionen 2weier Argu- mente, Math. Annalen, Bd. XXIX. | — 437 — Biologia. — Sull'omologia della branchia delle Salpe con quella degli altri Tunicati. Nota I. del Socio FRANCESCO Toparo. « In una comunicazione fatta nel 1884 all'Accademia (') descrissi la doppia serie di stigmate e tasche del nastro branchiale delle Salpe, e riconobbi essere corrispondenti alle stigmate branchiali dei Doliolum, dei Pirosomi e delle Ascidie. Per la disposizione dell’ epitelio di tali organi e per i loro intimi rap- porti con la fitta rete vascolare sanguigna del nastro branchiale, sostenni inoltre essere esso il vero organo attivo della respirazione in questi animali. Ora sono in grado di affermare che vi sono altri due organi i quali, avuto riguardo alla loro struttura, debbano funzionare anch'essi attivamente come organi respiratori: questi sono la fossa vibratile o cigliata, ed il solco vibratile pericoronale, o solco branchiale, come io voglio appellarlo; poichè entrambi questi due organi presentano una grande cavità la cui parete interna è cir- condata da una fitta rete sanguigna, ed è rivestita da un epitelio che, come quello delle tasche branchiali, è fatto: in parte da liste di cellule cilindriche provviste di lunghe ciglia vibratili le quali determinano una forte corrente d'acqua nella cavità; ed in parte di piccole cellule cubiche o poliedriche, trasparenti, che rivestono la superficie osmotica della parete e facilitano il ricambio gassoso fra l’acqua ed il sangue circolante nella rete. La fossa cigliata non si sviluppa dall'intestino branchiale o faringeo, ma dall’ectoblasto o ectoderma introflesso per formare la cavità o seno boccale; e quindi del valore e significato di essa me ne occuperò più tardi. Adesso voglio richiamare l’attenzione sopra il solco branchiale, ed anzitutto sulla branchia, allo scopo di cercare di que- st'ultima non solo il valore morfologico, ma eziandio il significato filogenetico. « Il solco branchiale è affondato in un cercine bilabiato il quale sporge internamente fra la cavità boccale e la cavità faringea, e si distende circo- larmente dalla parete dorsale alla parete ventrale, ove si attacca d’ambo i lati all'estremità anteriore dell’endostilo. Nella parte mediana della parete dorsale fa un angolo coll’apice rivolto in dietro che viene a contatto col- l'estremità anteriore del nastro branchiale, e colla apertura in avanti la quale abbraccia l'estremità posteriore della fossa cigliata. Il solco decorre per tutta la lunghezza del cercine. Non sono riuscito ad assicurarmi se nel- l'angolo che il cercine fa nella parete dorsale, sia o no interrotto il solco, ma, avuto riguardo al suo sviluppo, si deve ammettere che non sia unico ma duplice; come non sono neanche riuscito a vedere chiaramente se nella parete ventrale il soleo comunichi o no colla cavità dell’endostilo. (1) F. Todaro, Sopra i canali e le fessure branchiali delle Salpe, Atti d. R. Ace. d. Lincei. Transunti, vol VIII, p. 348. RenpICcONTI. 1888, VoL. IV, 2° Sem. - 56 — 438 — « Secondo Fol (') in questo soleo verrebbe ad accumularsi il muco segregato dall'endostilo per imprigionare, in certo modo, gli animali microscopici che deb- bono servire alla nutrizione del Tunicato. Ma la sua struttura parla tuttavia in favore della funzione respiratoria. Infatti in una sezione trasversale (fig. 1 s.), nella quale si vede in tutta la sua lunghezza questo solco immerso nel cer- cine dalla sua apertura nella cavità faringea fino al fondo cieco, esso si mostra Fig. 1. Sezione trasversa del solco pericoronale osolco branchiale della S. Tilesii. A) sacco branchiale o parete del corpo dell'animale; 1) ectoderma 2) mesoderma; 3) ento- derma; s) solco branchiale; 2) sua parete anteriore o boccale; c) sua parete posteriore 0 faringea; «), 8) grandi seni sanguigni; d) rete sanguigna; B) mantello di cellulosa. limitato da due pareti labbriforme, una anteriore 0 boccale (5), e l’altra poste- riore o faringea (4). La parete anteriore è più spessa e rovesciata in avanti, la parete posteriore, sottile e più alta, è inclinata su questa, sicchè la direzione della cavità del solco è obliqua coll’apertura rivolta in avanti. « Queste due pareti sono fatte da una ripiegatura della mucosa, e pre- sentano uno scheletro congiuntivo rivestito esternamente dall’epitelio. L'epi- telio che riveste la parete posteriore (4) è formato da uno strato semplice di pic- cole cellule cubiche e trasparenti, e proviene dalla faringe; esso si ripiega sul margine libero e scende fino al fondo del soleo, ove si continua coll’'epi- telio che riveste la parete anteriore. Questo epitelio (0) invece è fatto di grandi (1) Fol, Veber die Schleimdriise oder den Endostyl derjl'unikaten, Morphol. Jahr- buch. I Bd. — 439 — cellule cilindriche con lunghe ciglia vibratili, e si continua in seguito coll’epi- telio pavimentoso della cavità boccale. « Nel tessuto congiuntivo sottostante al solco si vedono grossi vasi san- guigni (@, #) provenienti dai due grandi seni sanguigni che percorrono da dietro in avanti nel nastro branchiale. Dirò fin d'ora che tutti i seni san- guigni, grandi e piccoli, di questi animali, compresi anche quelli che for- mano le reti a strette maglie, hanno una parete costituita da un semplice strato endoteliale di cellule piatte che nella sezione si presentano fusiformi: « Da questi grossi vasi si partono altri seni più piccoli che si ana- stomizzano a distanza; e da questi alla lor volta si partono seni ancora più piccoli che vanno a formare, nel tessuto congiuntivo della parete posteriore del mentovato solco, una rete a strette maglie (d). Però questa rete è rivestita da un epitelio sottile, il quale facilita il ricambio del gaz del sangue che corre in essa con quello dell’acqua; e questo fatto, nonchè la inclinazione del soleo in avanti e la speciale disposizione dell'epitelio vibratile, parlano piut- tosto in favore della funzione respiratoria. L’epitelio di questo solco si svi- luppa dal punto di fusione dell'entoderma faringeo coll’ectoderma boccale; il solco comincia a formarsi con due accenni nella parete dorsale ai lati della fossa cigliata o vibratile, donde si distendono nella parete ventrale. « La branchia delle Salpe è ridotta, come si sa, ad un nastro branchiale impari e mediano, compresso lateralmente, il quale è teso diagonalmente d'avanti in dietro fra la cavità faringea o branchiale e la cavità cloacale e peribranchiale, e separa le due grandi comunicazioni fra queste due cavità. Colla sua estremità anteriore si attacca alla faccia interna della parete dor- sale della faringe dietro l'angolo del solco branchiale; e posteriormente, dopo essere passato sul lato sinistro del cercine imbutiforme che limita l'apertura eso- fagea, ripiegandosi anteriormente ad arco, va a raggiungere nella parete inferiore l'estremità posteriore delle pliche vibratili dell’endostilo. Costituito da tessuto connettivo che ne forma il corpo, è rivestito da uno strato semplice di epitelio. Nel corpo del nastro branchiale decorrono numerosi vasi sanguigni, e due lunghe serie di tasche branchiali che con le loro aperture o stigmate limitano, alla superficie, la parte inferiore dalla parte superiore di esso. « I vasi sanguigni del nastro branchiale delle Salpe presentano due grandi seni o tronchi longitudinali, come si mostra nell’animale vivente e si vede chiaramente in una sezione trasversa (fig. 2), i quali decorrono nel piano me- diano : uno (8) nella parte superiore o cloacale; e l’altro (e) nella parte in- feriore o faringea. Nascono con un tronco comune dalla parte posteriore del cuore, il quale tronco subito, non appena penetra nella estremità posteriore della branchia, si divide nei due seni in discorso. « Lungo il loro cammino nella branckia, questi tronchi danno o ricevono, un numero infinito di rami collaterali, i quali, dividendosi ed anastomizzan- dosi fra loro, formano reti di seni sanguigni di medio e piccolo calibro che — 440 — occupa tutte le parti della branchia. La parte più fitta della rete (4), formata dei vasi più piccoli, si trova intanto all'intorno delle tasche branchiali immerse nei due lati del corpo della branchia. I rami terminali di questi due grandi seni longitudinali, si anastomizzano con quelli che formano una rete a larghe maglie sotto il ganglio cerebrale, e danno i vasi del solco branchiale. Gi Ei il IDA RON Meana y epriszo, Ò peri puo) O i ; @L) [9] Id ©] o do E Sa Lares COSI Da pula DIR 0% A (7 )e)----@ VPN © SE GF a SJ OPILIITODO TTT ea fat TRATTI LLLEN iii Fig. 2= sezione trasversa del nastro branchiale della S. bicaudata. — A) parte inferiore o faringea ; B) parte superiore o peribranchiale ; c) cresta vibratile epibranchiale; 5) stigmate branchiale e #) tasca branchiale ; 2) epitelio sottile e trasparente della parte superiore del nastro ; 4’) epitelio sottile e trasparente della parete mediale della tasca bran- chiale ; 4) epitelio vibratile della lista ciliata; 7) epitelio vibratile della parete laterale della tasca branchiale; «) grande seno longitudinale inferiore ; 8) grande seno longitudinale superiore ; 9) rete fitta di piccoli seni circondante le tasche branchiali. « L'epitelio che riveste la superficie del nastro branchiale presenta nel mezzo della faccia superiore una cresta (fig. 2, c) longitudinale vibratile, la quale dalla estremità anteriore va a raggiungere nell’estremità posteriore le pliche vibratili dell’endostilo. Questa cresta epibranchiale, longitudinale, è fatta di alte cellule cilindriche che portano lunghe ciglia vibratili, ed è omologa a quella che — 44l — sì trova negli altri Tunicati sul rafe dorsale della branchia. Nella parte superiore del nastro branchiale, a partire da questa cresta fino alla serie delle stigmate, d'ambo i lati l'epitelio è uniformamente costituito da piccole cellule cubiche, o poliedriche, e trasparenti («). Nella parte inferiore, a partire dalle medesime stigmate e corrispondentemente a loro, l’epitelio invece presenta una serie di liste vibratili (2) che si alternano con liste di cellule cubiche prive di ciglia, come quelle della parte superiore. « Le stigmate e tasche branchiali non mancano in nessuna specie, ma variano di numero, di grandezza e di forma, a seconda la specie e talora anche a seconda la prole. Nella S. 7/es:z hanno la forma di fiasco, e sono così numerose e grandi che arrivano quasi a toccarsi reciprocamente. Nella S. pinnata, benchè numerose, sono molto piccole; e nella S. dicaudata (fig. 2, s, £.) in principio hanno la forma di lunghi tubi, ma poi la loro apertura diviene svasata ed imbutiforme. In questa specie erano state indicate brevemente, prima di me, da H. Fol in una Nota inserita nella sua Memoria sull’endostilo (!), nota che mi era sfuggita quando feci la mia prima comunicazione. Egli le descrisse come una doppia serie di intro- flessioni laterali, alle quali non attribuì altra importanza che quella di accrescere la superficie respiratoria; e quindi non riconobbe essere esse vere stigmate branchiali. 2 « La presenza delle stigmate e tasche branchiali delle Salpe è stata recentemente confermata da F. Lahille (?), il quale ne ammette al par di me l'omologia con le stigmate delle Ascidie, chiamandole hemitremas. « L'epitelio delle tasche e stigmate branchiali, ubicate nella parte la- terale del nastro, (0) a partire dal loro fondo cieco, è formato di cellule cilindriche vibratili, e si continua rispettivamente con le liste cigliate esterne, come ha detto il Fol. A partire dallo stesso fondo, la parete mediale (su- periore) della tasca branchiale invece è formata da una serie di piccole cellule trasparenti, come l’epitelio che riveste la metà superiore della superficie del nastro, col quale epitelio si continua. « Adunque l’epitelio delle tasche branchiali si comporta allo stesso modo dell'epitelio del solco branchiale; l’epitelio della parete esterna per il mo- vimento attivo delle sue ciglia, sussidiato da quello delle liste vibrali, (1) Riporto qui testualmente la nota del Fol. « Der Bau dieser Kieme ist nicht iberall « so einfach wie angenommen wird; bei Salpa bicaudata z. B. bildet sich jederseits am « Kiemenbalken eine Reihe seitlicher Eiustpilgen, deren jede mit einem Wimperstreifen « correspondirt. Es drinst sogar jeder quere Wimperstreifen bis in den Grund des corre- « spondirenden blindgeschlossenen Sickchens; eine Einrichtung, welche wohl die Vergròs- « serung der respirirenden Fliche bezweckt. (Morphol. Jahrbuch. I. Bd. 238 S.) ». (2) F. Lahille, Contridution a l'étude anatomique des Salpes. Di questa memoria non si è pubblicato sinora che il sunto verbale fatto nella seduta del 7 marzo di quest’ anno alla Societé d’Histoire naturelle de Toulouse. — 442 — determina una forte corrente d'acqua dentro alla cavità della tasca, e l'epitelio sottile della parete interna ne facilita i fenomeni osmotici dei gaz dell’acqua con quelli del sangue; e però la funzione respiratoria del nastro branchiale delle Salpe deve essere molto attiva, come nella branchia degli altri Tunicati. Ma quale è il rapporto morfologico di questo organo nei vari Tunicati? « Ed. Van Beneden é Ch. Julin nella loro morfologia dei Tunicati (') dicono: « De tous les Tuniciers ceux qui, au point de vue des caractères de l’appareil « respiratoire, se rapprochent le plus des Appendiculaires sont, àè nòtre avis, « les Salpes. Il est probable en effet que les deux grands trous qui chez ces « animaux établissent une large communication entre la cavité branchiale ou « pharyngienne et la cloaque, sont homologues aux canaux branchiaux des « Appendiculaires. Ce que l'on appelle la branchie chez les Salpes, c'est la « voùte réduite du pharynx ». Evidentemente questi due osservatori non hanno fatto attenzione alle stigmate e tasche del nastro branchiale delle Salpe. Tuttavia io sono del loro avviso sull’omologia delle due fissure branchiali delle Appendicularie con le due grandi aperture di communicazione fra la cavità faringea e la cloaca delle Salpe, e mi fondo sul seguente ragionamento. « Nelle Appendicularie, da quanto sappiamo dalle ricerche del Fol (?), ognuna delle due aperture branchiali si forma dalla fusione e perforazione dei fondi ciechi di due diverticoli che vengono, l'uno dalla parte dorsale del- l'ectoderma della larva e l’altro dall’intestino faringeo. Le aperture sono cir- condate da un epitelio a lunghe ciglia vibratili, e la parte esterna del canale, che si forma in tal modo, si allarga ad imbuto; così si vengono -a for- mare anche due cavità, soltanto peribranchiali. come l'omonima dell'Am- phioxus, che rimangono indipendenti per tutta la vita, a canto alle quali si apre esternamente l’ano intestinale. «La formazione delle prime fissure branchiali e della cloaca delle Ascidie, come ci ha insegnato il Kowalesky, (3), accade secondo lo stesso processo dalle stesse parti e nello stesso luogo. Se non che in questi altri Tunicati, dalla fusione dei due diverticoli dell’ectoderma con le estroflessioni dell’ intestino faringeo si formano due paia di fessure branchiali circondate da un epitelio vibratile: il primo paio si forma in avanti; ed il secondo in dietro, per la fusione di un secondo paio di diverticoli dell'intestino faringeo o branchiale, con le due mentovate introflessioni ectodermiche. Secondo Ed. Van Beneden e Ch. Julin il numero delle prime fessure branchiali si può elevare nella Phallusia scaraboides da due a sei; le quattro ultime si formano senz'ordine simmetrico. « Trascorso molto tempo dalla formazione di queste fissure, e dopo (1) Van Beneden e Ch. Julin. Recherches sur la Morphologie des. Tuniciers. Gand 1886, pag, 401. (2) H. Fol, Ztudes sur les Appendiculaires du detroit de Messine. Généve 1872. (3) R. Kowalevsky, Weitere Studien ib. d. Entwicklung d. cinfachen Ascidien. Archiv f. mikr. Anat. VII Bd. 1871. — 443 — l'apertura anale nella cavità cloacale sinistra, e la fusione delle due cavità cloacali in una grande cavità, le fissure branchiali si multiplicano a dismisura in tutta la parete che separa questa dalla cavità faringea, nella quale parete vengono a disporsi in linee trasversali e perpendicolari. « Ora, a mio avviso, conformemente a quanto affermano i due men- tovati osservatori, le due prime fissure branchiali delle Ascidie corrispondono perfettamente alle due fissure omonime delle Appendicularie; le altre si sono formate secondariamente, cioè dopo che l’introflessione ectodermica si è differen- ziata, in seguito all'apertura anale, nell’epitelio della cavità cloacale, anche prima della fusione delle due in una sola. Alle prime aperture si potrebbe dare il nome di fissure branchiali e a queste ultime lasciare quello di stigmate. « Le stigmate delle Ascidie hanno la stessa posizione e la medesima forma e struttura delle stigmate delle Salpe; e studiando lo sviluppo onto- genetico di quelle delle Salpe, vediamo che questo è lo stesso, quantunque ne sia modificato il processo. Anche nella struttura loro notiamo alcune diffe- renze, vale a dire : fe stigmate delle Ascidie hanno l’epitelio vibratile all’in- torno dell'apertura, mentre internamente si prolungano in corti canali che si aprono nella faringe; nelle Salpe le stigmate hanno l'epitelio vibratile in tutta la parete laterale, e si terminano internamente a fondi ciechi: ma con tutto ciò noi possiamo affermare che le stigmate delle Salpe sono omologhe a quelle delle Ascidie. « Possiamo anche ritenere le due grandi aperture che fanno comunicare la cavità faringea e la cavità cloacale delle Salpe, siano omologhe alle due fissure branchiali delle Appendicularie ed alle due fissure (prime fissure) delle Ascidie, quantunque il processo ontogenetico, col quale si formano nelle Salpe, sia anch'esso modificato o cenogenetico, e la struttura loro diversa. « Infatti nelle Salpe, la cavità cloacale e peribranchiale, invece di ri- sultare dalla fusione di due introflessioni laterali, è formata da due intro- flessioni successive dell’ectoderma che si sviluppano in tempi diversi. Ac- cade dapprima nella parte dorsale, dietro la vescicola celebrale, una prolife- razione dell’ectoderma, per cui sotto lo strato esterno se ne forma un altro più spesso. Le cellule di quest'ultimo si dispongono poscia attorno ad una ca- vità che si svolge in mezzo a loro, e così si forma una prima vescicola cloa- cale che in origine è chiusa da per tutto. La parte interna, o il fondo di questa vescicola, resta separata, nel mezzo, dalla corrispondente parte dell’en- toderma dell'intestino branchiale o faringeo per la presenza mesenchima; ai lati manca questo strato, e l’ectoderma della prima vescicola non ancora dif- ferenziato, viene a contatto con l’entoderma, col quale si fonde e quindi si aprono due larghe comunicazioni fra la faringe e questa vescicola. La quale si ingrandisce allora e riceve contemporaneamente l'apertura anale dell’intestino terminale; perciò questa vescicola corrisponde alla cavità cloacale sinistra delle Ascidie. Così si formano le due grandi fessure branchiali, dopo di che — 444 — l epitelio di questa vescicola mettendosi anche, per l’apertera anale, in comuni- cazione con l'intestino posteriore, si differenzia. Il mesenchima rimasto tra la cavità di questa vescicola e la faringea, rivestito dalle cellule dell’ectoderma e dell'entoderma, rappresenta il primo abbozzo del nastro branchiale. « Dagli elementi del mesenchima di questo abbozzo si sviluppano i vasi sanguigni che ho descritti; dalle cellule ectodermiche ed entodermiche che lo rivestono, lo strato epiteliale. Nel punto in cui l'ectoderma e l’entoderma si fondono insieme, si sviluppano ben tosto le due serie di stigmate che vanno a terminare a fondo cieco nella spessezza del nastro branchiale. Il diffe- renziamento delle cellule vibratili comincia a farsi nelle stigmate branchiali, e quindi si distende successivamente, da ambo i lati, nella superficie infe- riore del nastro, per formare le liste vibratili che sono pari, come ha soste- nuto C. Vogt (!). « Molto più tardi della formazione delle stigmate, nella parte dorsale succede l’introflessione del menzionato strato esterno dell’ectoderma; per cui sì viene a formare la seconda vescica cloacale nella quale si introflette con- temporaneamente il mantello di cellulosa. Tanto l'uno che l’altro finiscono per perforarsi entrambi e, confondendosi la prima vescicola cloacale colla seconda, si stabilisce una grande cavità, peribranchiale e cloacale ad un tempo come nelle Ascidie, la quale resta aperta largamente all’ esterno. « Le due grandi fissure branchiali sono limitate medialmente dai ri- spettivi lati del nastro branchiale; lateralmente hanno per limite la parete interna del corpo dell'animale in corrispondenza del punto in cui dalla fa- ringe passa senza alcuna distinzione a rivestire la cavità cloacale. « Adunque: le due grandi fissure branchiali delle Salpe sono omologhe alle due fissure branchiali delle Appendi- cularie ed alle due prime fissure branchiali delle Ascidie; come le numerose stigmate o fissure branchiali secondarie delle Ascidie e quelle delle Salpe sono omologhe fra loro. « Dimostrerò nella prossima Nota che le stigmate o fissure branchiali secondarie dei Tunicati, perdono la funzione respiratoria e divengono il timo dei Vertebrati ». i Fisica. — Alcune esperienze colla scarica di una grande bat- teria. Nota del Corrispondente Augusto RIGHI. « La batteria, che ho fatto costruire e che mi ha dato ottimi ‘risultati, sì compone di 108 condensatori. Ognuno di essi ha la forma cilindrica di un grande bicchiere, è alto più di mezzo metro, ed ha il diametro di (1) C. Vogt, Recherches sur les mimaux inférieurs de la Meéditerranée. 2% Memoire, I, du Genre Salpa. 2 — 445 — circa 16 centimetri. Le armature occupano circa metà della sua altezza, ed hanno ciascuna una superficie di circa 1432 cent. quadrati. Il vetro è grosso poco più d'un millimetro e quindi si può valutare a 6270 unità elettrostati- che (C. G.S.) la capacità d'ogni bicchiere. La disposizione dei conduttori è simile a quella dei conduttori della batteria descritta in una Memoria sulle scariche elettriche (!). «I 108 vasi sono riuniti in 6 batterie di 18 ciascuna disposte in cascata, onde poter ottenere potenziali elevati. Le armature estreme comunicano coi conduttori di una macchina d'Holtz, e le armature di mezzo comunicano col suolo. Si ha così la stessa capacità, come se si avessero !5/$=3 vasi insieme riuniti a batteria, colle armature direttamente comunicanti coi due conduttori della macchina; per cui la capacità del sistema sarà di 18810 unità elettro- statiche (C. G. S.), ossia circa 1/4 di Micro-Faraday. | « La macchina d'Holtz è simile ad una altrove da me descritta (2), ma è a quattro dischi. Dà usualmente scintille di più di 30 centimetri di lun- ghezza, e questo anche nelle giornate umidissime, poichè essa è racchiusa in una cassa di vetro contenente aria mantenuta secca con cloruro di calcio, insieme ad una piccola macchina a strofinmamento, destinata a dare la prima carica ad una delle armature. I dischi sono senza vernice, e basta pulirli di tanto in tanto con un po di alcool, perchè diano il miglior effetto. « Essendo accaduto più di una volta che la batteria si scaricasse entro la macchina lasciando sui dischi profonde traccie. ed una volta essendosi pro- dotta una scarica che traforò due delle grosse pareti di vetro della cassa, così per prevenire questi danni ed anche per la sicurezza della persona che mette in moto la macchina, ebbi l'idea di stabilire le comunicazioni fra i suoi due conduttori e le armature estreme delle sei batterie, per mezzo di lunghi tubi di vetro pieni d'acqua. Con tale disposizione, se la scarica av- viene nella macchina, essa non produce più nessun guasto, nè è più pericolosa per le persone, giacchè nel circuito di scarica trovasi una fortissima resistenza. Naturalmente le comunicazioni cogli apparati nei quali si producono le sca- riche da studiarsi, sono interamemente metalliche, essendo fatte con lunghi e grossi tubi d'ottone. 4 Questa batteria, che mi ha servito per illustrare con adatte esperienze un Corso speciale sull'elettricità atmosferica, può fornire in iscala anche mag- giore, gli effetti, già notevoli, altravolta da me descritti (*). Così per esem- pio. se nel circuito di scarica, oltre che un intervallo d’aria di 5 a 10 cen- timetri fra sfere di ottone di 6 a 7 cent. di diametro (che è evidentemente indispensabile in quasi tutte le esperienze), si pone una lastra di vetro lunga (1) Acc. di Bologna, 11° maggio 1875. x (*) Descrizione ed uso di una macchina ece., nell’Acc. di Bologna, 1879. (3)! Ul = RenpICcONTI. 1888, Vor. IV, 2° Sem. — 446 — 5 metri o anche più, rivestita di limatura di zinco a guisa dei così detti quadri magici, si ottiene sulla lastra, invece delle solite diramazioni lumi- nose, una rumorosa e grossa scintilla di 5 o più metri di lunghezza e con tale esperienza si rende conto in parte dell'enorme lunghezza delle folgori, ammesso che le particelle di limatura rappresentino le goccioline d'acqua sospese nell'aria. Sopra la superficie dell'acqua (nel caso mio contenuta in tante grandi cassette di vetro messe in fila), si ottiene una scintilla lunga più di un metro, e quasi di egual lunghezza la si ottiene attraverso di una grande fiamma di gas. « Ecco ora le nuove esperienze che hanno dato origine a questa Nota. « Un filo di platino lungo 3 metri e mezzo (e forse anche uno alquanto più lungo) e grosso '/»» di millimetro, viene fuso dalla scarica, trasforman- dosi momentaneamente in una bella corona di globuli incandescenti; ma se si prende un tratto più breve dello stesso filo, per esempio lungo solo un metro e mezzo, si osserva il seguente curioso fenomeno. Nell’istante della scarica sì vede una bianca scintilla di un metro e mezzo di lunghezza nel luogo occupato dal filo, rettilinea se il filo ha questa forma, e incurvata come il filo, se a questo si da una forma capricciosa qualunque. Naturalmente non si trova più traccia del filo dopo la scarica; soltanto si solleva da quella lunga scintilla un po di fumo che sparge un odore caratteristico, « Con filo di ferro, o di rame, o d'oro (con lega di rame) con un sottile e strettissimo nastro di acciaio, o di magnesio, o di foglia di stagno, si ot- tiene un fenomeno analogo. Solo la scintilla diviene gialla col ferro e coll'oro, e verdastra col rame. Con questi metalli il fumo che si eleva dopo la sca- rica è più denso ed abbondante, ma non produce l'odore penetrante che si ha col platino. « La formazione di questa scintilla parmi possa spiegarsi come segue. Bastano le prime porzioni della scarica per far passare il filo allo stato di vapore; il resto della scarica trova quindi una colonna di vapore metallico, a temperatura elevata, che gli offre un facile cammino, come qualunque gas rarefatto. In certo modo si forma istantaneamente un tubo di Geissler, le cui pareti sono costuite dall'aria fredda circostante, pieno di gas rarefatto perchè ad altissima temperatura. « Per mettere alla prova questa spiegazione ho ideato la seguente espe- rienza. Al di sopra del filo AB, a poca distanza e verso il suo mezzo, pongo un conduttore C comunicante col- l'estremità A. Se è vera la data spiegazione, ecco quanto deve av- venire. Nell’ istante della scarica, A questa deve cominciare col percor- rere il filo AB e volatilizzarlo, ammesso che la pallina C sia messa a distanza conveniente dal filo; ma poi, — 447 — invece di formarsi la scintilla da A a B attraverso il vapore metallico, deve formarsene una semplicemente da C a B. Cosicchè il filo deve evaporarsi tutto, ma la grossa scintilla deve solo apparire alla destra di O. « Avendo più volte fatta l’esperienza, ho riconosciuto che essa riesca completamente secondo le previsioni, e cioè nell'istante della scarica tutto il filo si evapora, ed apparisce una scintilla soltanto da C a B. = Chimica. — Sopra alcuni derivati della maleinimide (1). Nota del Corrispondente G. CrAMICIAN e di P. SILBER. « Nel corso dei nostri studi sui derivati del pirrolo abbiamo più volte accennato alla facilità, con cui molte di queste sostanze possono essere tra- sformate nelle imidi bicloromaleica o bibromomaleica, ed uno di noi ha fatto vedere (2) quanto queste reazioni sieno comparabili alle trasformazioni di molti compostì aromatici nei derivati clorurati e bromurati del chinone. L’a- nalogia del cloroanile e del bromoanile colla bicloromaleinimide e la bibro- momaleinimide, 01 C c 01 Clo col CO CO co co CCI CIOI XH Cloroanile Imide bicloromaleica che si rivela già nella comparazione delle loro formole, trova realmente ri- scontro nei resultati dell'esperienza. « Guidati da questo concetto noi abbiamo cercato nuovi fatti che venis- sero a confermare le vedute ora esposte ed abbiamo a tale scopo iniziato uno studio nel quale ci proponiamo di vedere quali delle reazioni, che sono state eseguite col cloroanile e col bromoanile, possono essere applicate ai de- rivati alogenati dell'imide maleica. « In questa Nota pubblichiamo una parte dei resultati ottenuti colla bicloromaleinimide, da noi scoverta alcuni anni or sono, riserbandoci di esporre a suo tempo completamente le nostre ricerche. (1) Le esperienze descritte in questa Nota sono state eseguite nel R. Istituto chimico di Roma. (2) G. Ciamician, Il pirrolo ed i suoi derivati. — 448 — Astone del nitrito potassico sull'imide bicloromaleica. « Studiando l’azione di una soluzione di nitrito sodico sul cloroanile I. U. Nef (') ha ottenuto il sale sodico dall'acido nitranilico (Cs Na, N» 0x) ed in modo analogo il sale potassico corrispondente; ora questa interessante reazione è perfettamente applicabile alla bicloromaleinimide, come lo dimo- strano le seguenti esperienze. « Una soluzione di 5 gr. di imide bicloromaleica in 75 ce. d'alcool e 50 ce. d'acqua, venne trattata con 15 gr. di nitrito potassico; col riscalda- mento il liquido si colora in giallo e si separa, con svolgimento di gaz, una sostanza solida polverulenta, che si deposita in fondo al palloncino. Dopo un riscaldamento di circa un quarto d'ora a bh. m., fino che cessa lo sviluppo gassoso, si lascia raffreddare, sì filtra e si cristallizza il prodotto alcune volte dall'acqua bollente. Il rendimento è soddisfacente: da 5 gr. di imide si ottennero 3,8 gr. di prodotto. « L'analisi del nuovo composto dette numeri corrispondenti alla formula preveduta : C, HN; 0; K. I. 0,2870 gr. di materia seccata a 130° dettero 0,4332 gr. di CO, e 0,0278 gr. di iH- 0. II. 0,1814 gr. di materia svolsero 22 ce. d'azoto misurato a 12° e 761 mm. III. 0,2870 gr. di materia dettero 0,1284 gr. di Ks SO,. «In 100 parti: trovato calcolato per Ci H N, 0; K I II ul Ù 24,69 — — 24,49 H 0,64 = = 0,51 N = 14,42 = 14,28 K = = 20,05 19,89 « Il sale potassico così ottenuto non perde di peso, dopo essere stato seccato sul cloruro di calcio, anche se viene riscaldato fino a 130°. Forma piccoli cristallini colorati in giallo chiaro, che sono insolubili nell'acqua fredda e solubili nell'acqua bollente. Riscaldati snlla lamina di platino de- flagrano. « Non ci fu possibile di ottenere da questo sale l'acido libero (C, Hs N3 0;) corrispondente. Trattando una soluzione acquosa calda, con acido solforico di- luito, si separa la sostanza inalterata, come lo dimostra la seguente deter- minazione del potassio. 0,3290 gr. di materia dettero 0,1454 gr. di K,S0,. (1) Berl. Ber. 20, 2028. « In 100 parti: trovato calcolato per C, H N, 0; K K 19,81 19,89 « Bollendo la soluzione con acido solforico diluito, 5 gr. di sale potas- sico con 400 ce. d'acido solforico (1:10), per qualche tempo, essa diventa senza colore ec estraendo con etere molte volte di seguito, si ottiene una sostanza cristallina, che non è aitro che 4c/do ossalico. La sostanza ottenuta per estrazione con etere, cristallizza dall'acqua bollente in grossi prismi senza colore, che fondono a 100°-101°. « Contiene due molecole d’acqua di cristallizzazione, che perde stando sull’acido solforico. 1,5798 gr. di materia, seccata sul cloruro di calcio, perdettero nel vuoto sull'acido solforico 0,3926 gr. di acqua. « In 100 parti: trovato calcolato per C» Hs 04 + 2H, 0 H.0 28,45 28,57 0,2085 gr. di sostanza deacquificata dettero 0,2016 gr. di CO, e 0,0480 gr. di H, 0. « In 100 parti: trovato calcolato per C. Hr 04 C 26,41 26,66 H 2,56 2,22 « L'acido deacquificato sublima senza decomposizione, la sua soluzione dà col cloruro calcico un precipitato insolubile nell'acido acetico ed ha in una parola tutte le proprietà dell'acido ossalico. « La costituzione del sale potassico C, HN, 0; K, ora descritto, sarà con molta probabilità analoga a quella della combinazione potassica dell'acido nitranilico : NO, OK (0) (0) OK NO, e noi crediamo che convenga chiamarlo piuttosto composto potassico del 7%- troossichinone del pirrolo, che composto potassico dell’imide nitroossimaleica. « Crediamo utile far notare che anche l'acido nitranilico si decompone facilmente in soluzione acquosa, dando acido ossalico. « Come era da aspettarsi, non siamo riusciti ad ottenere il composto amidato corrispondente ; trattando il sale descritto con cloruro stannoso ed acido cloridrico si ottiene soltanto acido ossalico. — 450 — Azione dell’anilina sull’imide bicloromaleica. « Trattando una soluzione di 3 gr. di imide in 30 ce. d'alcool, con 7 gr. d'anilina si ottiene immediatamente un liquido giallo, che venne fatto bollire per qualche tempo (15 minuti) a ricadere. Per raffreddamento si separano aghi gialli, che vennero filtrati, lavati e fatti cristallizzare dall'alcool bol- lente. Fondono a 196° ed hanno la composizione: Cio Ha CIN 03. « Il composto, che ci riserbiano descrivere esattamente in una prossima comunicazione, ha senza dubbio la costituzione: (0) NHC:H; NH e corrisponde alla cloroanilanilide [ C; Cl 00 (NH C; H;): ], che si ottiene in modo analogo dal cloroanile. « Per ultimo vogliamo accennare, che l'imide bicloromaleica dà in solu- zione alcoolica colla fenilidrazina un precipitato formato da aghi rosso-ran- ciati di cui ci riserbiamo lo studio. « Noi continueremo queste ricerche trattando l’imide bicloromaleica con tutti quei corpi con cui fu sperimentato il cloroanile e le estenderemo anche all’imide mono-cloromaleica, da noi descritta per la prima volta alcuni anni or sono. Questo lo diciamo perchè i sigg. R. Lòseher e K. Kusserow hanno recentemente studiato il comportamento della monobromofumarimide coll’a- nilina » (1). Astronomia. — /mmagine deformata del sole riflesso sul mare, e dipendenza della medesima dalla rotondità della terra. Nota del prof. A. Riccò, presentata dal Corrispondente P. TACCHINI. « Nella seduta dell'8 ottobre di questo anno, all'Accademia di Francià, l'illustre astronomo e geodeta prof. Faye, presentava una relazione delle mie osservazioni e fotografie, dalle quali risulta che l’immagine del sole a poca altezza, riflesso sul mare calmo, invece di esser eguale al disco stesso solare, come sarebbe se la superficie delle acque fosse piana, è molto schiac- ciata in direzione verticale, quale sarebbe per la riflessione molto obbliqua (1) Ber]. Ber. 21, 2718. na — 451 — su di uno specchio convesso sferico, o cilindrico, di grande raggio di curva- tura. Aggiungevo in quella Nota che tale alterazione dell'immagine solare riflessa costituisce una prova molto evidente (se pur altra ne occorre) della rotondità della terra. « Tale notizia destò una certa sorpresa, ed il sig. Wolf pensò di sottoporre al calcolo le circostanze del fenomeno in discorso, e nella seduta successiva del 15 ottobre presentava all'Istituto di Francia stesso i suoi risultati, compen- diati in una tabella numerica, da cui egli dichiarava venire confermato l’in- sieme delle mie osservazioni. Nell’altra seduta dell'Accademia, al 22 ottobre, il prof. Forel di Morges faceva sapere che l’interpretazione da me data alla deformazione dell'immagine del sole riflesso nel mare era confermata dai cal- coli fatti nel 1873 dal prof. Dufour pure di Morges, dimostranti la possibi- lità della deformazione dell'immagine riflessa di oggetti terrestri sul lago di Ginevra, e poi ancora dalle osservazioni, fatte dai prof. Forel e Dufour medesimi, di tali deformazioni nelle immagini di barche, case ecc. sul lago. « A me pare che si poteva facilmente dimostrare le possibilità di tale deformazione delle immagini riflesse, semplicemente dietro una considerazione tecnica. La riflessione del sole si fa sopra uno specchio di mare grandissimo (come notò il prof. Faye alla seduta dell'8 ottobre): per l'Osservatorio di Palermo il cui orizzonte marino si stende a 30 km., la larghezza, per il sole all'orizzonte, col diametro di 32’, è di circa 300 m.; la lunghezza, come è facile comprendere (e come si vedrà ap- presso) è considerevolmente più grande. Ora nella pratica è trascurabile la cur- vatura di uno specchio, poniamo del- l'apertura anche di 1 m., quando il raggio di curvatura sia di 20 km. Per- chè adunque fosse trascurabile la cur- vatura di uno specchio d'acqua esteso anche solo 1 km., dovrebbe il raggio della terra essere di 20000 km., mentre è poco più di 6000 km. « Le relazioni dei diversi elementi nella riflessione di un punto luminoso (a distanza infinita) sulla sfera terre- stre, lo le trovo assai semplici nel seguente modo (fig. 1). Sia 0 luogo dell'osservatore; OA = sua altitudine; OB suo orizzonte appa- rente; HOB=ACB=D depressione e distanza del medesimo: SOB=<@ Fig.1 — 452 — apparente altezza angolare del punto luminoso; E luogo ove succede la riflessione; KFE—ACE=4d distanza del medesimo; BOE=% appa- rente altezza angolare dell'immagine riflessa. Sarà: f=90°—@—D, d=s=a—(D—d), £+4-+(90°+d)=180° donde o=a—2(D—d), a—w0=2(D—d). « È evidente che se il punto luminoso è all'orizzonte apparente, la riflessione si fa al limite dell'orizzonte stesso: che di mano in mano che il punto s'innalza, la riflessione succede più vicino all'osservatore, ed in fine avviene ai suoi piedi, quando l'oggetto raggiunge lo zenit. Quindi a—@, alterazione assoluta dell'immagine riflessa, cresce al crescere di @: il che si accorda colla serie di valori trovati dal sig. Wolf. « Ma se nella serie stessa si calcola il valore di (a —@): @, ossia l'alterazione relativa dell'altezza dell'immagine riflessa, si trova invece che cresce al diminuire dell'altezza del punto obiettivo. Perciò le immagini solari riflesse più fortemente schiacciate, sono quelle a sole più basso. « Si ha poi: per a=0: d=D, o=0, a—w=0 per a=90°:d=0, m=90°—2D, a—w=2D pure d'accordo col sig. Wolf. « Per il calcolo delle immagini riflesse in discorso’ conviene (come ha fatto opportunamente il sig. Wolf) assumere una serie di valori di d, e tro- vare i corrispondenti di @ ed . Nel triangolo OCE essendo noti CE = R, CO=R+/, e dato00OCE=4 si troveranno 8 e 90°+d, e quindi sarà o=90°—f—-D, a=0w+2(D—d) « D, ed R, che potrà ritenersi il raggio del circolo osculatore normale al meridiano, si calcolano colle note formole : a V1— e? sen? 2 ove e è il semi-asse maggiore terrestre, e 4 la latitudine del luogo. « Per l'Osservatorio di Palermo in cui 4h = 72", 4—= 388°. 6°. 44”, risulta Di—1020, (Ri — 63855200 « Coll'indicato processo ho trovato, fra altri, i seguenti valori: | in minuti 10.0 60% Sol D=115".6. Vg0R d è in chilometri 19 12 6 x IAT 260020005 LA O) 200 61,922 a © WI9 7 193 20/85 am: 0.86 0.74 0.49 dove vedesi che le variazioni succedono come si disse prima. « Tenendo conto della rifrazione astronomica, per cui il diametro ver- ticale del sole presso l'orizzonte viene notevolmente accorciato, si ha ancora: — 4539 — che quando presso a poco metà del disco è sorto dall’orizzonte apparente, l'altezza (negativa) dalla immagine è ridotta a 2’, cioè a meno di +: sul mare l'immagine stessa occupa 30 —19=11 km. Quando tutto il disco è sorto dal mare, il diametro verticale dell'immagine, minore di 7’, è ridotto a poco più di 1. del diametro visibile direttamente: l’immagine stessa occupa sul mare una lunghezza di 30 — 12 — 18 km. Quando l'orlo inferiore del sole è alto sull’orizzonte apparente circa quanto è l'apparente diametro ver- ticale, il vertice del sole nell'immagine riflessa dista da esso orizzonte 28.2, ossia poco più della metà dell'altezza del vero vertice: il diametro verticale dell'immagine è circa 28. 2—6.9—=21'.3 cioè è del diametro orizzontale, _ e si stende sul mare per una estensione di 6 km. « Dal detto ora si rileva anche che l’immagine riflessa del sole non è veramente elittica, non solo perchè il disco solare visto direttamente non è nè circolare, nè elittico, in causa della rifrazione atmosferica, ma ancora perchè l'immagine riflessa sulla superficie acquea, nella metà inferiore risulta schiacciata più che nella metà superiore. « Confrontando i precedenti risultati del calcolo colle mie osservazioni e fotografie, si trova accordo nell'insieme (come trovò anche il sig. Wolf), ma l'altezza dell'immagine riflessa, osservata o fotografata, è sempre sensibil- mente minore della calcolata. « Sarà interessante di ricercare la causa di questa differenza: la diftra- zione, ed anche l’irradiazione, oculare. o strumentale, o fotografica, tende- rebbero invece ad ingrandire l’immagine riflessa, che è sempre assai brillante. È ora accreditata l'opinione che l'attrazione del fondo e delle rive del mare ne possa alterare il livello nella loro vicinanza. Tale alterazione, accadendo nel luogo ove succede la riflessione, potrebbe modificare sensibilmente l'im- magine riflessa. « Determinato coll’osservazione D, e misurati @« ed ©, dalle formole precedenti si avrà: GAZA) p-=90 —D— 6, = e nel triangolo OAE conoscendosi # e l'angolo OAE = 90° + S ed il lato 4, si troverà OE: ed allora nel triangolo OCE sarà noto il detto lato OE e gli angoli è e d; pertanto si potrebbero calcolare i due lati, dei quali CE=R dovrebbe coincidere col raggio del circolo osculatore, e la differenza coll’altro lato CO dovrebbe essere uguale ad %. Mancando tali coincidenze, si potrebbe forse riconoscere se nel luogo della riflessione vi è alzamento o depressione del livello del mare. « Però volendo istituire una indagine così delicata, si dovrebbe trovar modo di tenere esatto conto della rifrazione geodetica, la quale altera i diversi elementi del problema; ed è noto che sussistono sempre delle sensibili (9,0) RexnpIcoNTI. 1888, Vor. IV, 2° Sem. 5 — 454 — incertezze nell'eseguire tale correzione ('). Ad ogni modo non sarà inutile il tentare questo studio: il che io mi propongo di fare in seguito. « Confrontando i risultati dei calcoli fatti dal sig. Wolf per una stazione alta 100", coi miei, sì deduce che per una stazione più alta, a parità di altezza angolare del punto obiettivo, la riflessione si fa più lontano dall’os- servatore e l'altezza angolare dell'immagine riflessa è minore, cioè la defor- mazione è maggiore. « Sull'Etna l'orizzonte giunge all'enorme distanza di più che 200 km., e la depressione del medesimo arriva a 19.51’; pertanto di lassù l'alterazione dell'immagine riflessa del sole dev'essere notevolissima, e quindi. più facil- mente potrebbe accusare le alterazioni del livello del mare presso la costa orientale ed anche presso la settentrionale della Sicilia. Donde l’importanza che le osservazioni in discorso venissero fatte al novello Osservatorio Etneo, situato in posizione, anche per tante altre ragioni, singolarmente privileggiata. « P. S. Nei giorni 20, 21, 28, 29 novembre ho potuto vedere in mare, a. pochi chilometri dalla riva, le immagini riflesse di barche e pescatori, fortemente schiacciate, come quelle descritte dai prof. Dufour e Forel ». Matematica. — Sulla teoria delle coordinate curvilinee. Nota II (0). di Ernesto PADOVA, presentata dal Socio U. DINI. « 5.° Dalle formule ora trovate se ne possono dedurre altre che danno la curvatura media espressa per le coordinate .7, y, s ed i parametri di queste considerate come funzioni di due coordinate superficiali. Riprendiamo infatti l'equazione 1 1 4.0 dyVAU viU Va VI+p+e|y40 dU a740 essa può scriversi anche così Ài P + dio ] ord 96 3 ( Il Il ) 4, & 19 9 DI nce si o i. TEaFp+9) pa \g sr, x ove 4,, 4, 43 stanno a denotare le derivate di Z rapporto ad «, y, # rispet- tivamente; ma si ha i i o Ap +ieg — da AO a RE PA+9) (44-20) +4 (1499) (440) A| A+ A+) | a bi Wie D1=0)) 4° È VAGO RSI (1) Per tale ragione qui non si è fatto alcun conto della detta rifrazione geodetica. (2) V. pag. 369. per cui avremo 1 vàz 07 ce5 reali 1 A 8 a = = 5A —_ ZL) 5 20 b ÙL de A ni « Ed operando allo stesso modo sulle due equazioni che danno 43. e 4,y avremo 1 Ve di Cieli 1 do BA Alta - —— i 5 5 cv 4 Ta cor). pel vày 7 OSICAÌ a) 4 = A Je O 2y + 4 ar 44 IZ i io: « Per le superficie d'area minima avremo dunque le equazioni sa sl VACSOIESA 707] h dig 43 —=0, Wi TO VERE, È 2YT 2. ni o (11) 1 7 e, se le coordinate v, v sulla superficie sono isometriche, le funzioni <, 7, € dovranno soddisfare inoltre la condizione UA ITACA . dy\} dl SUA (Gt i To) Ù (Fraz 3) (Gt ; 5) uti « Analogamente a quanto ha fatto il Beltrami per le superficie di area minima situate nello spazio euclideo, si potrà ora procedere così, trovare la soluzione generale del sistema (11) e limitarla in modo da soddisfare alla (12); se nonchè adesso in generale non spariranno dalle (11) i coefficienti dell’ele- mento lineare della superficie e quindi anzichè trovare tutte le superficie d'area minima del dato spazio, non si avrà che il gruppo di quelle applica- bili sopra una data. Un esempio chiarirà meglio queste osservazioni. Suppo- niamo che lo spazio dato sia quello a curvatura costante negativa che ha per elemento ‘lineare (12) ds = La Vda° + dy° + de?, se le coordinate scelte sopra la superficie d'area minima sono isometriche e danno all'elemento lineare la forma do =puY du? 4 dv le (11) diverranno UR Delda: da Midaide du? ar TE (7, du lg ca i ly Ey _2 (dude | da de) _ du* ian 2 D du E dv dv, TRÒ dg. (de Dalida? 2A] Dee) du * do è (1) Lor J+ pe tei — 456 — le quali con facili riduzioni, quando si ponga Ea Y 1 LC E » Ko,=" : C3 = = n n © ° acquistano tutte e tre la stessa forma d° x; d° xi Li i 11 —2-u=0; V=—R293 ( 3) du? + dv? Ci al! ’ ( DE) ) scelta ad arbitrio la funzione w che dipende dalle v, v, tre funzioni 4; che verifichino queste equazioni e quella in cui si cangia la (12) colla sostitu- zioni della +; alle 4, y, e saranno le coordinate dei punti di tutte le superficie d'area minima applicabili su quella che ha per elemento lineare u y/du? + de°. « 6. Alle precedenti notazioni aggiungiamo queste altre an=(14-p°), @e=4pq, ar. (14-9°); a=41 02-02, S=14-p°+4-q° AR == À; + pd: 9 ig = de + qh3 n=? —Z0yr(r PH 099), ceo =t—Zr 022,5 (Pt 21), ao =SZr 02, (CP 6,20); le funzioni 11, &22, Zi. Sono (') coefficienti di una forma quadratica cova- riante con quella che rappresenta il quadrato dell'elemento lineare della su- perficie. Avremo allora P4? À Tn E) 2 —=mn+gg| Ap + g)—Asq(1 +7) | 14? À 1? 3 TOI 4 50 42[A464+9)_420+9)] s4? —= mt 2 [240 ++4201+m)] e conseguentemente, ricordando che si ha | pr 11.922 438 rl_8 a 2 [3 - (RESA — i mi pa Atp) | (+ A (0499) eao[ A+ 440428) ]3 | —20[ 2404-949049) ]LSO+A[AA+M+E4+9)2943d: ] 4908 AM 1 # n anna 4a} S(PH9)4AA+ DI [au dg+esdp— 31:(414+4p) | À -— = o 3 — ga (ap +40) 1+9+20(1+29)— 29421 | AAT 1 7 438 VÀ& =d4a5- 4g, 1 Vader nn dA dal Vi 2A: ove y234z è un parametro differenziale misto, che si deduce da 43, coll’os- servare che le quantità 4,9, 429, 3(49 + 4:p) sono coefficienti di una forma (1) Ricci, Memoria citata, $ 3. DERE — ac | | | e covariante con quella che dà il quadrato dell'elemento lineare della super- ficie e che per conseguenza anche dAx07 dd: 28 7 di 328 | dz à, ] P sb = 4a (] + > è un invariante assoluto. « Inoltre avendosi 44 dî (1-9?) +42° (14-p°) 443° (p°+-9°)_24,4opg + 24,439 + 242439 4aà © 424(14p°+q°)° RA 43° __ (Aap+A9— ha) ME ZIA (v'4U)? 4%4(14+p°+g?) 4424(14p°+q0)} 404,0 44*(40)? ove, per maggior chiarezza, ho contrassegnato con un apice i parametri dif- ferenziali di funzioni considerate nello spazio S, avremo AN Wask& Wta vie (VE na ris? (V' AU)? n 1 i di 3, 44',U « Analogamente si troverebbe Mv Ar via ThE (v4V l dot -Trtb È — ll: olmi Lia za 473 7 9 JI A(4';V)? VI 4434" na Àd4',V A is? nese) A "XU mis ave gar DÈ vi Di p così SE 227 ZEANI, ri— , DITO 0] dot Cal » 2, —— 21 È RE 2 ; Ò - 44 1 i (v IU 2 - 24 4(4',U)? 4 44,0 _{43 ed fn 4,3, Vesyl = AxyV4y o} ris AIA gf) a DI 4/5 Tae» - rec «cs — 5a wreT==- rs 5 si 224) 443 2” 4 DA ci er 4 ul 44',U 43 « D'altra a dalla (8) abbiamo AU r x (4,0) 7 nisi (7 (149) + (1499) — 2995 ]+ È UR slam (VU) e poichè VE Va PEA 7. 25 così, eliminando dalle precedenti formole 77—s?, avremo 1 dial Vuol rà ca (CA JL 4 14 22 AIA, 4 34 13933 — pese ao +40 dae y (a Da) R: Al | Va} e 2 de et 7, a (ra 44° RE . dia, Wa84 Ae d'3 Con at . nie dea ina) — 458 — « Queste formule nel caso in cui sia Z= siderato è quello euclideo, divengono 1, quando cioè lo spazio con- (041 9° A3° doo & = DI 4x,y= ’ 49,8 = 02 0102 0102 e queste danno per la curvatura totale l’espressione il TRA = 49,0 + 42.Yy + 4228 0,102 notevole per la sua simmetria rispetto alle coordinate ». Matematica. — Sopra una certa equazione a derivate parziali del 3° ordine. Nota del prof. A. ToneLLI, presentata dal Corri- spondente V. CERRUTI. « Come applicazione dei risultati ottenuti in una mia precedente Nota (!), espongo in questa alcune considerazioni relative ad una equazione differenziale a derivate parziali del 3° ordine della forma De ) CCC de i era D, NEZIÙI x Tai Era) a 1 Zoaerd! Ca in cui P,Q,N,M sono funzioni qualunque delle sole variabili indipendenti TAP « Lo scopo che mi prefiggo è quello di vedere come e quando l' integra- zione della (1) possa ricondursi alla integrazione di una equazione differenziale a derivate parziali del secondo ordine della forma : Ds d8& D SSA. Si Va==3(11) | En uil uni in cui p,w,© sono pure funzioni delle sole .2,,.22,.., 4, e la cui inte- grazione esige solamente la ricerca di una soluzione particolare di una equa- zione differenziale a derivate ordinarie del primo ordine (?) du (3) To aiuta da dove le funzioni /,/, di x si compongono facilmente coi coefficienti @, w della (2). « Intanto osservo che la (1) può seriversi nel seguente modo : Vi ds di Sp x 402) Na 7 ddr (St d%sd% 3 \ 7 dar de pà so Uls (1) Sopra una certa equazione differenziale a derivate parziali del 2° ordine. V. a pag. 384 di questo volume. (2) Cfr. la nota citata. e, dopo aver posto per brevità anche nell'altro : WI 2O (Sal Diso pla p_.l BEN 0h :—M fa mie SE QU RA N dra DEN) La per cui, ove tra’ coefficienti P,Q, N abbia luogo la relazione : QP vi P) d° (4) ST, Vale tt 7 dr 7 ddr © Ts dr d£ la (1) si riduce all'altra dZ (5) SD =M Tra DINO con NE Di & XS dE Za da, ani: « La (5) è immediatamente integrabile, e quindi la relazione (4) corri- sponde ad un caso in cui lo scopo che ci ha guidato nello studio della (1) è raggiunto. «2. Ma di questi casi che, per brevità, chiameremo di riduzione della (1), se ne possono trovare tanti quanti se ne vuole. Infatti supponiamo che la (4) non sia sodisfatta e poniamo : IP (6) IN ST E ue dI; e la (1) assumerà la forma: D yo _dZ _ Ti ) 2:—aMI ( ) ur Lr: n con DEE 8 e pe Ep, (8) ZI LA - È « Dalla (7) si ricava DARAI Seat ua Cas) II M ui aid 4: rv SEZ ail PR rr IVA si M 3l 3 DE n \ wi DI ina x 5: DIA av 02 TV: CR VA vo] DI i — 460 — per cui la (8), dopo fatta la sostituzione, diventa : d3Z dè Z SZ 9) ee Lg. aL == m 17 I i rst ddr dI dI Ss ddr dis ri dr con ELIO o dloge 0A x- dloca _d log te. d° loe @ ( = 18%, P Si O) +(> fio AGE) VIA gna NI DAI Met È F d% de 0% 78 ddr dC «Ne dedurremo allora, per quanto si è detto sopra, che la relazione “T dr 5 d4r d0s (04 corrisponde ad un caso di riduzione della (9) e quindi anche della (1); perchè, i integrata che sia la (9), la (7) ci dà subito il valore di 2. | «3. Però ad ognuno di questi casi di riduzione per la (1), corrisponde una relazione differente, di forma sempre più complicata; per cui non è affatto privo di interesse il ricercare una relazione unica, che comprenda infiniti casi di riduzione della equazione proposta. Per trovare questa relazione si faccia GIA e si osservi che, dopo aver posto xd log 7 7 DIA Sw : sa OS: DE Dec NG vrL4pY4peoyY L4nyT4ue! ng DADI: di aa lr desde in \ con L=PH4-2w dw L,=P1+Pu+ w +2 Dei per cui la (1) diventa : | VARI valo), <.) LY L el nda, gu “si n ur (e x PI ne Za +L>È Te sa L {ay = M (tI e, dopo avere sviluppato e diviso tutto per 7, assume la solita forma ' ar tt pay Ti ay tei rat ddr VEDI: TE ddr Lr dE$ ddr 1; (1) Vedasi la Nota citata. i con at=L4+u, E Sa v Poz. i Sl . r dI, « Applicando a questa equazione la formula (4), si vede che è riducibile quando si abbia DA azzo i Si Si —#() ENZO 0 ovvero dLu de % ; (11) ot+Lu—)i +) — 0. FAM 8 ddr ds « La presenza della funzione v, cui può assegnarsi quella forma che più ci piace, fa sì che alla (11) corrispondano infiniti casi di riduzione della (10) ovvero della (1). Se invece noi consideriamo la (11) come una equazione a derivate parziali del secondo ordine in %, si vede subito che la sua integra- zione risolve il problema di ridurre la integrazione della (1) alla ricerca di una soluzione particolare di una equazione differenziale della forma (3). Però la forma dell'equazione (11) è troppo complicata per poter asserire che in questo modo si è ottenuto un vantaggio reale: ma questo vantaggio sì mani- festa non appena si pensa che, pel nostro scopo, basta la conoscenza di una soluzione particolare della (11). Potremo quindi enunciare il seguente : «Teorema: L'equazione (1) è integrabile per quadrature quando si riesca a trovare una soluzione particolare della (11) e una soluzione particolare di una equazione differen- ziale della forma (3). « Questo metodo, molto probabilmente, potrà estendersi ad equazioni ana- loghe alla (1) e di ordine superiore ». Fisica. — Sopra l’ inesattezza di un principio ritenuto giusto nella Teoria Cinetica dei gas. Nota del dott. ALESSANDRO SANDRUCCI, presentata dal Socio BLASERNA. «Quando l'illustre Hirn, per abbattere completamente la Teoria Cine- tica dei gas dimostrandola insufficiente a spiegare certi fatti assai elementari ricavati dall'esperienza ed in contradizione aperta con essi nelle sue più vitali conseguenze, formulava le 9 obbiezioni che si contengono nella sua Memoria: La Cinétique moderne et le Dynamisme de l’avenir, sembrava indiscutibile RenDICONTI. 1888, Vor. IV, 2° Sem. 59 — 462 — in cinetica e fondamentale il principio seguente, ammesso da cinetisti e dinamisti : Quando un gas costituito cineticamente ad una certa pressione e ad una certa temperatura e racchiuso in un recipiente di volume inva- riabile ed impermeabile al calorico, vien messo in presenza di un vuoto (4) < indefinito ed assoluto, la velocità con cui le molecole uscenti si lancie- ranno in questo ultimo, non può essere superiore a quella preesistente di pura traslazione molecolare, che corrisponde (cineticamente) alla tem- \ peratura posseduta dal gas. « Im una Nota presentata nel 1887 a questa R. Accademia (') e pubbli- cata nei suoi Atti, io, dopo aver dimostrata la concordanza perfetta fra le formule della Cinetica e l'equazione ben nota di Weissbach, cioè fra la Cine- tica «ipotesi» e la Termodinamica « realtà sperimentale », ho fatto notare come il principio sopra esposto non poteva venir sostenuto senza ledere le basi stesse su cui fondasi la Cinetica, senza guastare l'accordo di essa colla Ter- modinamica. Con tutto il rispetto e la reverenza dovuta a chi l'avea prima ammesso, mostrava fin d'allora di ritenere il principio medesimo come un errore in Cinetica: e fondavo la mia convinzione sul fatto che, prese le for- mule della Cinetica, quali il rimpianto creatore di lei ce le avea date, insieme ad alcune loro conseguenze, postele a confronto con la formula di Weissbach e dimostrato il reciproco perfetto accordo in tutti i casi possibili, non si doveva passar sopra alla relazione (1) (w)=0v|/2 resultante fra la velocità con cui ogni molecola gassosa effluisce nel vuoto e quella preesistente di traslazione molecolare: relazione che era di per se stessa la negazione immediata del principio enunciato di sopra. «Ora il fatto indicato dalla (1) è in sè apparentemente qualche cosa di strano. Può sembrare paradossale, come certo dovea sembrare a l'illustre oppugnatore della Cinetica, che le molecole di un gas, pel solo fatto che una porzione della parete del recipiente viene a mancare, debbano prendere la via del vuoto assoluto con una velocità, con una ‘forza viva superiore a quella che preesiste in loro. Di più mi si potrebbe rimproverare che io, per difen- dere la teoria cinetica, l'abbia tolta da una angustia per porla in angustie forse maggiori presso i suoi oppositori, dando campo ad essi di richiedere che la Cinetica giustifichi per sua difesa questo nuovo fatto a cui dà luogo o cada assolutamente. Insomma si dirà che il valore dello accordo da me dimostrato fra la cinetica e la termodinamica, come argomento in difesa della prima, (1) Su l'accordo della teoria cinetica dei gas colla Termodinamica, e sopra un prin- cipio della cinetica ammesso finora come vero. i —_nl" a —Are=Trici-ucze=="=—- ara anna — 463 — è tutto subordinato alla interpetrazione in teoria cinetica del fenomeno rap- presentato dalla formula (1). Tali ragioni mi hanno spinto a ricercare una simile giustificazione: mi sembra di averla rinvenuta e di poter asserire che il principio (4) debba ritenersi definitivamente come un vero errore nella teoria cinetica attuale. Tale resultato è interessante perchè, come già accennai nella Nota sopra ricordata, il principio (4) è stato preso dal Hirn come car- dine di una gran parte delle critiche sue (1). « Dalla equazione del Weissbach si ricava, per la velocità di etflusso di un gas alla temperatura T in un vuoto indefinito dove la pressione è nulla, la formula : (2) (0) p2g9Ec, DI In essa il valore di c, è una quantità determinata e costante; ed usando della ben nota relazione rinvenuta dal Clausius (3) CEI sì potrà porre (4) CI ICICARI Sostituendo un tal valore nella (2) si avrà: (5) (w)=|29EcT+ 2g9RT . Osservando che c, rappresenta il calorico specifico del gas a volume costante e quindi, trattandosi d'un gas perfetto, può identificarsi alla capacità calori- fica assoluta K, si vede che la prima parte della somma contenuta sotto il radicale non è che il quadrato della velocità molecolare totale media « alla temperatura T, perchè sì à sempre (6) u=V29EKT (). Quindi la (5) può prendere la forma: (7) (0) = yu + 2g9RT . Elevando a quadrato ambedue i membri, moltiplicandoli per la massa 7 d'una molecola e dividendoli per 2, avremo : n)? mat (8) m ce) di n 0 e chiamando 7 il peso di una molecola gassosa avremo altresì È 2 2 (9). £ i = +8. (1) Il lettore mi perdoni questo preambolo che mi è parso necessario a ben far com- prendere lo scopo di questa mia Nota. (2) V. mia nota: Sopra una obbiezione mossa da G. A Hirn alla teoria cinetica dei gas, N.° Cimento, Nov.-Dic. 1886. — 464 — Se avessimo voluto mettere in relazione la velocità di efNlusso colla velocità molecolare di semplice traslazione v, ponendo mente alla relazione avremmo trovato, come è facile verificare : (10) dl A 2 2 Le due eguaglianze (9) e (10) rappresentano, sotto una forma diversa dalla (1), il fatto che la Cinetica deve giustificare. La (10) esprime che la forza viva posseduta dalla molecola uscente è superiore a quella che essa possiede per il movimento traslatorio preesistente: ma la (9) dice altresì che la forza viva di efflusso è pe ‘sino superiore alla forza viva totale posseduta dalla molecola, corrispondente al movimento di traslazione e di rotazione insieme, quindi sembra viepiù accentuare la stranezza del fatto in questione. Adunque per quella formula, la molecola uscente sarebbe capace di fornirci un lavoro supe- riore a quello misurato da tutta la forza viva che la molecola possiede prima di uscire, quando è in mezzo alle altre: una specie di assurdo, a prima vista. Che cosa rappresenta perciò questa parte 7RT ? d'onde viene essa? — Fac- ciamoci a ricercarlo. «La quantità R è una costante, la costante caratteristica di ogni gas che comparisce nella equazione dell'isoterma dei gas perfetti. Essa, come ho fatto vedere in una mia Nota pubblicata nel Giornale di Matematiche del prof. Battaglini (*), rappresenta il lavoro che l'unità di peso del gas può eseguire dilatandosi contro una pressione costante che sopporta (eguale alla sua forza espansiva) per la variazione di uu grado nella temperatura. R è per ogni gas una quantità costante ed indipendente dalla temperatura dalla quale si parte per dar luogo all'aumento di un grado. Quindi RT (essendo T il numero di gradi intercedenti fra lo zero assoluto e la temperatura attuale del gas) rappresenterà il lavoro totale che l’unità di peso del gas avrà fatto vincendo una psessione costante, riscaldandosi dallo 0° assoluto fino alla tem- peratura T. Essendo poi 7 il peso di una sola molecola, il prodotto RT rappresenterà la porzione di questo lavoro appartenente a ciascuna molecola. Se mi sono chiaramente spiegato, mi pare si potrà ammettere che: « Il prodotto RT rappresenta il lavoro che una molecola gassosa do- « vrebbe fare per portarsi dallo 0° assoluto alla temperatura T corrispondente «al suo stato attuale, quando dovesse vincere una pressione costante, eguale «a quella che possiede a T il gas cui essa appartiene ». (1) V. nota citata precedentemente. (2) Sopra la costante R nell'isoterma dei gas perfetti. G. di Mat. vol, XXV 1887. — 465 — Î « Ora, perchè un tale lavoro riappare sotto la forma di una quantità di Il una forza viva nella molecola al momento in cui essa si lancia nel vuoto indefinito? La necessità di questo fatto potrà risultar chiara dalle seguenti | considerazioni. « Quando noi prendiamo a considerare una data massa di gas costituita | cineticamente in una condizione determinata, non dobbiamo considerarla sol- tanto in se, ma nelle relazioni che essa ha od ha avuto col mezzo in cui si trova, da cui è stata presa ed in cui si è generata. Comunque si voglia intendere generata « cineticamente » una data quantità di gas M, è chiaro che nella sua produzione tutto sarà avvennto come se realmente fosse acca- duto quello che vado ad esporre. « In un ambiente gassoso, indefinito, costituito già cineticamente colle proprietà rivelate dall'esperienza, sì trova l'unità di peso M di una sostanza chimicamente analoga a quella che forma l’ambiente, ma allo 0° assoluto, mentre l'ambiente è alla temperatura T e possiede la pressione p. Questa sostanza allo 0° assoluto è contenuta in un inviluppo impermeabile assoluta- mente al calore, cioè incapace di trasmettere alcun movimento dall'ambiente esterno nella sostanza esterna. Se noi immaginiamo ad un tratto distrutto completamente tale inviluppo e la massa suddetta del tutto libera nell'am- biente, che cosa accadrà? Una trasmissione di movimento si produrrà dal- l'ambiente nella massa M, e questa durerà finchè la detta massa non avrà raggiunto uno stato tale da non essere più in nulla dissimile dal resto del- l'ambiente. Questa massa M nella sua « creazione allo stato gassoso =, nel passaggio dallo stato « precinetico » allo stato « cinetico » assumerà dall'am- biente due quantità di energia: « 1° una andrà impiegata a somministrare alla massa M quella quan- tità d'energia che il Zeuner chiama « lavoro interno », cioè la forza viva corrispondente in ciascuna molecola al movimento di traslazione e di rotazione ; «2° un'altra verrà ceduta dall'ambiente alla massa M per eseguire il lavoro di spostamento dell'ambiente medesimo, vincendo la sua costante pressione p; perchè insomma la massa M possa prendere il proprio posto (come spazio) nel seno dell'ambiente stesso, in modo da formare una parte dell'ambiente totale non dissimile dalle rimanenti. « Questa seconda parte, per ciò che spetta ad ogni molecola dovrà (id dunque necessariamente venir misurata da un lavoro 7RT. Quando la massa M sì trova libera nell'ambiente che l'ha cineticamente generata, questa energia trovasi, per dir così, in ciascuna molecola allo stato potenziale, non sensibile come quelta che corrisponde alla temperatura. Ma quando dinanzi al gas si distrugge l'ambiente generatore, come allorchè si pone il gas in presenza di un vuoto indefinito assoluto, ciascuna molecola deve rendere in forza viva | quella energia misurata de quel lavoro. Più esplicitamente, quando il gas | fa sempre parte dell'ambiente generatore ci è su di lui la pressione continua — 466 — dell'ambiente che richiede da lui un lavoro continuo ed equilibra quella quan- tità di forza viva, che quindi non può apparir come tale: allorchè il gas non sì trova più nell'ambiente generatore ma invece in uno affatto opposto, quella energia deve ricomparire sotto la forma di forza viva, ed è precisamente l'eccesso di forza viva che il gas mostra di avere secondo la formula di Weisbach sopra la forza viva totale sensibile preesistente delle sue molecole, quando si lancia in un vuoto assoluto ed indefinito. Si osservi che la formula di Weisbach dà la velocità (w) e la forza viva corrispondente del gas nel- l'efflusso, ricavandola dal lavoro che il gas potrebbe seguire mentre effluisce: quando entra nel vuoto esso si trova iu condizioni da poter trasformare in forza viva tutto il lavoro di cui è capace, quindi di dover rendere sotto la forma di forza viva tutto quello che ha preso dall'ambiente per poter essere costituito come gas, nel nostro assunto cineticamente. « Facciamo un esempio. In un recipiente a pareti impermeabili al ca- loriceo noi lasciamo entrare l’aria esterna in modo che dentro e fuori le tem- perature e le pressioni sieno eguali: poi chiudiamo l’orifizio e quindi in certo modo segreghiamo il gas dall'ambiente esterno, sostituendo a questo la pa- rete del recipiente che, trattenendo le molecole nei movimenti verso l'esterno e continuamente sostenendo i loro urti, contribuisce a mantenere il gas nel suo stato cinetico attuale. Però il gas nel recipiente è chiaro che si trova come se fosse libero nell'ambiente generatore. Realmente questa condizione è turbata quando noi poniamo il gas in presenza d'un vuoto assoluto: co- minciando a mancare intorno a lui ciò che è necessario perchè egli sia cine- ticamente costituito come è, cioè con quella pressione e con quella tempera- tura, deve mutare la sua costituzione cinetica, il suo stato cinetico. Alcune molecole sono iibere di muoversi indefinitamente verso uno spazio indefinito e poichè esse abbandonano uno spazio di una determinata costituzione cine- tica per entrare in un altro privo assolutameate, mi si permetta l'espressione, di costituzione cinetica nelle sue parti, debbono possedere tutta quella energia che ci è voluta per venir portate insieme alie altre a costituire prima l’am- biente cinetico che abbandonano ora. Se noi, dopo aver lasciato uscire una o più molecole, chiudiamo l’orifizio, ripristiniamo cioè la parete del recipiente in cui è contenuto il gas, rimane nel recipiente una quantità minore di mo- lecole gassose: la pressione di esse è diminuita, perchè il numero degli urti contro un elemento o di superficie in un tempo @ è divenuto necessariamente minore, e la temperatura è altresì diminuita, cioè la forza viva media mo- lecolare totale è divenuta minore, perchè per ogni molecola è diminuita in un dato tempo la probabilità e la frequenza di quegli urti che sono neces- sari al mantenimento di una costante media velocità molecolare. Quando noi supponiamo di riaprire l'orifizio, usciranno ancora una o più molecole di gas; ma la forza viva posseduta da esse nell’eftlusso sarà minore di quella posse- duta dalle molecole che sono uscite la prima volta, perchè in questo caso — 467 — sarà come se la massa di gas contenuto nel nostro recipiente noi l'avessimo presa da un ambiente generatore trovantesi in uno stato cinetico diverso da quello del primo ambiente, cioè ad uoa temperatura minore e ad una pres- sione inferiore. La massa nuova di gas che noi abbiamo nel recipiente, ge- nerandosi cineticamente nell'ambiente nuovo, avrà assunto da esso una minore forza viva totalecorrispondente alla temperatura ed una minor quantità d'e- nergia per eseguire il lavoro contro la pressione del mezzo istesso: perchè quantunque sì sia dilatata quanto la massa considerata prima, avendo il me- desimo volume (quello del recipiente), avrà dovuto però vincere una pres- sione minore per prendere il posto proprio nell'ambiente indefinito generatore. Perciò le molecole che escono nella seconda apertura dell’orifizio, saranno for- nite di una minor forza viva per due ragioni: perchè in loro esisterà una minor forza viva preesistente (calorico sensibile) e perchè sarà minore la quan- tità di forza viva corrispondente al lavoro eseguito per assumere la propria condizione cinetica in seno al mezzo generatore. « Mi pare che le precedenti considerazioni riescano alquanto a far in- tendere come cineticamente possano aver luogo quei fenomeni che l'esperienza mostra realmente accadere in simili casi di efflusso. Ma studiamo ancora un fatto molto interessante. « La formula di Weisbach ci dà che la forza viva con cui la prima molecola gassosa esce dal recipiente per lanciarsi nel vuoto è, a parità di temperatura, indipendente dalla pressione iniziale del gas. Questo per noi si riduce a dovere ammettere indipendente dalla pressione il termine #RT: e ciò è evidente una volta che R è una quantità costante ed indipendente dal valore della pressione costante sotto cui l’unità di peso del gas, col volume specifico che può avere corrispondentemente a quella pressione esterna, si è dilatata riscaldandosi di un grado. Ma si può ragionare anche così. In un recipiente di volume V abbiamo l'unità di peso di un gas a T gradi e pres- sione p. In un recipiente identico abbiamo più di una unità di peso del gas alla medesima temperatura, ma evidentementerad una pressione superiore di- pendente dal fatto che, essendo eguale in tutti e due i recipienti la tempe- ratura, il numero delle molecole è maggiore nel 2° recipiente che nel 1°. Supponiamo di prendere dal 2° recipiente una parte di gas eguale all'unità di peso e di chiuderla in nn 3° recipiente di volume eguale al volume spe- cifico del gas nel 2° recipiente. Da questo 3° recipiente il gas non potrebbe effluire nel vuoto se non con la medesima forza viva dell'effusso dal 2° re- cipiente. Ora questa unità di peso di gas, chiusa nel 3° recipiente, è come se noi l'avessimo presa da un ambiente generatore a pressione p, > p e tempe- ratura T, al quale, generandosi cineticamente, avrebbe tolto una quantità di energia per il lavro necessario a prendere il suo posto: questa quantità di energia sarebbe precisamente la stessa di quella assorbita nella formazione cinetica del gas rinchiuso nel 1° recipiente; perchè è vero che il gas del 3° > dea ha vinto una pressione 7, maggiore di p, ma ha occupato nel proprio am- biente un volume V, minore di V, cioè quello del 3° recipiente e perciò vi e stato un compenso. Dunque le molecole che escono dal 1° e dal 2° reci- piente, o dal 1° e dal 5°, il che è lo stesso, devono possedere eguale la quantità di energia relativa al lavoro fatto contro l’ambiente nella respettiva generazione cinetica e quindi devono eftluire colla medesima forza viva perchè eguale è anche la parte relativa alla temperatura. Laonde, anche nella nostra teoria cinetica, la pressione iniziale del gas affluente nel vuoto (a parità di di temperatura), non ha alcuna influenza sulla forza viva d'’eftlusso della prima molecola e delle successive. « Ritornando adesso al nostro punto di partenza, mi sembra che quanto è stato fin qui detto dimostri la natura e la provenienza del termine RT nella equazione (9) e giustifichi pienamente il fatto che « la forza viva di « efflusso nel vuoto è superiore alla forza viva totale preesistente nelle mo- « lecole gassose » togliendo ad esso qualunque aspetto paradossale. A volere che il principio (4) sia giusto, bisogna ammettere l'eguaglianza: TURI: —: 0. « Questo è impossibile per le considerazioni esposte, quindi è ormai le- cito dire che il principio in questione non è affatto ammissibile e che rite- nerlo vero equivarrebbe a trascurare una considerazione importantissima nello stabilire l'ipotesi che un gas sia costituito cineticamente, a creare una cine- tica monca e non rispondente in ogni suo punto ai fatti ». Chimica. — Sopra alcuni derivati del dimetilpirrolo assim- metrico. Nota III di GAETANO MAGNANINI (') presentata dal Corri- spondente Gi. UIAMICIAN. « In una recente comunicazione fatta a questa. Accademia sui derivati del dimetilpirrolo assimmetrico (2) io ho descritto l’imminanidride dell'acido dimetilpirroldicarbonico dalla quale per eliminazione di anidride carbonica si ottiene la tetrametilpirocolla (*). In analogia colla pirocolla ordinaria e col- l'acido carbopirrolico, pel quale è dimostrata la posizione @ del carbossile, io ammisi, che in quelle sostanze il carbossile che prende parte alla forma- zione del legame anidridico sia quello situato vicino all’azoto. La tetrame- tilpirocolla dà, come si vedrà dalle sperienze descritte in questa Nota, un (1) Lavoro eseguito nell'Istituto chimico della R. Università di Padova. (2) Rendiconti vol. IV, fasc. 6°, 2° sem. (3) Questa tetrametilpirocolla fu da me chiamata dimetilpirocolla nella Nota prece- dente. Siccome però, come si vedrà in seguito, questa combinazione possiede la formola raddoppiata C,4 His Ne 0», deve venire chiamata tetrametilpirocolla essendo quattro i metili realmente contenuti nella molecola. — 469 — acido @ $'- dimetilpirrolmonocarbonico 0 metadimetilpirzolmonocarbonico, il quale non è identico a quello oitenuto da Knorr(!). La differenza fra questi due acidi si manifesta principalmente nel loro modo di comportarsi colla anidride acetica, perchè mentre l'acido di Knorr non dà, come ho dimostrato in una precedente comunicazione, una imminanidride, l'acido da me ottenuto si trasforma facilmente nella pirocolla da cui deriva. Questa differenza di comportamento dei due acidi dimetilpirrolmonocarbonici deve dipendere dalla differente posizione del carbossile, per cui la costituzione delle due sostanze sarà espressa dalle seguenti formole: EEC CH,; COOHACEZ= C-CHz CH3-C C - COOH CH3-C CH Nd NA NH NH acido ottenuto dalla tetrametilpirocolla acido di Knorr « Il nuovo acido dimetilpirrolmonocarbonico non è però l'immediato pro- dotto della saponificazione della tetrametilpirocolla; io ho ottenuto invece col mezzo della potassa alcoolica un prodotto a funzione acida, intermedio, il quale per ulteriore trattamento coll’alcali conduce all’acido cercato. Attri- buendo alla dimetilpirocolla la formula doppia, l'acido dimetilpirrolmonocar- bonico corrispondente avrebbe origine dalla addizione di due molecole di acqua ad una molecola della anidride: C14 Hi4 Na 04 2H:30 = 2 C_Hs NO... « Se si immagina invece che ad una molecola della anidride, per effetto della potassa alcoolica, si addizioni una sola molecola di acqua: Cra Hu N, 0; + H, OE Cra His No 03, si ottiene una nuova sostanza la cui molecola non è divisibile e la compo- sizione della quale corrisponde realmente a quella della sostanza da me otte- nuta. La formazione di un acido C,, Hi N: 03 dimostra prima di tutto in un modo abbastanza elegante, che alla pirocolla dell'acido dimetilpirrolmo- nocarbonico da me ottenuto compete la formula doppia; inoltre porta luce sulla costituzione molecolare di una classe di sostanze ancora poco studiate ed a tutte le quali probabilmente si devono attribuire formole raddoppiate. Weidel e Ciamician (?) hanno attribuito alla pirocolla ordinaria la struttura molecolare seguente: N.-C,.H3— C0 | CO— C,HyN Questa formula la quale spiega la trasformazione della pirocolla in acido (1) Liebig?s Annalen 236, 318. (2) Monatshefte fir Chem. I, 279. ReNDpICONTI. 1888, Vor. IV, 2° Sem. 60 — 470 — carbopirrolico, permette anche di dare conto della formazione di un acido Ci Hi Na 03 per addizione di una sola molecola di acqua alla tetrametilpi- rocolla. La combinazione da me ottenuta ha molto probabilmente la costituzione: NC. H (CH), — CO:0H CO—C,H (CH;), N:H, la quale spiega le proprietà generali della sostanza a cui si riferisce, e sopra- tutto il fatto che per azione della potassa acquosa l'acido C,4 His Ns 03 addi- ziona una nuova molecola di acqua e si sdoppia nettamente in due molecole di acido dimetilpirrolmonocarbonico. L'acido della formula C,4 Hig Ns 03 deve per conseguenza molto probabilmente venire considerato come un acido tetrametilpirroilpirrolmonocarbonico. « Il comportamento della tetrametilpirocolla colla potassa alcoolica è tutto speciale; come io ho potuto constatare, la pirocolla ordinaria per azione della potassa alcoolica, anche molto diluita, si converte direttamente nel- l'acido carbopirrolico di Schwanert; egualmente si comporta l’imminanidride dell'acido @-indolearbonico, ottenuta lo scorso anno in questo stesso Istituto ('), la quale per azione della potassa alcoolica ripristina l'acido da cui deriva. Sa ponificazione della tetrametilpirocolla colla potassa alcoolica. « Si fanno bollire in un apparecchio a ricadere 2 gr. di tetrametilpi- rocolla con una soluzione di 2 gr. di potassa in 40 c. e. di alcool al 90-95 °/o. Dopo circa una mezz'ora di ebullizione la sostanza si è disciolta. Si aggiunge acqua e si scaccia l'alcool a b. m.; si filtra da una certa quantità di tetra- metilpirocolla che si è separata e si precipita l'acido formatosi con acido acetico. La sostanza filtrata lavata con acqua e seccata nel vuoto, venne analizzata direttamente. " I. gr. 0,2978 di sostanza dettero gr. 0,7060 di CO; e gr. 0,1779 di H0. I. gr. 0,2471 ” ) gr. 0,5811 ” gr. 0.1454 ” « In 100 parti: trovato calcolato per Ci4 His Na 03 6) I (°) C 64,65 64,14 64,61 H 6,63 6,53 6,15 « La combinazione C,, Hg N: 03 è, come si rileva dalle analisi del suo etere metilico e del suo sale di bario, un acido monobasico. Le soluzioni (') Vedi Ciamician e Zatti, Rendiconti, vol. IV, 1° sem., p. 750. (?) Le analisi I e II sono state eseguite con due preparati differenti. — 471 — acquose dei suoi sali non sono stabili; se vengono riscaldate subiscono una decomposizione per la quale l'acido abbandona la base e si ripristina la te- trametilpirocolla. Il fenomeno si osserva nel modo migliore col sale ammonico. Se si discioglie l'acido anche in un forte eccesso di ammoniaca si ottiene una soluzione limpida, la quale se viene riscaldata a b. m. si intorbida, e dopo qualche tempo cominciano a depositarsi dei fiocchi i quali vanno sempre aumentando fino a che la maggior parte dell'acido si è trasformata nella anidride. I fiocchi della tetrametilpirocolla che si deposita trascinano con sè la materia colorante, cosicchè da un acido relativamente colorato si può ottenere un acido bianco. Basta scioglierlo in ammoniaca, determinare col calore una parziale separazione di pirocolla, filtrare a freddo e precipi- tare coll’acido acetico. La trasformazione in tetrametilpirocolla avviene anche quando si fa bollire l'acido tetrametilpirroilpirrolmonocarbonico con anidride acetica. La soluzione neutra del sale ammonico dà luogo colle soluzioni dei sali metallici alle seguenti reazioni: con acetato di piombo un precipitato bianco quasi insolubile in un eccesso del reattivo ; con nitrato argentico un precipitato bianco del sale argentico non alterabile alla luce; con cloruro ferrico un precipitato rosso ; con acetato di rame un precipitato verde chiaro. « La sostanza riscaldata perde anidride carbonica intorno ai 145° e sì ottiene un liquido colorato, che si solidifica prontamente per raifreddamento. Il nuovo prodotto, che si forma, non è solubile nei carbonati alcalini, e eri- stallizza dall'alcool diluito in pagliette splendenti. La piccola quantità di so- stanza di cui disponeva, non mi ha permesso però di purificarla ulteriormente per l’analisi; è probabile che la nuova combinazione non sia altro che un tetrametilpirroilpirrolo : NC,H:(CH;); | CO . C, H (CH;), NH « Saponificato con potassa acquosa bollente fornisce infatti ùn acido il quale sembra identico all’acido dimetilpirrolmonocarbonico che descriverò in seguito. « Sale di bario. Per ottenere questo sale si discioglie l'acido tetrame- tilpirroilpirrolmonocarbonico nella barite, si precipita l'eccesso di questa con acido carbonico, si fa bollire per poco tempo, si filtra e si concentra nel vuoto. Per lento svaporamento si separano delle tavolette rombiche, le quali hanno dato all'analisi il risultato seguente: gr. 0,1176 di sostanza seccata nel vuoto dettero gr. 0,0419 di Ba SO,. — 472 — « In 100 parti: i trovato calcolato per (Cia His Ne 03): Ba Ba 20,92 20,91 « Etere metilico. Per preparare questa sostanza si rinchiude in un tubo il sale argentico dell'acido tetrametilpirroilpirrolmonocarbonico, ben secco, con un eccesso di joduro di metile. La reazione ha luogo già in parte a freddo e si compie immergendo il tubo nell'acqua bollente per 5-10 minuti. Si estrae la massa con alcool caldo, si filtra dal joduro di argento insolubile e sì precipita con acqua. La sostanza venne purificata ulteriormente scioglien- dola in un eccesso di etere acetico, agitando la soluzione, mantenuta a dolce calore, con carbone animale per circa due ore fino a che non dava più segno di scoloramento, filtrando, distillando Ja maggior parte del solvente, ed aggiun- gendo alla soluzione ancor calda etere petrolico leggero ben secco. La sepa- razione della sostanza comincia dopo qualche tempo e si depositano dei gra- nuli relativamente molto grossi e pesanti, i quali fondono costantemente a 165°-163°,5 ed hanno dato all'analisi il seguente risultato: gr. 0,2250 di sostanza dettero gr. 0,5401 di CO, e gr. 0,1400 di Hs0. « In 100 parti: trovato calcolato per Cxs His No Og C 65,46 65,69 H 6,91 6,57 « L'etere metilico dell'acido tetrametilpirroilpirrolImonocarbonico è una so- stanza solubilissima nel eloroformio anche a freddo, poco solubile nel benzolo se raffreddato, più solubile nell’etere acetico, pochissimo solubile nell’etere di petrolio, insolubile nell'acqua. Ha in comune coi sali dell'acido tetrametil- pirroilpirrolmonocarbonico la tendenza a dissociarsi ed a dare tetrametilpiro- colla eliminandosi alcool metilico. Questa proprietà tutta speciale si mani- festa primieramente per azione del calore. Allorquando la sostanza viene riscaldata gradatamente, a 163°-163°9,5 fonde e si ottiene un liquido traspa- rente quasi incoloro dal quale però per poco che si elevi la temperatura cominciano a sprigionarsi delle bollicine; riscaldando ulteriormente la massa si solidifica e fonde poi di nuovo a 272°. Analoga decomposizione ha luogo allorquando si fa bollire una soluzione idro-alcoolica della combinazione per qualche tempo; la sostanza che si separa per raffreddamento è tetrametilpi- rocolla. Il fenomeno è ancora più notevole allorquando si fa uso di una solu- zione acquosa di carbonato di soda; basta un brevissimo contatto a caldo perchè l'aspetto fisico dell'etere tetrametilpirroilpirrolmonocarbonico varî; se si filtra si trova che la sostanza si è trasformata completamente in tetrame- tilpirocolla. Questa dissociazione è rappresentata nello schema seguente: NC,H (CHs); COOCH; CO - C,H(CH;); NH — 473 — | Abbandonando soluzioni in etere acetico della sostanza alla evaporazione spon- ll tanea si ottengono cristalli abbastanza ‘sviluppati. Devo alla consueta cortesia del dott. G. B. Negri i risultati dello studio cristallografico dei medesimi: Sistema cristallino :monoclino ab —0540154:1044307 881800595 « Forme osservate: (010), (110), (111), (121), (103). Angoli Misurati Calcolati | 110:110 699,26" 3 ROSI 72,39 a 111:010 10,54 di 110:111 48,05 47°,52' 100:103 88 circa 87,26 010:103 904 » 90,00 IPOAAO 94,15 94,25 121:010 55,20 51,23 « I cristalli nella maggior parte dei casi non terminati, sono allungati nel senso dell'asse < e tabulari secondo (010); mostrano talvolta la (103), che è sempre imperfetta: in un solo cristallo essa mi diede misure approssimate a 1° circa. Della forma (111) una sol volta in un cristallo ho riscontrato una faccia abbastanza estesa, piana, riflettente al goniometro immagine semplice e nitida, la quale mi permise buone misure che impiegai per il calcolo delle costanti cristallografiche. La (121) è piccola, il più delle volte microscopica, costantemente con faccie contorte che danno immagini multiple ed assai allar- gate. Le faccie di (110) in qualche cristallo furono rinvenute perfette, sicchè l'angolo misurato 110:110 (media di 15 angoli) è il più attendibile fra gli angoli misurati. Inoltre furono osservati geminati secondo (100) con angolo rientrante 103:103 = 59,50" misurato (media di 5 angoli), 6°,14' calcolato. L'angolo di estinzione dei due gemelli è uguale a 76°,50 (media di 3 angoli misurati, con 24 letture ciascuno) a luce bianca. I due individui di ogni | geminato sono compenetrati in modo irregolare verso la parte centrale, non Î estinguendosi mai questa parte fra nicoli incrociati. | « A] microscopico fu misurato inoltre 103:[001]= 87°,25' (media di 3 angoli) mentre dal calcolo si ha 869,53" « Sfaldatura (010). « Il piano degli assi ottici, normale a (010), forma con € verso —a un angolo di 89° circa (luce bianca). Coincidente il piano degli assi ottici con | una sezione principale dei nicol si vedono i due centri degli assi ottici con I evidente dispersione rotatoria e fortissima. L'angolo degli assi ottici è molto | grande e non potè essere misurato. DEN pe « Peso molecolare dell'etere metilico dell'acido tetrametilpirroilpirrol- monocarbonico. La determinazione del peso molecolare di questo etere è stata fatta col metodo di Raoult, determinando il punto di congelamento di una soluzione benzolica della sostanza. Mi sono servito a questo scopo di una disposizione di apparecchio identica a quella descritta da Beckmann (!) e di un termometro di Baudin, diviso in cinquantesimi di grado; questo termo- metro permette però anche di valutare 0°,005. La quantità di benzolo ado- perata oscillava intorno ai 15 gr.; la concentrazione è riferita a 100 parti in peso del solvente. Il benzolo è stato distillato sul sodio ; bolliva costante a 80°,2 e si congelava a 49,62. Ecco il risultato ottenuto: concentrazione abbassamento termom. coefliciente di abbass. [gol 09,20 0,1735368 II. 1,6794 00,28 0,16672 da cui assumendo per coefficiente di abbassamento molecolare nelle soluzioni benzoliche il valore medio 49 si calcola: trovato calcolato per C,5 His Ns 03 I II peso molecolare 282 293 274 « Questi numeri dimostrano che in soluzione benzolica l'etere tetrame- tilpirroilpirrolmonocarbonico si comporta in modo normale (*). Io ho ottenuto risultati differenti nelle determinazioni delle tempereture di congelamento delle soluzioni acetiche. L'acido acetico è stato preparato fondendo fraziona- tamente un prodotto proveniente dalla fabbrica di Kahlbaum e prendendo poi la parte meno fusibile ; il suo punto di congelamento determinato ripe- tute volte è stato trovato fra 16°,54 e 160,55. « Ecco i risultati ottenuti: concentrazione abbassamento termom. coefficiente di abbass. I. ‘0,5382 09,12 0,2229 TI 08977 09,18 0,2005 III. 1,6826 09,51 0,1842 IV. 2,0860 09,34 0,1629 le quali determinazioni, prendendo per coefficiente molecolare normale nelle soluzioni acetiche il valore 39, condurrebbero ai pesi molecolari seguenti: I II II IV 174 194 211 239 « Queste cifre tenderebbero a dimostrare che l'etere metilico dell'acido tetrametilpirroilpirrolImonocarbonico dà in soluzioni acetiche coefficienti di abbassamento troppo grandi i quali però vanno diminuendo mano mano che (*) Zeitschrift fiir Phys. Chem. II, 638. (2) Nella II esperienza la concentrazione della soluzione è già troppo forte in rispetto alla poca solubilità della sostanza nel benzolo a bassa temperatura. i la concentrazione aumenta. Ben lungi dal voler dar ragione alcuna di questo fatto, il quale si tradurrebbe in un aumento nella pressione osmotica secondo | Van't Hoff ('), mi limito anzi a dare queste cifre col massimo riserbo, e | tostochè avrò preparata una nuova e più sufficiente quantità dell'etere meti- | lico, non mancherò di rivederne i coefficienti di abbassamento per una serie | estesa di concentrazioni. Acido dimetilpirrolImonocarbonico. « Se si disciolgono gr. 1 di acido tetrametilpirroilpirrolmonocarbonico in una soluzione di 4 gr. di potassa in 20 ce. di acqua e si fa bollire a rica- dere, dopo cica 15 minuti di ebullizione il liquido comincia a colorarsi leg- germente in rosso e si svolge una piccola quantità di dimetilpirrolo. Si sospende l’ebullizione prima che sia giunto questo termine e si precipita la soluzione con acido acetico. L'acido così ottenuto differisce dall’acido tetrametilpirroil- pirrolmonocarbonico principalmente perchè: a) si discioglie completamente a freddo in una piccola quantità di ammoniaca, mentre il sale ammonico dell'acido tetrametilpirroilpirrolmono- carbonico è poco solubile ; b) la soluzione ammoniacale ottenuta è stabile e non dà luogo, anche se viene mantenuta a 100°, a formazione di pirocolla : c) è abbastanza solubile nell'acqua bollente. « La sostanza venne purificata sciogliendola in molto benzolo anidro ed agitando la soluzione mantenuta costantemente sopra i 40° con carbone ani- male per circa due ore fino a completo scoloramento, filtrando, distillando la maggior parte del solvente e precipitando la soluzione ancor calda con ligroina leggera. Si separa una polvere bianca, la quale venne di nuovo disciolta in benzolo e riprecipitata con ligroina. L'analisi di questa combinazione dette numeri che concordano con quelli richiesti dalla formula CO. Hs NO;: gr. 0,2270 di sostanza dettero gr. 0,5052 di CO; e gr. 0,1399 di H; 0. « In 100 parti: trovato calcolato per C; Hs NO» C 60,69 60,45 H 6,84 6,48 « La nuova sostanza si presenta sotto forma di una polvere bianchissima la quale riscaldata in tubo chiuso si decompone costantemente a 137°. Nel- l'acqua a freddo è assai poco solubile, per riscaldamento si discioglie ma contemporaneamente perde anidride carbonica con effervescenza e sì forma dimetilpirrolo ; per raffreddamento la parte non decomposta sì separa cristal- (1) Zeitschrift fùr Phys. Chem. I, 481. — 476 — lina. Trattandone la soluzione ammoniacale neutra colle soluzioni metalliche sì ottengono i sali corrispondenti: con acetato di piombo precipitato bianco solubile in un eccesso del reattivo ; con acetato di rame precipitato verde cristallino; con cloruro ferrico precipitato rosso scuro polverulento. « Se si bolle l'acido dimetilpirrolmonocarbonico con anidride acetica per qualche minuto e si scaccia poi il solvente, rimane un residuo che riscaldato ulteriormente fornisce grande quantità di tetrametilpirocolla. Se l'ebullizione dell'acido colla anidride ha luogo per lungo tempo (qualche ora) la quantità di tetrametilpirocolla che si forma è assai piccola e si ottiene invece sopra- tutto acetildimetilpirrolo fusibile a 122°-123°. Il nuovo acido è isomero coll’acido meta-dimetilpirrolmonocarbonico di Knorr, dal quale differisce note- volmente nel punto di decomposizione (l'acido di Knorr fonde decomponen- dosi a 183° (*)). La sua formazione dall’acido tetrametilpirroilpirrolmonocar- bonico è indicata dalla eguaglianza seguente: NC, H (CH3), — COOH H NH C, H (CH3), — COOH CO — C, H (CH); NH OH COOH — C, H (CH3), NH acido tetrametil-pirroilpirrol- acido meta dimetilpirrol-- monocarbonico monocarbonico L.CE, (1) Liebig'9s Annalen 236, 318. — 477 — INDICE DEL VOLUME IV. — RENDICONTI 1888 — 2° SEMESTRE INDICE PER AUTORI A Apucco. « La sostanza colorante rossa del- l’Eustrongylus gigas». 187. AGAMENNONE e BoxEtTI. « Sopra un nuovo modello di barometro normale». 69; 127; 257. Agassiz. Sua elezione a Socio straniero. 53. — Ringrazia. 194. — Approva- zione Sovrana della sua nomina. 289. ALBERTONI. Sua elezione a Corrispondente. 55. — Ringrazia per la sua nomina. 85. ANDERLINI. V. Ciamician. ArcanGELI. Sua elezione a Corrispondente. 53. — Ringrazia per la sua nomina. 85. — «La fosforescenza del Pleurotus olearius DC.». 365. ArtINI. Invia per esame la sua Memoria: « Studio cristallografico della Cerussite di Sardegna ». 287. — Sua approva- zione. 391. Auwers. Sua elezione a Socio straniero. 53. — Ringrazia. 85. — Approvazione Sovrana della sua nomina. 289. B BaLBIANO. «Sulla trimetilenfenilimina ». 44. BaLLADA DI San RoBeRT. Annuncio della sua morte. 394. BaRrNABEI. «Di un nuovo frammento dei Fasti trionfali, scoperto nell’alveo del Tevere ». 416. BarTAGLINI. « Sui punti sestatici di una curva qualunque ». 238. ReNDpICONTI. 1888, Vor. IV, 2° Sem. BarTELLI. « Sulle correnti telluriche ». 25. — Invia per esame la sua Memoria: « Sul fenomeno Peltier a diverse tempera- ture, e sulle sue relazioni col fenomeno Thomson e colle forze elettromotrici delle coppie termoelettriche ». 338. BeLGRANO. Sua elezione a Corrispondente. 55. — Ringrazia per la sua nomina. 111. BeLLoxci. Sua elezione a Corrispondente. 53. BeLLUCCI. « Sopra alcuni ornamenti perso- nali antico-italici ». 426. BerTI. « Sopra l’Entropia di un sistema Newtoniano in moto stabile » 118; 195. BraxcHI. « Sulle superficie Fuchsiane ». 161. — «Sulle forme differenziali quadratiche indefinite ». 278. BLASERNA (Segretario). Comunica la corri- spondenza relativa al cambio degli Atti. 290; 395. — Presenta i temi dei concorsi a premio del R. Istituto veneto di scienze, let- tere ed arti. 289. — Presenta le pubblicazioni dei Socî: Auwers, Daubrée, Gegenbaur, Hal- phen, Kanitz, Le Jolis, Lévy. 289; Righi, Taramelli, Targioni- Tozzetti. 392. — Presenta le pubblicazioni del prof. Sac- cardo. 392. — Richiama l’attenzione dei Socî sul XXVI vol. della Relazione sui risultati scientifici ottenuti colla spedizione del « Challenger » ; sul vol. I della « Bi- bliographie générale de l’Astronomie » 61 — 478 — dei signori Houzeau e Lancaster; e sul vol. I contenente i risultati della missione scientifica francese al Capo Horn nel 1882-83. 289. — Presenta il vol. 8° dei « Discorsi parla- mentari di Q. Sella» e il vol. XXVII (Zoologia) della Relazione sulla spedi- zione del « Challenger ». 392. — Dà comunicazione del R. Decreto che approva le nomine dei Socî nazionali e stranieri, di recente nomina. 289. — Presenta, perchè sia sottoposta ad esame, una Memoria del dott. A. Battelli. 338. Boccarpo. Fa omaggio di una sua pubbli cazione. 339. Bopro. « Sulla condizione dell'emigrazione italiana ». 316. BrioscHi (Presidente). « Le equazioni dif- ferenziali pei periodi delle funzioni iperellittiche a due variabili ». 301; 341; 413. Cc Cancani. « Sulla determinazione della tem: peratura media di Roma ». 388. Cantoni C. Sua elezione a Socio nazio- nale. 53. — Ringrazia. 111. — Appro- vazione Sovrana della sua nomina. 289. Cantoni G. « Sulla costituzione fisica dei liquidi ». 246. CarpanI. « Sull’influenza delle forze ela- stiche nelle vibrazioni trasversali delle corde ». 105. CasreLFRANcO. Sua elezione a Corrispon- dente. 53. — Ringrazia per la sua nomina. 111. CavaLti. È approvato un voto di ringrazia- mento per la sua Memoria: « Teoria delle macchine a gas-luce ». 288. Cesìro. « Sur une distribution de signes ». 133. — «Moti rigidi e deformazioni termiche negli spazi curvi». 376. CarapPELLI. Sua elezione a Corrispondente. 58. — Ringrazia per la sua nomina. 194. — «Sopra una opinione fisica di Seno- fane ». 89. CHÒÙistonI. « Sulla temperatura della neve a diverse profondità, e sulla tempera- tura dei primi strati d’aria sovrastant alla neve ». 279. Cramrcran. Sua elezione a Corrispondente. 58. — Ringrazia per la sua nomina. 85. — «Sulle proprietà fisiche del benzolo e del tiofene ». 362. Cramician e ANDERLINI. « Sull’azione del- l’joduro di metile sopra alcuni deri- vati del pirrolo ». 165; 198. Cramician e SiLBeR. « Sopra alcuni deri- vati della maleinimide ». Crausius. Annuncio della sua morte. 194. CoLini. « Collezione etnografica delle isole dell’Ammiragliato esistente nel Museo preistorico di Roma». 33. CoLompo. Sua elezione a Corrispondente. 53. — Ringrazia per la sua nomina. 85. ComparettI. « Intorno alla iscrizione di un vaso antico». 296. Conti. Sua elezione a Socio nazionale. 53. — Ringrazia. 194. -- Approvazione So- vrana della sua nomina. 289. CoppoLa. « Sull’azione fisiologica della pilo- carpina e dei suoi derivati in rapporto alla loro costituzione chimica ». 207; 249. Correnti. Annuncio della sua morte. 225. Cremona. Presenta, perchè sia sottoposta ad esame, una Memoria dell'ing. /. Rameri. 51. D Dr BLasus. Sua elezione a Corrispondente. 53. — Ringrazia perla sua nomina. 111. De PerRA. Sua nomina a Socio nazionale. 53. — Approvazione Sovrana della nomina. 289. De-Tonr. « Intorno alla identità del P h y1- lactidium tropicum Moebius con la Hansgirgia flabelligera De- Toni». 281. De VaRrpa. « Studî sui pirroli terziarî ». 182. De Zieno. Sua elezione a Socio nazio- nale. 53. — Ringrazia. 85. — Appro- vazione Sovrana della sua nomina. 289, Doxpers. Invia una lettera di ringrazia- mento all'Accademia. 29. — 479 — F Favero. Riferisce sulla Memoria dell'ing. E. Cavalli. 288. ì FERRI (Segretario). Comunica la corrispon- denza relativa al cambio degli Atti. 339. — Presenta le pubblicazioni dei Socî: Lam- pertico, Levasseur, Nigra. 388. — Presenta, discorrendone, le pubblica- zioni dei sigg. L. Angelici, A. Galanti, P. Ceretti, R. Benzoni ed il vol. II dei « Discorsi parlamentari » di JI. Minghetti. 339. \ — Presenta un fascicolo del « Vocabolario » degli accademici della Crusca, e una raccolta completa dei « Comptes-Ren- dus» della R. Commissione di storia dell’Accademia del Belgio. 339. — Presenta, perchè sia sottoposta ad esame, la Memoria del sig. £. Lo- drini. 388. — « Nota bibliografica sull'opera del prof. Benzoni: Il Monismo dinamico e sue attinenze coi principali sistemi mo- derni di filosofia ». 293. — «Nota bibliografica sull’opera: Diario inedito con note autobiografiche del Conte di Cavour». 405. FIoRELLI (Vicepresidente). Propone che sia levata la seduta in segno di lutto per la morte del Principe E. Di CARIGNANO. 897. — «Notizie sulle scoperte di antichità del mese di giugno, 31; luglio, 87; ago- sto, 149; settembre 227 ; ottobre, 291; novembre, 397. Foà. Sua elezione a Corrispondente. 53. — Ringrazia per la sua nomina. 85. G Gaga. Sua elezione a Socio nazionale. 53. | — Ringrazia. 111. — Approvazione Sovrana della sua nomina. 289. Ganpino. Sua elezione a Corrispondente. 53. — Ringrazia per la sua nomina. MMbIE GarTI. Sua elezione a Corrispondente. 53.— Ringrazia per la sua nomina. 111. GreserecHT. « Elenco dei Copepodi pelagici raccolti dal tenente di vascello G. Chierchia durante il viaggio della R. Corvetta « Vettor Pisani» negli anni 1882-85, e dal tenente di vascello F. Orsini nel Mar Rosso, nel 1884». 284; 280. GoLer. Fa parte della Commissione esa- minatrice delle Memorie: JI/aggiora, Grandis. 287. Govi. Fa omaggio di una sua Nota a stampa. 289. — Presenta la sua pubblicazione: « Della invenzione del Micrometro per gli istru- menti astronomici» riassumendone il contenuto. 392. — «Come veramente si chiamasse il Ve- spucci, e se dal nome di lui sia venuto quello del Nuovo Mondo ». 297. — «Nuovi documenti relativi alla scoperta dell'America ». 347; 429. ; GrasLovitz. «Influenza dello stato orario della marea sulle sorgive termali del porto d'Ischia». 220. GranpIS. Invia, per esame, la sua Memoria: «Influenza del lavoro muscolare, del digiuno e della temperatura, sulla pro- duzione di acido carbonico e sulla diminuzione di peso dell’organismo ». 225. — Sua approvazione. 287. H HeLBIG. Sua nomina a Socio straniero. 53.— Approvazione Sovrana della nomina. 289. — « Sopra una iscrizione dorica graffita sul piede di un vaso dipinto ». 278. Hrrx. Sua elezione a Socio straniero. 53. — Ringrazia. 85. — Approvazione So- vrana della sua nomina. 289. K Kocx. Sua elezione a Socio straniero. 53. — Ringrazia. 85. -- Approvazione So: vrana della sua nomina. 289. KowaALEwSsKI. Riceve dall'Accademia un telegramma di felicitazione, pel suo giubileo scientifico. 395. — 480 — KroxEckER U. « Importanza del polso per la circolazione del sangue ». 270. L LANCIANI. « Sulla scoperta del Rivus her- culaneus». 801. Le BLaAnT. « Sur quelques inscriptions de vases sacrès offerts par Saint Didier, évéque de Cahors ». 413. Levi-Morenos. « Appunti algologici sulla nutrizione dei girini di Rana escu- lenta». 264. Levy. Sua elezione a Socio straniero. 53. — Ringrazia. 85. — Approvazione So- vrana della sua nomina. 289. LoprInI. Invia, per esame, la sua Memoria: «Su l'anello etrusco della Collezione Strozzi in Firenze n. 388. Loria. « Intorno all’ influenza della rendita fondiaria sulla distribuzione topogra- fica delle industrie ». 115. Lovisato. « Nota III ad una pagina di preistoria sarda». 420. M Macciora. Invia, per esame, la sua Me- moria : « Le leggi della Fatica studiate nei muscoli dell’uomo ». 225. — Sua approvazione. 287. MacnanINI. « Sopra alcuni derivati del dimetilpirrolo assimmetrico ». 174; 468. Marixno-Zuco. « Nuovo metodo per la distru- zione delle materie organiche nelle analisi tossicologiche ». 203. Mauro. Sua elezione a Corrispondente. 85. — Ringrazia per la sua nomina. 85. MexneEGHINI. Fa parte della Commissione esaminatrice della Memoria del dott. G. Terrigi. 891. MercaLtI. V. Taramelli. MikLosica. Sua elezione a Socio straniero. 59. — Approvazione Sovrana della nomina. 289. MiLLosevicH. « Benedetto IX e l’eclisse di sole del 29 giugno 1039 ». 68. — «Sulla nuova cometa Barnard 30 otto- bre ». 278. Moxacr. «Sulla classificazione dei mano- scritti della Divina Commedia ». 228. — «Su la Gemma purpurea e altri scritti volgari di Guido Fava o Faba, maestro di grammatica in Bologna nella prima metà del secolo XIII ». 399. MorpurGo. « Sul processo fisiologico di neoformazione cellulare durante l’ina- nizione acuta dell'organismo ». 84. Mosso. Presenta, perchè siano sottoposte ad esame, le Memorie: Grandis, Mag- qiora. 225. — Riferisce sulle precedenti Memorie. 287. — «Le leggi della Fatica studiate nei muscoli dell’uomo ». 198. 0 OmoprI. V. Vicentini. P Papova. « Sulla teoria delle coordinate cur- vilinee ». 369; 455. PasseRINI. « Diagnosi di funghi nuovi ». 55:95. Pasteur. Sua elezione a Socio straniero. 59. — Ringrazia. 85. — Approvazione Sovrana della sua nomina ». 289. Pessina. Sua elezione a Corrispondente. 59. — Ringrazia per la sua nomina. Erano Pigorini. « Appunti per lo studio delle sta- zioni lacustri e delle terremare ita- liane ». 801. Porncare. Sua elezione a Socio straniero.. 553. — Ringrazia. 85. — Approvazione Sovrana della sua nomina. 289. R RANIERI. Invia, per esame, la sua Memoria: « Sui diagrammi degli sforzi lungo le aste delle travature reticolari indefor- mabili non triangolari soggette a ca- richi mobili ». 51. Ranvier. Sua elezione a Socio straniero. 53. — Ringrazia. 85. —- Approvazione Sovrana della nomina. 289. Razzaponi. Fa parte della Commissione me — 481 — esaminatrice della Memoria dell’ins. E. Cavalli. 288. Ricca-SaLeRNO. Sua nomina a Corrispon- dente. 53. Riccò. « Immagine deformata del sole ri- flesso sul mare, e dipendenza della medesima dalla rotondità della terra ». 369; 450. RieHi. « Di alcuni nuovi fenomeni elettrici provocati dalle radiazioni ». 16; 66. — « Nuove figure elettriche ». 350. — « Sulle coppie a selenio ». 353. — «Alcune esperienze colla scarica di una grande batteria ». 444. Rossi G. Sua elezione a Corrispondente. 53. — Ringrazia per la sua nomina. Iuba Rossi L. « Le facoltà dell’anima in sè stessa considerate secondo i principî posti da Platone nella Repubblica ». 188; 151. S Sanprucci. « Sopra l’inesattezza di un prin- cipio ritenuto giusto nella Teoria Cine- tica dei gas». 461. ScHIAPARELLI ©. « Notizie d'Italia estratte dall’opera Sihàb addîn ‘al ‘“Umarî, in- titolata masàlik’al’absàr fî ma- màlik’al’amsàr». 304. ScHwarz. Sua elezione a Socio straniero. 53. — Approvazione Sovrana della no- mina. 289. — Ringrazia. 395. ScaweINFURTH. Sua elezione a Socio stra- niero. 53. — Ringrazia. 225. — Appro- vazione Sovrana della nomina. 299. SiLser. V. Ciamician. Spezia. Fa parte della Commissione esami- natrice della Memoria del dott. £. Ar- tini. 391. i Srokes. Sua elezione a Socio straniero, 53. — Approvazione Sovrana della no- mina. 289. — Ringrazia. 395. STtRuEvER. Presenta, perchè sia sottoposta ad esame, una Memoria del dott. £. Ar- tini. 287. — Riferisce sulla precedente Memoria. 391. — « Sulle leggi di geminazione e le super- ficie di scorrimento nella Ematite del- l’Elba n. 347. qT TaccHinI. Presenta il 1° volume delle Me- morie di Geodinamica e ne discorre. 394. — « Sulle osservazioni delle macchie, fa- cole e protuberanze solari, fatte al R. Osservatorio del Collegio Romano nel 2° trimestre del 1888 ». 275. — «Sulla distribuzione in latitudine dei fenomeni solari osservati al R. Osser- vatorio del Collegio Romano nel 2° tri-- mestre del 1888 ». 277. — « Sulle osservazioni delle macchie, fa- cole e protuberanze solari fatte al R. Osservatorio del Collegio Romano nel 3° trimestre del 1888 ». 349. TARAMELLI. Riferisce sulla Memoria del dott. G. Terrigi. 391. TARAMELLI e MERCALLI. « Alcuni risultati di uno studio del terremoto ligure del 23 febbraio 1887 ». 3. TarcIonI-TozzeTTI. Sua elezione a Corri- spondente. 53. — Ringrazia per la sua nomina. 85. TASssINaRI. « Studi sui diossitiobenzoli ». 47. TERRIGI. È approvata la stampa della sua Memoria: « Il calcare (Macco) di Palo e la sua sua fauna microscopica ». 391. Toparo. Propone l’invio di un telesramma di felicitazione al Socio straniero Ao- walewsky. 395. — « Sull’omologia della branchia delle Salpe con quella degli altri Tunicati ». 437. TONELLI. « Sopra una certa equazione dif- ferenziale a derivate parziali del 2° or- dine ». 384; 458. IV; VicentInI e OmopeI. « Sulla dilatazione termica di alcune leghe binarie allo stato liquido » 19; 39; 75. VoLTERRA. Sua elezione, a Corrispondente. 53. — Ringrazia per la sua nomina. 85. — « Sulle funzioni analitiche polidrome ». 355. Z ZATTI. « Sull’azione dell'anidride acetica sull’acido «-indolcarbonico ». 184. = rea INDICE PER MATERIE A ArcHeoLoGIA. Di un nuovo frammento dei Fasti trionfali, scoperto nell’alveo del Tevere. HM. Barnabei. 416. — Intorno alla iscrizione di un vaso antico. D. Comparetti. 296. — Notizie sulle scoperte di antichità del mese di giugno, 81; luglio, 87; ago- sto, 149; settembre, 227; ottobre 291; novembre, 397. — Sopra una iscrizione dorica graflita sul piede di un vaso dipinto. V. Melbig. 278. — Sulla scoperta del Rivus hercula- neus. È. Zanciani. 301. AstRonomIA. Benedetto IX e l’eclisse di sole del 29 giugno 1033. £. Millosevich. 68. — Sulla nuova cometa Barnard 30 ottobre. Id. 278. — Immagine deformata del sole riflesso sul mare, e dipendenza della medesima dalla rotondità della terra. A. ccd. 369 ; 450. — Sulle osservazioni delle macchie, facole e protuberanze solari, fatte al R. Os- servatorio del Collegio Romano nel 2° trimestre del 1888. P. Z'acchini. 275. — Sulla distribuzione in latitudine dei fe- nomeni osservati al R. Osservatorio del Collegio Romano nel 2° trimestre del 1888. /d. 276. — Sulle osservazioni delle macchie, facole e protuberanze solari, fatte al R. Os- servatorio del Collegio Romano nel 8° trimestre del 1888. /d. 349. B BisLioGRAFIA. Nota bibliografica sull’opera del prof. Benzoni: « Il Monismo di- namico e sue attinenze coi principali sistemi moderni di Filosofia». L. Ferri. 293. Broararia. Nota bibliografica sull’opera : « Diario inedito con note autobiogra- fiche del Conte di. Cavour». /d. 405. BroLocra. Sull’omologia della branchia delle Salpe con quella degli altri Tunicati. PF. Todaro. 437. Boranica. La fosforescenza del Pleuro- tus olearius DC. G. Arcangeli. 365. — Intorno alla identità del Phyllacti- dium tropicum Moebius, con la Hansgirgia flabelligera De Toni. G. B. De Toni. 281. — Appunti algologici sulla nutrizione dei girini di Rana esculenta. D. Levi Morenos. 264. — Diagnosi di funghi nuovi. G. Passerini. 55; 96. C Cuimrica. Sulla trimetilenfenilimina. ZL. Bal- biano. 44. — Sulle proprietà fisiche del benzolo e del tiofene. G. Ciamician. 362. — Sull’azione dell’joduro di metile sopra alcuni derivati del pirrolo. G. Ciami- cian e F. Anderlini. 165; 198. — Sopra alcuni derivati della maleinimide. G. Ciamician e P. Silber. 447. det lin — 483 — CaImica. — Studî sui pirroli terziarî. G. De Varda. 182. — Sopra alcuni derivati del dimetilpirrolo assimmetrico. G. Magnanini. 174; 468. -- Studî sui diossitiobenzoli. G. 'assi- nari. 47. — Sull’azione dell’anidride acetica sull’a- cido «-indolcarbonico. C. Zatti. 184. CHImica TOSSICOLOGICA. Nuovo metodo per la distruzione delle materie organiche nelle analisi tossicologiche. F. J/arino- Zuco. 203. Concorsi a premî. Programma dei con- corsi a premio del R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti. 289. Corrispondenza relativa al cambio de- gli Atti. 29; 54; 85; 111; 146; 194; 225; 273; 290; 339; 395. CrisraLLOGRAFIA. Sulle leggi di gemina- zione e le superficie di scorrimento nella Ematite dell'Elba. G. Striver. 347. D Decreto Reale, col quale si approvano le nomine dei Soci nazionali e stranieri. 289. E ErnoGRAFIA. Collezione etnografica delle isole dell’Ammiragliato, esistente nel Museo preistorico di Roma. G. A. Co- lini. 83. F FarmacoLOoGIa. Sull’azione fisiologica della pilocarpina e dei sui derivati in rap- porto alla loro costitituzione chimica. F. Coppola. 207; 249. FiLoLogia. Sulla classificazione dei mano- scritti della Divina Commedia. £. I/0- naci. 228. — Su la Gemma purpurea e altri scritti volgari di Guido Fava o Faba, maestro di srammatica in Bologna nella prima metà del secolo XIII. /d. 399. FrLosoria. Sopra una opinione fisica di Se- nofane. A. Chiappelli. 89. — Le facoltà dell’anima in sè stesse con- siderate secondo i principî posti da Platone nella Repubblica. Z. Rossi. 138; 151. Fisica. Sopra un nuovo modello di barome- tro normale. G. Agamennone e F. Bo- netti. 69; 127; 257. — Sulla costituzione fisica dei liquidi. G. Cantoni. 246. — Sull’influenza delle forze elastiche nelle vibrazioni trasversali delle corde. P. Car- dani. 105. — Sulla temperatura della neve a diverse profondità, e sulla temperatura dei pri- mi strati d’aria sovrastanti alla neve. G. Chistoni. 279. — Di alcuni nuovi fenomeni elettrici provo- cati dalle radiazioni. A. Righi. 16; 66. — Nuove figure elettriche. /d. 350. — Sulle coppie a selenio. /d. 353. — Alcune esperienze colla scarica di una grande batteria. /d. 444. — Sopra l’inesattezza di un principio rite- nuto giusto nella Teoria Cinetica dei gas. A. Sandrucci. 461. — Sulla dilatazione termica di alcune leghe binarie allo stato liquido. G. Vicentini e D. Omodei. 19; 39; 75. Fisica DeL GLoBo. Influenza dello stato orario della marea sulle sorgive ter- mali del porto d'Ischia. G. Grablovitz. 220. Fisica TERRESTRE. Sulle correnti telluriche. A. Battelli. 25. i — Alcuni risultati di uno studio sul ter- remoto ligure del 23 febbraio 1887. T. Taramelli e G. Mercalli. 3. FisroLoGra. La sostanza colorante rossa del- l’Eustrongylus gigas.V. Aducco. 187. — Importanza del polso per la circolazione del sangue. U. Aronecker. 270. — Sul processo fisiologico di neoformazione cellulare durante l’inanizione acuta del- l'organismo. B. Morpurgo. 84. — Le leggi della fatica studiate nei mu- scoli dell'uomo. A. I/osso. 198. — 4384 — G GroGRAFIA. Notizie d’Italia estratte dall’o- pera Sihab addîn "al ‘ Umarî, intitolata masaàlik'al’absàr fimamalik'al 'amsàr. C. Schiaparelli. 304. V. Storia. M MareMaTIca. Sui punti sestatici di wa curva qualunque. G. Battaglini. 238. — Sopra la Entropia di un sistema Newto- niano in moto stabile. 4. Betti. 113; 195. — Sulle superficie Fuchsiane. Z. Bianchi. 161. — Sulle forme differenziali quadratiche in- definite. /d. 278. — Le equazioni differenziali pei periodi delle funzioni iperellittiche a due va- riabili. F. Brioschi. 801; 341; 413. — Sur une distribution de signes. 4. Ce- sàro. 133. — Moti rigidi e deformazioni termiche negli spazî curvi. /d. 376. — Sulla teoria delle coordinate curvilinee E. Padova. 369 ; 455. — Sopra una certa equazione differenziale a derivate parziali del 2° ordine. A. 7’o- nelli. 384. — Sulle funzioni analitiche polidrome. V. Volterra. 355. Medaglia inviata in dono all'Accademia a ricordo del giubileo scientifico del Socio straniero /”. C. Donders. 53. METEOROLOGIA. Sulla determinazione della temperatura media di Roma. A. Can- cani. 388. N Necrologie dei Socî: Clausius. 194; Correnti. 225; San Robert. 394. P PALETNOLOGIA. Sopra alcuni ornamenti per- —_sonali antico-italici. G. Bellucci 426. — Nota III ad una pagina di preistoria sarda. D. Lovisato. 420. — Appunti per lo studio delle stazioni lacustri e delle terremare italiane. Z. Pigorini. 301. Pubblicazioni inviate in dono dai Soci: De Zigno. 293; Kòrner. 194; Levas- seur; Lorenzoni. 194; Paris. 29; Zit- tel. 194. . — id. inviate in dono dai signori: Ber- nardi; Castelli. 29; Hirn; Lenhossek. 52; Malagola. 29. — id. inviate in dono dall'Università di Padova. 52. S Scienze economicHe. Intorno all'influenza della rendita fondiaria sulla distribu- zione topografica delle industrie. A. Loria. 115. STATISTICA. Sulla condizione dell’emigra- zione italiana. Z. Bodio. 316. STORIA DELLA GEOGRAFIA. Come veramente si chiamasse il Vespucci e se dal nome di lui sia venuto quello del Nuovo Mondo. G. Govi. 297. — Nuovi documenti relativi alla scoperta dell'America. /d. 347; 429. Sroria LerTERARIA. V. Hlologia. Srorra RELIGIOSA. Sur quelques inscriptions de vases sacrès offerts par Saint Didier, évéque de Cahors. £. Le Blant. 413. Z ZooLogra. Elenco dei Copepodi pelagici rac- colti dal tenente di vascello G. Chier- chia durante il viaggio della R. cor- vetta « Vettor Pisani» negli anni 1882- 85, e dal tenente di vascello F. Orsini nel Mar Rosso nel 1884. IV. Giesbrecht. 284; 880. ERRATA CORRIGE Rendiconti — Vol. IV, 1° semestre. n d (a 7%, 2) VACAIIA) 107, fila, (1) invece di dEy52) porre o) & 109, linea 4 dal basso, dopo T aggiungere e può ritenersi generato dal _ moto di una porzione Semplice connessa della sup. u= cost. “114, nelle formule (14), (15), (16) scambiare gi con gp. è pi con pe. 201, linea 27, invece di formerà una superficie chiusa, porre formerà una o più superficie chiuse. — CXXI — * Niemeyer Th. — Depositum irregulare. Halle, 1888. 8°. *Oettingen R. v. — Ueber Enterostomie und Laparotomie bei acuter innerer Darmocelussion bedingt durch Volvulus, Strangulation und Inflexion. Dorpat, 1888. 8°. *Offenhauer A. — Ueber eine bestimmte Art von Flichenverbindung. Halle, manie S//0080. *Orth L. v. — Eine neue Methode zur Untersuchung arbeitender Batterien. Berlin, 1887. 8°. *Otto P. — Ueber Die Einwirkung von Chlorkohlenoxyd auf einige Chlorhy- drine. Rostock, 1888. 8°. *Otto W. — Zur Kenntniss der Sulfonketone. Berlin, 1887. 8°. i Pachorukow D. — Ueber Sapotoxin. Dorpat, 1887. 8°. î Pander H. — Beitrige zur Chromwirkung. Dorpat, 1887. 8°. *Panse R. — Ueber adenoide Wucherungen im Nasenrachenraume. Halle, 1888. 8°. "Parks C. — Das Staatskassensystem Frankreichs, seine Entwickelung seit 1789 und seine gegenwiirtige Form und Stellung. Halle, 1888. 8°. ' Petersen F. C. — Ueber das Duboisin und das Pyrrolidin. Kiel, 1888. 8°. | Petersen W. — Die Lepidopterenfauna des arktischen Gebietes von Europa und die Eiszeit. St. Petersburg, 1887. 8°. * Petri F. — De enuntiatorum condicionalium apud Aristophanem formis et usu. Halis, 1887. 8°. * Phillips H. — First Contribution to the study of Folk-lore of Philadelphia and its vicinity. Philadelphia, 1888. 8°. i Pietsch C.— Beitràge zur Lehre vom altfranzésischen relativam. Halle, 1888.8°. i Platshoff H. — Luther's erste Psalmenuebersetzung sprachwissenschaftlich untersucht. Halle, 1887. 8°. *Praél E. — Vergleichende Untersuchung ueber Schutz- und Kern-Holz der Laubbàume. Berlin, 1888. 8°. ‘ Radziwillowice R. — Ueber Nachweis und Wirkung des Cytisins. Dorpat, 1387. 8°. * Reichert C. — De libris Odysseae N et I. Halis, 1887. 8°. ' Reinecke G. — De scholis Callimacheis. Halis, 1887. 8°. * Riemschneider H. — Ueber die dititetische und mechanische Behandlung des Gastro-Intestinalkatarrhs der Siuglinge. Halle, 1888. 8°. ‘* Robinson A. — Zur Behandlung der Diphterie. Halle, 1888. 8°. tRohland W. v. — Die strafbare Unterlassung. Dorpat, 1887. 8°. * Id. — Die Gefahr im Strafrecht. 2° Aufl. I. Dorpat, 1888. 8°. * ROhr R. — Der vocalismus des Francischen im 13 Jahrhundert. Wolfembuttel, 1888. 8°. * Rosenboom J. — Quaestiones de Orphei Argonauticorum elocutione. Halis, NSSMENSIO BuLLETTINO-RENDICONTI, 1888, Vor. IV, 2° Sem. 16 — CxXXI — 1 Rossner O. — Die praepositionum 4d, de, ea, usu varroniano. Halis, 1888. 8°. * Rothstein J. W.— Das Bundesbuch und die religionsgeschichtliche Entwick- lung Israels. Halle, 1888. 8°. î Rowe E. — Quaeritur quo jure Horatius in saturis Menippum imitatus esse dicatur. Halae, 1888. 8°. i * Rudkowski W.— Landeskunde von Aegypten nach Herodot. Halle, 1888. 8°. i Riomnker K.— Die Veredelung der vier wichtigsten Getreidcarten des kél- teren Klimas. Halle, 1888. 8°. * Sach E. — Ueber Phlebosklerose und ihre Beziehungen zur Arteriosklerose. Dorpat, 1387. 8°. T Saenger S. — Syntaktische Untersuchungen zu Rabelais. Halle, 1888. 8°. T Seherenziss D. — Untersuchungen ueber das foetale Blut im Momente der Geburt. Dorpat, 1988. 8°. * Schestopal C. — Einwirkung von Aceton auf para Mido ii und ein di «-di y Tetramethyldichinolyin aus Benzidin. Rostock, 1887. 8°. * Scheven F.— Ueber Resection grosser Venenstimme bei Exstirpation mali- gner Neubildungen. Rostock, 1888. 8°. î Schmidt FP. — Beitràge zur Kenntniss der Entwicklung der Geschlechtsor- gane einiger Cestoden. Leipzig, 1888. 8°. * Schmidt P. O. — Ursprung und Bedeutung des Raum- und Zeitbegrifis im Lichte der Modernen Physik. Halle, 1887. 8°. T Schnupaujf H. — Beitràge zur Physiologie des Pepsins. Rostock, 1888. 8°. * Schnapauff E. — Zur Kenntniss des Durols. Rostock, 1888. 8°. î t Schneller C. G. L. — Ueber einen Fall von Geheilter Iristuberculose. Halle, 1888. 8°. 1 Schonbrodt R. — Ueher einige Derivate des Acetessigesters. Halle, 1888. 8°. * Schòne M. — Die moderne Entwickelung des Schuhmachergewerbes in histo- rischer, statistischer und technischer Hinsicht. Halle, 1887. 8°. * Schoof F. — Zur Kenntniss des Urogenitalsystems der Saurier. Berlin, 1888. 8°. i Sehròder C. — Perforation des Darmes durch Ascaris lumbricoides. Halle, L98905 i Schultheis R. — Ueber die Mòglichkeit von Privatrechtsverhàltnissen am menschlichen Leichnam und Teilen desselben. Halle, 1888. 8°. * Schultze S. — Die Entwicklung der deutschen Oswaldlegende. Halle, 1888. 8°. î Schulze E. — Ueber die Flora der subhercynischen Kreide. Halle, 1888. 8°. * Schuwarta A. — Ueber die Wechselbeziehung zwischen Haemoglobin und Protoplasma nebst Beohachtungen zur Frage vom Wechsel der Rothen Blutkòrperchen in der Milz. Dorpat, 1888. 8°. * Schwartz E. — Observationes profanas et sacras. Rostock, 1888. 4°. * Schware H. — Ein Beitrag zur Theorie der Ordnungstypen. Halle, 1888. 8°. ——__—_——_——_———_—————_ —_——_— __t_—_—_————!—tmz@“lz“"nle“” xe ar xe | CRI * Sebicht R. — Die Cistercienser und die niederlindischen Colonisten in der goldnen Aue im XII Jahrhundert. Halle, 1887. 8°. i Seehawer J. — Zur Lehre vom Brauch des Gesetzes und zur Geschichte des spateren Antinomismus. Rostock, 1887. 8.° i Seyffert J. — Ueber die primaere Bauchfelltuberculose. Halle, 1887. 8°. * Simson S. — Zum Curardiabetes. Halle, 1888. 8°. * Sonny A. — De Massiliensium rebus questiones. Petropoli, 1887. 8°. *Spener C. — Die habituelle, locale Hyperhidrosis, ihre Folgen und ihre Be- handlung. Halle, 1887. 8°. * Stahl K. — Die Reimbrechung bei Hartmann von Aue mit besonderer Be- ricksichtigung der Frage nach der Reihenfolge des Iwein und des Armen Henrich. Rostock, 1888. 8°. * Stieger G. — Studien zur Monographie der Heidschnucke. Halle, 1888. 8°. ! StillImark H. — Ueber Ricin, eingiftiges Ferment aus den Samen von Rici- nus comm. L. und einigen anderen Euphorbiaceen. Dorpat, 1888. 8°. * Stossich M. — Appendice al mio lavoro « I Distomi dei pesci marini e d'acqua dolce. Trieste, 1888. 8°. *Id. — Prospetto della fauna del mare Adriatico. Parte IV e V. Trieste, 1882-83. 8°. * Stravss F.— De ratione inter Senecam et antiquas fabulas romanas inter- cedente. Rostochii, 1887. 8°. * Struve L. — Bestimmung der Constante der Praecession und der eigenen Bewegung des Sonnensystems. St. Petersburg, 1887. 4°. * Thanhojfer L. — Adatok a kòzponti idegrendszer szerkezetéhez. Budapest, 1887. 4°. * Thoms G.— Zur Werthschitzung der Ackererden auf naturwissenschaftlich- statisticher Grundlage, Mittheilung I. Riga, 1888. 8°. * Tonkes H. — Volkskunde von Bali. Halle, 1888. 8°. # Troeger C. — Die Memoiren des Marschalls von Gramont. Ein Beitrag zur Quellenkritik der franzòsischen Geschichte im XVII Jahrhundert. Halle, 1888. 8°. t Treebinski S.— Ueber cireumscripte Bindegewebshyperplasien in den peri- pheren Nerven, besonders in den Plexus brachiales. Dorpat, 1888. 8°. *Ucke A. — Die Agrarkrisis in Preussen wahrend der zwanziger Jahre dieses Jahrhunderts. Halle, 1887. 8°. è Ule W. — Die Mansfelder Seen. Halle, 1888. 8°. * Urban C. — Ueber die bisher erkannten Beziehungen zwischen den Siede- - punkten und der Zusammensetzung chemischer Verbindungen. Halle, 1887: 8°. * Vidal y Careta F. — Los insectos y les Plantas. Habana, 1888. 8°. * Voigt H. — De Fontibus earum quae ad artes pertinent partium nat. hist. Plinianae quaestiones. Halis, 1887. 8°. = CXXIV — * Volpert F. — Ueber Gluconsiàvre. Wirzburg, 1888. 80. i Voullitime E. — Quomodo veteres adoraverint. Halis, 1887. 8°. | Wagner P. — Beitrag zur Toxicologie des aus den Aconitum Napellus- knollen dargestellten reinen Alcaloids Aconitinum erystallisatum purum und seiner Zersetzungsproducte. Dorpat, 1887. 8°. * Wenach R. — Ueber die Menge und Vertheilung des Kaliums, Natriums und Chlors im Menschenblut. S. Petersburg, 1888. 8°. î Weber F. — Ueber leukaemische Erkrankung der Nieren. Halle, 1388. 8°. t Weingarten L. — Die Syrische Massora nach Bar-hebraeus. Der Pentateuch. Halle, 1887. 8°. ? Weinreich M. — Ueber Nerven und Ganglienzellen im Sacugethierherzen. Merseburg, 1888. 8°. t Weller J. — Ueber Meta- und Para-xylyl-phosphor-chlorir und einige De- rivate derselben. Aachen, 1888. 8°. * Wigand G. — Ueber die Trilobiten der silurischen Geschiebe in Mecklen- burg. I Stuck. Berlin, 1888. 8°. * Will L. — Entwiklungsgeschichte der viviparen Aphiden. Jena, 1888. 8°. * Wreschner L. — Samaritanische Traditionen mitgeteilt und nach ihrer Ent- wickelung untersucht. Halle, 1888. 8°. ? Zeising E. — Ueber das Kniephiînomen mit specieller Berucksichtigung des normalen und pathologischen Verhaltens desselben im Kindesalter. Halle, 1887. 80. Pubblicazioni periodiche pervenite all'Accademia nel mese di ottobre 1888. Pubblicazioni italiane. #Annali della r. Accademia di agricoltura di Torino. Vol. XXX. 1887. To- rino, 1888. Lissone. Per la soluzione della crisi agraria. — Arnaud. A proposito del vincolo forestale. — Perroncito. Le vaccinazioni carbonchiose nei solipedi possono tentarsi senza timore. — Zecchini e Ravizza. Relazione intorno alle esperienze eseguite nel 1886 presso la r. Stazione enologica d’Asti sopra i mezzi atti a combattere la peronospora viticola De By.— J/d. id. Ricerche analitiche sopra uve, mosti, vini ed altri prodotti di viti trat- tati con preparati rameici. — no. L’ortica della China coltivata nell’orto sperimentale della r. Accademia di agricoltura di Torino. — Perroncito e Maggiora. Ricerche sul vino amaro. — Naletti. Mastite parenchimatosa contagiosa delle vacche. — Carità. Caso di anemia per strongili in una pecora. *Annali di chimica e di farmacologia. 1888, n.3. Milano. Marfori. Alcune ricerche chimiche sulla berberina. — Laczaro. XXI modificazioni subìte dal cuore per influenza della stricnina. — Azerfeld. Intorno alla trasformazione dei sali di ammonio in urea nell’organismo. tAnnali di statistica. Ser. IV, 24. Roma, 1888. Notizie sulle condizioni industriali delle provincie di Forlì e di Ravenna. — CXXV — *Archivio storico siciliano. N. S. anno XIII. Palermo, 1888. Pois. Alcune osservazioni sulla storia e sull’amminisirazione della Sicilia durante il dominio romano. — Sciuto Patti. La fontana dell’elefante in Catania. — Zionti. Una cro- nichetta inedita di S. Placido di Calonerò. — Starradba. Catalogo ragionato di un pro- tocollo del notaio Adamo de Citella dell’anno di XII indizione 1298-99, che si conserva nell'Archivio del Comune di Palermo (contin.). — J/iradella. Privilegio concesso a Salva- tore Bulgarella da Carlo V imperatore. — Columba. Appunti di storia antica: I. Sull’ori- gine degli Elimi; II. A proposito di una etimologia. FAtti della r. Accademia Gioenia di scienze naturali. Ser. 3%, t. XX. Cata- nia, 1888. Aradas. Esame batterioscopico dell’acqua della Reitana di proprietà del marchese di Casalotto. — /d. Ricerche chimico-batterioscopiche sopra talune acque potabili della città di Catania. — Basile. Le bombe vulcaniche dell'Etna. — Condorelli-Maugeri. Variazioni numeriche dei microrganismi dell’aria in Catania. — Capporelli. Sulle ptomaine del cho- lera. — Amato. Studî sperimentali e considerazioni teoriche sopra un nuovo indirizzo da darsi alla chimica. — Sw/vestri. Sopra alcune lave antiche e moderne del vulcano Kilanea nelle isole Sandwich. — Tomaselli. Intossicazione chinica, febbre ittero-ematurica da chi- nina. — Aradas. Dell’azione di taluni olî essenziali sullo sviluppo dei microrganismi delle acque potabili. — Chizzoni. Sulla corrispondenza univoca fra le rette di uno spazio ordi- nario ed i punti di uno spazio lineare a quattro dimensioni. — Schopen. Sopra una nuova Waagenia del titonio inferiore di Sicilia. — Capparelli. Effetti del calore sulle fibre ner- vose midollate e sui centri nervosi. — Fichera. Sulle curve a 3 centri. “Atti della r. Accademia delle scienze di Torino. Vol. XXXIII, 13-15. To- rino, 1888. 13-14. Mattirolo. Sopra alcuni movimenti igroscopici nelle epatiche marchantieae. — Voglino. Iustrazione di due agaricini italiani. — Galeazzi. Sugli elementi nervosi dei » muscoli di chiusura dei bivalvi. — Érrera. Derivati degli alcoli parabromo e paracloro- benzilico. — Jadanza. Una nuova forma di cannocchiale. — Grimaldi. Influenza della tempera sulle proprietà termoelettriche del bismuto. — Maccari. Sulla variazione del calore specifico del mercurio al crescere della temperatura. — 15. Qvazza. Sul calcolo delle freccie elastiche delle travi reticolari. — Busachi. Sulla neoproduzione del tessuto musco- lare liscio. — Mattirolo. Intorno al valore specifico della Pleospora sarcinulae e della Pleospora alternariae di Gibelli e Griffinii — Promis. Moneta inedita di Pietro I di Savoia e pochi cenni sulla zecca primitiva dei principi sabaudi. +Atti della r. Accademia economico-agraria dei goergofili. 4* ser., vol. XI, 3. Firenze, 1888. Vannuccini. Sull’innesto delle viti nostrali sulle viti americane. — A/pe. Studio sulla concimazione con speciale riflesso agli ingrassi chimici. — Dalla Volta. Sulla recente de- pressione economica. — /d. Sulla situazione fillosserica in Toscana e sui provvedimenti presi e da prendere. — Pestellini. La cantina sociale di Bagno a Ripoli. — Sestizi. Col- tivazione sperimentale di diverse varietà di frumento straniero. — Guicciardini. Gli in- grassi artificiali nella cultura del frumento. *Bollettino della Società generale dei viticoltori italiani. Anno III, 19, 20. Roma, 1888. * Bollettino della Società geografica italiana. Ser. 3%, vol. I, 9. Roma, 1888. Cortese. Sei mesi in Madagascar: note di viaggio e ricordi. — Rodecchi. Lettera dal- l’Harar al Presidente della Società geografica italiana. — Stradelli. Note di viaggio nel- nell’alto Orenoco. — Leonardo Fea nei Carin indipendenti. — La longitudine di Monte ZAMORA a Mario, Campidoglio e Collegio romano. — Ciuffu. La riforma del calendario gregoriano, lettera. Bollettino della Società geologica italiana. Vol. VII, 2. Roma, 1888. Clerici. Sulla Corbicula fluminalis dei dintorni di Roma e sui fossili che l’ac- compagnano. — Secco. Il piano ad Aspidoceras Acanthicum Op. in Collalto di So- lagna. — Secco. Il cono di deiezione della Stura di Lanzo. — MNeviani. Le formazioni terziarie nella valle del Mesima. — De Stefani. Precedenza del Pecten Angelonii Mgh. al P. Histrix Dod. — Z'ellini. Le nummaulitidee terziarie dell’alta Italia occiden- tale. — De Stefani. Origine del porto di Messina e di alcuni interrimenti lungo lo stretto. * Bollettino delle nomine (Ministero della guerra). 1888, disp. 41-46. Roma, 1888. * Bollettino delle opere straniere moderne acquistate dalle Biblioteche pubbliche governative. Vol. III, 1-3. Roma, 1888. Bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampa dalla Bi- blioteca nazionale di Firenze. 1888, n. 66-68. Firenze, 1888. * Bollettino del Ministero degli affari esteri. Vol. II, 2. Roma, 1888. ‘Bollettino del Museo di zoologia della r. Università di Roma. Vol. I, 1-8. Roma, 1888. Fauna locale. ' Bollettino del r. Comitato geologico d'Italia. 2* ser. vol. IX, 7-8 e Suppl. Roma, 1888. 7-8 Cortese. L’eruzione dell'isola Vulcano veduta nel settembre 1888. — De Stefani. Appunti sopra roccie vulcaniche della Toscana. — Novarese. Esame microscopico di una trachita del monte Amiata. — Lotti. Il Monte di Canino in provincia di Roma. — SuppL. Issel. Il terremoto del 1887 in Liguria. ‘Bollettino di legislazione e statistica doganale e commerciale. Anno V, settem- bre 1888. Roma. *Bollettino di notizie agrarie. Anno X, n. 57-66. Rivista meteorico-agraria. 24-29. Roma, 1888. * Bollettino di notizie sul credito e la previdenza. Anno VI, 11. Roma, 1888. * Bollettino mensuale pubblicato per cara dell’Osservatorio centrale delr. Col- legio C. Alberto in Moncalieri. Ser. 2*, vol. VIII, 9. Torino, 1888. Denza. Le stelle cadenti del periodo di agosto. *Bollettino meteorico dell'Ufficio centrale di meteorologia. Anno X, 1888, ottobre. Roma. *Bollettino settimanale dei prezzi di alcuni dei principali prodotti agrarî e del pane. Anno XV, n. 35-40. Roma, 1888. tBollettino ufficiale dell'istruzione. Anno XIV, 8. Roma; 1888. *Bulletin de l'Institut international de statistique. T.III,2. 1888. Rome. Craigie. Local taxation in Great Britain. -- Zadley. Comparative statistics of rail road service. — J/0yo Smith. 'The influence of immigration on the United States of Ame- rica. — Appunti di statistica comparata dell'emigrazione dall’Europa e della. immigrazione in America e in Australia. — Saggio di rappresentazione della densità della popolazione mediante curve di livello eseguito da G. Fritszche per le provincie di Genova e Torino; con nota di L. Grimaldi-Casta. — Cora. Carta altimetrica e batometrica dell’Italia; con nota illustrativa. — CXXVII — *Bullettino della r. Accademia medica di Roma. Anno XIV, 6-7. Roma, 1888. Celli. Il primo anno di vita della stazione antirabbica di Palermo. — Postempski. . Ferita del fegato da arma incidente, laparatomia, sutura del fegato, guarigione. — /4. Contributo di ortopedia operativa nella correzione di alcune deformità degli arti inferiori per paralisi infantile. — Bignami e Guarnieri. Ricerche sui centri nervosi di un ampu- tato. — Mingazzini. Osservazioni sui preparati della substantia nigra. — Cuacceola. Osservazioni d’istologia patologica sulla siringo-mielite, sulla tabe dorsale e sulla angioite periteliale. — Mazzoni. Cancro dell’intestino retto. Operazione di Kraske, guarigione. — Celli. Delle nostre sostanze alimentari considerate come terreno di cultura di germi pa- togeni. — Vincenzi. Ricerche sperimentali col bacillo virgola del Koch. — J/agini. La conducibilità elettrica dei nervi in rapporto alla loro eccitabilità. — Awzerfeld. Sulla vi- sione dei colori di contrasto. ?Bullettino dell'Istituto storico italiano. N. 6. Roma, 1888. Cogliolo. Glosse preaccursiane (da codd. membr. nell'Archivio di Stato, Modena)— Gaudenzi. Gli statuti della Società delle armi e delle arti in Bologna nel sec. XIII. Re- lazione. — Giorgi. Confessione di vassallaggio fatta a Rainone da Sorrento dai suoi vas- salli del territorio di Maddaloni. — /d. Il consumo giornaliero del pane in un castello del- l'Emilia nel secolo XIII. — Gaudenzi. Gli antichi statuti del comune di Bologna intorno allo Studio. *Cimento (Il nuovo). 3* ser. t. XXIV, luglio-agosto 1888. Pisa. Righi. Sulla conducibilità calorifica del bismuto posto in un campo magnetico. — Beltrami. Intorno ad alcuni problemi di propagazione del calore. — /elicz. Sul potenziale di un conduttore in movimento sotto la influenza di un magnete. — Zoggio-Zera. Sulla cinematica dei mezzi continui. — Battelli. Sulle correnti telluriche. — /ossati. Contributo allo studio del termo-magnetismo. — Cantone. Sui sistemi di''frangie d’interferenze prodotte da una sorgente di luce a due colori. *Gazzetta chimica italiana. Anno XVIII, f. 6. Appendice. Vol. VI, 16, 17. Palermo, 1888. Fileti e Crosa. Nitrobromo- e nitroclorocimeni. — /d. id. Ossidazione dei cloro- e bromocimeni dal timol e dal cimene. — Pellizzari e Matteucci. Ricerche sopra alcuni acidi amidosolfonici. — Pellizzari. Allossanbisolfiti di basi organiche. — /d. Composti dell’allossane con le basi pirazoliche. *Giornale d'artiglieria e genio. Anno 1888, disp. VII. Roma. *Giornale della r. Società italiana d’'igiene. Anno X, n. 10. Milano, 1888. Simonetta. Della rivaccinazione coercitiva. Considerazioni sulla statistica dell’epide- mia di vajolo che colpì nel novembre e diceinbre 1887 e gennaio 1888 il. comune di Ca- ponago (Monza). — Canetta. Cura della pellagra nell’Ospedale maggiore di Milano. *Giornale medico delr. Esercito e della r. Marina. Anno XXXVI, 9. Roma, 1888. Panara. Un caso di bronchite fibrinosa avuto in cura nel I riparto di medicina del- l'Ospedale militare di Roma. — A%0amondi. Di un caso di frattura comminutiva della tibia con perdita di una notevole porzione di osso seguìta da guarigione. Contributo alla chirurgia conservatrice. “Giornale militare ufficiale. 1888. Parte 1%, disp. 39-43; parte 2*, disp. 45-49. Roma, 1883. *Giornale (Nuovo) botanico italiano. Vol. XX, 4. Firenze, 1888. Massalongo. Sulla sermogliazione delle sporale nelle Sphoeropsideae. — Berlese Sopra due parassiti della vite per la prima volta trovati in Italia. — Gasperini. Il Leghbi o vino di Palma. — Borz2. Eremothecium Cymbalariae, nuovo ascomicete. — J/7- — CXXVII — cheletti. Raccomandazioni intese ad ottenere che l'Italia abbia la sua lichenografia. — Batelli. Escursione al monte Terminillo.— Arcangeli. Sul germogliamento della Euryalae ferox Sal. — Macchiati. Xantofillidrina. — Borz?. Xerotropismo nelle felci. *Ingegneria (L’) civile e le arti industriali. Vol. XIV, 8. Torino, 1888. Cuppari. Sulle osservazioni atmometriche e sull’uso che può farne l'ingegnere. — Crugnola. Dei ponti girevoli in generale e di quello recentemente costruito per l’arsenale di Taranto. — Sachero. Il ponte sul Po a Casalmaggiore per la ferrovia Parma-Brescia. * Memorie della Società degli spettroscopisti italiani. Vol. XVII, 8,9. Roma. 1888. 8. Tacchini. Osservazioni spettroscopiche solari fatte nel regio Osservatorio del Col- legio romano nel 2° trimestre del 1888. — Riccò. Nova nella nebulosa di Andromeda. — Id. Nova presso 7° Orionis. — Imagini spettroscopiche del bordo solare osservate a Pa- lermo e a Roma nel giugno e luglio del 1885. — 9. Z'acchini. Facole solari osservate nel regio Osservatorio del Collegio romano nel 2° trimestre del 1888. — /d. Sulle macchie solari osservate nel regio Osservatorio del Collegio romano nel 2° trimestre del 1888. — . Id. Eruzioni solari osservate nel regio Osservatorio del Collegio romano nel 2° trimestre 1888. — Riccò. Gruppi e macchie solari più importanti nel 1882. — Appenpice. Nobile. Sulla latitudine del regio Osservatorio di Capodimonte e sopra alcune particolarità dell’os- servazione delle stelle zenitali. tMemorie del r. Istituto lombardo. Ser. 3%, vol. VII, 2. Milano, 1888. Murani. Ricerche sulla distanza esplosiva della scintilla elettrica. — Sangalli. Di alcune anomalie di prima formazione più rare ed importanti del corpo umano. — Verga. Poche parole sulla spina trocheale dell'orbita umana. — Corradi. Della minutio san- guinis e dei salassi periodici. ' Rassegna (Nuova) di viticoltura ed enologia. Anno II, 18, 19. Conegliano, 1888. 18. Grazzi Soncini. Aereamento e fermentazione del mosto. — La relazione del Giurì dei vini della Esposizione italiana di Londra. — Cuboni. La peronospora ed i mezzi usati per ‘combatterla dei dintorni di Alba e di Val Barolo. — Zamson Seribner. Esperienze sul trattamento del Black-Rot e del Brown-Rot in America. — Elena. La questione doganale e l’enologia. — Grazzi Soncini. Il Congresso di Padova. — Chatin. Viticoltura. — 19. Comboni. Le fermentazioni anormali nel mosto d’uva e bisogno di regolarle. — ZBer- tani. Congresso dei viticoltori veneti a' Padova. — ZFoukouba. La vite nel Giappone. — Cuboni. Putrefazione nobile del Riesling. —- Marescalchi. L’Esposizione di Bologna. — Grazzi Soncini. Viti americane (Herbemont). *Relazione sull'’Amministrazione delle gabelle per l'esercizio 1886-87. Roma, 1888. *Rendiconti del r. Istituto lombardo di scienze e lettere. Ser. 2*, vol. XXI, 15, 16. Milano, 1S88. Longo. Il Commento di Gaio e il sistema delle XII tavole. -- Buccellati. Progetto del Codice penale pel Regno d'Italia del ministro Zanardelli. — Canna. Di una recente critica dell’ode del Parini « La caduta». — Sangalli. Questioni di teratologia. — Sul- l'origine dei mostri doppî. — Rara coalescenza di due vitelli entro un uovo di pollo. — Idro-encefalocele anteriore per aderenza delle membrane dell'uovo. — Reni succenturiati nei vitelli — /d. Una nota su questioni tuttora agitate d’oncologia. — Corradi. Gli an- tichi medicamenti oppiati; la teriaca e il mitridato. — /errini. Sulle formole per il cal- colo delle dinamo a corrente continua. — Montesano. Sulle trasformazioni involutorie monoi- dali. — /4. Su una classe di trasformazioni involutorie dello spazio. -- Platrer. Sul nu- mero delle maniere di ottenere una somma 7, o una somma non superiore ad % (n intiero positivo), prendendo 7 termini della serie indefinita 1, 2, 3, 4, 5. i OI *Rendiconti del Circolo matematico di Palermo. T. II, 5. Palermo, 1888. Pincherle. Sul carattere aritmetico dei coefficienti delle serie che soddisfano ad equa- zioni lineari o alle differenze. — Z'orelli. Della trasformazione cubica di una forma binaria cubica. — Sforza. Condizione geometrica per la realità dei punti e delle tangenti comuni a due coniche. — Brambilla. Di una certa superficie algebrica razionale. *Rendiconto delle tornate e dei lavori dell'Accademia di scienze morali e po- litiche. Anno XXVI, nov.-dic. 1887; XXVII, gen.-luglio 1888. Napoli. iRevue internationale, T. XIX, 5, 6. Rome, 1888. 5. de Lavèleye. La réforme du régime parlementaire. — Lindau. Lolo (suite). — Mazzini. Lettres inédites. — Rod. La littérature contemporaine en France (suite et fin). — Garghofer. Le chasseur de Fall. Scènes des montagnes du Tyrol. — I/aurice. A travers les Revues américaines. — 6. de Montet. La jeunesse de M.me de Warens. — Lindau. Lolo (suite). — Blaze de Bury. De l’atavisme dans l’histoire, è propos de Richard Green. — Veuglaire. Questions d’organisation militaire. -- Garghofer. Le chasseur de Fall. Scènes des montagnes du Tyrol (suite). *Rivista di artiglieria e genio. 1888 settembre. Roma. Bellini. Idee su questioni importanti dell'artiglieria da fortezza. — Sopra di una mina eseguita a Baveno nelle cave di granito del sio Dellacasa. — Segato. Alcune considera- zioni sul nuovo ordinamento della nostra artiglieria da campo. * Rivista di filosofia scientifica. Ser. 2*, vol. VII, agosto 13888. Milano. ‘ Ardigo.11 vero è il fatto della coscienza. — Cesca. La metafisica empirica. — Grossi. I Folck-Lore nella scienza, nella letteratura e nell’arte. *Rivista italiana di numismatica. Anno I, 3. Milano, 1888. Gnecchi. Appunti di numismatica romana, III e IV. — Wulazzani. Studî economici sulle monete di Milano. — Aossî. Francesco Marchi e le medaglie di Margherita d’Au- stria. — Papadopoli. Alcune notizie sugli intagliatori della zecca di Venezia. — Tamassia. Di una moneta inedita mantovana. — Ambrosoli. Di uno scudo progettato per San Marino. + Rivista marittima. Anno XXI, 9. Roma, 1888. Fincati. La guerra di Cipro. — Tadini. I marinai italiani fra i greci (Appunti sto- rici). —Riparazione di un asse di elica in Oceano. — Colomb. La mobilitazione navale nel Regno Unito. — A. G. La «Pilot Chart» dell'Oceano Atlantico boreale (Pubblicazione mensile dell'Ufficio idrografico degli Stati Uniti). — /d. Questioni sulle navi negli Stati Uniti. — /0. Propulsione a vapore d’idrocarburo. *Rivista mensile del Club alpino italiano. Vol. VII, n. 9. Torino, 1888. Cainer. XX° Congresso degli Alpinisti italiani a Bologna. — JM/aghella. Punta del- l’Argentera. — Ferrari. Salita al Pizzo d’ Uccello. *Spallanzani (Lo). Anno XVII, 7-8. Roma, 1888. Macari. Dei casi più notevoli osservati nella r. Clinica ostetrico-sinecalogica di Ge- nova (Anno accademico 1887-88). — dJI/origgia. La frequenza cardiaca negli animali a sangue freddo. Osservazioni e sperienze. *Statistica del commercio speciale d'importazione e di esportazione dal 1° gen- naio al 30 settembre 1888. Roma, 1888. *Statistica dell'emigrazione italiana nell'anno 1887. Roma, 1888. * Statistica giudiziaria civile e commerciale per l’anno 1886. Roma, 1888. *Statistica giudiziaria penale per l’anno 1886. Roma, 1888. BocLeETTINO-RExpIcoNTI. 1888, Vor. IV, 2° Sem. i107] — prodi * Telegrafista (Il). Anno VIII, 8. Roma, 1888. Trasmissione simultanea di segnali telegrafici secondo alcuni metodi ideati da Luigi Vianisi. — Uso di una sola batteria per trasmettere su più circuiti telegrafici. Pubblicazioni estere. #Abhandlungen der kòn. Akademie der Wissenschaften zu Berlin. 1887. Berlin, 1888. Schmidt. Gedichtnissrede auf Wilhelm Scherer. — Schulze. Zur Stammesgeschichte der Hexactinelliden. -—- Goppert. Nachtrige zur Kenntniss der Coniferenhélzer der palaco- zoischen Formationen. — IWeder. Ueber den Pàrasèprakàga. — Noldeke. Die Ghassaànischen Filrsten aus dem Hause Gafna's. — awitz. Die Fussdriise der Opistobranchier. — Aòtter. Grundzige einer rein geometrischen Theorie der algebraischen ebenen Curven. — Gréber. Die Wasserleitangen von Pergamon. *Abhandlungen der philologisch.-historischen Classe d. k. Sàchsischen Gesell- schaft der Wissenschaften. Bd. XI, 1. Leipzig, 1888. Zarncke. Kurzgefasstes Verzeichniss der Orisinalaufnahmen von Goethe’s Bildniss. #Abhandlungen herausgegehen von der Senckenbergischen naturforschenden Ge- sellschaft. Bd. XV, 3. Frankfurt, 1888. Edinger. Untersuchungen ueber die vergleichende Anatomie des Gehirns. I. Das Vor- derhirn. — £lum. Die Kreuzotter und ihre Verbreitung in Deutschland. #Académie des sciences, belles-lettres et arts de Besancon. Année 1880. Be- sancon, 1887. Mercier. Aquarelles, nouvelles poèsies frane-comtoises. — Gauthier. Un voyageur allemand en Franche-Comté au XVI siècle. — Suchet. Les poetes latins à Luxeuil du si- xième au dixième siècle. — Gauthier. Notes sur quelques livres de raison franc-comtois. — Druhen. L’alcoolisme au point de vue social— Gauthier. Note sur l’épitaphe de Beatrix de Cusance aux Clarisses de Besangcon. — avre. La cellale pénitentiaire. — De Piépape. Le prince de Montbarrey. i *Actes de la Société Linniéenne de Bordeaux. 4° sér. t. X; 5° sér. t. I, 1-3. Bordeaux, 1886-87. X. Deloynes. Les Sphagnum de la Gironde. — Perez. Des effets du parasitisme des Stylops sur les apiaires de genre Andrena. — Bbrunaud. Liste des Sphaeropsidées trouvées à Saintes (Charente-inférieure) et dans les environs. — Zétu. Atélier préhistorique d’Au- biac. — Simon. Arachnides recueillis par M. A. Pavie dans le royaume de Siam, au Cam- hbodge et en Cochinchine. — 74. Espèce et genres nouveaux de la famille des Thomisidae. — Fischer. Sur deux espèces de Lepas fossiles du miocène des environs de. Bordeaux. — /d. Description d'un nouveau genre de Cirrhipèdes (Stephanolepas) parasite des tortues ma- rines. — Brunaud. Liste des Hyphomycètes récoltées aux environs de Saintes (Charente- inférieure). — Loynes. Essai d'un catalogue des Hépatiques de la Gironde et de quelques localités du sud-ouest. — De Molin. Les Batysiphons (première page d'une monographie du genre). — Zataste. Documents pour l’éthologie des mammifères (100 série). Notes prises au jour le jour sur différentes espèces de l’ordre des rongeurs observées en captivité, — I, 1-3. Garnault. Recherches anatomiques et histologiques sur le Cyclostoma elegans. *Almanach (Magyar Tud. Akadémiai). 1888. Budapest, 1887. *Annalen der Chemie (Justus Liebig's). Bd. CCXLVII. Leipzig, 1888. Ladenburg. Ueber Pyridin- und Piperidinbasen: — Ansehute und Gellet. Ueber die Constitution der Mesitonsîiure. — Anschitz. Ueber die Bildung von Diacetyltraubensaure- dimethylither und die Bestimmung seiner Moleculargròsse nach der Methode von Raoult. — CRI Lideking. Beitrag zum Chemismus der Verbrennung. — Roser. Ueber Derivate des Indens und deren Bildungsweisen. — /d. und Zaselhoff. Dibromindon und Derivate. — £oser. Einwirkung von concentrirter Schwefelsiure auf Diphenylbernsteinsiure: Diphensuccin- don. — /d. Ueber die Methylindencarbonsiure. -- /d. Untersuchungen iber das Narcotin; zweite Abhandlung. — Kegel. Beitrige zur Kenntniss der isomeren Naphtylphenylketone. — Japp und Klingemann. Ueber die Constitution einiger sogenannteì gemischten Azoverbin- dungen. — Lorenz. Beitrige zur Kenntniss der Valenz des Bors. — Meyer. Ueber die Consti- tution des Benzols. — Boettinger. Ueber den Wassergehalt einiger pyrotritarsauren Salze. — Graebe und Aubin. Ueber Diphensàureanhydrid und iber o-Diphenylenketoncarbonsiure. — Grabe. Ueber Phtalimidin. — /d. und Pictet. Ueber substituirte Phtalimidine. — £rd- mann. Die «-e-disubstituirten Verbindungen. — /d. und Atrchhoff. Disubstituirte Naphta- line aus den isomeren Chlorphenylparaconsiuren. tAnnalen der Physik und Chemie. N. F. Bd. XXXV, 2, 3. Beiblatter. Bd. XII, 9. Leipzig, 1888. i 2. Wiedemann u. Ebert. Ueber electrische Entladungen in Gasen und Flammen. — Ròontgen. Ueber die durch Bewegung eines im homogenen electrischen Felde befindlichen Dielectricums hervorgerufene electrodynamische Kraft. — Dorn. Ueber den Einfluss des in Stahlmagneten inducirten Magnetismus auf einige Beobachtungsmethoden. — /d. Bei- trige zum Verhalten harter, stark magnetisirter Stah]stibe gegen schwache magnetisirende Krifte. — Arons. Ueber den electrischen Riickstand. — Zindeck. Ueber das electromoto- rische Verhalten von Amalgamen. — Sternger. Ueber die Gesetze des Krystallmagneti- smus. — Volkmann. Einfache Ableitung des Green’schen Ausdrucks fiir das Potential des Lichtàthers. —— Schmidt. Zur Theorie des Babinet'schen Compensators. — Voigt. Theorie des Lichtes fir bewegte Medien. — Aalischer. Bemerkungen zu den Abhandlungen des Hrn. von Uljanin: Ueber die photoelectromotorische Modification des Selens und des Hrn. Righi: Ueber die electromotorische Kraft des Selens. — 3. IWinkelmann. Ueber die Ver- dampfung von den einzelnen Theilen einer kreisformigen freien Oberfliche. — Mess. Ueber die specifische Wirme einiger fester orsanischer Verbindungen. — Fuchs. Ueber das Verhal- ten einiger Gase zum Boyle’schen Gesetze bei niedrigen Drucken. — Wesendonck. Zur Frage iber die electrische Leitunosfihigkeit hoch evacuirter Riume. — Warburg und Te- getmeier. Ueber die electrolytische Leitung des Bergkrystalls. — v. Tretcen-Hennig. Ueber scheinbar feste Electrolyte. — Rehkuh. Die elastische Nachwirkung bei Silber, Glas, Kupfer, Gold und Platin, insbesondere die Abhingigkeit derselben von der Temperatur. — de Mete. Ueber die temporire Doppelbrechung des Lichtes in rotirenden Flissigkeiten. — Drude. Ueber das VerhAltniss der Cauchy'schen Theorie der Metallreflexion zu der Voigt’schen. — Voigt. Theorie des Lichtes fiir bewegte Medien. — Ludeking. Ueber das physikalische Verhalten von Lésungen der Colloide. — Pirthner. Neue Methode zur Widerstandsmessung der Electrolyte. *Annales de la Société entomologique de Belgique. T. XXXI. Bruxelles, 1888. Selys-Longchamps. Odonates de l’Asie mineure et révision de ceux des autres parties de la faune dite européenne. — Fuirmaire. Coléoptères de l’intérieur de la Chine. — Dugès. Metamorphoses de quelques coléoptères du Mexique. — Dokhtouroff. Matériaux pour servir è l’étude des cicéndélides. — Zamoere. Le genre Rosalia. — Bolivar. Essai sur les acridiens de la tribu des tettigidae. — Bergé. Des couleurs meétalliques chez les insectes et spécialment chez les coléoptères. *Annales de l’Observatoire r. de Bruxelles. N. S. Ann. astron. t. V; 3; VI, 92° S. Ann. metéor. t. IT. Bruxelles, 1885-87. tAnnales des mines. 8° sér. t. XIII, 3. Paris, 1888. — 0:90: Chesneau. De linfluence des mouvéments du sol et des variations de la pression atmosphérique sur les dégagements de grisou. — de Launay. Mémoire sur les sources mi- nérales de Bourbon-l'Archambault. — Lodin. Notice nécrologique sur L. E. Gruner, in- specteur général des mines. — de Castelnau. Note sur une explosion de grisou survenue dans les houillères de Portes et Sénéchas (Gard). *Annales du Musée r. d'histoire naturelle de Belgique. T. XIV. Bruxelles, 1887. Koninck. Faune du calcaire carbonifèere de la Belgique. *Annales scientifiques de l’Ecole normale supérieure. 3° sér. t. V, 10. Paris, 1888. Riemann. Sur le problème de Dirichlet. *Annuaire de la Société académique franco-hispano-portugaise de Toulouse. Année 1887-1888. Toulouse, 1888. i Annuaire de l'Observatoire royal de Bruxelles. Années 1885-1888. Bruxelles. *Anzeiger (Zoologischer). Jhg. XII, n. 289-291. Leipzig, 1888. 289. Bracim. Untersuchungen ueber die Bryozoen des siissen Wassers. — var IWijhe. Bemerkung zu Dr. Riickert's Artikel ueber die Entstehung der Excretionsorgane bei Sela- chiern. — Lataste. Réplique è la reponse de M. le Dr. Blanchard è propos de la classi- fication des batraciens anoures. — Brandt. Vergleichend-anatomische Untersuchungen ueber die Griffelbeine (Ossa calamiformia) der Wiederkauer. — 290. Brandt. Larven der Wohl- fast'schen Fliege (Sarcophila Wolf Portsch) im Zahnfeische des Menschen. — Eckstein. Zur geographischen Verbreitang von Callidina symbiotica Zel — /Imhof. Beitrag zur Kenntniss der Siisswasserfauna der Vogesen. + Julin. Sur l’appareil vasculaire et le système nerveux périphérique de l’ammocoetes. — Clarke. The Nest und Eggs of the Alligator. — Zeller. Ueber die Larve des Proteus anguineus. —- 291. Baur. Osteologi- sche Notizen ueber Reptilien. — 5rauer. Bemerkungen zur Abhandlung des Herrn Prof. Grassi ueber die Verfahren der Insecten &. Archives (Nouvelles) du Muséum d'histoire naturelle. 2° sér. t. IX, 2; X, 1. Paris, 1887. IX. 2. Perrier. Sur l’organisation et le développement de la comatule de la Meédi- terranée. — X, 1. Gaudry. L’actinodon. — ranchet. Plantae davidianae ex Sinarum imperio. ' Berichte (Mathematische und naturwissenschaftliche) aus Ungarn. Bd. V. Bu- dapest, 1887. * Bijdragen tot de Taal- Land- en Volkenkunde van Nederlandsch-Indié. 5 Volgr. Deel III, 4. 'S Grawenhage, 1888. Graafland. Schets der Chineesche vestigingen in de afdeeling Karimon. — Snouck Hurgronie. Een Mekkaansch Gezantschap naar Atjeh in 1683. — Wlken. Het pandrecht bij de volken van den Indischen Archipel. *Boletin de la real Academia de la historia. T. XIII, 1-3. Madrid, 1888. Hibner. Inscripcién historica de « Hasta Regia », anterior a la época del imperio romano. — Codera. Biblioteca de la mezquita Azzeitunah de Tiinez. — /d. Noticias de los Omeyyas de Alandalus por Aben Hazam. -- /d. Manuscrito de Aben Hayyan en la biblioteca de los herederos de Gidi Hamoudah en Constantina. — Creus. Un golpe de Estado hasta aqui desconocido en la historia de Cataluîia. — /ernadndez-Guerra. Inseripcion romana de Cofiîio, en Asturias. — de la Rada y Delgado. Madrid viejo. — de la Fuente. — _—_—_——_— _————_—_————————————————— 66 _—————————_______t— a XU La iglesia de Sancti-Spiritus en Salamanca. -- /d. San Esteban de Salamanca. — Ferndn- dez v Gonzalez. Historia de Grecia. #Boletin de la Sociedad geografica de Madrid. Tomo XXV, 1-2. Madrid, 1888. Beltrin y Rozpide. La repiblica de Bolivia. — Viaje por el interior de la isla de Mindanao. — Recientes viajes en Siberia. — Velarde. El Madera y rîos que lo forman; ultimas exploraciones en los rios Beni, Madre de Dios, Orlén y Abona. — de S. 7. Expo- siciéon Universal de Barcelona. — Velasco. El Estado de Oaxaca. *Boletin de la Academia nacional de ciencias en Cordoba. T. XI, 1. Buenos Aires, 1887. Spegazzini. Fungi patagonici. — Doering. Observaciones meteorologicas practicadas en Cordoba durante l’aîio 1886. *Bulletin de l'Académie delphinale. 4° série, t. I. 1886. Grénoble. Masse. Les tribunaux de Grenoble pendant les premières années de la révolution (1790-1785). — Joufroy. Le premier bateau è vapeur. — Champollion-Figeac. Notice sur les Archives départementales de France. — Charauz. L’art et le christianisme. — /our- nier. La Bibliothèque de la Chartreuse au moyen àge. — Guirimand. Inscription en l’hon- neur de Maia. — Roman. Jetons barraux du Dauphiné. *Bulletin de l’Académie r. des sciences de Belgique. 3° sér. t. XVI, 8. Bru- xelles, 1888. Liagre. Discours prononcé aux funérailles de J. C. Houzeau, membre de l'Académie. — Montigny. De l’intensité de la scintillation des étoiles dans les différentes partie du ciel. — Lagrange. Note concernant la vérification numérique d’une formule relative è la force élastique des gaz. — Catalan. Sur un cas particulier de la formule du binòme. — De Heen. Deéetermination des variations que le frottement intérieur de l’air pris sous diverses pres- sions éprouve avec la temperature. — Deruyts. Sur la differentiation mutuelle des fonctions invariantes. — Prost. Étude de l'action de l’acide chlorhydrique sur la fonte. — Cogniaua. Sur quelques Cucurbitacées rares ou nouvelles, principalement du Congo. — Prinz. Étude de la structure des éclairs par la photographie. — JI/ourlon. Sur l’existence d'un nouvel étage de éocène moyen dans le bassin franco-belge. — Hymons. David Terniers le jeune {1610-1690). *Bulletin de la Société académique franco-hispano-portugaise de Toulouse. T. VIII, 1. Toulouse, 1888. *Bulletin de la Société d'anthropologie de Lyon. T. VII, 1, 2. Lyon, 1888. I. Cuvier. Sur la découverte d’un bois de renne è Saint-Clair, Lyon. — Zesbre. Sur les muscles fessiers chez l'homme et les animax domestiques. — Charvet. 1° sur un frein de cheval découvert è Francin (Isère); 2° sur une dénomination anatomico-équestre ; 3° sur un frein de cheval trouvé è Gergovie. — Lacassagne. Sur le dépecage au point de vue anthropologique. — Pallary. Sur le quaternaire algérien. — II. Locassagne. Sur le dépe- cage criminel au point de vue anthropologique. — de Mortillet. Sur les sépultures de So- lutré. — Bertholon. Sur l’industrie mégalithique en Tunisie. — Ducrost. Sur les sépul- tures de Solutre. ‘Bulletin de la Société des antiquaires de Picardie, 1887, n. 4; 1888, n. 1, 2. Amiens. +Bulletin de la-Société des sciences de Nancy. Sér. 2°, t. IX, 21. Paris, 1888. “Bulletin de la Société entomologique de France. feull. 19. Paris, 1888. 4 XIV Bulletin de la Société géologique de France. 3° sér. t- XVI, n. 2-5. Paris, 1888. 2. de Iouville. Les formations paléozoiques de la région de Cabrières, par le Dr. Frech, de Berlin. — de Stefani. Excursions dans les Alpes-maritimes, près de Savone. — Daubrée. Eaux souterraines è l’époque actuelle et aux époque anciennes. — de Zaunay. Note sur les phorphyrites de l’Allier. — Zévy. Origine des terrains cristallins primitifs. — Fournier. Etude géologique du detroit Poitevin. — 3. Fournier. Etude géologique du dé- troit Poitevin. — de Lapparent. Mode de formation des Vosges. — Rolland. Géologie du lac Kelbia et du littoral de la ‘l'unisie centrale. — 5ergeron. Note sur les terrains pri- mitif, archéen, cambrien et silurien du versant méridional de la Montagne-Noire. — Lévy. Note sur les roches éruptives et cristallines des montagnes du Lyonnais. —- Sacco. Sur l’origine du loss en Piémont. — de Lacvivier. Terrains crétacés de l’Ariège et de l’Aude. — Mieg. Note sur un sondage exécuté è Dornach. — 4. J/1eg. Note sur un sondage exécuté à Dornach. — /d. Notice bibliographique sur le Guide du géologue en Lorraine, var le docteur Bleicher. — /tiche. Note sur la constitution géologique du Plateau lyonnais. — Bergeron. Note sur la présence de la faune primordiale dans les environs de Ferrals-les-Montagnes (Hérault). — de Grossouvre. Observations sur l'origine du terrain sidérolithique. Analogies avec certains dépòts triasiques. — de Zaunay. Étude sur l'origine du terrain permien de VAllier. — 5. de Zaunay. Etude sur le terrain permien de l’'Allier. — Depéret. Observa- tions sur la note posthume de Fontannes sur les terrains traversés par le tunnel de Collon- ges. — Boule. Note sur le terrain tertiaire de Malzieu (Lozère). — Augé. Note sur la bauxite. — de Rouville. Note sur le permien de l’Hérault. — de Grossouvre. Étude sur l’étage bathonien. *Bulletin de la' Société zoologique de France. T. XIII, n. 2-6. Paris, 1888. 2. Chevreue. Sur quelques crustacés amphipodes provenant d’un dragage de Hiro n- delle au large de Lorient. — /d. Troisième campagne de l'’Hirondelle, 1887. Addition à la note sur quelques crustacés amphipodes du littoral des Agores. — #7chard. Entomo- stracés nouveaux ou peu connus. — Blanchard. A propos des muscles striés des mollusques lamellibranches. — Héron-Royer. Sur la présence d'une enveloppe adventice autour des fèces chez les batraciens.. — Barrois. Remarques sur le dimorphisme sexuel chez quel- ques amphipodes du genre Moera (M. scissimana Costa= M.integrimana Heller, M. grossimana Montagu= M. Donatoi Heller) — de Guerne. Remarques au sujet de LOrchestia Chevreuxi et de l’adaptation des amphipodes à la vie terrestre. — Blanchard. Sur la présence du crapaud vert en France. — Jullien. Sur la structure et la rentrée du polypide dans les zocecies chez les bryozoaires cheilostomiens monodermiés. — 3. Fischer. Sur une monstruosité du crabe tourteau (Platycarcinus pagurus Linné). — Héron-Royer. Sur lacconplement du Bufo intermedius Gunther. — Blanchard. Sur la structure des muscles des mollusques lamellibranches. — £Aaspa?l. Note sur un ceuf tacheté d'’Upupa epops. — Zéron-Royer. Description du Pelobates latifrons des environs de Turin, et d'une conformation particulièòre de l’ethmoide chez les batra- ciens. — Chevreua. Note sur la présence de l’Orchestia Chevreuxi de Guerne, à Teénérife, description du màle de cette espèce et remarques sur la locomotion de 1’O r- chestialittorea Montagu. — Fischer. Note sur les scyphistomes de Meéduse acra- spède. — 4. Bigot. Note rectificative concernant quelques diptères du Cap Horn. — van Kempen. Sur une série de mammifères et d’oiseaux d'Europe préesentant des anoma- malies ou des variétés de coloration. — Zéron-Royer. Note complementaire sur le Pelo- bateslatifrons. — 5. Zéron-Royer. Note complémentaire sur le Pelobates latifrons (fin. — Pelseneer. Sur la classification des gastropodes d’après le système nervenx. — Boulenger. Note sur le pélobate brun, è propos de la récente communication de M. Héron-Royer. — Zéron-Royer. Nouvelles recherches sur le Pelobates lati- frons, en réponse à la'Note de M. Boulenger sur le pélobate brun. — Ze Sénéchal. sp CRV Sur quelques pinces monstrueuses de décapodes brachyures. — Raspeil. Sur le nid de la Pie et la destruction de ses ceufs par la Corneille (Corvus corone) — Dugès. Descrip- tion d’un nouvel ixodidé. — 6. Dugès. Description d’un nouvel ixodidé. — Chaper et M- scher. De l’adoption d'une langue scientifique internationale. — Sauvage. Catalogues des poissons des còtes du Boulonnais. — van Aempen. Présence du Syrrhaptes parado- xus dans le nord de la France. — Stamati. Recherches sur la digestion chez l’écrevisse. — Id. Description d'un appareil permettant la conservation des écrevisses en expérience, — Blanchard. Note préliminaire sur Monas Dunali, flagellé qui cause la rubéfaction des marais salants. — Vian. Retour du Syrrhapte paradoxal en France. — L40ljeborg. Description de deux espèces nouvelles de Diaptomus du nord de l'Europe. — Poppe. Diagnoses de deux nouvelles espèces du genre Diaptomus Westwood. —- de Guerne et Richard. Diagnoses de deux Diaptomus nouveaux d’Aloérie.— Boulernger. Encore un mot sur les prétendus caractères différentiels du pélobate d’Italie. *Bulletin des sciences mathématiques. 2° sér. t. XII, aoùt, 1588. Paris. MUéray. Sur l’intégration des équations différentielles lingaires à coefficients constants. ‘Bulletin du Comité international permanent pour l’exécution photographique de la carte du ciel. Fasc. 2°. Paris, 1888. *Bulletin du Musée r. d’histoire naturelle de Belgique. T. V, 1. Bruxelles, 1888. Dubois. Description de deux nouvelles espèces d’oiseaux. — Aerard. Notice sur les roches de l’île de l’Ascension. — Dollo. Première Note sur les chéloniens oligocènes et néo- gènes de la Belgique. — Dubois. Compte rendu des observations ornithologiques faites en Belgique pendant l’année 1886. -- Alement. Analyses chimiques de quelques minéraux et roches de la Belgique et de l’Ardenne frangaise. +Bulletin of the United States coast and geodetic Survey. N. 3. Washington, 1888. *Centralblatt (Botanisches). Bd. XXXVI, 1-5. Cassel, 1888. Bornmiiller. Beitrige zur Kenntniss der Flora des bulgarischen Kiinstenlandes. — Keller. Doppelspreitige Blatter von Valeriana sambucifolia Mik. — Brotherus. Musci novi exotici. *Centralblatt fir Physiologie. 1888, n. 13, 14. Wien, 1883. *Civilingenieur (Der). Jhg. 1888, Heft 6. Leipzig, 1888. Kohl. Grosse Verkehrsbauten und der Panamakanal. — gel. Mittheilungen ùber die in den Jahren 1886 und 1887 an der Elbe innerhalb Sachsens ausgefiihrten Wasser- geschwindigkeitsmessungen. — Uhlich. Die Wagner-Fennel’schen Projectionstachyme- ter. —— Beck. Historische Notizen. *Compte rendus des séances et travaux de l’Académie des sciences morales et politiques. N. S. t. XXX, 11. Nov. 1888. Paris. Saige. Les archives du palais de Monaco et l’intérèt de ses collections pour l’histoire de France. — Vandal. Louis XIV et l'Égypte. — Zagneau. Conditions démographiques amenant l’accroissement ou la diminution des familles. — okkens. Notice sur l’admini- stration de l’île de Java. *Comptes rendus hebdomadaires des séances de l'Académie des sciences. T. CVII, n. 14-17. Paris, 1888. 14. Marey. Valeurs relatives des deux composantes de la force déployée dans le coup d’aile de l’oiseau, déduites de la direction et de l’insertion des fibres du muscle grand e CRANOVI, — pectoral. — Gruey. Positions de la comète Barnard (2 septembre 1888), mesurges à l'Ob- servatoire de Besancon, à l’équatorial de 0%,22. — /ayet. Observations de la comète Sawerthal (1888, I), faites à l’équatorial de 0,38 de l’Observatoire de Bordeaux par MM. G. Rayet et Courty. — Callandreau. Energie potentielle de la gravitation d'une planète. — Bichat. Sur les phénomènes actinoglectriques. — Righi. Sur quelques nou- veaux phénomènes électriques produits par les radiations. — Powré. Emploi du sulfite de soude en photographie. — Carlet. Sur la locomotion terrestre des reptiles et des batraciens, comparée è celle des mammifères quadrupèdes. — /d. De la marche d’un insecte rendu tetrapode par la suppression d'une paire de pattes. -- Bretonnière. Perfora- tion de roches calcaires par des escargots. — Zhomas. Sur la géologie de la formation pliocène è trones d’arbres silicifiés de la Tunisie. — liche. Sur les bois silicifiés de la Tunisie et de l’Algérie. — Blezcher. Recherches lithologiques sur la formation è bois sili- cifiés du Tunisie et d’Algérie. — 15. 7récul. Ordre d’apparition des premiers vaisseaux dans les feuilles des Humulus Lupus et japonicus.— Maquenne. Sur le poids moléculaire et la valence de la perséite. — de Haertl. Sur l’orbite de la comète périodi- que de Winnecke et sur une nouvelle deétermination de la masse de Jupiter. — zcco. Image réfléchie du soleil è l’horizon marin. — Picard. Sur la transformation de Laplace et les équations linéaires aux dérivées partielles. — Zouguinine. Étude des chaleurs de combustion de quelques acides se rattachant à la série des acides oxalique et lactique. — Louise et Roux. Sur les points de congélation des dissolutions des composés organiques de l’aluminium. — Gonnard. Bolide observé le 13 septembre 1888. — 16. Wolf. Sur la deformation des images des astres vus par réflexion è la surface de la mer. — Marey. Modifications de la photochronographie pour l’analyse des mouvements exécutés sur place par un animal. —- (Govi. Sur les couleurs latentes des corps. — Périgaud. Sur les observations d’étoiles par réflexion et la mesure de la flexion du cercle de Gambey. — André. Sur le ligament lumineux des passages et occultations des satellites de Jupiter; moyen de l’éviter. — Stieltjes. Sur l’équation d’Euler. — Amagat. Recherches sur l’éla- sticité du cristal — ZL. Soret et Ch. Soret. Observations du point neutre de Brew- ster. — Duboin. Sur quelques phosphates doubles d’yttria et de potasse ou de soude. — Lougquinine. Étude de la chaleur de combustion des acides camphoriques droit, gau- che et camphoracémique. — Gautier et Mourgues. Sur les alcaloîdes de l’huile de foie de morue. — auconnier. Sur la propylphycite. — Charrin et Ruffer. Sur l’élimination, par les urines, des matières solubles vaccinantes fabriquées par les microbes en dehors de l’organisme. — ZHayem. Nouvelle contribution è l’étude des concrétions sanguines par précipitation. — 2argeard. Le mode d’union de la tige et de la racine chez les an- giospermes. — 17. JM/arey. De la claudication par douleur. — 4. Des mouvements de la natation de l’anguille, étudiés par la photochronographie. — Viennet. Elements et éphé- mérides de la comète Barnard. — Gonnessiat. Sur quelques erreurs affectant les observa- tions de passages. — orel. Images réfléchies sur la nappe sphéroîdale du eaux de lac Léman. — Steltjes. Sur la réduction de la différentielle elliptique è la forme normale. — Cosserat. Sur les surfaces de singularités des systèmes de courbes construits avec un élé- ment donné. — (Guccia. Sur l’intersection de deux courbes algébriques en un point sin- gulier. — JI/aquenne. Sur la combinaison de l’aldéhyde benzoique avec les alcools poly- atomiques. — Wyle. Action de l’acide hypophosphoreux sur l’aldéhyde benzoique; formation d'un acide dioxyphosphinique. — Derzigès. Action de l’hypobromite de soude sur quelques dérivés azotés aromatiques et réaction différentielle entre les acides hippurique et ben- zoique. — Magnin. Sur l'hermaphrodisme da Lychnis dioica atteint d'Ustila- go.— de Rouville et Delage. — Pétrographie de l’Hérault. Les porphyrites de Gabian. -- Gonnard. Sur les filons de quartz de Charbonnières-les-Varennes (Puy-de-Dòme). Cosmos. Revue des sciences et de leurs applications. S. N. n. 193-196. 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Neumiinster, 1888. 8°. t Forster R. — De Aristotelis quae feruntur secretis secretorum commenta- tio. Kiliae, 1888. 4°. î Id. — Rede zur Feier des Gedàchtnisses Weiland Sr. Maiestit des deutsch. Kaisers Konigs von Preussen Wilhelm. Kiel, 1888. 8°. BuLLETTINO-RENDICONTI, 1888, Vor. IV, 2° Sem. 19 — CXLVI — i Lreese W. — Anatomisch-histologiseche Untersuchung von Membranipora pi- losa L. nebst einer Beschreibung der in der Ostseegefundenen Bryozoen, Berlin, 1888. 8°. ' Friedrich M. — Ueber metastatische proliferirende Papillome der Aorten- wand bei primirem proliferirenden papillàren Kystome des Ovarium. Kiel, 1888. 8°. i *Gasperini R. — Relazione sugli scavi fatti nella spelonca di Grabak sul- l'isola di Lesina nell'autunno 1887. Spalato, 1888. 8°. i Geerdts L. — Ein Fall von doppelter Ureteren-Bildung mit blinder Endi- gung des einen derselben. Kiel, 1887. 8°. *Gehl O. — Ein Fall von Verletzung des Sehnerven. Kiel, 1888. 8°. * Gerloff 0. — Beitrag zum Strychnin-Diabetes. Kiel, 1888. 8.° ? GOrges H. — Beitrag zur Pathologischen Anatomie der Difterie. Kiel, 1888. 8°. i Grif A. — Das Perfectum bei Chaucer. Frankenhausen, 1888. 8°. * Hagen P. — Quaestiones Dioneae. Kiliae, 1887. 8°. *Harke Th. — Ein Fall von dreimaliger Magenresection wegen Magenbauch- wandfistel. Kiel, 1887. 8°. i Jarttung O. — Ueber Epidemische Cerebrospinalmeningitis in Kiel. Kiel, 1888. 8°. *Haseloff B. — Ueber den Krystallstiel der Muscheln nach Untersuchungen verschiedener Arten der Kieler Bucht. Osterode, 1888. 8°. ' Herting J. — Ueber Axendrehungen des Darms hei Neugeborenen. Kiel, 1888. 8°. ‘ Hitzegrad F. — Welcher Art sind die Enderfolge der Kniegelensectionen, seit Einfùhrung der antiseptischen Wundbehandlung und der Kinstlichen Blutleere? Kiel, 1888. 8°. *Hoche L. — Ein Beitrag zu der Lehre von der Radicaloperation von Her- nien, speciell bei Kindern. Kiel, 1888. 8°. i Hoppe-Seyler G. — Ueber die Ausscheidung der Aetherschwefelsàuren im Urin bei Krankheiten. Strassburg, 1887. 8°. Jacob J. — Ueber simulirte Augenkrankheiten. Kiel, 1888. 8°. i Kalmus G. — Ein Beitrag zur Statistik und pathologischen Anatomie der Secundiren Magen-Difteritis. Kiel, 1888. 8°. * Kayser R. — Placidus von Nonantula: De honore ecclesias. Kiel, 1888. 8°. * Kirchhoff. — Die Localisation psychischer Storungen. Kiel, 1888. 8°. * Lange H.— Ein Beitrag zur Statistik und pathologischen Anatomie der in- terstitiellen Hepatitis. Kiel, 1888. 8°. tLevasseur E. — L'abolition de l’esclavage au Brésil. Paris, 1888. 8°. è Litttgens C.— Ueber Bedeutung und Gebrauch der Hilfsverba im friihen Al- tenglischen Sculan und Willan. Wismar, 1888. 8°. tMacoun J. — Catalogue of Canadian plants. Part IV. Endogens. Montreal, 1888. 8°. — CXLVI — * Mangold G.— Ueber die Altersfolge der vulkanischen Gesteine und der Abla- gerungen des Braunkohlengebirges im Siebengebirge. Kiel, 1888. 8°. + Métschke 0. — Die Nebensiàtze der Zeit im Altfranzòsischen. Kiel, 1887. 8°. î Moller H. — Zur Transformation der Thetafunktionen. Rostock, 1887. 8°. *Morek J. P. A. — Beitrag zur pathol. Anatomie der congenitalen Syfilis. Kiel, 1888. 8°. *Oetfken F. — Ueber ableitende Behandlung bei Wirbel- und Riùckennmarks- Erkrankungen. Kiel, 1887. 8°. * Ossowski C.— Grand Kourhan de Ryzanowka d'après les recherches faites en 1884 et 1887. Cracoviae, 1888. 4°. ì Petersen J. S. — Ueber einen Fall von Melanosarkom des Rectums. Kiel, 1888. 8°. * Pirow F. — Statistik der Keuchhustens nach den Daten der Kieler medi- cinischen Poliklinik von 1865 bis 1886. Kiel, 1888. 8°. *Report of the scientific results of the voyage of H. M. S. Challenger during the years 1873-76. Zoology. Vol. XXVII. Edinburgh, 1888. 4°. î Rhein G. F. — Beitrige zur Anatomie der Caesalpiniaceen. Kiel, 1888. 8°. * Riemann F. — Ueber den Zusammenhang von Nierendislokation und Magen- erweiterung. Kiel, 1888. 8°. î Rohwedder H. — Der primire Leberkrebs und sein Verhiltnis zur Leber- kirrhose. 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Schwerin, 1888. 8°. i Schròder G. — Anatomisch-histologische Untersuchung von Nereis diversi- color, O. Fr. Miill. Rathenow, 1886. 8°. * Schulte M. — Entzindliche Spontanfrakturen des Oberschenkels fir bosar- tige Knochenneubildungen gehalten. Kiel, 1888. 8°. MORIVIDIII TE * Schults H. C. M. — Ueber @-Methyl-e' Aethyl- und @-Methyl-y-Aethylpyri- din und ihre zugehòrigen Hexahydrobasen. Kiel, 1888. 8°. * Schultze A. — Ueber die Bewegung der Wiirme in einem homogenen recht- winkligen Parallelepipedon. Kiel, 1887. 8°. ‘ Schultse E. — De legione Romanorum XIII gemina. Kiliae, 1887. 8°. *Selbor L. — Estudio filologico sobre lengua universal. Madrid, 1888. 8°. i Sonnius I. — Epistolae ad Viglium Zuichemum. ed. P. F. X. de Ram. Bru- xelles, 1850. 8°. * Starck W. von — Die Lage des Spitzenstosses und die Percussion des Herzens im Kindesalter. Stuttgart, 1888. 8°. ‘ Stemann E. — Beitrige zur Kenntnis der Salpingitis tuberculosa und go- norrhoica. Kiel, 1888. 8°. * Struck R.— Ueber das Verhiltnis der Chorea und der Scarlatina zum acu- ten Gelenkrheumatismus. Kiel, 1887. 8°. ! Triger E. — Die Volksdichtigkeit Niederschlesiens. Weimar, 1888. 8°. *Travaux et Mémoires du Bureau international des poids et mesures. T. VI. Paris, 1888. 4°. *Verhandlungen der vom 21 bis zum 29 October 1887 auf der Sternwarte zu Nizza abgehaltenen Conferenz der permanenten Commission der in- ternationalen Erdmessung redigir v. A. Hirsch. mit Supplement. Berlin, 1888. 4°. * Wilter C. — Beitrag zur Lehre vom Hydrocephalus. Kiel, 1888. 8°. i Warnstedt G.— Ein Fall von totlicher Fettembolie nach Weichteilverlet- zung. Kiel, 1888. 8°. ' Weber R. — Beitrag zur Statistik der Echinokokkenkrankheit. Kiel, 1887. 8°. t Wille B. — Der Phinomenalismus des Thomas Hobbes. Kiel, 1888. 8°. î Wolfring W. — Statistik der Masern des Scharlachs und der Varicellen nach den Daten der Kieler medicin. Poliklinik von 1865 bis 1886. Kiel, 1887. 8°. *Zwink M.— Die Pendel- Uhren im luftdicht verschlossenen Raume mit he- sonderer Anwendung auf die bezuglichen Einrichtungen der Berliner Stern- warte. Halle, 1888. 4°. Pubblicazioni periodiche pervenute all'Accademia nel mese di novembre 1888. Pubblicazioni italiane. ‘Annali della Società degli ingegneri e degli architetti italiani. Anno III, p. 2. Roma, 1888. Nazzam. Sopra un modo di difesa d’una diga antica costruita attraverso il torrente Crostolo. — /rascara. Disegno di un nuovo accesso a via Nazionale in Roma. — Cado- lini. Legislazione mineraria. — Cappelli. Bonifica della valle superiore dell’Amaseno. — Bonato. Le coperture in legno ed in ferro. Cenni storici e descrittivi. — Ceradini. Sui rivestimenti delle gallerie. Si «uti ca e *Annali dell'Ufficio centrale meteorologico e geodinamico italiano. S. 2%, vol. VIII, 4. 1886. Roma, 1888. *Annali del r. Istituto tecnico Zanon in Udine. Ser. 2*, anno VI, 1888. Udine. Marchesini. Amministrazione e ragioneria pubblica. — Marchesi. L’Arsenale di Ve- nezia nei due ultimi secoli della repubblica veneta. *Annali di chimica e di farmacologia. 1888, n. 4. Milano. Baldi. Sul meccanismo di azione della cocaina e sulla eccitabilità della midolla spi- nale. — Campari. Nuovo metodo per preparare il protossido d’azoto. *Archivio per l'antropologia e la etnologia. Vol. XVIII, 2. Firenze, 1888. Mantegazza. Gli atavismi psichici. — Davegno. Le superstizioni di Portofino (Ligu- ria, riviera di levante). — Sergi e Moschen. Cranî della Papuasia. — Marimò. Sulle ossa interparietali e preinterparietali nel cranio umano. — Regalia. Orbita e obliquità dell’oc- chio mongolico. — Danzelli. Tecnica antropologica. *Archivio storico italiano. Ser. 5%, t. II, 5. Firenze, 1888. Catellacci. La pace tra Firenze e Pisa nel 1864. — Gianandrea. Della signoria di Francesco Sforza nella Marca secondo le memorie e i documenti dell'Archivio fabrianese. — Guasti. Alcuni Brevi di Clemente VII sulle ferite e la morte di Giovanni de’ Medici estratti dagli archivî segreti del Vaticano. *Archivio veneto. Anno XVIII, f. 71. Venezia, 1888. Barbon. Andrea Querini. — Bellemo. L'insegnamento e la cultura in Chioggia fino al secolo XV. — Cerone. Il Papa ed i Veneziani nella quarta crociata. — Cecchetti. Ap- punti sulle finanze antiche della Republica veneta. — Boni. Il sepolero del beato Si- meone profeta, scultura veneziana del secolo XIV. — De-Zeva. Marino Sanuto. — Castel- lani. I privilegi di stampa e la proprietà letteraria in Venezia. — J/olmenti. Venezia nel- l’arte e nella letteratura francese. — Cajfi. Poesia vernacola inedita di Melchiorre Cesa- rotti, cenni sull’autore, dettati da don Angelo Zendrini. — Celani. L’episrolario di mon: signor Francesco Bianchini, veronese. — Degani. La Cronaca di Pre’ Antonio Purliliese, vice-abate di Fanna, 1508-1532. — Narducci. Cardinale Morosini patriarca latino di Costan- tinopoli, 1332-1335. -- IMolmenti. I pittori Bellini. tAtti della Società toscana di scienze naturali. Memorie: vol. IX. Processi ver- bali. Vol. VI, ad. 1° luglio 1888. Pisa. Lachi. La tela coroidea superiore e i ventricoli cerebrali nell'uomo. — Voglino. Enu- merazione di alcuni fungi raccolti nella provincia di Massa. — /ssel. La caverna della Giacheira presso Pigna. — Pichi. Elenco delle alghe toscane. — Valenti. Sopra le fossette laterali al frenulo del prepuzio. — Zatelli. Delle glandule anali di alcuni ‘carnivori. — Arcangeli. Sulla fermentazione panaria. — Astori. Alcuni crostacei del miocene medio italiano. — /'icalbi. Ricerche istologiche sul tegumento dei serpenti. — /d. Osservazioni anatomiche ed istologiche sull’apparecchio palpebrale dei serpenti e dei gechidi. — Di Poggio. Cenni di geologia sopra Matera in Basilicata. — Arcangeli. Ulteriori osservazioni sull’Euryale ferox, Sal. — /ossetti. Contribuzioni alla flora della Versilia. *Atti della Società italiana di scienze naturali. Vol. XXXI, 1, 2. Milano, 1888. De-Carlini. Vertebrati della Valtellina. — Mariani. Foraminiferi delle marne plio- ceniche di Savona. — Ricciardi. Sull’azione dell’acqua del mare nei vulcani. — /d. Sulle rocce vulcaniche di Rossena nell'Emilia. — Mazza. Caso di melomelia anteriore in una Rana esculenta Linn. — Succo. Note di paleoicnologia italiana. — Ricciardi. Ricerche di chimica vulcanologica. — Bellotti. Note ittiologiche. #Atti e Memorie della r. Accademia di scienze, lettere ed arti in Padova. N. S. vol. IV, Padova, 1888. Sacerdoti. Resoconti e opinioni in materia di fallimento. — Bertini. Del bello nel- l'educazione. —— Landucci. I senatori pedari. — D'Ancona. L’ospizio marino italiano di fronte all'umanità e alla scienza. — Favaro. Serie 8% di scampoli Galileiani. — Adetti. Delle maree e sulla loro predizione. — Vecchiato. Un principe debole. — Cipolla. Intorno al panegirico di Ennodio per re Teoderico. — /errai. I frammenti della Politeia di Ari- stotele nel papiro CXLIII del Museo egizio di Berlino. — onconi. Duplicità del prin- cipio d'azione nell'uomo. — 7'urola. La navigazione interna in Italia. — Gnesotto. Orazio come uomo. — /eller. Ancora sui fosfati. — Marinelli. Sui Colli Euganei. — Yolomei. Sull’odierna questione degli abusi dei ministri dei culti nell'esercizio delle loro funzioni. “Atti e Memorie della Società istriana di archeologia e storia patria. Vol. IV, 1-2. Parenzo, 1888. Direzione. Pergamene dell'Archivio arcivescovile di Ravenna riguardanti la città di Pola. — /d. Senato Misti: cose dell'Istria. -- JMorteani. Isola ed i suoi statuti. *Bollettino del Collegio degli ingegneri ed architetti in Napoli. Vol. VI, 9-10. Napoli, 1888. ‘Bollettino della sezione dei cultori delle scienze mediche (r. Accad. dei fisiocri- tici in Siena). Anno VI, 7. Siena, 1888. ! Bollettino della Società dei naturalisti in Napoli. Ser. 1*, vol. II, 2. Napoli, 1888. Mazzarelli. Su di alcune anomalie osteologiche in un cranio di Erinaceus eu- ropaeus, L. — Parsini. Del plesso e dei gangli proprî del diaframma. — Crety. Note morfologiche intorno al Solenopyorus megacephalus Creplin. — JIingazzini. Ri- cerche anatomiche ed istologiche sul tubo digerente delle larve di alcuni Lamellicorni fito- fagi. — Pansini. Delle terminazioni dei nervi sui tendini nei vertebrati. — Gavino. Cro- stacei raccolti dalla r. corvetta Caracciolo, nel viaggio intorno al globo durante gli anni 1881-82-83-84. — alzacappa. Genesi della cellula specifica nervosa e intima struttura del sistema centrale nervoso degli uccelli. — Monticelli. Cercaria setifera. — affaele. Osservazioni sopra d’Orthagori'scus mola. — Gavino. Crostacei delr. avviso Rapido. — Casoria. Composizione chimica di alcuni calcari magnesiferi del monte Somma.— /4. Sulla presenza del calcare nei terreni vesuviani. -- /d. Composizione chimica dell’acqua di Serino attinta nella città di Napoli. — Zd. Mutamenti chimici che avvengono nelle lave vesuviane per effetto degli agenti esterni e della vegetazione. — Sanfelice. Intorno alla rigenerazione del testicolo. Parte II — Savastano. Tumori nei coni gemmarî del Car- rubo (Ceratonia Siliqua L... — Zorseca. Azione dell'ossigeno sui vini. — /d. Influenza delle diverse densità ed acidità dei mosti d’uva sulla fermentazione e sui vini. * Bollettino della Società generale dei viticoltori italiani. Anno II, 21, 22. Roma. Cerletti. Sulla scelta dei vini per l’estero. — Cudoni. Le malattie dei grappoli. — Lunardoni. Il bruco dei grappoli e il verme dell’uva nei vigneti di Marino e dintorni. î Bollettino della Società geografica italiana. Ser. III, vol. I, 10-11. Roma, 1888. Traversi. Escursione nel Gimma. — Pennesi. Valcani e terremoti nella regione istmice dell'America centrale. — Rondani. Lettera dallHarar. — Cortese. Sei mesi in Madagascar: note di viaggio e ricordi. Bollettino delle nomine (Ministero della guerra). 1888. Disp. 47-50. Roma, 1888. *Bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampa. 1888, n. 69, 70. Firenze, 1888. # Bollettino del Ministero degli affari esteri. Vol. II, 3. Roma, 1888. i L= *Bollettino di notizie agrarie. Anno X, 1888, n. 67-70. Rivista meteorica, n. 30- 31. Roma, 1888. *Bollettino di notizie sul credito e la previdenza. Anno VI, n. 12. Roma, 1888. * Bollettino mensuale dell’Osservatorio centrale di Moncalieri. Ser. 2*, vol. VIII, 10. Torino, 1888. Bertelli. Delle variazioni dei valori d’intensità relativa nelle medie termometriche mensili ed annuali osservate nel Collegio delle Querce di Firenze dal 1872 al 1887. *Bollettino meteorico dell'Ufficio centrale di meteorologia. Anno X, 1888, no- vembre. Roma. *Bollettino settimanale dei prezzi di alcuni dei principali prodotti agrarî e del pane. Anno XV, 41-44. Roma, 1888. *Bollettino ufficiale dell'istruzione. Vol. XIV, 9, settembre 1888. Roma. *Bullettino della Commissione archeologica comunale di Roma. Anno XVI, 9- 10. Roma, 1888. Ghirardini. Di una statua d’efebo scoperta sull’Esquilino. — Cantarelli. Anabolicarii. — Tomassetti. Notizie del movimento edilizio della città in relazione con l'archeologia e con l’arte. — Gatti. Trovamenti risguardanti la topografia e la epigrafia urbana. *Bullettino della Commissione speciale d’igiene del Municipio di Roma. Anno IX, 8-10. Roma, 1888. Lanzi. I funghi commestibili e l’igiene. *Bullettino delle scienze mediche. Ser. 6*, vol. XXII, 3-4. Bologna, 1888. Medini. Un caso di mancanza congenita della tibia. — Bichi. Della necessità e del modo di provvedere i Comuni di registri e di schede per i vaccinati e i rivaccinati, e di specchio per le vaccinazioni e le rivaccinazioni e per i casi di vajuolo. — Bassi. Consi- derazioni critiche intorno all'itterizia così detta catarrale. — Pinzani. L’emoglobina nelle gravide, nelle partorienti, nelle puerpere e nei neonati. — Coen e D'Ajutolo. Sulle alte- razioni istologiche dei reni, dei muscoli, dello stomaco, degli intestini e del fegato nel- l’avvelenamento cronico da piombo. *Cimento (Il nuovo). 3* ser. t. XXIV, sett.-ott. 1888. Pisa. Righi. Sulla conducibilità calorifica del bismuto posto in un campo magnetico. — Ferraris. Sulle differenze di fase delle correnti, sul ritardo dell’induzione e sulla dissipa» zione di energia nei trasformatori. — Righi. Sulla forza elettromotrice del selenio. — Beltrami. Intorno ad alcuni problemi di propagazione del calore. — Palmieri. Se la pioggia, la grandine e la neve giungano al suolo con elettricità propria opposta a quella dominante nell’aria durante la loro caduta. *Circolo (Il) giuridico. Anno XIX, 9-10. Palermo, 1888. Longo. Studî su l’Actio legis aquilize, a chi competa l’Actio (directa). — Leto. Il pubblico accusatore e l’accusato. *Gazzetta chimica italiana. Appendice. Vol. VI, 18. Palermo, 1888. *Giornale di matematiche. Vol. XXVI, sett.-ott. 1888. Napoli. Pirondini. Sulle curve osculatrici. — Vivanti. Nuove ricerche sulle funzioni intere. — Andreini. Sopra una proprietà singolare di alcuni numeri dipendente dal sistema partico- lare di numerazione nel quale sono scritti. +Giornale medico del f. Esercito e della r. Marina. Anno XXXVI,10. Roma, 1888, Barbatelli. Mia permanenza a Massaua dal giugno 1887 al maggio 1888. Brevi os- servazioni climatologiche e cliniche. ==>NCLI—- Giornale militare ufficiale. Parte 1°, disp. 44-47; parte 2*, disp. 50-53. Roma, 1888. i Rassegna (Nuova) di viticoltura ed enologia. Anno II, n. 20, 21. Conegliano, 1888. 20. Soncini. Curiamo la fermentazione. — Grimaldi. Talee o barbatelle. — Palumbo. sangrena umida delle uve. — 21. Cudoni. Le malattie dei grappoli. — Yugues. La fillos- sera e le viti americane nell’Istria, Gorizia e Trieste. * Rendiconto dell’Accademia delle scienze fisiche e matematiche. Ser. 22, vol. II, 9, 10. Napoli, 1888. Marcolongo. Sul teorema di Poisson. — Del fe. Sui sistemi polari reali bitangenti a sistemi polari reali dati. — Palmieri. Se la pioggia, la grandine è la neve giungano al suolo con elettricità propria opposta a quella dominante nell’aria durante la loro cadata. — De Gasparis. Osservazioni della cometa 1888 @ (Sawerthal), fatte nel r. Osservatorio di Capodimonte. — /d. Osservazioni meteoriche fatte nei mesi di luglio e agosto 1888. * Rivista di artiglieria e genio. Ottobre 1888. Roma. Gonella. Alcune idee sullo sviluppo delle istituzioni e costruzione delle batterie da campagna. — Baroffio e Marzocchi. Le baracche d'ambulanza all'esposizione d’Anversa del 1885. — Siracusa. L’artiglieria campale italiana. *Rivista di filosofia scientifica. Vol. VII, sett.-ott. 1888. Roma. Schiattarella. 1 precursori di Giordano Bruno. — D'Aguanno. Origine del diritto di successione. Studî di sociologia comparata. — 7’anzi. Intorno all'associazione delle idee. Appunti staccati di psicologia introspettiva. * Rivista marittima. Anno XXI, 10. Roma, 1888. Tadini. I marinai italiani fra i greci. — Suwion.I siluri nella difesa delle coste. —- Sulle condizioni della marina mercantile italiana al 31 dicembre 1887. — Colomb. La mobi- litazione navale nel Regno Unito. — Il cannone Hotchkiss a tiro celere da 65 millimetri. tRivista mensile del Club alpino italiano. Vol. VII, 10. Torino, 1888. Vaccarone. In un giorno di pioggia. — Colomba. M. Séguret e M. Vallenet. — Bel- lucci. Due leggende presso Recoaro. *Rivista scientifico-industriale. Anno XX, 17-19. Firenze, 1888. Giovannozzi. Sulla trasparenza dell’aria coi cannocchiali in rapporto colla meteoro- logia. — Zancetta. Esperienze fatte col radiometro di Crookes. — /d. Sulla dilatazione termica di alcune leghe binarie allo stato liquido. — Poli. La peronospora delle rose. ‘Telegrafista (Il). Anno VIII, 9. Roma, 1888. Sistema di trasmissione simultanea in senso inverso con apparati Morse ed Ughes. — Il nuovo cavo sottomarino fra Javea e Ibiza. — Uso di una sola batteria per trasmettere più circuiti. Pubblicazioni estere. *Abhandlungen der philos.-philol. Classe der k. b. Akademie der Wissenschaften. Bd. XVIII, 1. Minchen, 1888. Kelle. Die philosophischen Kunstausdriicke in Notkers Werken. — Ollenschlager. Die Romische Grenzmark in Bayern. Mit 4 Tafeln. — £runn. Ueber die Ausgrabungen der Certosa von Bologna. Zugleich als Fortsetzung der Probleme in der Geschichte der Vasenmalerei. — elle. Die S. Galler Deutschen Schriften und Notker Labeo. Il Ì CLIMI “Abstracts of the Proceedings of the Chemical Society. N. 57, 58. London, 1888. *Acta mathematica. XII, 4. Stockholm, 1888. Appell. Sur le mouvement d’un fil dans un plan fixe. — Zerch. Sur une méthode pour obtenir le développement en série trigonométrique de quelques fonctions elliptiques. — Guichard. Sur les équations différentielles linéaires è coefficients algébriques. —- de Wries. Ueber gewisse ebene Configurationen. — Brioschi. Sur l’équation du sixième degré. — Heun. Bemerkungen zur Theorie der mehrfach liner verknipften Functionen. — ZMacks. Schering's Beweis des Reciprocitit-Satzes fiir die quadratischen Reste, dargestellt mit Hilfe des Zeichens [x]. #Almanaque nautico para 1890 calculado en el Instituto y Observatorio de Ma- rina de S. Fernando. Madrid, 1888. * Annalen des Verenis fiur Nassauische Alterthumskunde und Geschichtsforschung. Bd. XX, 2. Wiesbaden, 1888. v. Cohausen. Fihrer durch das Altertums-Museum. — Schlieben. Romische Sonnen- ubren in Wiesbeden und Cannstadt. — /d. Die Hufeisenfrage. — v. Cohausen. Hbhlen. — Id. Higelgràber in der Halbehl bei Fischbach. — /d. Grabhiigel bei Rodheim a. d. Bie- ber. — /4. Denkmal des Grafen Wilhelm zu Lippe Schaumburs. #Annalen (Mathematische). Bd. XXXII, 4. Leipzig, 1888. Dyck. Beitràge zur Analysis situs. IL Aufsatz. Ein- und zweidimensionale Mannig- faltigkeiten. — v. Braunmihl. Ueber die Goepel’sche Gruppe p-reihiger Thetacharakteri- stiken, die aus Dritteln ganzer Zahlen gebildet sind und die Fundamentalrelationen der zugehòrigen T'hetafunctionen. — v. Lilienthal. Veber die Krimmung der Curvenschaaren. — fatner. Ueber eine Eigenschaft sewisser linearer irreductibler Differentialgleichungen. — Hurwitz. Ueber arithmetische Eingenschaften gewisser trascendenter Functionen. IL. — Koenigsberger. Ueber rectificirbare Curven. — Gutemer. Ein Satz iber Potenzreihen. ‘Annales de la Société entomologique de France. 6° sér. t. VIII, 2. Paris, 1888. Thomson. Observations sur le genre Ichneumon (suite, n. III) et sur les genres Limerodes et Amblyteles (sous-genres Probolus, Trogus, Automatus, Ani- sobas, Neotpus, Listrodomus, Platylabus et Apoeleticus), et descriptions de nouvelles espèces. — Saussure. I. Synopsis de la tribu des Sagiens, orthoptères de la famille des locustides. II De quelques orthoptères Pamphagiens du genre Xipho- cera. — Constant. Descriptions de lépidoptères nouveaux ou peu connus (Ocnogyna corsica, var. albifascia, Chesias lineogrisearia, Constantia=Hypotia pectinalis, Cochylis clavana, leucanthana, Grapholitha incinerana, fulvostrigana, Phthoroblastis purpureana et Depressaria asper- sella). — Fairmaire. Enumération des coléoptères recueillis par M.le Dr. Hans Schinz dans le sud de l’Afrique et descriptions de nouvelles espèces et de nouveaux genres. — Simon. Etudes arachnologiques, 21° Mémoire: XXIX. Descriptions d’espèces et de genres nouveaux de l’Amérique centrale et des Antilles et observations diverses. *Annales des ponts et chaussées. 1888 aoùt. Paris. Collignon. Note sur le calcul des ponts metalliques. — Durand-Claye. Mémoire sur les procédés d’essai de la résistance des pierres, ciments et autres matériaux de con- struction. — Nicow. Note sur un chemin de fer à voie unique surélévé établi en Irlande. — Sokal. Note sur l’assainissement de la ville de Varsovie. — ésal. Note sur la cause de la catastrophe de Zug. — Zévy. Rapport sur l’explosion de la chaudière du ponton-grue Kébir, dans le port de Philippeville (Algérie). BuLLETTINO-RENDICONTI, 1888, Vor. IV, 2° Sem. ‘i 20 CIV *Annales (Nouvelles) de mathématiques. 3° sér. ott. 1888 Paris. d'Ocagne. Solution de la question de mathématiques élémentaires proposée au con- cours général de 1887. — Marchand. Développement de l’accroissement d’un polynòme entier suivant les puissances des aceroissements des variables. — /0/fr0y. Nouveau théo- rème relatif aux circonférences tangeutes. — Cesaro. Calcul des sous-invariants. — Dolbria. Sur le critàre de Galois concernant la résolubilité des équations algébriques par radicaux. * Annales scientifiques de l’Ecole normale supérieure. 3° sér. t. V, 11, nov. 1888. Paris. Riemann. Sur le problème de Dirichlet. ' Annuaire de la Société météorologique de France. Juillet-aoùt 1888. Paris. Strabians. Phénomènes séismiques en Asie mineure. ‘Anzeiger (Zoologischer). N. 292, 293. Leipzig, 1888. 292. Grassi. Ueber die Ersatz-Konige und-Kéniginnen im Reiche der Termiten. — Entz.Uehber cine Nyetotherus-Art im Blute von Apus cancriformis. — Ostroumoff. Zur Entwicklungsgeschichte der Eidechsen. — Valentin. Psorospermium Lucerna- riae.— 293. Beddard. Further notes upon the reproductive organs of Eudrilus.. — Kracpelin. Bemerkung zu den Mittheilungen von F. Braem ueber Sisswasserbryozoen. —- Reinhard. Entwicklung der Keimblitter der Chorda und des Mitteldarmes bei den Cyprinoiden. *Archives néerlandaises des sciences exactes et naturelles. T. XXIII, 1. Har- lem, 1888. Wahker. Contributions è la pathologie végetale. — /ulius. Sur le mouvement vibra- toire d'une sphère liquide déformée. — £&ngelmann. Le microspetromètre. tArchiv for Mathematik og Naturvidenskab. Bd. XII, 2-4. Kristiania, 1888. Bonnevie. Epaktberegning efter arithmetiske formler. — /saachsen. En bemerk- ning om beregningen af en traads tversnit ved elektriske modstandsbestemmelser. — Otto. Om nogle dyriske stofvexelsprodukter af den aromatiske gruppe. — /d. En frem- stilling af de methoder, som har veret anvendte ved synthesen af naturligt forekommende organiske forbindelser. — /d. Om den cirkulere polarisation og dens anvendelse til be- stemmelse af organiske legemer.— Sars. Nye bidrag til kundskaben om Middelhavets inver- tebratfauna. IV. Ostracoda mediterranea. — £erlin. Blomsterplanterne i dansk Ostgron- land. En plantegeografisk studie. — ,Sars. Pyenogonidea borealia & arctica. — Palmstron. Meddelelser fra det mathematiske seminar i Kristiania. — Vedeler. Nerver i fiire-ova- riet. — ZVerlin. Efterskrift til afhandlingen: blomsterplanterne i dansk Ostgronland. *Arsskrift (Upsala Universitets). 1887. Upsala. Berggren. Om den Kristlisa fullkomligheten. — Brate. Aeldre Vestmannalagens ljudlira. — Geijer. Studier i fransk linguistik. — von Schéele. Kan Gud tinkas sasom vilja? — Zamm. Fonetiska Kinneteken pa lanord i nysvenska riksspraket. *Berichte der deutschen chemischen Gesellschaft. Jhg. XXI, 14-16. Berlin, 1888. 14. Forsling. Ueber eine p-Chlornaphtalinsulfosiure. — Anecht. Zur Theorie des Firbens. — Auwers und Meyer. Ueber Binwirkung der Wirme auf Benzil-Dihydrazon. — yin. Ueber Thioderivate des 8-Dinaphtylamins. — /acobsen. Ueber das Pentatithylbenzol und seine Zersetzung durch Schwefelsiure. — 4. Ueber Tetraithylbenzole. — /d. Syn- these des Prehnitols. — /d. Ueber das benachbarte Metaxylenol (Berichtigung). — Voswiw- kel. Ueber das Metadiithylbenzol. — Aronstein und ZMolleman. Ueber das Stilben. — Holleman. Ueber die Einwirkungsproducte von Salpetersiure 14 spec. Gewicht auf Ace- tophenon. — Rayman. Zur Constitution der Glykosen. — Winkler. Die Bestimmung des CIV im Wasser gelòsten Sauerstoffes. — Ciamician und Anderlini. Ueber die Einwirkung von Jodmethyl auf einige Pyrrolderivate. — Magnanini. Ueber einige Derivate des unsymme- trischen DimethyIpyrrols. — Anderlini. Ueber einige Derivate des Pyrrolenphtalids. — Varda. Ueber einige Derivate des n-Methylpyrrols. — Magnanini. Ueber einige Derivate des unsymmetrischen (meta)-Dimethylpyrrols. — G/liser und Aalmann. Zur Analyse des Roncegno-Wassers. — Gutzeit. Ueber das Vorkommen fester Kohlenwasserstoffe im Pflan- zenreiche. — J/ayer. Ueber die Einwirkung von salpetriger Siure anf Hexamethylen- . amin. — Aschan. Zur Darstellung des «-Dibromhbydrins. — COlassen und Schelle. Quanti- tative Analyse durch Elektrolyse. — Bongart? und Classen. Atomgewichtsbestimmung des Zinns. — Messinger. Neue Methoden zur Elementaranalyse auf nassem Wege. — /d. und Engels. Ueber die Einwirkung von gasfirmigem Phosphorwasserstoff auf Aldehyde und Ke- tonsiuren. — Alrens. Ueber Dipiperidyl und Dipicolyl. — Jupp und Alingemann. Bildung von Furfuranderivaten. — /d. 1|11,69/13,12|13,83/13,63| 12,38| 59f 54| 41| 49] 59| 75 82 18 ||12,54! 9,84|10,12|10,18|10,82|11,58|11,42 10,93 | 61] 44| 461 47) 54} 70) 79 19 ||10,35| 9,74| 9,62|10,35|10,73}11,65|10,81{ 1046| 66] 46] 89] 45] 521 71; 77 | 20 9,92 11,77 12,55/13,33| 19,66/13,71|13,33 O GI ss sol 48 53| 624 73) 78 | 21 ||19,01|18,20|14,02|13,11|13,11 cel 13, s sol 58| 53 47| 50] 80) 87 22 |[15.90 14,08! 12,38/13,01|11,58|13,38113,82 13,45. 91] 69i 50| 50] 43| 60! 68 23 ||14,20|13,70| 9,57} 9,59] 8,92|10,61[13,54| 11,45. 64 A 27] 28] 35] 39° 69 24 ||12,95|)2,25]10,20{12,36/12,80|13,45|13,56] 1251/56] 451 29] 41] 481 59! 67 25 ||10,54|11,66|12,00|10,41|10,52|15,87[16,69f 1253 44| 40) 88] 81] 361 73° 87 15,79 ‘ 13,79 9 |_el | D. 12 ||12,78 [13,51]13,54|13,19|13,27]|14,80 Temo, ® & pi È ‘| ‘—’OssERVAZIONI METEOROLOGICHE DEL )GLIO | SpeccHIO III. Giugno Ialia fi — pò _— |a DIREZIONE DEL VENTO | z Me RA Folnla 2 Ko ‘ in (©) gh gh S | gh 6h gh SÉ 6h | 24 ore È ali | o i ||cama| NE | 0 | 0 o | SO | SS0 calma a | i 2||NNE|calmal Ss |0s0 O. 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